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31 agosto, 2014

Emancipation

La storia di Grado (vista con gli occhi di Giovanni Marchesan "Stiata) cambia radicalmente rotta sul finire del 1800 con un Imperial Decreto:

Telegram! -- ISOLA- DI- GRADO-DIVENTA- SPIAGGIA -DI-NOBILTA'-GRADO-IST-STRAND-FON-WIEN...STRAND FON WIEN
capito bene? Spiaggia di Vienna non del vino!

E fu così che tutta la nobiltà della capitale Asburgica si dette convegno a Grado per i bagni e le cure di stagione!
Davanti a questo Adriatico Blù...ADRIA BLAU, così veniva chiamato il nostro mare da Franz Joseph, Sissy und Compagnia, Wundershon!

Tutto accelerò nel nostro piccolo borgo di pescatori che si avviavano alla completa emancipazione.

Il vino, il canto, le belle donne, , ma una nobiltà magnifica ed estremamente igienica  in mezzo a tanta acqua salata avvertiva, in loco, la mancanza di acqua potabile.

Siamo così al 1900, nuovo secolo denso di cambiamenti epocali, fu scavato un pozzo e l' acqua dolce irruppe e fu festa per quasi tutti.

"Ancora un litro de quel bon" si cantava per le ostarie, l' acqua fa croti in pansa, l'acqua marsisse i pali, l' acqua fa mal! megio al vin ze più natural!.

L' acqua sgorgava dalle fontane della piazza del paese, leggera, pura e un po odorosa di Palude, tiepidina, anzi calda! W l' acqua.
Fu così che da queste parti fu scoperta l' acqua calda, la prima volta di altre mille.

Così dopo per generazioni 've bevuo vin, Viva la mineral wasser, l' acqua santa, l' acquagranda.

Ora che l' Isola aveva tutti i servizi, i foresti incominciarono a costruire Hotel, ville, giardini fioriti ed il numero degli ospiti andò aumentando di anno in anno, così come i prezzi e le statistiche dell' Ente turistico.

E finalmente gli indigeni del luogo, uscirono dal loro isolamento abbandonando le Lagune, la pesca, il mare crudele.
Tutti arrivarono alla scoperta del turismo e ci fu l' emancipazione per le nostre genti.
Una nuova vita emancipata! Wundershon! perfin i casoneri i ha imparao a dì.


Cù fita la casa, cù fita 'l caìcio 
Cù vende tirache, cù fà quel che pol. 
Un mostra le cese, un verze 'n uficiò 
Per vende calìgo... al posto de 'l sol! 

...la storia continua...
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30 agosto, 2014

Vecchie parole gradesi.

Mi capita, in momenti di riposo, di sfogliare vecchie carte e libri ritrovando appunti scritti con entusiasmo tanto tempo prima.

E' una specie di tuffo nel passato, anche recente.

Mi son trovato questa volta tra le mani appunti scritti a macchina (ormai archeologia) dal Maestro Alberto Corbatto, appunti che riguardano la storia e origine di parole graisane e che dovevano integrare il suo vocabolario della parlata gradese, cosa mai successa perchè senza finanziatori pubblicazioni del genere così speciali e  circoscritte al solo nostro paese non vedranno mai la luce.

Mi sono così soffermato a pensare sulla fatica che ha dovuto fare il Maestro Corbatto non solo per creare e scrivere il suo vocabolario ma anche su quella che sarà stata la sua fatica più grossa, trovare finanziatori per la sua pubblicazione.

Allora, visto che è ormai impossibile  apportare modifiche al suo "Vocabolario della parlata Gradese" pubblicato nel 1995,  ve ne parlo e scrivo io che lo posso fare a costo zero.

La parola che mi ha colpito è in disuso nella parlata comune di oggi ma ha fatto storia nel nostro passato recente.
Scrivo le esatte parole di Alberto Corbatto nel dare spiegazioni sulle origini etimologiche perchè sono molto interessanti ed originali.

