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28 novembre, 2022

IL NUOVO PONTE GRANDO


 


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ONORIO DISSETTE

Il post di oggi lo dedico ad un personaggio storico importante, avendo fatto il maestro elementare per lunghi anni, per la nostra formazione culturale : 


ONORIO  DISSETTE



In piedi, in tutta la sua altezza, il fisico integro e asciutto, tipico di chi ha praticato per molti anni un’intensa attività sportiva, ha militato per dieci anni nelle file della società sportiva “la Gradese-calcio”; ha fatto parte assieme a Placido Gimona della rappresentativa regionale calcistica del Friuli-Venezia Giulia. 

Nel 1935 ha vinto il titolo italiano juniores di salto in alto, ha anche gareggiato ai massimi livelli nazionali nella specialità del lancio del giavellotto.



Nativo del “polesine”  un "Mantellina"  ma figlio adottivo dell’Isola d’Oro essendo giunto a Grado a soli nove anni, nel 1922, era nato, infatti: a Borsea S.Sisto - Comune di Loreo - in provincia di Rovigo il 25 gennaio del 1913.



Cuore di sportivo quello di Onorio ma soprattutto di artista. 

Non si contano - essendo innumerevoli - le opere da Lui scritte tra canzoni, poesie e commedie.

Danilo Onorio Dissette, il suo costante impegno ed i suoi interessi nel campo professionale non gli hanno impedito di dedicarsi alle sue passioni preferite, che sono state: le canzoni, la poesia ed il teatro. 

Ed è qui che egli ha potuto  dar spazio alla sua fantasia, che si scioglie facile, giocando anche sui più minuti particolari di una vicenda, senza tracimare tuttavia oltre gli argini di una verosimile realtà e rimanere dentro a una certa logica del senso comune.



Amore, acqua e aria sono i tre elementi essenziali che, si alternano di continuo; come il cambio delle stagioni . 

Senza perdere mai di vista, tuttavia, il sentimento amoroso.

 Perchè Dissette rimane innanzitutto un sentimentale.

 Un bizzarro, imprevedibile, sognatore e romantico.


Divertente ed ancora attuale la sua poesia di contorno.


Giornalite


Come segugi a caccia della volpe

Col cuore in gola e gli occhi spiritati,

a caccia del "giornal", sempre affannati,

si gettan quando arrivano nel bar.


Guardano attorno e chiedono al padrone:

"Il Piccolo dov' é - Dov' é il Corriere?

Accidenti occupati! Vuoi vedere,

che qui dovrò aspettare un' ora e più!"


Si siedono vicino ai "fortunati"

Che leggono tranquilli i quotidiani,

ogni minuto a lor sembra cent' anni

ed impazienti scordano il caffé.


Poi chiedono al vicin "mi raccomando

quando l'ha letto,  guardi ci son io"

 e appena l'hanno in man neppure Dio

a quei signori glielo toglie più.


Sbirciano attenti rigo dopo rigo,

si leggono la testata tutta intera,

lí economia, la cronaca più nera,

e almen sei volte la pubblicità.


Perlustrano "il giornal" da cima a fondo,

ma non basta, amici cari,

leggon perfino gli annunci mortuari,

faccio le corna e non ne parlo più!



Agosto 1996

 


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MAURO MAROCCO


 Mauro Marocco,  personaggio molto conosciuto dell’isola, ha lasciato un importante documento della città Grado.

 

Le sue foto. 


Immagini scattate durante la lunga carriera di fotografo che rappresentano una testimonianza viva dell’evoluzione e dei personaggi dell’isola. 


Una vita di lavoro dedicata con perizia tecnica e artistica, generosità e passione per il suo paese, quella di Mauro Marocco, 


Fin da giovanissimo ha seguito le orme del padre Domenico ampliando, però, i suoi interessi divenendo un vero esperto in tutti i settori, di fotografia e cinema, luci e suoni.


Ha collaborato per un grande numero di pubblicazioni d’arte e pubblicitarie di libri e riviste sia in Italia come all’estero.

È stato per lunghi anni fotografo ufficiale per la Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie del Friuli Venezia Giulia, per l’Azienda di Cura e Soggiorno di Grado e anche collaboratore del quotidiano Il Piccolo.


