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30 settembre, 2016

Mistieri



Carrellata di vecchie immagini di una Grado che non c'è più, di gente che lavora tranquilla facendo cose che non si fanno più, insomma:

Ricordi de una volta

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29 settembre, 2016

Via Conte di Grado-Nuova Viabilità



Ancora novità da parte del Comune che attraverso il Consigliere Natalino Marchesan (Botego) con delega all' Accessibilità urbana, Verde pubblico e benessere ambientale, mi comunica  che la Via Conte di Grado, ora diventata a senso unico, potrà essere percorsa dalle biciclette sulla nuova corsia a loro dedicata.

Come al solito non commento, ma devo dire che comincio a far fatica a digerire tutte queste novità in così poco tempo, speremo ben e che la viabilità cati pase.

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Buongiorno, vi trasmetto il piano della nuova viabilità di via Conte di Grado impostato per renderla più sicura in considerazione dei molti incidenti accaduti agli incroci ed all'alta pericolosità  derivata dal doppio senso di circolazione.
.

Relativamente l'oggetto di via Conti di Grado con l'inserimento della ciclabile monodirezionale.
La strada misura nel punto più stretto 5,01 m fino ad arrivare a 7,06 m in prossimità dell'incrocio con via Marchesini.
E' stata mantenuta la dimensione della ciclabile costante dal limite marciapiede prevedendo il tracciamento della solo segnaletica orizzontale prevista nel caso di pista ciclabile su corsia riservata in careggiata di verso discorde a quello della contigua corsia destinata ai veicoli a motore.
Il limite della linea che delimita la corsia dei veicoli è a 2 metri dal marciapiedi. La segnaletica orizzontale è formata da due strisce affiancate, una bianca di 12cm di larghezza ed una gialla di 30 cm, posta sul lato della pista, e distanziate tra loro di 12 cm, ai sensi dell'art. 140, c.7, del regolamento.


Cordiali saluti

Natalino

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28 settembre, 2016

L' Abreorante

Immagine di Dino Facchinetti

In tempi in cui televisione, radio e non parliamo di internet,  dei giochi virtuali, non li descrivevano neanche le riviste di fantascienza, funzionavano le storie, le leggende.
Il passaparola del popolo.

Nell' immaginario gradese un tempo c'era spazio anche per fate e faduni, per strighe e strighissi.

Elemento demonico, l'acqua è propizia agli spiriti malefici; sui dossi gradesi si temeva in particolare  l'Ebreo Errante. 

Nei miti nostrani L'Abreorante vaga soprattutto in mare aperto e compare uscendo da una fitta nebbia.

La sua presenza, pare, sia annunciata quando stormi di uccelli svaniscono.

Avvolto nel suo mantello nero si accosta alle barche con una ciotola mendicando un pò d'acqua.

E’ uno dei miti cristiani  "L’Ebreo errante è  un uomo ebreo che, stando alla leggenda, colpì Gesù lungo la via della Crocifissione e al quale fu data la maledizione di camminare sulla terra fino al tempo della Seconda venuta alla ricerca disperata dell' acqua miracolosa che spenga la sua sete inestinguibile."

Una tipica espressione gradese di un tempo:
Al ze comò l’ abreo erante! 
Vale a dire: è una persona senza pace e non la trova in nessun luogo!

I bambini cattivi sono avvertiti, potrebbero vagare eternamente con lui.

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27 settembre, 2016

Carry on





























E vai con le danze!!


Qualche volta i complimenti esteri aiutano a coltivare la passione per il paesello, casse!
Fantastic website, I had not noticed graisani.blogspot.com before in my searches!
Carry on the wonderful work!

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26 settembre, 2016

Dateci una mano a salvarci














Io che ci vivo, avverto le tensioni che fanno tremare tutti i protagonisti del mondo della pesca.

Preoccupazione crescente per l'aumento vertiginoso dei costi di gestione, diminuzione verticale del prodotto in mare, prezzi che, pur avendo picchi astronomici per le specie rare (in quanto rare incidono ben poco sul fatturato totale), per le specie comuni sono a terra e soprattutto dipendono da pochissime imprese di commercializzazione.

A parlare di tutto ci vuole un libro e ricerche approfondite anche se nulla cambia nell'attualità, io voglio soffermarmi su un aspetto che in qualche modo ha contribuito a una cattiva educazione del cliente finale il consumatore.

