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31 gennaio, 2014

Chi siamo noi?

"Se non c'è futuro i pensieri e i discorsi 
vanno sempre alla memoria"

Un' esplosione partecipativa in questi giorni su Facebook.
La domanda ricorrente è: ..sei di Grado se...

Si lo so, è solo un gioco in fondo innocente e carino, stimola i ricordi, ma in contemporanea i temi spinosi e ce ne sono - oh! se ce ne sono - rimangono al palo, mancano gli storni che la fanno fuori "del bucal" e sembra che tutto sia quieto, le situazioni risolte.

Ma allora chi siamo noi, indifferenti o indignati o semplicemente curiosi quando si commenta nel social?

Io penso che la maggior parte coltivi la dimensione eroica, anche se la praticano poco. 

Un amore platonico dunque, come si diceva una volta. Mica siamo stupidi.

La quotidianità è fatica, delusione. Pensare in grande e passare oltre è la cosa migliore. 

Non costa niente e ti riempie la vita. 

Alle piccole miserie quotidiane ci pensino gli altri, quelli che si espongono, quelli che non capiscono niente di come si dovrebbe vivere.

Meglio fare come le trottole, girare ciascuno intorno al proprio asse. 

Possibilmente davanti a uno specchio: girare, girare e girare, fino a che non finisce la carica. 

Poi buonanotte ai suonatori, sarà per la prossima vita.

Non ci passa per la mente che un uomo diventa un cittadino solo se, mentre gira su se stesso, procede anche insieme agli altri lungo una direttrice comune. 

Non è difficile capire che non è la rotazione, che pure è indispensabile, ma la traslazione l’elemento determinante del mutamento sociale; ma ci piace pensare che procedere insieme sia degradante, una cosa da pecore. 

Ci frena il solito discorso: cominci prima lui!

Ecco  'sto "scuminssia tu che a me me vie da rie" è la chiave di volta di queste frequentazioni così interessanti per chi le sente e le fa sue davvero e invece semplice gossip (con speranza neanche tanto sottintesa di vero e proprio sputtanamento) per la maggior parte del pubblico che mai proverà ad esporsi.

Eppure se non abitiamo ancora"a cason" non è per il compiacimento di guardarsi vivere che sicuramente animava, come noi, anche i nostri vecchi; ma perché, per amore o per forza, hanno costruito qualcosa che è andato oltre la loro vita, arrivando fino a oggi.

E allora siamo indifferenti o indignati, amiamo tanto il nostro Paese ma quando diventeremo cittadini?

Avanti così e faremo la fine dei Dinosauri.

Ps: i miei sono brontolii da anziano influenzato, irritato, con la gola chiusa e no saravo de Gravo se no fosso cussì! 

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29 gennaio, 2014

Le Sacaleve

" Xe un posto "

"... Le vele e le batele 
su'l prao de verde mar 
o stele in mezo a stele, 

la note, drento ‘l blù..."      di Aldo Tognon


Vera pietra angolare e motore economico della pesca di un tempo a Grado erano tante le imbarcazioni dedicate alla pesca delle sardelle:

Le Sacaleve 

Ortensia dei BisateliGardenia dei SpaguniRosamary dei Bonaldo,Val Paier dei BorsattiSempre Avanti di CuriolaAttendolo dei Pagiuni, Tiziano dei Degrassi, Rapido dei Degrassi, Usodimare e Impavido dei Demitri, Verbena dei Peloti, Maria Cristina dei Sabini, Eufemia dei Malusà, Dionea di Brunetti e tanti altri.

Al pomeriggio, verso l'imbrunire, uscivano dal porto in fila indiana e a sera le loro lampare illuminavano il mare a giorno dando l'impressione, a chi passeggiava sulla diga, di vedere un vero e proprio paese galleggiante in mezzo al mare.

All' alba il rientro con il Mercato Ittico sempre aperto, alle 5 iniziava l'asta.

A essere servite per prime sempre e in ogni caso le pessere che, chi con la corriera, chi con il triciclo cominciavano la loro giornata di vendita.

Mariana, Bernardina, Stefania Trotola, Nina Ciate, Ristea, Tosca, Maria Pastoricia questi i nomi di alcune di loro che vivevano in simbiosi con i pescatori e il loro prodotto. 




