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29 aprile, 2008

Spiagge e Litorali


La storia delle spiagge di Grado e la loro evoluzione è abbastanza misteriosa, per tanti secoli è stata solo naturale, poi all'improvviso l'uomo ha dato un'accelerazione modificando l'ambiente per piegarlo alle proprie esigenze.
In questo estratto dallo studio del Prof. Ruggero Marocco si riesce a seguire l'evoluzione dal 1915 al 1949:

Evoluzioue del litorale dal 1915 al 1949
Nella prima carta del territorio da parte dell"Istituto Geografico Militare Italiano , eseguita nel 1915 con aggiornamenti del 1917, non si osservano rilevanti variazioni del litorale dagli ultimi rilievi austriaci. Si coglie, invero, una non certo lieve variazione dei fondali determinata dall'avanzata di circa 200 metri verso Ovest della batimetrica 2 che doveva delimitare l'imponente Banco della Mula di Muggia (non rappresentato in carta). Si registra, inoltre, a confronto con i rilievi austriaci precedenti (1896-97), la formazione di nuovi banchi di sabbia tra i due lembi dello smembrato cordone litorale che vanno ad occludere la vecchia "fosa" del canale dei Moreri. Nel 1906-08 l'Amministrazione Comunale decide di costruire due moli o "gettate in pietra ruvida" alle due estremità del1a diga - murazzo di cui solo quella di ponente risulta visibile (anche se con dimensioni esagerate) nella carta dell 'I,G.M. del 1915. Mancano in questo rilievo cartografico i primi due pennelli su pali (lunghezza m 180) posti a difesa dell'arenile dopo la disastrosa mareggiata del 1910 e ben visibili in una Mappa di Grado del 1914
Nei rilievi cartografici eseguiti dall'I.G.M, nel l 938 , ricompare il Banco della Mula di Muggia in posizione decisamente variata rispetto al 1896-97. Il banco semi sommerso manifesta uno spostamento verso Ovest di circa 600 metri nella parte apicale e di circa 200 metri nella lingua che si allunga verso la Sacca. La spiaggia di Grado si amplia verso levante con un nuovo tratto (lungo circa 950 metri a partire dal III pennello e con larghezza media di SO metri) che si protende "a mo' di sperone verso la Rotta", Il progetto di prolungamento della spiaggia venne realizzato in parte nel 1926 (primi 400 o 600 metri. (secondo DE GRASSI & DE GRASSI, l 957). Nel 1935-38 il "Genio Civile prolungò ulteriormente la strada argine-lungomare sino alla Rotta, difendendone l'unghia con gettata di pietra e munendola pure di pennelli. L'arenile venne creato attraverso rif1uimenti di sabbie dai fondali sabbiosi antistanti. Nel contempo ad Ovest di Grado la foce del Porto Canale (Fosa) viene delimitata da una diga di levante dalla gittata di circa 1200 metri e d'altezza di circa m 2,6. Questa opera, eseguita dal Magistrato alle Acque di Venezia per la regolamentazione idraulica della laguna, ebbe iniziò nel 1927-28 e fu ultimata nel 1934. Nel frattempo l'abitato dell'isola di Grado continua la sua espansione con una progressiva e tenace azione di colmata dei territori lagunari circostanti,
Dal 1938 al 1949 si registra il completamento del collegamento della spiaggia di Grado con la Rotta ad opera del Governo Militare Alleato. n materasso sabbioso della spiaggia fu prelevato dagli scanni antistanti. Secondo una stima il materiale sabbioso utilizzato doveva aggirarsi, per tutta la nuova spjaggia, attorno ai 90.000 mc .

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27 aprile, 2008

Tur Sub



Interessante iniziativa quella proposta dalla Protezione Civile Sez. di Grado Squadra Subacquei.
Il Progetto TurSub prevede immersioni guidate sulle Piere di S.Gottardo,di S.Agata sui banchi protetti di posidonia, sul "grebeno di S.Piero" e sul relitto del B24.
Immersioni adatte a tutti anche principianti.
Con l'aiuto del bravo Lupi abbiamo costruito il progetto in 3D dell'immersione in S.Gottardo.
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25 aprile, 2008

Grado je t'aime, bla,bla,bla.....

