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12 gennaio, 2008

Idrovolanti a Grado


Grado ha avuto un ruolo notevole durante la prima guerra mondiale, come punto di appoggio e di rifornimento per la prima linea dell'Isonzo ma una delle grandi novità di quella guerra è stata l'utilizzo per la prima volta in combattimento del mezzo aereo e in specialmodo gli idrovolanti che facevano base all'Isola di Gorgo:

Riporto un brano tratto dalle cronache della Regia Marina:

Nel luglio 1915 la Regia Marina provvede a organizzare a Gorgo, nella laguna di Grado, al comando del tenente di vascello Ugo de Rossi, una “stazione idrovolanti” che più tardi verrà dislocata vicino al porto con l’arrivo di un gruppo di idrovolanti FBA dell’aviazione francese che collaboreranno con gli italiani fino all’inizio del 1917, quando saranno sostituiti da un gruppo di volo italiano al comando del maggiore Ezio Martellucci.
Il 16 febbraio 1916 (il 23 febbraio secondo altre fonti) alcuni idrovolanti di Grado sono in missione su Trieste, fra essi quello pilotato da Luigi Bologna ha a bordo quale osservatore un ufficiale, Gabriele d’Annunzio; al rientro l’aereo ha un guasto ed il pilota deve ammarare, ma ingannato dal riflesso del sole sull’acqua colpisce con tale violenza la superficie del mare che d’Annunzio subisce quello che sembra un modesto trauma all’occhio destro che potrebbe risolversi in poche ore. Ma il fastidio permane e un’accurata visita oculistica constata il distacco della retina dell’occhio, problema che non può essere risolto, e quindi Gabriele d’Annunzio perde per sempre l’uso di quell’occhio.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il noto incidente, che fece perdere al Vate l'uso dell'occhio destro, avvenne il 16 gennaio 1916.
ciao, Bruno

Ennio Pasta ha detto...

Una versione romanzata dei pescatori di Grado, narra di un'anziano casoner che visto il tempo sconsigliava il decollo da Gorgo al Vate, "no sta 'ndà figio che ze massa bava" . Il Nostro, troppo eroe per ascoltare i saggi, forzò il volo capottandosi in canale di Belvedere , perdendo l'occhio. Ma questa è un'altra storia.
Ciao e grazie