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28 gennaio, 2014

Fernando Malferthainer-

Questi sono momenti di grande confusione, momenti in cui si può cedere con facilità allo sconforto, sconforto accentuato ancor più dalla quasi certezza che chi è preposto alla guida delle Istituzioni, tende a fare gli affari propri oppure non è semplicemente all'altezza, la voglia di voltarsi indietro con nostalgia del passato, e ricordare personaggi importanti ed eccellenti per Grado, si fa pressante.


Uno di questi è stato Fernando Malfertheiner:

Lo ricorda oggi suo figlio Roberto che sono passati ormai quattro anni dalla morte del dott. Fernando Malfertheiner, un uomo che ha fatto la storia dell'Azienda di Soggiorno di Grado, un uomo che si è battuto per Grado e soprattutto un uomo che amava Grado e i suoi abitanti, è giusto ricordarlo.

Il figlio Roberto, attraverso l'amico Fabrizio Dovier, ha fatto pervenire questa sua lettera dedicata a Grado e ai "graisani"  che pubblico e merita un'attenta lettura per scoprire la qualità dell'uomo che l'ha scritta e il suo profondo orgoglio e attaccamento alla missione del suo lavoro:

promuovere e difendere Grado.





cito con emozione la sua frase:


In particolare mi accorgo di aver tanto amato Grado, forse anche perchè ne dovevo parlare ovunque, e naturalmente bene, ma certo perchè mi piaceva tanto e amavo la sua gente, specie e soprattutto quella semplice che dava tanto chiedendo poco.

Da leggere e riflettere sulla qualità delle persone di cui avremmo bisogno oggi. 


















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27 gennaio, 2014

L' Isola Ideale- Ricordi de una volta



Giornata dedicata al ricordo e alla riflessione.

Carrellata di vecchie immagini di una Grado che non c'è più, di gente che lavora tranquilla facendo cose che non si fanno più, insomma:

Ricordi de una volta

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26 gennaio, 2014

Graisani... do it best: a CIACOLE!




Descrivere Grado, il suo centro storico , con le sue calli, piazzette, la sua aria insieme vissuta e dimessa, la vita in comune dei suoi abitanti che come in una vasca di pesci rossi sanno tutto di tutti e ne parlano diffusamente, è la ragione dei sussurri delle cube.

E' quello che faccio ricordandomi che noi Graisani siamo pesci rossi in boccia di vetro con una memoria che dura tre secondi, il che ci consente di vivere chiusi in quest'isola con due ponti che danno l'illusione di libertà, di potersene andare, una libertà che possono usare solo gli altri, gli estranei all'Isola.

Parliamo solo di noi, delle nostre miserie, dei nostri illusori successi, convinti di essere il centro del mondo ma chiusi in un mondo di vetro che mostra l' esterno, confuso poco percepito.

Il chiacchiericcio è continuo e da il ritmo all' aggiornamento costante delle notizie sul paese e i suoi abitanti.

Pur essendo cambiata la situazione, il centro storico se lo sono comperato i forestieri, il paese ed i suoi abitanti non hanno cambiato le abitudini e soprattutto le chiacchiere.


Anche nella politica sono avvenuti grossi cambiamenti e alla forma partito locale gli stilisti hanno proposto il partito liquido, che può più facilmente essere travasato in un altro, riscaldato, distribuito nei bar, cioè nei luoghi dove si svolge la discussione più importante per il Paese. 

In quei bar deputati si risolvono problemi si condannano persone si promuovono nuovi eroi, tutto a Ciacole.

Là puoi trovare l' Amore profondo, espresso al Paese in cui sei nato  amore esibito, chiassoso, sentimento di popolo, sempre a Ciacole.

Restiamo però pesci rossi in boccia di vetro, confinati tra due ponti.

Graisani... Do it best: a CIACOLE!
Sapevatelo.

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24 gennaio, 2014

Radiografie










Preoccupato della stato di salute della mia Grado, ho fatto eseguire una radiografia alla modella di un  cartellone pubblicitario storico.
















Questo il risultato
















Qua i m' ha becao che i solto dosso!
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23 gennaio, 2014

Al tovo posto






E' da un po di tempo che trascuro una delle cose che a me piacciono, leggere e scrivere di poesia, questa, di seguito, è il risultato di momenti amari.
Momenti che dopo averli superati ti rafforzano e dopo voltandoti indietro scuoti la testa e non ti par vero di essere stato tu il protagonista.