Dedicata ad un amico, che per un giorno potrà volare.


Senza commento.
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23 aprile, 2008

Grado e i Francesi


La storia di Grado si intreccia con i Francesi nel 1807. Con il trattato di Fontainebleau viene stabilito il confine tra Francia e Austria - l'Isonzo con le sue rive sino alla foce all'epoca stabilita alla Sdobba.
Entrarono quindi a Grado i nuovi padroni di Venezia e vi lasciarono un manipolo di soldati.

Sin dall'inizio le cose non andarono bene perchè la nostra gente abituata all' obbedienza, più che alle leggi, delle costumanze e della fede, mal sopportava quella ventata di emancipazione sociale che il pensiero rivoluzionario francese portava con sè e irrideva della loro fede.

Nonostante ciò i Francesi lasciarono dietro di sé due cose importanti per l'epoca:
una scogliera a protezione dell'abitato (visibile ancora oggi dalla diga, per i tempi realizzata velocemente),
il forte costruito dopo l'incursione inglese del 1810. A tale proposito bisogna ricordare che con quella incursione gli Inglesi, delusi dallo scarso bottino, per rappresaglia dettero fuoco tutto l'archivio storico di Grado lasciando senza memoria il nostro paese.
El xe Atila flagelum dei
e i inglesi sò fradei


Il manipolo francese lasciò Grado il 18/1/1814.
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20 aprile, 2008

Transition Towns




Tra gli scenari che si prospettano in seguito alla crisi energetica e ambientale che sta attraversando il pianeta è inclusa la possibilità di un esaurimento delle riserve petrolifere. Alcuni gruppi di persone hanno deciso di non farsi prendere alla sprovvista e si stanno preparando ad una transizione verso una società senza petrolio.

Si tratta del movimento britannico delle Transition towns, una serie di piccole città che stanno riconvertendo le attività di produzione, di consumo e di servizio verso forme “oil-free”. Ripensare il modo di procurarsi l'energia e gli alimenti è il principio alla base del progetto, superare la monocultura del supermercato e l'importanza dei prodotti locali.

Solo riducendo al massimo le distanze fra produttori e consumatori si può infatti evitare di consumare petrolio. L’agricoltura diventa quindi assolutamente organica e gli spazi rurali si integrano a quelli urbani. L’approvvigionamento di energia si affida solo alle fonti rinnovabili e ad un serrato regime di risparmio.
I cittadini e le comunità devono nuovamente acquisire competenze perdute, imparando a coltivare da sè i prodotti che consumano e fare affidamento sulle proprie forze che è garanzia di consapevolezza.

Una transizione che comporta uno stravolgimento degli stili di vita, dunque, ma che, sostiene la transitiontowns.org, è bene abituarsi ad attuare se non ci si vuole trovare impreparati nel momento del “peak oil“.

Non è fuori di noi che dobbiamo cercare la fonte di energia che ci salverà. Come diceva Quelo (Corrado Guzzanti): "la risposta è dentro di te. Epperò è sbagliata".

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Sondaggio


Ecco i risultati del sondaggio di aprile. Come si può vedere dai numeri la gente vuole che qualcuno si muova e proponga una diversa interpretazione del dispositivo di legge che assegna ai pescatori professionali anche la battigia, qualcuno in verità se ne frega e a proprio rischio farà quello che ha sempre fatto. Da parte mia mi muoverò per interessare un' associazione che organizzi la raccolta di firme.
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19 aprile, 2008

Julia Felix - Fasti e Nefasti Gradesi


Giovedì, il lyons club di Grado ha presentato un'interessante conferenza di due ricercatori archeologici tra cui il dott. Dario Gaddi graisan sulla Julia Felix la nave e il suo carico in previsione della prossima apertura del Museo del Mare a Grado.