Nel 2001 ha ricevuto il premio “La spilla d’Oro di Grado” per la promozione fatta nell’arco di tanti anni (è stato, come il padre, anche il fotografo della spiaggia) durante i quali ha immortalato tanti personaggi fra i quali il poeta Biagio Marin che era stato il suo padrino nonché testimone delle nozze con la moglie Alba Marocco


Il rapporto con il Poeta Marin -suo santolo - era strettissimo e rinsaldato dalla totale amicizia di suo padre Domenico  e dalla continua frequentazione.


Mauro Marocco assieme alla adorata moglie Alba Marchetot ha pubblicato una raccolta delle foto storiche di suo padre Domenico Marocco che sono una pietra miliare del ricordo e della testimonianza della nostra città.


A proposito di queste fotografie Il Poeta Biagio Marin, suo Santolo, in una lettera Diretta a Mauro si esprime così:


Silenziose navigavano le nostre barche con quelle vele nell’ invisibile vento che portavano gli uomini silenziosamente nelle lontananze; che erano sempre lontananze silenziose e nel contempo musicalmente ricche di parole e dirò di più, di canto.


Io sono quasi cieco e non riesco a veder bene queste fotografie; ma pure avverto che sono di un altro tempo, che rappresentano un altro mondo attraverso il quale anche io sono passato per cui la parola che per loro tramite ora mi dice tuo padre io la capisco con tutto me stesso.

Sono il mio mondo, sono in realtà la parola silenziosa della  mia poesia.


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26 novembre, 2022

IL CORO. PICON


 


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DONNE CORAGGIOSE. A GRADO

La data della commemorazione della nascita dell' Italia (17 marzo 1861- proclamazione del Regno d' Italia) come nazione non coincide con la  piccola storia di Grado ma la voglia era tanta, ne abbiamo avuti molti di irredentisti, e la nostra appartenenza nei secoli con il mondo veneto e la  lingua ci ha accumunato con facilità ai "liberatori italiani".


A tale proposito il nostro Sebastiano Scaramuzza "irredentista" ed esule nel Regno in quel di Vicenza scriveva:

che i futuri 'nparerà da mé,

su la lengua de'i morti, quel che ze

la rajze del vivo graisan..,

che rajze?.. el istesse d'el roman



Mi piace sottolineare come data importante da ricordare per iniziare la nostra storia italiana il 26 maggio 1915.

Un giorno fatidico  per Grado  quando un gruppo di ragazze gradesi, spinte dall'entusiasmo per l'arrivo improvviso di un gruppo di bersaglieri ciclisti giunti a Grado da Aquileia, si fece regalare da loro una bandiera italiana e la issarono sul nostro campanile accanto a San Michele.

Il primo segno in assoluto di appartenenza alla nazione italiana.


Questo gesto coraggioso lo compirono le ragazze perchè tutti gli uomini validi erano arruolati con l'imperial-regio esercito austriaco, circa 1200, e la nostra città era popolata solo da vecchi, ragazze e ragazzi.


La situazione di occupazione italiana (ufficialmente eravamo nemici) è stata vissuta con un'altalena di preoccupazioni, paure e speranze di ideali entusiastici e profonda rassegnazione per cose più grandi di quelle che si potevano sopportare ed affrontare, ma ciò non toglie che era vivo l'entusiasmo per il ricongiungimento con la nuova Nazione.


Che l' anniversario sia o no matematicamente esatto non toglie valore ai sentimenti di italianità che hanno animato i cuori gradesi del tempo.


Viva l' Itaglia, (in graisan) era la voce che sussurravano per le cube.!

 


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25 novembre, 2022

gradus. 1


 


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DONNE IN SPIAGGIA


 


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il PARROCO DI GRADO- DON TOGNON


Don Sebastiano Tognon, parroco di Grado dal 1913 alla sua morte nel 1956, Graisan, primo e unico autentico figlio di popolo, Monsignore della Curia Gradese, rischiò seriamente di vedersi rifiutare come parroco da Grado, perchè il Comune nel 1909 investito dal Vescovo di Gorizia dell'esercizio del diritto di scelta tra due candidati (Ius Patronatus), optò per il candidato friulano.