 Al tovo posto
Catà al tovo posto e,
nel score de poche ore,
sintisse in aria
co la to vita srodolagia.

ingropà, intanto che tu speti,
le parole,
sensa cantuni, sole,
roba de la to fronte

inventà un nome al posto
'ndola tu speti,
o forsi tu vol solo
fissalo nel tempo.

Al tovo tempo,
te par un arivo,
ma pena tu te volti
ze za oltro.
Ennio

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22 gennaio, 2014

I Molluschi del nostro mare



Una pubblicazione che ho fatto qualche anno fa e che può servire a qualche appassionato .
I Molluschi.  (per ingrandire cliccare sopra l' immagine)
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21 gennaio, 2014

Trepang-Figura di oloturia

E parliamo di queste oloturie o cetrioli di mare o c..zi marini tirate in campo in questi giorni, vediamo un po di storia.

Questi animali, appartenenti alla stessa famiglia di stelle e ricci di mare, agiscono come vermi di terra, ossia strisciando sui fondali e consumando sulla via i sedimenti marini.
Il loro aspetto non è particolarmente attraente (somigliano a dei grandi vermi, respirano dall'ano e sono estremamente viscidi), noi in occidente non ne facciamo nulla  ma da secoli sono utilizzati in Cina e nell'Estremo Oriente come cibo e rimedio naturale a vari malanni.

La tradizione orientale, il nome è Trepang, li vuole brasati in brodo di funghi ma anche più "al naturale", con una spruzzatina di limone. 
Nel 1935 l' Ampelea di Rovigno tentò di studiare un metodo per l' utilizzo alimentare del trepang ottenuto dalle oloturie e si affidò ad un tecnico cinese di passaggio perchè confezionasse con esse dei campioni.
In foto il risultato

Ricette cinesi:
Brodo di Trepang
Nel brodo di pollo aggiungere il trepang tagliato a pezzi. Salare Se vi è bisogno e servire caldo.
Trepang in salsa bianca.
A una certa quantità di brodo di pollo, aggiungere urn po' di salsa di soya, un po' di farina, un pizzico di pepe ed unirvi il Trepang tagliato pezzi; lasciar cuocere fino a che quest' ultimo abbia preso bene la salsa. Servire caldo.
Trepang in salsa  di pomodoro.
Nel brodo di pollo sciogliere la salsa di pomodoro. Sale a pepe ed un pizzico di farina. Mentre i1 tutto bolla aggiungervi il trepang tagliato a pezzi e lasciar cuocere. Servire. .

Noi  qui invece possiamo dire che ci siamo inventati un
metodo collaudato di fare una figura da oloturia.


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20 gennaio, 2014

Ketipi questi tipi... da Liber@


Per oggi può bastare la diffusione di quanto pubblicato da Libera.
e mò son cazzi!

Ketipi questi tipi...  clicca sul link!


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19 gennaio, 2014

Immortalità e meduse

Tempaccio che ti tiene a casa, ne approfitto per scandagliate di cultura generale su internet e mi imbatto sull' esistenza di un organismo vivente che si può considerare immortale.

E' una medusa. 

La Turritopsis nutricula è una stranissima creatura. 


Non lasciatevi ingannare dalla sua apparenza, che già può risultare curiosa: le meduse sono sempre state spettacolari nelle loro movenze e nel loro aspetto.
Tuttavia la Turritopsis nutricula nasconde un altro segreto, ben più interessante del suo aspetto: in breve, è virtualmente immortale.

Sebbene non si tratti del concetto comune di immortalità, la Turritopsis nutricula è quanto di più vicino ci possa essere a quell'idea.
E' infatti in grado di tornare allo stadio di polipo dalla fase adulta, sfuggendo alla morte attraverso un processo che la fa ritornare giovane. 
Questo meccanismo, chiamato transdifferenziazione, comporta la trasformazione di cellule non staminali in un tipo differente di cellula. 
Cellule già specializzate, insomma, ritornano indietro nel tempo divenendo non specializzate.

Il processo di transdifferenziazione non è così raro in natura: si può osservare in altri animali, ma generalmente è un fenomeno localizzato, come ad esempio la rigenerazione di parte di un organo. 
Si tratta quindi di un meccanismo limitato, osservato per esempio nelle salamandre, in grado di rigenerare alcuni arti, o nelle pareti dell'esofago di ruminanti e cani.