Un decennio fa per comprare il pesce il massimo era farsi un giro sul molo del mercato ittico (vale per tutta la penisola) e fidarsi della pluriennale esperienza del pescatore per comprare e farsi consigliare il modo migliore di cucinare il prodotto acquistato.

Poi d'un colpo la pubblicità battente s' inventa il pescatore  vestito di un completo blu con bottoni d'oro e a bordo di un veliero (?) attorniato da un a banda di ragazzini saltellanti come equipaggio, sempre sorridente - non gli capita mai una giornata storta -, e convince il pubblico televisivo, sempre più frettoloso, che mangiar bene sia sempre una questione di prezzo e non di valori altri, mangiamo dunque un prodotto precotto e preconfezionato.

Il risultato è una diseducazione culturale, una analfabetismo culinario che straccia un pacco di certezze sul valore del cosa, dove, come e quando mangiare.

Un paese di cultura contadina e peschereccia da sempre, con 7500 km di coste dove ci siamo inventati di tutto, ridotto a pesci bistecca, bastoncini surgelati e tonno crudo.

Una malinconia struggente e un disastro economico per gli operatori del mare, perchè le specie disponibili in abbondanza nel nostro mare vengono considerate pesce povero e quindi trascurate dal grande pubblico.

Per favore tornate a frequentare le banchine dei porti e poriticcioli, parlate con i pescatori (non sono solo folklore ma alle volte sono grandi personaggi), comprate prodotti che non sono mai di scarto, come suggerito dalla pubblicità battente, ma buoni e di grande valore nutritivo, dateci una mano, insomma, a salvarci.  
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25 settembre, 2016

Benvenuti



Quando  percorro su e giù  la ciclabile o  la strada lagunare mi fa un po di tristezza la mancanza della cartellonistica di benvenuto che un tempo non lontano  accoglieva i visitatori ospiti a Grado.

Ho modificato così una vecchia foto dell' ingresso di Grado degli anni 50 e ho aggiunto "brevi manu" un cartellone possibile (tra l' altro di un autore famoso come Marcello Dudovich) che rende più gradevole l' arrivo a Grado.

Spero che si possa rifare la cartellonistica di Benvenuto, di cartelloni fantastici su Grado ce ne sono molti e riproporre un immagine di Grado, magari un po bohemienne che ricordi gli antichi fasti turistici,  può essere solo positivo.

Sapevatelo !
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23 settembre, 2016

Assistente Sanitaria



 La  vecchia foto della scuola elementare con il mio amato maestro Grego mi fa  ricordare  una figura assai più perturbante della mia carriera scolastica alle medie: l’assistente sanitaria.

Non me la sono mai dimenticata.
 Era sulla cinquantina, piccola e dalla faccia dura e rugosa come quella della Cosa dei “Fantastici 4″. 
Capelli corti e neri e rossetto sempre sbavato sugli incisivi radi. 
Sempre in camice bianco che più bianco non si può. 
Poveretta, magari in privato era una pasta di donna che coccolava i nipotini a forza di pane e nutella, ma mi terrorizzava.

Poteva arrivare in classe in qualunque momento della mattinata e non si faceva annunciare, faceva irruzione. 
Spalancava la porta con la stessa grazia che avrebbero usato i Carabinieri, gracchiando:
“Visita medicaaa!” 

Da quel momento poteva capitarti la grattata al sangue per la  tubercolina oppure una di quelle schermografie, fatte nel cortile della scuola con l’unità mobile, che andavano così di moda negli anni ’60, fregandosene bellamente delle conseguenze delle radiazioni su di noi piccoli angeli. 

Mi viene da ridere a pensare che oggi, dal dentista, per una lastrina ad un molare escono tutti dalla stanza e tu rimani lì con dieci chili di piombo a grembiulone addosso che ti ricopre dal collo ai piedi. 
Allora si andava più per le spicce. 
Due, tre proiezioni ciascuno, e avanti il prossimo. 
E’ strano che noi, di quegli anni, non siamo fosforescenti al buio.

Il potere dell’assistente sanitaria sulla tua salute era quasi assoluto e, ovviamente, tutto ciò che ti faceva: punture, lastre e visite, comprese le sgridate e gli scappellotti (allora usava, mica c’erano i genitori di oggi), perché a volte, in quanto bambino, ti capitava di piangere, era per il tuo bene. 