La curia rifiutò e nacque una brutta storia di denunce che sembra gossip dei nostri giorni con partigiani di una parte e dell'altra e che finì appena nel 1913 con l'accettazione del Consiglio Comunale di allora. 

Ma che diritto ha esercitato il Consiglio Comunale del tempo?


Anticamente avveniva che le popolazioni dei comuni erano investite dell’autorità di scelta (Ius Patronatus) – che si esprimeva attraverso i capi-famiglia – sul parroco che la Chiesa designava.

 L’ordinario diocesano, vale a dire il Vescovo o l’Arcivescovo, allorquando si rendeva vacante una parrocchia, indiva un concorso fra i sacerdoti della diocesi e tra i candidati sceglieva quelli che riteneva idonei e presentava quindi la lista di essi al comitato dei Capi-famiglia che decideva sul nominativo di gradimento. 

Il privilegio veniva trasferito a Grado nel 1864 dai capi-famiglia al Consiglio Comunale.

Fu Francesco Giuseppe a decretare la cosa e a darne diretta notizia al podestà di quel tempo Nicolò Corbatto.


Don Sebastiano Tognon nella sua lunga vita dimostrò con i fatti di essere un buon prete e uomo di valore, un episodio per tutti:

rifiutò di consegnare il tesoro del Duomo di Grado al Re Vittorio Emanuele in visita a Grado da vincitore della prima guerra mondiale e per questo fu incarcerato ma il tesoro fu salvo dal Savoia predatore.  


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24 novembre, 2022

A. GRADO


 


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AL TRAMPULIN


                           Ciao, logo de bravure e de paure vinte in zoventù :


TRANPULIN 

Solo in mezo al mar 

comò un faro tra le ole, 

tu cunbati co' sionere, 

giasso,buora a anche nevere; 


Ma d'istae tu turni a vive, 

perchè duti i vien a catate, 

'n inpirada là del quadrato, 

semo là... dito - fato. 


Finalmente in tranpulin, 

'ndola fà i tufi più beli, 

capriole,bombe a miera 

e sta là finchè zè sera. 


Quanta zente t'hà sognao 

co^ i lezeva al depliant, 

quanti i t'hà fotografao 

invidiando al graisan. 


'Desso, tu son duto roto, 

ogni ola te fa mal, 

i te hà messo de bando 

comò un vecio in ospedal. 


Ma 'l lamento al ragia in tera, 

tu son un frà che ciama agiuto, 

tu hà 'l sudor dei nostri avi, 

no volemo 'n oltro luto. 


Solo tu e al canpanil 

se restai in sto nanbuol, 

duto 'l resto zè recordi 

che a pensà....fà solo diol. 


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AL. CASON


 


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23 novembre, 2022

CALLE TOGNON


 Il Castrum di Grado è stato oggetto qualche tempo fa di serrato processo di ristrutturazione edilizia, qualche volta portata a termine aggiustando con prudenza l' esistente, qualche volta con violenti e pesanti interventi di ricostruzione integrale degli edifici, dipendeva dalla sensibilità di ciascun proprietario.


Questa qua sotto è la visione poetica di due punti di vista di tale sensibilità per una "Ristrutturazione". Descritta da Giovanni "Stiata" Marchesan con la solita arguzia e profonda amarezza di fondo.




Ristrutturazione


Vevo una casa, là in Cale

dò veci loghi, un balaor

ninte de speciale

ma gera al sol...


'Desso al colmo spandeva un poco

gera garghe stiopaura

al tempo veva fato i sò malani.

che volè...ne ze passai de ani.


Vevo ciamao un murador

che vegna a dai un' ociada.


"Quatro cupi, un per de piere cote

e 'na maltada

No gera problemi seri

le case vecie le ze stagne!

Se femo anche al sufito

Pol esse dò giornade de lavor"


Cussì, al mistro, al me veva dito


Ma 'na matina

scuminssiagia co'l pie sbaliao

spostando un almeron

co la schena dura son restao.


-Ahi! questo è il colpo della strega-

sentensia al gno dotor "questo frega"

E via me in ospedal

proprio desso che spetevo al murador

Gera de giustà al colmo le stiopaure..


No stà preocupate pare!

