Questa riflessione sulla pista ciclabile e gli sviluppi possiibili é di
Nevio Scaramuzza:A proposito di piste ciclabili.
Vista la situazione di stallo che punisce la progettata pista ciclabile e partendo dal presupposto che è indispensabile ricercare e adottare delle politiche di intervento, tecniche ma soprattutto di indirizzo, faccio le seguenti considerazionI:
I pali dell’elettrodotto sono stati tolti dalla visuale, sono rimaste le fondamenta degli stessi. Immagino che l’espianto sia tecnicamente impegnativo tanto da lasciare sul posto i basamenti. Allora sarà bene rinverdire alcune indicazioni che autorevoli concittadini hanno, al tempo, espresso e cioè:
progettare una pista ciclabile utilizzando le basi dell’elettrodotto.
Di sicuro ci sarebbe stato un risparmio sulla bonifica e sulle migliaia e migliaia di metri cubi impegnati che si traducono in tonnellate e tonnellate di pietre scaricate in laguna. Con una pista ciclabile che utilizzi le basi dei piloni si centrerebbe (siamo ancora in tempo!?) un duplice obiettivo:
differenziare l’offerta turistica fornendo un’ulteriore novità in esclusiva;
impegnare un importo di progetto congruo, indirizzato a circoscrivere le risorse, in sicurezza, per un attraente utilizzo del manufatto.
Così dimensionata la pista, si presenterebbe come un gioiellino: una vera e propria pista ciclabile, se non unica ma sicuramente tra la più suggestive in regione, con l’originalità di percorrere in bicicletta sei chilometri sospesi sull’acqua, sicura attrattiva di un turismo in crescita, di un escursionismo che fa molto trendy.
Questo non è aprire ad una componente turistica in evoluzione?
Non è un modo concreto per non aggrapparsi disperatamente ai due mesi “de stagion”?
Ma se tutto ciò rimanesse pura accademia il futuro utilizzo della pista da Grado fino alla ex stazione della ferrovia di Belvedere e oltre (Boscat con i sui agriturismo, Aquileia, Palmanova, la Carnia, l’Austria e via… pedalando), la pista non può rimanere avulsa senza indirizzi tesi all’ottimizzazione dell’offerta.
Sarà pur necessario e interessante indicare alcune semplici “destinazioni d’uso” del comprensorio turistico.
Aspetti di semplice realizzazione, ad esempio: un posto di sosta e di ristoro, un ostello e/o B&B, il noleggio biciclette con officina di pronto intervento.
Sotto il profilo culturale un angolo espositivo (le testimonianze si potrebbero trovare o ricostruire) che rimodella la stazione di arrivo del turismo di quella che fu la Belle Epoque di fine ‘800 (Alla stazione di Praga le partenze dei treni internazionali venivano annunciate: treno diretto Praga – Grado).
Si potrebbe salvare un tratto di binario per sistemarvi una locomotiva dell’epoca con due vagoni dove si potrebbe attrezzare, con l’ausilio dell’informatica, un primo biglietto da visita e di accoglienza della nostra Isola.
Con la preziosa disponibilità annunciata dall’Amministrazione Comunale di Aquileia: accordare e favorire aree a parcheggio, finalmente si potrebbe realizzare, anche sperimentalmente, la sosta sulla terra ferma, una prima diversificazione dei parcheggi, favorendo un’ interessante inversione di tendenza, bandendo ataviche guerre di campanile; ma questa è altra storia. C’è un vecchio granaio che potrebbe ospitare un numero interessante di automobili, quindi offrire sostegno ai collegamenti navetta, all’imprenditoria e all’occupazione. Insomma favorire le iniziative che giustamente il Consorzio Grado Turismo ha inserito tra i programmi a breve medio periodo. Infatti non si deve inventare nulla, basta rendere di attualità quanto, in un secolo di storia turistica, Grado ha saputo offrire. Riposizionarsi con umiltà, senza la presunzione del tutto e subito perseguendo la politica turistica “dei piccoli passi”. In buona sostanza: la massicciata è ormai una fragile realtà, si tolga l’antiestetico “guard rail”, lato est, ricalibrando l’arteria di quel tanto che basta a rendere sicuro il rettifilo (termine amato e odiato da Alessandro Felluga nel suo Mar Grando) o magari creare la corsia di emergenza per autoveicoli e si realizzi la pista ciclabile sospesa su micropali, allocati nel rispetto dell’ambiente, impiantati in quel fango lagunare, testimone della nostra storia millenaria. Allora si potrebbe recuperare, seppur in zona Cesarini, gli impegni presi dalle Provincie di Udine e Gorizia e dai Comuni interessati, ottimizzando le risorse nel rispetto della progettualità complessiva e delle decisioni prese. L’Assessore della provincia di Udine - Capo progetto – è disarmato? Qualcosa non è stato previsto? Annunciare un’inaugurazione di un’opera incompiuta con le casse, del progetto, vuote: è un insuccesso. Perché Grado deve pagare, ancora una volta, in tempi di attesa e di poca considerazione? (n.d.r. ovviamente sono eufemismi). Pali e massicciata testimonieranno l’incompiuta per quanto tempo? Forse dovevamo riflettere sui messaggi della natura, l’uragano del 2008, interpretandoli in modo a noi conveniente: dove non arrivò l’ENEL a togliere gli antiestetici pali, la tromba d’aria fece di suo). Finalino: ci siamo chiesti quale soluzione progettuale è prevista all’arrivo a Grado, testata Mosconi, dove termina la pista e iniziano i problemi la strettoia del ponte e l’intenso traffico? Non sarà, un impianto semaforico a regolare l’accesso e l’uscita! Per concludere un messaggio al Sindaco Silvana Olivotto. Consapevole che i gli aspetti amministrativi, spesso problematici, sono tanti, mi permetto di inviargli una cartolina con i saluti da Grado, Isola del Sole, affinché, dirigendo il traffico amministrativo consideri queste tematiche, aggiungendone un’ulteriore e più immediata: il bisogno di sicurezza delle corsie preferenziali per biciclette in centro (che non sono piste ciclabili!) una per tutte: Via Carducci!
Nevio Scaramuzza
Un picolo commento mio, me par de sintì Canaro nei Progeti: belo no?