La Turritopsis nutricula invece può eseguire questa trasformazione su tutto il suo corpo, ed indefinitamente, il che la rende virtualmente immortale.
O meglio, sarebbe immortale se solo non fosse soggetta a tutti i rischi derivanti dal vivere nell'oceano: divenire preda, o venire colpita da malattie di varia natura.

Che culo eh! Ci sarà qualcuno interessato all'immortalità, pensate  fare mutui a 100 euro al mese per 400/500 anni e comprarsi un appartamento con piscina termale e sauna nei nuovi insediamenti previsti a Grado, dove ti danno "de sora" la batela elettrica.
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18 gennaio, 2014

Giorgio Tortora e Ciano Siego

La foto vede il complesso di Luciano del 1959 con ciano, giuliano salvador,  silvano padovan egidio mondo, enio corazza, enzo camuffo 

Capita ogni tanto che un post particolarmente sentito provochi reazioni che richiedono un successivo post per completare l' opera di informazione e diffusione delle notizie, è capitato e ne sono felice con il post di ieri su Luciano "Siego" Facchinetti.

Giorgio Tortora ha scritto un commento che merita la massima diffusione perchè richiede la partecipazione di molta gente per essere realizzato.
Vediamo per quanto possibile di realizzare quanto proposto da Giorgio, perchè oltre a dare un grosso supporto alla nostra cultura musicale e cultura locale, può far ricredere chi pensa che internet e chi vi partecipa sia opera del demonio e sede di gossip becero e basta.
Questo il commento di Giorgio:


Come...alcuni... sanno "faccio" il musicista professionista da molti anni e quindi ho la capacità di giudicare senza spocchia cose, persone e vicende di quello strano mondo che si chiama musica. 
Luciano è un artista speciale perchè meglio degli altri (sicuramente del sottoscritto) sente gli accenti, il ritmo e l'andamento delle frasi. 
Non fa fatica a suonare, tutto gli viene facile, modulare in ogni tonalità, accompagnare senza mai prevaricare e apprezzare gli altri; se avesse avuto la possibilità di studiare al Conservatorio oggi dove sarebbe arrivato! 
Ha scritto canzoni che rimarranno per sempre, il Tango de Palù, Cinzia, e molte altre, ed io vorrei trovare il tempo per dedicargli un grande concerto arrangiando quelle canzoni per un 'orchestra sinfonica facendole poi cantare ai tanti gradesi che lo sanno fare. 
Chi mi da una mano? Auguri caro Luciano!!!

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17 gennaio, 2014

Luciano "Siego Facchinetti" (Ciano)

Luciano "siego" Facchinetti compie gli anni.
Per festeggiarlo degnamente l' unica è ricordarlo musicista come gli è sempre piaciuto.
Auguri Ciano.

Eccolo qui in foto d'epoca con i suoi compagni del tempo


Con Matteo Olivotto, Alide, Claudio Canaro. Artuto, Gigi Sclapa e con Gianni Cavalin gli anni vanno dal 60 al 65


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16 gennaio, 2014

2000 post, una storia graisana




Ho esordito con queste parole nel mio primo post  nel 2007 e onestamente non credevo di spingermi lontano.

"Aprire un blog, è un' impegno che prima di tutto si prende con se stessi perchè, ovviamente, bisogna che tu abbia qualcosa dire. 
Io cercherò di sussurrare a quelli che sono interessati le vicende del mio paese sentite camminando per le "cube". 
Esporre, cioè, il punto di vista del popolino sulle varie novità che si leggono distrattamente sui quotidiani, che a volte modificano profondamente la realtà quieta di un piccolo paese com' è il nostro, Grado, senza che nessuno pensi bene di intervenire se non con le "ciacole" di Strada."

Uffa, una gran fatica, duemila post in sette anni di attività da blogger, quasi un milione di contatti da tutto il mondo.
No, non è vero, è stato un gran divertimento una spinta a cercare documenti, fotografie, curiosità di questo nostro paese dove la vita non è mai tranquilla ma se non altro non ci si annoia.