Ti faceva male ma era necessario e non si doveva discutere. 


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22 settembre, 2016

Curvatura della terra e spartiacque lagunari




      La  Laguna è una meraviglia, navigarla, guardarla, viverla è appassionante.

Conoscerla bene diventa una necessità che fa il pari con il piacere della scoperta, perchè è un mondo che non finisce mai di stupire con i suoi mutamenti o di marea o di colori.

Un effetto curioso e poco conosciuto della laguna di Grado è la presenza di due punti di spartiacque.- 


L' effetto, dovuto alla curvatura della terra è curioso ma porta purtroppo con sè i fenomeni di interramento dei canali lagunari che si trovano senza sfogo verso il mare. 

Il primo dei due è a  Barbana proprio davanti all'ormeggio delle barche. 

L' acqua si ferma, se prosegui verso Est e trovi la marea calante ti porta con sè per portarti a Primero, se prosegui verso ovest la stessa marea calante ti porta con sè verso Grado. Gli opposti si respingono.

Il Palù della Cantariga che circonda Barbana verso il mare un tempo era servito da un tragio denominato La Rotta, tombato per la costruzione della strada verso Monfalcone, questa modifica ambientale ha provocato il progressivo interramento di tutto il territorio lagunare che serviva.

Il secondo punto è posizionato nei pressi del taglio per Morgo sul Canal Novo ed è proprio il suo effetto stagnante che provoca i continui interramenti della litoranea veneta e la necessità (completamente disattesa dai vari Commissari della Laguna) di intervenire con scavi per il ripristino in sicurezza di una così importante via di comunicazione lagunare, facendo come Pilato lavandosene le mani con la messa in opera di cartelli con su scritto "Attenzione Bassi Fondali", sbattendosene che sul Portolano (che ogni turista vagantivo in barca consulta) i canali vengono descritti come navigabili e con profondità media di 2 mt .

Una curiosità il maggior effetto dello spartiacque in questa zona si manifesta proprio dove in antichità esisteva il canal seco che era la via d'acqua che portava dalla Laguna direttamente sulla Natissa e quindi ad Aquileia.  

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21 settembre, 2016

La Spiaggia Smobilita



Grado, interno spiaggia e viale (sic!)

I turisti nordici, sulla battigia, con il loro improbabile abbigliamento (calzoncini corti, sandali e calzini, oppure pantaloni di tela lunghi ma arrotolati per mettere i piedi in acqua), guardano perplessi un mare che sentono più vicino al loro: perché è ancora caldo, sì, ma ingrigito, con una punta di broncio: meno Adriatico e più simile a quello che conoscono, insomma quasi familiare. 

Le ragazze, stese sui lettini, rabbrividiscono un poco alla brezza, si raggomitolano nell’asciugamano, decise però a resistere fino all’ultimo, come soldati che non si arrendono nella terribile battaglia della tintarella. 

Si spiano poi, raffrontandosi con le amiche, le more soddisfatte e tronfie, le bionde deluse che anche quest’anno non ce la faranno a superare il loro limite epidermico, perché ormai il tempo è passato e l’abbronzatura non sarà più scura di così. 

I pochi morosi adolescenti si baciano, avvinghiati sulle sdraio, ma con meno foga di quella che avevano solo poche settimane fa, perché sono giovani, la vita è lunga  e il grande amore che è lì accanto sembra già qualcosa di passato, una foto sbiadita per l’album dei ricordi. 

Comincia l' esodo degli strumenti da spiaggia.

E così, piano piano, ogni sera, le nonne e le mamme e, in rafforzo, quando tocca, i bimbi ed i papà carichi di sporte rigurgitanti giocattoli, gommoni, materassini, ceste di costumi da lavare prima di essere risposti, stoviglie di plastica e paccottiglia varia, che migra dalla spiaggia alla soffitta di casa, dove passerà l’inverno. 

E tutti passano sul viale, e i mozziconi di albero muti guardano tutto quel via vai,  lo vedono da sempre lo vedranno ancora e non se ne lasciano sfiorare, perché Grado è abituata alle onde che passano e poi tornano e poi vanno via, e siano di marea o di gente non fa differenza.