Me ha mandao a dì le gnò creature.

Bravi mamuli!

Pensa a la salute!

Femo governà noltri in cale

giusto comò che tu vol tu!


De la tre giurni torno casa

e la casa...no ze più!


Al  posto de la gno casa vecia

che per me 

la gera megio de un palasso

in alto steva 'na tabela

e in tera ..un mar de rovinasso!


E la casa mia?...sparia...


I fasso me a un che gera là

co una granda machina

e 'l scaveva, 'l scaveva!

Quel barbaro in canotiera...


-Ma che significa 'stà roba?


In malo modo sto qua al me respondeva:

-Ghità zò la casa vecia e fa su la nova!

RISTRUTTURAZIONE se ciama

Ze scrito la su la tabela!-


Bel colpo-fasso me- porcamastela!

E 'desso?

Al colmo de giustà, le stiopaure

i ricordi...al gnò vive..


E la casa mia?..

Bel colpo de la Strega


la gera SPARIA!


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22 novembre, 2022

gravo canta


 


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LEVANTERA


 Siroco.

LEVANTERA (tra siroco e buora)

Pesa comò al piombo, 
una giornada de siroco.

Tu lo sinti prima de alsate
in leto a oci serai
dute le robe se fa più pesanti
al corpo pò,
duto costa fadiga dopia,
anche pensà

Cussì, pensando a ninte
tu te movi pianissimo
al tempo par che se mova più lento
i giurni pol durà setemane
l' aria la ze de goma

ze siroco


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dopo al siroco


 Per mett‚ere a fuoco l’ immagine del quadro fumino del nostro cara‚ere, quel "vento fuga e bonassa presto" che ha cara‚erizzato l’ esistenza della "gens Graisana" da sempre, vediamo le tracce raccolte da Giuseppe Caprin in "Lagune di Grado"


L’ animosità graisana ha origini antiche e da questa traccia storica tra‚a dal Caprin si capisce che era una dote che i governanti Veneziani ulizzavano e coltivavano con astuzia.


I Gradesi medioevali erano considerati dai Veneziani ottimi armigeri e, per tener in esercizio i giovani e predisporre alla lo‚tta e all’ esercizio delle armi la gioventù locale, Venezia consigliava e promuoveva giochi di guerra raccomandando :

I Gradensi, confinanti gli Arciducali, di tra‚tto in tratt‚o ricevevano delle animosità onde il Civico Consiglio nell’ anno 1423 comanda:


che ognuno di Grado abbia la sua Balestra essendo cosa utile che si usa a tirar per i bisogni della Ci‚à, e si compra dalla Comunità un Palio del valore di lire 18 e vi deve tirare in quello nella Pasqua e sia il Palio di panno del color che piacerà alla Comunità, e niuno possa tirar se non sia Citt‚adino o Abitante.


L’ Esercizio alla guerra nei bambini veniva coltivato prevedendo gare di battaglie con armi di legno:


i bambini venivano divisi in due squadre una de‚a di Porta Granda e una di Porta Piccola e limitati in un grande steccato posto al di fuori delle due Porte, nell’ odierna Piazza, alla presenza di tutto il popolo si sfidavano con spade e coltelli di legno.


Spinti dalle grida dei parenti, i ragazzi si lanciavano in sfide che si protraevano nel tempo e, da organizzate inizialmente quasi militarmente, diventavano mano a mano vere e proprie zue che alla fine costringevano gli adulti ad intervenire per evitare ferite più o meno gravi.


Questa consuetudine ( si è sopita un duecento anni fa, ma cova sotto le ceneri sempre) era abituale i sabato dei mesi di giugno, luglio e settembre e si accendeva in modo particolare quando durante l’ estate le famiglie dei pescatori lagunari rientravano in paese e le vecchie questioni familiari si accendevano.


I ricordi miei di bambino vanno alle "guere per le cube" all’ obbligo di partecipare alla bande dei rioni, al controllo feroce del territorio, ora si sa da cosa derivano le tensioni della graesanità-.


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21 novembre, 2022

ARCHIMEDE- GIOVANNI MARIN

Anonimo ha detto...