Ma la vera chicca è leggere quello che, a tale proposito, i bambini della 2 media M.Polo di Grado coordinati dai prof. Matteo Marchesan e Lorenzo Boemo hanno scritto dell'evento nel 2004 pubblicando un libretto "Fasti e Nefasti Gradesi" un compendio della storia di Grado. Bella lezione di stile e sintesi per tutti noi.


"Segue la decima regione, affacciata sul mare Adriatico, cui appartengono la Venezia marittima, il fiume Sile dall' agro di Treviso, la città di Altino, Il fiume Livenza dall'agro di Oderzo e il porto con lo stesso nome, la colonia di Concordia, I fiumi Lemene, Il Tagliamento Maggiore e Minore, lo Stella, dove affluisce Il Varmo, l' Aussa, Il Natisone con Il Torre, che lambiscono la colonia di Aquileia, posta a 15 miglia dal mare, e i rispettivI porti" (Plinio)


Una stretta duna, che concorre a delimitare l'ampia laguna dal mare aperto, sostiene, entro l'allineamento delle mura antiche, una cittadina affollata di umili edifici che quasi nel centro cedono il posto ad altri edifici di primaria importanza storica ed artistica. Nel complicato sistema portuale di Aquileia sorge un villaggio portuale e poi vi si sviluppa un centro fortificato, perché siano assicurate le funzioni dello scalo, ma anche per un sito sicuro in cui offrire rifugio alle genti, alle autorità, alle istituzioni della vita organizzata. il ritrovamento della Iulia Felix, l'imbarcazione romana del 2'_3' secolo d.C. segnalata nel 1986 dal pescatore maranese Agostino Formentin, avviene nell'estate del 1987 al largo di Grado. "La composizione del carico della nave, che gli esperti identificano come una piccola oneraria romana lunga circa 16 metri e larga 5, della fine 2° inizio 3° secolo d.C. , risulta essenzialmente costituita da anfore di produzione africana ed egeo orientale: certamente alcune di queste contenevano il 'garum', la famosa salsa di pesce e vino. Forse l' imbarcazione era adibita ad un commercio specializzato, a corto raggio, forse attraverso un itinerario commerciale limitato all' alto Adriatico, avendo come punto di riferimento principale il porto di Aquileia. A testimonianza di questa tesi il fatto che nel carico risulti anche una botte lignea contenente cocci di vetro: centinaia di frammenti di vasi di vetro destinati ad essere rifusi". Assieme ai resti di muri in città e ai reperti archeologici lagunari, la nave testimonia la presenza romana sul territorio gradese nell'antichità.



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16 aprile, 2008

IN FONDO MI DISPIACE


Bhe si! sono contento d'avere finalmente un nostro concittadino consigliere regionale, ma per il resto in fondo sono deluso, anche se capisco, dall'insensibilità della gente sulla difficoltà di amministrare correttamente la cosa pubblica.
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15 aprile, 2008

Festival della Canzone Gradese



Ricevo e pubblico questo pensiero di Leo sul festival appena concluso, sono reminiscenze un pò tristi del passato.
Io spero per tutti che sia un prologo e non un epilogo, comunque sia grazie a tutti mamuli che ci fate vivere questi momenti.

Prologo al Festival della canzone gradese 2008

“PARADISO
O voi che siete in piccioletta barca, 
desiderosi d'ascoltar, seguiti 
dietro al mio legno che cantando varca, 
tornate a riveder li vostri liti: 
non vi mettete in pelago, ché forse, 
perdendo me, rimarreste smarriti."