LERAI:  Voce senza senso.  Talora significa: per nessuna ragione, "Lerai che vignarè" per nessuna ragione verrò, talora significa: scherno, sberleffo o senso ironico.
"Lerai patatrai" è l' espressione di un verso della nota canzone popolare "La regata".
 Etimologia molto incerta.
Si suppone che la voce provenga da "Le Roi" il nome di una medicina popolare purgativa e tonificante prodotta in Francia nel 1825 e che al suo apparire sembrava avesse effetti miracolosi ma che in seguito risultò del tutto inefficace se non dannosa.
Da allora la voce per degradazione semantica significò. cosa inutile.
Il popolo pronunciando la parola come stava scritta la trasformò la "Le Roi" in   LERAI

Affascinante no?  la storia ti scorre tra la mani leggendo le spiegazioni su una parola, è un mondo fantastico quello delle parole.

Sapevatelo!
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29 agosto, 2014

Ciao Ambra

Col cuor a picolon per la scomparsa di un' amica:



La disperazione è democratica


Quella che non c’è religione che consoli. 
Quella che nemmeno la realizzazione di tutti i sogni possibili potrà scacciare.
Quella di vivere volendo essere sempre qualcos’altro, qualcun altro, da qualche altra parte. 
Quella dell’ingiustizia, del dolore, della perdita, della lontananza, della nostalgia. 
Quella della fatica. 

Ciao Ambra,  un abbraccio forte di partecipazione al lutto a tutti i tuoi cari.
Ennio

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28 agosto, 2014

Bisogna aver pazienza

Un' estate? del genere mi fa pensare che proprio tutti ci hanno per il momento abbandonato.

Speriamo ritornino.

Bisogna aver pazienza.

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27 agosto, 2014

La Tradizione Lagunare e i numeri



La vita dei casoneri di un tempo è stata sempre strettamente connessa alla vita del pesce, ed in parte a quella della selvaggina, a cui era legata la loro sopravvivenza.

Si trattava di una vita condotta per la maggior parte all'interno della famiglia, i contatti con il mondo esterno erano molto limitati e soltanto le grandi occasioni religiose, o faccende personali serie, richiamavano i pescatori di laguna a Grado

L' antropologia delle usanze lagunari ha portato agli studiosi  su di piatto d'argento una tradizione intatta da centinaia d'anni perché  poco contaminata dai rari contatti esterni.
In Laguna si parlava un dialetto gradese diverso, scarno, limitato a pochissime parole, quelle necessarie alla povera e spartana vita cui erano abituati i suoi abitanti.

Una testimonianza di ciò la si ha vedendo la scrittura dei numeri, che sono di derivazione romana, della nostra gente.  

Questo modo di scrivere  i numeri era in uso sino al secolo scorso  fra i pescatori lagunari. 

Tale numerazione era scritta a punta di coltello su tavole di legno che potevano essere gli scalmi o i remi delle batele.

La bella tavola di comparazione (in foto)  tra la nostra e la scrittura dei numeri dei chioggiotti e degli etruschi tratta da Lagune di Grado di G. Caprin mostra che l'uso dei numeri gradesi derivi direttamente dai numeri romani che non prevedevano l' uso dello zero, introdotto in Europa nel medioevo con i numeri arabi. 

Ovviamente, pur non avendo conoscenze che spaziassero oltre l' orizzonte lagunare, la necessità di quantificare gli scambi portava all'uso frequente dei numeri, la tradizione orale veniva in soccorso trasferendo da padre in figlio conoscenze minime ma utili per la sopravvivenza. 

Sapevatelo!


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26 agosto, 2014

Serbidiola - L' organizzazione Asburgica a Grado

E continua l' esposizione storica semi seria, ma tremendamente vera, di Giovanni Marchesan "Stiata" dei "Duemila anni di Sabbione" con l' arrivo degli Austriaci a Grado,  subito fu tutto un proliferare di 

   Adria blau - Wundershon!