"Giovanni dal cappello bianco", cussì lo à sempre ciamào gnò figio picolo, che l'à passao tante matine co elo e gno pare che i gera amici.

Un giorno sula diga, no smentendo la sova fama, i à "insegnao" a gno figio, che al veva meno de 2 ani, a coreli drio ai piccioni per ciapali.

Elo al scherzeva e mai al varave pensao che quel "zogo" i sarave rimasto cussì impresso, perchè adesso, a doboto 9 ani, nol riva a veghe un picion sensa coreli drio.

Un abrazo ovunque tu son.
ha detto...

Pur no vendolo cognossuo, è sintio ciacolà de elo mundi spesso e sempre co grande entusiasmo, decantando le sove qualità de improvvisator e risolutor de situasiuni sempre diverse. Me dispiase de no ve vuo modo de vè vissuo in modo diretto un toco de storia d

A.S.D. GRADESE CALCIOe Gravo fazendo la sova cognossensa. Un personaggio che siguramente l'ha lassao al segno!!



Ennio Pasta ha detto...

Giovanni al gera un mondo de robe, autodidatta ma amante della lettura de manuali al saveva fa praticamente duto, in più al gera un trascinatore, al periodo d'oro del Senato su la diga, lo vegheva protagonista. (sova l'idea dell'elica e del monumento ai caduti de le guere su la diga)
'Ste figure de Gravo che me provo a ricordà, le ne manca tantissimo, al nostro panorama de umanità al se scolora sempre de più.

6:21 AM 


A.S.D. GRADESE CALCIO ha detto...

Creo che ogni stagion la ebbia i sovi fiuri, i culuri se rinnova. L'importante xe che la tera no se inaridissa e che ognun de noltri al coltivi gargossa de belo.

11:05 PM 


Pasha Navigatore ha detto...

L'idea di Archimede, per i motivi ben descritti da gratacasa, era nata anche per irridere la burocrazia autorefrenziale e quindi "nemica" del cittadino invece che "struttura al servizio della Comunità per permettere lo sviluppo della stessa mediante le idee di ogni singolo"... E mi spiego: Il Waterpod "Pitagorico" era, e sarebbe ancora per la nostra legislazione, considerato un natante a tutti gli effetti e quindi soggetto alla caratteristiche tecniche proprie dello stesso, con una prora ed una poppa. Archimede, che voleva essere libero (e ha cercato sempre di esserlo in senso assoluto sprigionando la lava di idee dal suo vulcano cerebrale) di poter "Waterpodare" a zonzo pel Palù, aveva deciso di porre il motore fuoribordo centrale all'imbarcazione, inizialmente concepita con forma circolare. perchè? In questa maniera la prua sarebbe stata sempre dove avrebbe detto lui, la poppa praticamente inesistente (visto che opposta alla prua non c'era il motore bensí un altro bordo non specificato da alcuna normativa vigente). Risultato? GdF e CP in panico e lui gaudente a zonzo pel Palú..... Alla fine optó per la scelta piú comoda e veloce (tanto aveva già appurato dalle Autorità che ció le avrebbe messe in difficoltà difronte al vacuum legis). compró a titolo simbolico di 1000 lire il catamarano di proprietà dell'Ing. Bertuzzi che giaceva da anni presso la Darsena (Testata Mosconi) e vi costruí sopra el Cason Galleggiante con tanto di servizi igienici e TV...per so mugier che la veva de veghesse la puntata de Beautiful... Ma che fine ha fatto la Waterpod Pitagorica? Come nelle migliori storie di Archimede de le vide, un dí di Aprile, un evento fuori dal comune pose fine alla sua creazione; improvvisamente arrivó una Caligà e una tromba d'aria si materializzó 200mt più avanti dirigendosi verso l'imbarcazione sollevandola con lui a bordo e mentre colava a picco, giusto per dar più colore all'evento, quasi fosse lui a spingerla definitivamente sotto, guardando Licinio Polo che stava osservando dal suo Cason tra l'incredulo e lo sgomento, gridó quasi ridendo:" LICINIO!!! Ciama la Capitaneria e dili che no giera un natante ma un sommergibile...!!!" . Fortunatamente riuscí a svincolarsi dal mezzo e raggiunse a nuoto la vicina mota dei Poli.

 


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