(Dante Alighieri)


Stanote (proprio) no rivevo a durmì:
sarà stao forsi pe’ la caligà che se pariceva là, in busata.
Fata note, quela cargaura de siroco la s’à scontrao in mar… e he sbusineo de vento in contrà e mo’ Dio che sbatoceo de scuri…tanto fisso de sconde ‘l scanpanoteo che segna, da secula seculorum, ‘l tenpo de lassù.
Me pensao che, squasi squasi, l’ Anzolo al se vessa logao (reparao) drento in sufita… co duto l’orologio.
Ma quel nero buligheo in sielo, de dito al fato al s’ha quetao, (calmao)…. pareva comò ‘l volessa fame capì gargossa…xè forse un segnal ???
Se stiariza a Levante, ‘na luze biava, puo senpre più forte, me orba e comò ‘na caressa sorze l’arcunbè. Siii alleluia, alleluia al ciaror grando.
In Paradiso, sora del maltenpo, de’ tuni e lanpi, saete e sionere quel batibogio no gera oltro che ‘l prinsipio …a la festa che stà pe’ nasse … i gera, megio, i xè, duti in vagassiòn propio pel bando de ’l festival de la cansòn.
E me pareva de vighili i mamuli nostri, a ciapi, tra ninbi e “celestiali visioni” duti ciapai pel nome de Gravo, li vego la nfondo zuvini, beli e petenai….onidun ‘cufao in avanti, comò in batela o squasi che ‘l stessa pregando in prusissiòn.
A tramontanes Giacometo che, no podendo scrive la puisia de mesanote, al zonta garghe parola per governà i stranboloti.
De fianco Aldo, (duto ciapao), ‘nbarbario, a brontolà co’ do anzuli cherubini perché, dovè (ben) savè, che anche lassù per organizà ‘vol i dindini.
In tera, in pie sora de la bita granda, a dirige Atilio, a bordo dell’Amiralia ancora in Porto, l’orchestra e le megio voze de Gravo che le ‘npissa ‘n canto: in sercio Edy, Eleazaro, Nandy, Mateo, i Subert …e ancora ……… che canto , che comossiòn, un gropo in gola, me score ‘na lagrema che la me impedisse de ricogniussili duti, ma li sento cantà …che festa.
No ve fasso ‘l nome de duti perché, se dovesso demsentgamene gargun sarave stao la fine ….e no solo del sogno.


In desparte, co’ la matita in man, Mario e, rente al nuolo de scrimisìn, Dante co’ i spartiti pusai sui genugi, duti do i se la rieva pensando al saco vecio e sbuso … finemente i lo vegheva de la suso co soso mamuli e mamole a fa’ i baluncini tra le cale. Scusse, stele sul sabiòn…al mondo s’à ribaltao e al Paradiso al xe de soto.
‘Ncora in la, in levante Gilio, duto ciapao a provà un sketch, un testo “delirante e divertente…dal finale irriverente”…tra un cin cin e un hurrà….
Al bando al bando!!!! i siga de lontàn e garghedun riando responde …Canditi…canditi
Ma i Spirti Contempleati, San Pier Damiano e San Benedetto, i fa reciamo ai graisani rispondendo co’ voze forte “al bando si ma solo se cucinate un buon boreto”.
No posso creè ai mie vogi, in quel logo selestial no esiste tenpo e ne orologi, che paze…. ma i graisani, co’ l rie de fantulini, i xè rivai a fa rabià (in Paradiso), i beati cherubini ….beati ?…’na volta
Là in “sielo de le stele fisse” che recorda i Prelati….si lo vego, al xè la ciaro, trasparente, dal portamento fin, al se caressa le mane, comò de scoldassele e pùo co’ i dii ‘l tormenta al quadrato porpora: “Sia lodato Bonsignor Fain…
“fasè i bravi.. e recordeve, ehmm ricordatevi che avete la mia benedizione”… Me scanso, torno ‘ndrio e me apare Santa Cicilia, la caressa ‘na cratura, puo se fa ‘ncontra Jano. Me par comò de veghelo ‘’tel curidòr, che da la sagristia porta ‘n Ciesa, al finì de la predica a Messa Granda”: Jano al scantina ‘l cavo, ‘l’ se giusta i ociai e ‘l se comoda sul trono …l’ organo a sento cane.
Sento do voze, me par de cognosele rotonde e dulsi comò ‘l profumo in contrà co’ i sigheva bussulai, si …ssii, me par ssi, e no me par noo, …ma quel che ciacolà de siguro xè Giovani, Giovani Tronbai che i conta, sentao su le scale de un balaòr che par tanto Culdemuro, comò ‘ntonà voze e strumento all’amigo, rivao de poco. Arturo ‘l camina un giosso vacolo e stanco, ma fiero co soto brasso ‘l so viulin. S’inpigia la Festa e me me sento duto ‘nborassao, (comò che ‘ndesso a torsio) no rivo governà la batela e ili, ‘n coro i me canta: “Graisani steme ben” e saludeme l’Anzolo. L’ Anzolooo????!!!!
Ma comò saludeme l’Anzolo se semo in Paradiso, la casa de ...don don ..e ‘ntanto bate le sete. Don don don, l’anzolo ‘l ze da denovo sul campanil, la logao l’orologio e le canpane torna sonà. I scuri lassa passà un ragio de sol che me orba e me resta inamente na bela melodia: vose, ghitara e viulin ‘n bel canto de Gravo…scusse stele sul sabiòn,
’l mondo ribaltao, al sielo xè de soto,
desso demo voze ‘l Festival
Festival de la Cansòn domilaoto.