Il gusto di trovare amici, ritrovare gente lontana e ormai abituata ad esserlo e fargli venire la malinconia della lontananza, fargli sentire che "'al deo puntao" di S.Michele guarda proprio loro.

Il gusto di "fare comunità" nella comunità, un po faziosa ma vera senza peli sulla lingua, insomma "graisan".

E' stato ed è bello condividere con la "zente" emozioni, battute scherzose, poesie, storia graisana.

E la navigazione continua.

Gravo ze proprio la gnò stela. 

Sapevatelo.
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15 gennaio, 2014

Bambini prodigio?

Leggo intorno- intorno di bambini prodigio che sanno fare cose che a  noi umani sono vietate. 
Su questo io, che sono un nonno, credo che i bambini prodigio dovrebbero essere vietati per legge. 

Un po’ perché un bambino, da bambino, dovrebbe fare il bambino, quindi scaccolarsi, pronunciare male le parole, sbucciarsi le ginocchia, fare i capricci, non mangiare gli spinaci,
mica il prodigio.

Un po’ perché il bambino prodigio, poi, quando cresce, non è mica detto che resti un prodigio. 

Magari diventa un adolescente bravino, un adulto così così, e per la delusione gli viene la depressione. 
Forse inizia anche a bere da grande. 
E chi inizia da grande poi non smette più, mica come chi inizia da adolescente che dopo un po’ lascia perdere.

Un po’ perché il bambino prodigio brucia le tappe, e fa quello che la gente non prodigiosa fa con più calma, un passo alla volta. 
Il bambino prodigio fa tutto subito, e quando ha, per dire, 10 anni, già inizia a chiedersi - “E adesso che faccio?”, e a 15 gli prende la frustrazione e inizia a bere, solo che non inizia come gli altri adolescenti, che lo fanno perché sono ancora mezzi scemi, lui inizia convinto, e a 20 anni è un alcolista prodigio, poveraccio.

Un po’ perché il bambino prodigio, da grande, sentirsi dire di continuo che è un ex bambino prodigio, secondo me gli girano i coglioni.

Allora, ecco, parere mio, se uno è un bambino prodigio, gli conviene aspettare, magari nascondere di esserlo, fare il bambino, fare l’adolescente, poi l’adulto, godersi la vita, e alla fine, a una certa età, sfogarsi, e fare il vecchio prodigio. 

Così uno la vita se la gode, pure se ha avuto la sfortuna di essere un prodigio.

Sapevatelo



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14 gennaio, 2014

Caligae Saete e la Quabita

C' è scritto ben poco della storia della gente di Grado  tutto si tramandava oralmente, così, per rendere più efficaci racconti di fatti che dovevano fare un lungo percorso nel tempo e passare da generazione in generazione, li si condiva di mistero e di complesse liturgie mistiche.

Vediamo le fasi di un rito propiziatorio un po desueto e pochissimo conosciuto: La Quabita

Alle volte, nonostante la grande perizia che poggiava su conoscenze sperimentate dal tempo, c'erano dei fenomeni atmosferici molto temuti dai pescatori contro i quali si usavano degli espedienti che potevano essere considerati dei veri e propri riti in cui religiosità e magia erano fuse insieme. 

Uno di questi è chiamato la Quabita ( una traduzione possibile del termine è:  cantilena) e i pescatori lo usavano contro temporali minacciosi, trombe marine, ma soprattutto contro "le saete"  per la salvezza di tutti coloro che erano in mare.

Il rito veniva compiuto da un vecchio pescatore che disegnava sulla sabbia il Gropo de S.Simon in riva al mare poi, voltando il capo all'indietro, colpiva con un coltello il centro di questo disegno, nel mentre pronunciava:
S.Barbara e S.Simon deliberene de sto lampo e de sto ton e de sta saeta, S.Barbara benedeta.

Questa storia di Mauro Marchesan racconta di una vicenda legata alla navigazione, alle saette e al conseguente miracolo legato all' invocazione della Quabita.


 BELBELO 

Tornevo cantando de Piran 
'na domenega d'istae 
su la batelussa del siorpare, 
co' quatro culpi de remo 
e do 'ngornae de malvasia. 

Pareva sucoro 'sto vin 
de bon bocato istrian, 
fato co'l oro e col sol 
de 'sta tera de piera dura, 
oltra le Aque de Fora. 