Napoleone con i suoi guai artritici sparì dalla storia di Grado e arrivarono i più furbacchioni e preparati  asburgici nell' Isola verso il 1800 e qualcosa... capirono immediatamente che i bagni di mare e di sabbia si fanno d' estate.

E con il sottofondo di "serbidiola" si misero a far progetti, visto il posto incantevole e il clima adatto alle cure e alla villeggiatura:

Un Imperial Regio Decreto 

In nome di Sua Maestà Imperiale Franz Joseph Re d' Austria e Ungaria signore di Gorizia e Trieste, padrone di tutte queste Lagune..

oggi -heute -  finfundzwanzig juni melleottocento achtund neuzig .. viene riconosciuta a l' Isola di Grado la qualifica di:
Stazione Balneare e Luogo di Cure marine

naturallicht  di Erste category!

E vai con il boom turistico, tutto un proliferare di vaporetti, anche da Trieste e arriva la ferrovia senza nessuno sciopero chè all' epoca i sindacati non li avevano ancora inventati, e poi meraviglia nel 1889 il telegrafo arriva in Laguna.

Il progresso! L' Inizio della fine.
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25 agosto, 2014

La Smorfia Graisana


L'uomo usa la parola parlata o scritta per esprimere il significato di quello che egli vuole comunicare. 
Il linguaggio umano è pieno di simboli e spesso si fa uso anche di segni o di immagini che non sono descrittivi in senso stretto. 
Tutti questi  sono simboli. 
Sono segni e non hanno altro compito che quello di connotare gli oggetti a cui sono riferiti.

In passato a Grado  mondo chiuso e piccolo ogni piccolo segno veniva interpretato come presagio di novità o ulteriore miseria.

L'apparenza e il sogno la facevano da padroni e bisognava saper dare la giusta interpretazione per garantirne la veridicità.

Una delle credenze dei sogni era il termine dei tre giorni, dopodichè finiva la validità.
Vediamo alcuni esempi di scene di sogno e il loro significato in graisan:

a fianco dell' interpretazione ho aggiunto la numerologia dei sogni tratta dalla Smorfia Napoletana:

morti che rie = porta dispiassiri     3-50
morti che i ha fame = i vol garghe sufragio  57-73
cavali = porta novitae  66
scarpe = viasi de fa  5-24-82
monture (divise) = portaben, nassarà gargossa de novo  88
pan = ze passensia   42
ligni = ze bondansia  63-68
vin o ua bianca = vol di lagreme   84
vin o ua negra = fa alegria   55-33-85
bisati = lengue cative  55
batela = porta morte  1-40
dinti = ze morte ai parinti  66
aqua ciara che la core = mundi speransa   1
aqua torgola e ferma = porta dispiassiri  3-50
leto fato = porta mal  68
leto disfato = vol di duto ben  67
merda = soldi  53
perle che se spaca = disgrassie grande  62
nassarà un mamolo = novitae bone  80
nassarà una mamola = ze dispiassiri   63

Date le ultime da Grado auguro a tutti di sognare grandi merde.

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24 agosto, 2014

Chiaroscuro graisan



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23 agosto, 2014

Esse Graisani

La foto è una straordinaria immagine di Nico Gaddi

In questa Valle di lacrime che è Grado, periodicamente e con varie motivazioni viene tirata in ballo "la graisanità".

Il nostro carattere"graisan" orgoglioso, intollerante alle critiche e con una visione del mondo diciamo circoscritta non ci procura molte simpatie,  senza entrare nel merito se sia meglio essere così o cosà voglio fare un' analisi, strettamente personale, delle componenti che considero indispensabili per essere  considerati "viri graisani".

A seconda dei punti di vista "la graisanità" è considerata un pregio o uno svantaggio, a me interessa solamente fare uno screening chirurgico di quelle caratteristiche comportamentali che la compongono semplicemente per poter dire sei fuori o dentro.



De cu tu son figio  è la domanda del test iniziale per l' accettazione dei locali, se il pedigree non è perfetto, con mamme e nonni al punto giusto, sei fuori.