Leonardo Tognon

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14 aprile, 2008

Medea di Pasolini in laguna di grado

Ho rintracciato in rete questo stralcio del film Medea girato nel 1969 da P.P.Pasolini a Grado in mota Safon. Per me, che ho contribuito al recupero del vecchio casone con grandi difficoltà per dimostrarne l'esistenza agli uffici preposti all'autorizzazione della ricostruzione (le norme in materia, giustamente, sono severe), è stato illuminante e in qualche modo appagante di un lavoro -più un'idea- perseguito con tenacia e perseveranza dall'Associazione Graisani de Palù.
Lo scenario di quarantanni fa è stupendo e fa capire perchè Pasolini ha utilizzato come sfondo di un film storico come Medea un contesto intoccato e straordinario come la Laguna di Grado che sembra sospesa nel tempo.
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13 aprile, 2008

Edi Tonon




Edi Tonon fu un vero figlio di Grado , con pregi e difetti, da prendere o lasciare. Un talento incredibile per la poesia, le storie. Una sensibilità straordinaria, che probabilmente lo faceva soffrire, lo ha portato a descrivere con grande ironia tutto quanto lo circondava senza risparmiare neanche se stesso.
Ci ha lasciato non molto ma aveva un enorme talento, testimoniato anche da Biagio Marin. Resterà comunque sempre nel cuore di tutti i veri "graisani " per il suo modo gentile e distaccato di vivere una vita difficile senza mai farlo a pesare a nessuno.

A Edi Tonon

Da tanti spini
t'ha trato rose,
ciare odorose
comò i matini.

La luse t'ha evocao
da la piera più dura
e la note più azura
dopo 'l sol tramontao.

L'amaro in miel
t'ha convertio,
l'aspro in valio
e l'ala tova in siel.

Quanto dolor
e quanta solitae
anche d'istae
nel grando sol.

El to verso preghiera,
filo d'oro de canto,
el melodioso pianto
d'usignol cò fa sera.

BIAGIO MARIN

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11 aprile, 2008

Grado 1959

Sono riuscito a comprimere a livelli web questo video costruito con i filmini del Cav Caressa, ringrazio il figlio Stefano che ha messo a disposizione l'archivio, è un documento storico di una Grado di cinquantanni fa. Per le musiche ho utilizzato canzoni di Valerio Pastoricchio e Aldo Tognon. Merita una visione.
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08 aprile, 2008

Menego Picolo "Domenico Marchesini"


Completo la poesia de Menego Picolo, sottolineando un particolare: Usa Ze non Xe per essere di Biagio Marin, questa licenza poetica è entrata nell'uso comune dopo la pubblicazione dei libri nel nostro grande poeta ma il purista Marchesini non ha abbandonato la forma arcaica e corretta del dialetto. Oltre a ciò si delinea un quadro bellissimo della pesca lagunare che inizia dopo S.Marco il 25 aprile:

Pescauri de Palù

E co 'l veh timor de Dio
Pe so grazia del Signor
Duti a Grado 'i ne sta drio
E i pesseri 'i ne ha inte 'l cuor.
Cane,nasse e coguluzzi,
Nostri impresti per seragia
E tante arte de so magia
Per canal, qua va in lavor!