Ma de colpo xe cagiuo 'l sielo, 
che'l pareva 'na gata nigra, 
e i tuni i s'à messo a zugâ 
coi lanpi a le burele, 
e duto me s'à rebaltao indosso. 

'L mar xe deventao sielo 
e 'l sielo xe deventao mar 
e la batela la xe 'ndagia a fundi 
a colegasse stanca duta in soncareli, 

e me me sbatocièvo perso 
in 'sto diopossa de sventura, 
comò i sievuli in seragia 
prisonieri in te le cogolere. 

Xe cussí ch'è perso la vida 
e oni speransia de risorze, 
comò i sabionanti morti 
soto un trabacolo massa cargo. 

Ma comò che stevo in fundisia, 
pronto pre 'l oltro mondo, 
m'è sintio ciapâ pe' la nazarena 
e tirâ su de 'na man santa 
che la m'à ghitao san e salvo 
in te la Marina de le Fontane, 
fra i stirpi de zenevro, 
comò se fósso stao un caratelo. 
* * * 
Xe grassie a un miracolo, 
nevudi mie beli, 
che son incòra qua a contavela 
e a segnave sul sabion 
'l gropo santo de San Simon, 

assiò che 'l ve vardi la cacùcia, 
da duti i lanpi e le saete in mar, 
comò che'l à fato co' me 
un monte de ani fa, 
e che'l ve deliberi dei piriculi, 

dei luvi cativi e de le freve, 
del mal de la pele e dei vogi, 
de le desgrassie e de oni risía. 
Feve la crose e canté 'nsieme co' mè 
la santa Quabita contra il siòn, 
e che ve scolti pre dabón 
Santa Barbara e San Simon. 


Usate il link del traduttore inserito a fianco per i termini più desueti.

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13 gennaio, 2014

Festa in compagnia a S. Zulian

Eccomi qua, oggi dovrei pubblicare la controreplica di Natalino Marchesan che propone la regolamentazione del centro storico con tende quadre, tende trapezie e de porta via.

Oddio che fuffa, non mi riesce di digerire tutto questo attivismo, quindi ho deciso che Natalino aspetterà che gliela pubblichi il Piccolo la sua consueta lista della spesa.

Ho letto anche di una grossa polemica tra soci dell' Ascom gradese, e questa si che è grossa perchè un pacco di imprenditori grandi e piccoli non si sentono tutelati nell' azione sindacale dell' Ascom ritenuta troppo piegata sull' Autorità costituita e vogliono dare le dimissioni per costituirsi autonomamente sindacato.

La reazione odierna dell' Ascom prelude ad un aumento rapido dell' attività sindacale per evitare un disastro;  e lo è, dividersi quando si è in difficoltà non porta mai da nessuna parte, bisogna rimanere uniti, si cambiano casomai le rappresentanze.

Ma stiamo avviandoci verso carnevale e ogni scherzo vale, chi vivrà vedrà.

Nel frattempo  io sono reduce da una splendida giornata in S. Zulian con i soci dell' Associazione Graisani de Palù e Nautisette di Aquileia, una festa che è un peccato che tanti graisani non frequentino più, nata nel lontano 1984 per iniziativa dell' Associazione  è la festa dell' inverno graisan fatta per rinnovare amicizie e compagnie.

Hanno partecipato i sindaci dei nostri Comuni e tantissima gente di Aquileia e oltre, al punto tale che noi graisani eravamo minoranza, per fortuna io ero con Enzo Tirelli che fa volume da solo e avevo l' impressione di essere in tantissimi.

Una bella giornata dunque, ogni tanto bisogna fare un breck perchè i problemi non abbiano il sopravvento su tutto.


... e in compagnia soltevo anche me...

Mario Pigo aveva  dedicato a questa festa una sua poesia rileggiamola:


SAN ZULIAN


Da tramontana 'ndando per ponente
longo 'l canal 'rivemo a San Zulian;
vignimo zo del legno lentamente
e caminando ciacolemo pian,
perchè rispeto vol quel logo ameno,
un tenpo dedicao al Dio Beleno.

Ne speta Dea Cristina pe' i unuri,
comò la diva de un castelo antico;
profuma l'aria, intorno tanti fiuri,
in questo logo duto te ze amico;
e questa pase, 'sta gran pase vera,
de San Zulian fa un paradiso in tera.



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