Al Dito se non hai un soprannome locale che possa ricostruire e collocare in un preciso contesto temporale e locale la tua famiglia, sei fuori.

Al Dialeto deve essere puro e duro, senza doppie che storpierebbero la parlata, dunque se sei istruito quel tanto da aver preso la cattiva abitudine di una parlata in lingua corretta, sei fuori.

Al Gnanche pel cul, qui non si transige, non c'è nessun altro al di fuori di ME, se cominci a fare discorsi filosofici o etici di coinvolgimento generale, di socialità a un Graisan, sei fuori.

La visione del futuro ristretta, il campo ha bisogno di spiegazioni:
è necessario, per gente che è sempre stata  dalla parte del torto, solo perchè i posti dalla parte della ragione erano già tutti occupati dai cosiddetti foresti con le loro verità inattaccabili, chiudersi a riccio a guardare con diffidenza le novità.
Potremmo sicuramente cambiare, con calma perché questo, in fondo, è un Paese meraviglioso dove si sta bene e la velocità di trasformazione la si lascia volentieri ai foresti che vivono come pazzi nelle loro città dove tutto si consuma in fretta compresa la vita, in ogni caso se cominci a far proclami sul tipo:
Me son al megio de duti, caschi male perché infrangi la regola del Me che impedisce ad ogni vero graisan di considerare qualcun altro un Me, allora sei fuori.

Eravamo poverissimi, carne da cannone per tutti, ed è vero siamo anarco-cattolici, ribelli e malparlanti, ma è la nostra indole, gli orizzonti sono sempre stati limitati e a nessuno conveniva che noi, in quanto gente, ci si migliorasse intellettualmente, ci hanno sempre manipolato, ma siamo sopravvissuti, siamo sempre rimasti qui e abbiamo un cuore grande, per noltri.

Sono molte ancora le ragioni per non considerare Graisan un residente che non sia completatamente e indissolubilmente autoctono, non bastano gli anni di residenza:

W la graisanità, che in fondo per noi non è una malattia. 

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22 agosto, 2014

La Basilichetta di Petrus

Andare in Basilica come turista e guardarla con occhio incantato ripensandone la storia mi rende sereno e contento, per una volta ho fatto come tanti ( non ho buttato monete eh!) e mi son fermato davanti alla botola che segna al visitatore l' esistenza di un pavimento musivo più basso del calpestio, incuriosito ho aggiornato le mie conoscenze su quella che in tutte le guide viene indicata come:

Basilichetta di Petrus 

Lì sotto c'è una Basilichetta absidata di dimensioni ridotte  (15x7 mt),  un' aula poligonale con altare, sembra costruita in attesa della basilica episcopale successiva  (S. Maria delle Grazie), ma fatta in modo da dare dignità alla presenza del Vescovo.

L' unico mosaico presente e visibile dalla botola è quello dedicato all' ebreo Petrus secondo un uso in uso ad Aquileia e nelle chiese africane.

La datazione del pavimento è del 451.

Riporto la traduzione dell' epigrafe:

qui riposa Pietro, noto come Paparione, figlio del giudeo Olimpio, il solo della sua gente che meritò di giungere alla grazia di Cristo e in questa sacra aula fu degnamente sepolto.

Gli storici fan notare come fosse rara la conversione di un ebreo al cristianesimo al punto da farne una specie di testimonial nel luogo pubblico per eccellenza del tempo, la chiesa.

Una chicca storica è che la Basilichetta di Petrus  ai gradesi era molto cara al punto che il Vescovo Elia, quando costruì la grande basilica di S. Eufemia che oggi vediamo, fece deviare il muro che doveva tagliarla attraversandola per preservarla intatta.
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21 agosto, 2014

Dimissioni, Dimissioni

Strana giornata quella appena passata, il grido che dominava ogni canale virtuale leggibile era unanime:

Dimissioni, Dimissioni.

In ultimo quelle scioccanti più di tutte perché di un amico.

Il Mega Direttore di Grado Spia.