Da l'Isdoba in sin a Buso
No ze miga una voga!
E...dute aque che a toh suso
Fa i gui, cievuli e l' Orà;
Se, ze campi che i fa a nasseh
Bori vivi a volontae,
Duti in nostra 'redotae
Da Sa-Marco, ben se sa!

Che' i ne diga,sacagnani!
Ma ze questo un bon mistier;
Per vantase de graisani
Vol le tessere e 'l vier.
E a cason qua steno paghi
Sia de ponto sia de fele,
Cu in braghesse cu in gonele,
Suore, frà, marì e muger.

Noltri deno i Quarti in Ciesa
E agra sia a cu che no vo;
Senza radighi, a la peza,
"Gravo Nostro"! a dih se pol.
Dal vadagno, i nostri veci
Sempre i gera int'un conteo,
No i tolva su un caneo
Seza pesse per pagiol.

Sì, 'i spartiva i marculini
Co balansa e co vin bon,
E le femene, in manini
Le marceva, e co razon.
Si! Sa-Marco benedeto
Per dahi grazia ai pescauri
Fato 'l ne ha comandauri
De 'Palù, nostro paron

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07 aprile, 2008

Domenico Marchesini (Menego Picolo)


Domenico Marchesini (Menego Picolo) nasce a Grado nel 1850 e vi muore nel 1924, figlio della Grado storica poco conosciuto perchè purista del dialetto antico, attraverso i suoi scritti riusciamo a conoscere l'arcaismo dialettale del vero proto veneto graisan che evita con grande attenzione le contaminazioni del giuliano triestino, proponendo con forza la vigoria del dialetto autentico graisan.
Propongo uno stralcio di una sua poesia dedicata ai

Pescauri de Palù.


Fra stì tapi e ste aquicole
su la mota qua a cason
duto al mondo ha quatro sole
noltri invese sie stagion:
Ze Nadal, puo ze i Dizuni,
Ze Drio Pasqua, Orele Istae
E co quele minsionae
San Miciel de 'l s-ciopeton.

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06 aprile, 2008

L'Ostricoltura


L' ostricoltura si pratica nelle nostre zone fin dai tempi antichi. I romani apprezzavano certamente l'ostrica, ma si trattava di molluschi che crescevano naturalmente non allevati. L'allevamento si cominciò a praticare seriamente nel comprensorio triestino (Zaule e Servola) e sulle coste Istriane e Dalmate. Le prime notizie di questi allevamenti risalgono al 1730 ma il maggior impulso lo ebbero alla fine dell'ottocento con l'intervento della Società Austriaca di Pesca e Piscicoltura Marina, che introdusse un sistema più razionale di allevamento, mutuato dai francesi.

I parchi detti alla francese erano costituiti da pali di rovere conficcati sul fondo e con tramezzi di sostegno per la sospensione delle reti e collettori di ostriche.
Con le guerre e i grandi cambiamenti che seguirono l'ostricoltura venne dimenticata, ma rinacque con la Compagnia Triestina di Ostricoltura nel 1970, che praticò con successo in laguna di Grado l'allevamento intensivo delle Ostriche, la loro commercializzazione e diffusione su scala nazionale usando, prima in Italia, le vasche di decantazione e stabulazione del prodotto per garantirne la salubrità. Nel contempo la flotta peschereccia di Grado nel periodo invernale praticava con i rampi la pesca delle ostriche nei ricchi banchi naturali del Golfo di Trieste. Finita l'esperienza della CTO l'allevamento delle ostriche fu abbandonato i banchi naturali si sono impoveriti e in genere la coltura delle ostriche fu sostituita nel Golfo da quella dei mitili.