Speriamo che non sia vero e che non ci orbi dell' unico occhio vigile rimastoci in piazza.

Gli dedico comunque queste quartine perché rifletta e torni presto e sempre più pimpante ad illuminarci:

passammo anni chiedendoci
quando te ne andrai
ora che è successo
che forma assumerai
ectoplasmatico?

ma te ne sei andato?
non ti ho visto uscire
magari sei rimasto
chi lo potrà mai dire?

certe sicurezze 
le danno solo un' operazione
che nel caso tuo 
si chiama amputazione

non dare un taglio netto
drastico, se credi
magari con un pezzo in meno
ma non lasciarci a piedi.



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20 agosto, 2014

Le Sabbiature fuori stagione di Napoleone

Proseguendo con l' ampia visione, quasi un incubo, della storia di Grado avuta da Giovanni "Stiata" Marchesan con la sua  "Duemila anni di Sabbione" diario quasi storico delle vicende gradesi dalle origini ai giorni nostri arriviamo alla fine del 1700 e precisamente nel 1797  l' anno dopo la presa di Venezia da parte di Napoleone e le sue truppe.

...venne quaresima anche per Venezia ma a Grado il Carnevale non arrivò mai, sempre sabbia... solo sabbia.

...non arrivò il Carnevale ma arrivò Napoleone

E da Villa Manin con la firma del Trattato di Campoformido, qualcuno accennò a Grado, alle proprietà curative della sua sabbia, che faceva ormai parte delle conquiste francesi, Napoleone  subito pensò alla sua mano artritica, - si quella che teneva sempre sul petto dentro il cappottone, è ormai su tutti i libri di storia...- e subito ordinò una visita all' Isola.

Arrivato all' Isola, era dicembre e nevicava in Laguna, qualcuno provò a sconsigliare la sabbiatura, ma come si fa a dire di no a un tale personaggio, così grande generale.

Ahimè, la sabbiatura non riuscì ad alleviare i dolori e Napolion si tenne quella mano al petto per tutta la vita!

Il Generale inverno aveva ancora una volta vinto.


Napolion, Napolion
mai sabbiatura fora stagion
Napolion..mon General
la sabbia fredda ti fa mal!
Te l' ha pur dito Josephine
e ripetuto anche al bagnin  ahi..ahi!
Mon General Napolion
che fregatura co'l sabion!


La storia prosegue con l' arrivo degli Austriaci che capirono subito che i bagni di sabbia e mare vanno fatti d' estate... ma questa è un' altra storia.

Serbidiola!

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19 agosto, 2014

Traffico estivo



L' altro ieri, domenica  per tanti, per me lavoro. 

Ore 18, traffico rallentato da una pacca di macchine, a lato la pista ciclabile. 

Un nonno in bicicletta con nipotina: una meraviglia di bambina con codini biondi e occhioni azzurri. 

Ho sorriso: guarda che momenti teneri ci sono ancora,in giro. 

Con l’auto, procedevo a passo d’uomo lungo la via che porta fuori paese. 

Sulla pista ciclabile a fianco, rivedo sopraggiungere velocemente nonno e nipotina. 

Ostia, come ci dava, il vecchietto. 

La colonna di auto si è mossa un po’ più velocemente. 

E’ stato proprio in quel momento che, senza guardare da nessuna parte, il nonno di punto in bianco e a pedalata fortissima ha abbandonato la ciclabile, buttandosi in mezzo alla strada dove stavo anche io. 

Ha tagliato la strada ad una Peugeot davanti a me. 

La Peugeot ha sterzato di colpo a sinistra, evitando per miracolo la bici nonchè una Punto che veniva in senso opposto. 

Io ho sterzato a destra, evitando Peugeot e Punto e anche un palo di delimitazione della strada. 

Quello dietro di me ha frenato alla diosanto, inchiodando a tre milllimetri da me, evitando Peuget, Punto, me e palo. 