I dati economici di vendita e di consumo del prodotto indicano che il settore con un minimo di investimento si può rimettere in piedi, non più in laguna, causa il progressivo tombamento dei canali lagunari l'anossia è sempre in agguato specie nel periodo estivo, ma affiancando e utilizzando in parte i vivai on line per l'allevamento dei mitili. Da qualche anno è in corso uno studio per la realizzazione di tale progetto nelle acque antistanti la zona dei filtri di Aurisina, la ricerca riguarda le sole ostriche piatte o edulis, perchè più pregiate e più adatte alla alta salinità presente in quelle acque.
Continua.......
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05 aprile, 2008

U.S. Gradese



I graisani tra i tanti talenti ne hanno uno in particolare, una spiccata predisposizione per il gioco del calcio. Al balon ce l'hanno nel sangue anche se poi, la discontinuità la poca voglia e l'ombra del campanil ha fatto si che ben pochi siano veramente emersi. Non conosco bene le origini dell' U.S. Gradese ora miseramente scomparsa, ma risorta come Gradese Calcio. Ho ricevuto queste foto della formazione del 1929 e1931/32 e mi pare giusto ricordare una grande squadra. Se c'è qualcuno che ha materiale avrei piacere di pubblicarlo per ampliare l'archivio del blog.

La Formazione

1. U.S.GRADESE del '29 -in piedi: Tarcisio TOSO ( emigrato in Argentina), A.AMBROSIO, A. TESSARIN, E. SCARAMUZZA, Carlo TOSO (motorin);
accosciati: Giuseppe DOVIER, N. MAROCCO, dott. Ferruccio DEGRASSI
seduti Daniele TOSO; Ervino MAZZOLINI, dott. Nicolò OLIVOTTO.

1931-1932 - U.S. GRADESE

in piedi da sx: G.Gaddi, G.Dovier (B.Zamaria), B.Olivotto, E.Mazzolini, DanieleToso, A.Ambrosio, Jetri;

seduti da sx: Carlo Toso (Nino - el motorin), Pietro Toso, Andrea Tessarin, Pietro Corbatto (cagnol).
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02 aprile, 2008

Idee e Sorprese del Management


Percorso delle recenti proposte del management Git


Acquisizione dell'idea (al mercatino delle pulci pè sparagnà)





Elaborazione faticosa e diffusione mediatica






Sorpresa!!!

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01 aprile, 2008

Risultati Sondaggio


Ecco i risultati del sondaggio proposto in questi giorni.
Per certi versi sorprende, le ciacole portavano verso altre direzioni , una così grande differenza tra chi approva e chi no, ma tant'è, vuol dire che la gente che pratica l'uso della ciacola è in netta minoranza rispetto al resto.

P,S, nessuna pretesa di verità ma semplicemente uno strumento messo a disposizione del pubblico della rete.


clicca sulla foto per ingrandire
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Lunario di Aprile di Tore Degrassi



Per aprile Tore Degrassi propone una serie di strofe tratte dalla saggezza popolare.
Accompagna il tutto un disegno di Bepi Liusso so grande amico.


April


Xe april e più no dorme
né possa più la tera;
sui campi xe un enorme
lavor de fa fin sera.

El bravo contadin
le piante el se governa:
xe 'na faiga eterna
fa crèsse pan e vin

Fradei, féve coragio,
magnè stè quatro schile,
che, co finisse aprile,
ritorna a vigni magio.
Per el santo Isidoro
el sol xe za de oro

Neve de marso consuma
neve de april consima.

Piova de april
ogni giorno un baril.
ApriI duto el stiarìsa,
e in sielo sbola la salisa.
Le suche ciosote
semenae in apriI,
deventa pansote
comò un baril.



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