Quello dietro ancora ha inchiodato ancor più forte e sterzato a destra, evitando Peugeot, Punto, me, palo e quello dietro di me. 
Per mero culo, nessuno s’è fatto male o ha subito danni. 

Siamo ripartiti, sbigottiti. 

Nel superare la bici del nonno, quella che stava alla guida della Peugeot ha rallentato, guardandolo. 

Il nonno ha fatto il gesto “cazzo vuoi?” e ha fatto segno di smammare. 

Quella della Peugeot gli ha suonato, ed ho suonato anche io. 

Ci siam beccati le bestemmie del nonno:- “andate a cagare, stronzi” -

, s’è udito benissimo,mentre rientrava nella ciclabile di punto in bianco, così come ne era uscito. 

La nipotina sgranava gli occhioni. 
Attonita. 

Avrei voluto il numero telefonico per chiamare i suoi genitori. 
Magari mi avrebbero mandato a fanculo anche loro,chissà. 

E' la "stagione" che bellezza!  
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17 agosto, 2014

Musica a 4 Stelle in Laguna di Grado

“MUSICA A 4 STELLE” 2014
“Vivaldi in Laguna”
Orchestra “Harmonia Mundi”


Un vero sogno di mezza estate sarà il nuovo appuntamento di “Musica a 4 Stelle”, la rassegna musicale che si articola durante tutta l’estate gradese, e che come scenario vedrà la magica laguna di Grado. 
    
     lunedì 18 presso l’Isola di Anfora a partire dalle ore 20.30

Protagonista della serata l’orchestra “Harmonia Mundi” che, indossati fantasmagorici costumi del ‘700 veneziano, eseguirà al calar del sole - tra il mare ed il cielo - le più celebri pagine composte da Antonio Vivaldi in omaggio proprio al mare e in particolare alla laguna. 
Un appuntamento quindi unico nel suo genere e certamente da ricordare per i fortunati che vi potranno partecipare. 
L’idea quindi è quella di un trasferimento con la Motonave Cristina tra i canali della laguna gradese fino all’isola di Anfora meglio conosciuta come Portobuso dove al termine del concerto verrà servito un buffet a base delle specialità gradesi.
 Per questo specifico avvenimento il maestro Giorgio Tortora si è avvalso del contributo dell’ Associazione Graisani del Palù.

Un intera orchestra, una laguna incantata sperando nella clemenza del meteo che in particolare quest’ anno ha reso difficile lo svolgimento dei tanti appuntamenti all’aperto che il Comune ed associazioni hanno organizzato per allietare i numerosi ed affezionati turisti. 
Per qualsiasi informazione circa le prenotazioni ci si può rivolgere al sito www.graisanidepalu.org oppure direttamente alla Motonave Cristina   Cellulare 335-5302378 cap. Paolo   che  curerà il viaggio via mare.

La partenza avverrà alle ore 18 dal Porto di Grado.

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16 agosto, 2014

Suggerimenti dietetici

Un' estate strana, piovosa, triste, con quella pioggia lì, quella che ti bagna l’anima e te la rende intristita e pesante, proprio come una coperta intrisa d’acqua.

Prime infreddature fuori stagione, naso che cola, allora subito raccomandazioni di giornali e media vari su come comportarsi per combattere il cambiamento stagionale inopportuno.

Vi traduco a modo mio uno dei più strambi suggerimenti che ho letto, con l' avvertenza di non seguirlo strettamente eh!

Tutti i giorni dobbiamo mangiare una mela per il ferro e una banana per il potassio.
Anche un'arancia per la vitamina C e una tazza di tè verde senza zucchero, per prevenire il diabete.
 
Tutti i giorni dobbiamo bere due litri d'acqua (per poi pisciarli, che richiede il doppio del tempo che hai perso a berteli). 
Tutti i giorni bisogna mangiare un Actimel o uno yogurt per avere gli "L. Casei Immunitas", che nessuno sa bene che cosa cavolo sono, peró sembra che se non ti ingoi per lo meno un milione e mezzo di questi batteri tutti i giorni, inizi a vedere sfocato. 
Ogni giorno un'aspirina, per prevenire l'infarto, e un bicchiere di vino rosso, sempre contro l'infarto, e un altro di bianco, per il sistema nervoso.
Se li bevi tutti insieme, ti puó venire un'emorragia cerebrale, peró non ti preoccupare perché non te ne renderai neanche conto.
 
Tutti i giorni bisogna mangiare fibra.
Molta, moltissima fibra, finché riesci a cagare un maglione.
 
Si devono fare tra i 4 e 6 pasti quotidiani, leggeri, senza dimenticare di masticare 100 volte ogni boccone. 
Facendo i calcoli, solo in mangiare se ne vanno 5 ore.
Ah, e dopo ogni pranzo bisogna lavarsi i denti, ossia: dopo l'Actimel e la fibra lavati i denti, dopo la mela i denti, dopo il banano i denti... e cosí via finché ti rimangono dei denti in bocca, senza dimenticarti di usare il filo interdentale, massaggiare le gengive, risciacquarti con Listerine...
 
Bisogna dormire 8 ore e lavorare altre 8, piú le 5 necessarie per mangiare = 21.  
Per il tuo tempo libero te ne rimangono 3, sempre che non ci sia traffico.


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15 agosto, 2014

Riformine estive di Renzie



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14 agosto, 2014

Il Rito del Toco - Le Seragie

Torno al tempo del "Quando le regole erano una cosa seria e non occorreva scriverle perché venissero rispettate".
Per me è importante fissare il ricordo di un tipo di pesca che tutte le famiglie lagunari praticavano ed era determinante per la povera economia dei Casoneri,

La Seragia.

In Laguna le zone di pesca dedicate alle Seragie erano moltissime visto, però, che la produttività dei luoghi  adatti era molto diversa,  ogni anno tali luoghi venivano assegnati con un sistema semplice ma ferreo al contempo perché le seragie erano di tutti e di nessuno. 

La tradizione vuole che ogni anno venissero assegnate col rito del toco. 
Una curiosità potevano partecipare solo i maschi alla gara del "toco" anche se non adulti.

Il palo di riconoscimento era detto "cana ingrissolagia" e indicava il capofamiglia vincente per il primo turno di calo della "seragia", diritto che durava un solo giorno poi via via a turno potevano calare gli altri secondo una scaletta stabilita il giorno del "toco".


I pescatori si riunivano in un casone, solitamente quel dei Biviacqua in mezzo al Fondao perché era centrale e le distanze erano più o meno pari per tutti (per capire meglio è  la mota occupata attualmente da Vitige Gaddiil sabato al levar del sole, il gioco lo dirigeva il più anziano. 

Tutti insieme, come nel gioco de la morra, esprimono con la mano i punti de la conta

Si cominciava a contare dal più vecchio, il fortunato prescelto sceglieva la seragia che riteneva nel punto migliore e così via sino ad assegnarle tutte. 

Per eventuali contrasti sulla pesca, molto rari, i pescatori nominavano un giudice di pace i cui giudizi erano inappellabili. 

Son fantastici i nomi antichi e dimenticati dai più dei luoghi deputati alla Seragia sembrano poesia o un rosario:


fratarin, la montà. la mantela, le spisse, la culassa de canal, la spiasa de l'albero, la velma, canaleto, la palona, l'oro del canaleto, l'isola longa, la ponta del tratagno, al sibaro, la tragio, le cree, al dosso, al balo de le ostreghe, la caseta, la velma de fora, al balo dei corcali, le pierisele, l'oro longo, le oche, i sibuli, l'oro de le vache, la bacia, la sabionera, al balo del campanil, al siego, la granchiusa, la velma dei cani, al tron, la ponta de la silisa, la chiusa mata, al batocio, i bareli.... 
Ovviamente tutto questo non c'è più, la pesca in laguna non si pratica più in maniera intensiva e tutto scade a ricordo del passato con un velo di malinconia che si stende. 


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