Grado aspetta, le guarda e resta là. 
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20 settembre, 2016

Storia e storie di Valli- La Cavanata



La  Valle Cavanata:

  escursus storico della nascita e formazione di una Valle che pur  facendo parte del tessuto geografico gradese in fondo non ne ha mai fatto parte perchè data via, alienata dal Comune nel 1928, per la bonifica di quello che successivamente sarebbe stato il Fossalon.

Nel 1927, Grado come al solito Commissariata per le solite baruffe tra "politici" locali, il Commissario ad acta decise di vendere 2000 ettari di Laguna, l'estremo lembo levante della Laguna all'Opera Nazionale Combattenti che, all'italiana, faceva da prestanome all' Ersa per ottenere i contributi che lo Stato concedeva agli ex combattenti, per realizzare una grande bonifica da cui sarebbe nato il Fossalon.

La Laguna di Levante"Palù de sora" comprendeva il Promero, La Lama, L'Averto,il Golometo e Punta Sdoba.

Alla notizia dell' alienazione territoriale a Grado si scatenò una rivoluzione, guidata da il capo carismatico della piccola comunità de casoneri che popolavano quel tratto di Laguna:
Giovanni Fumolo conosciuto come "Barba Nane Strolo" o Podestae de Golometo"  guidava una settantina di persone.

Nonostante le proteste veementi non ci fu nulla da fare e nel 1928 fu perfezionato l'atto di vendita all'Opera Combattenti. 

La Valle Cavanata fa parte di quest' area ceduta stupidamente dal, diciamo così, rappresentante del Comune di Grado all' Ersa che dopo averla snaturata e sottoutilizzata per decenni l' ha passata al demanio regionale che alla fine, per chiudere il cerchio, l' ha ripassata al Comune di Grado con vincoli feroci sia in termini paesaggistici sia gestionali. 

Di fatto nulla che non sia associazione ambientalista può gestire la valle escludendo tutti i professionisti del settore.

Questa la descrizione da depliant:

"La Cavanata è una valle di mare con ricambi naturali e acqua e di sutura che le garantiscono un buon ricambio d' acqua in tutte le condizioni meteo, ha dunque le caratteristiche di protezione che quasi nessuna valle lagunare ha.
La Valle Cavanata è oggi con i suoi 250 ettari una delle valli da pesca più estese della laguna di Grado, anche se è solo una parte di quella valle che è stata realizzata in una zona lagunare e palustre degli anni Venti in poi, quando iniziarono le grandi bonifiche. 
La Valle  è stata completamente arginata negli anni Trenta, diventando una valle da pesca e da caccia con una superficie di circa tre volte maggiore quelle attuali. 
Nello stesso periodo, il territorio posto ad est della valle odierna è stato bonificato a fini agricoli, riducendo così le zone paludose, ed è stato sbarrato a mare il Canale Averto, un antico ramo dell'Isonzo trasformato in canale scolmatore delle bonifiche dette "della Vittoria". 
Negli anni Cinquanta sono state completate le opere di bonifica nei territori posti a nord della valle che hanno ridotto drasticamente la sua superficie, raggiungendo le attuali dimensioni. 
Dopo le alluvioni del 1965 e 1966 è stato rinforzato l'argine a mare e chiuso il Canale Cavanata ed è stata realizzata l'attuale spiaggia.
La Riserva naturale regionale della Valle Cavanata è stata istituita con la legge regionale n. 42 del 30 settembre 1996.
 La Riserva comprende oltre alla Valle Cavanata anche il Canale Averto e la fascia di bosco che lo circonda.
La riserva è situata nella parte orientale della laguna di Grado che è stata arginata, dotata di chiuse regolabili comunicanti con il mare e trasformata in una valle da pesca che ha funzionato fino al 1995.
La Valle Cavanata è stata riconosciuta di valore internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, in particolare quale habitat per uccelli acquatici con ottime potenzialità per la sosta e la nidificazione di molte specie di uccelli."

Come si può facilmente capire su questa Valle si sono spesi moltissimi soldi pubblici che, a quanto pare , non bastano mai anche se onestamente non si può dire abbia prodotto molto di quel turismo ambientale profetizzato ed auspicato in sede di progetto.


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19 settembre, 2016

L' Ausonia di Grado- Società Remiera



Facendo seguito al bel post di Paolo Busdon sugli straordinari risultati dei nostri atleti alle regate nazionali dell' Idroscalo a Milano e al Lago di Caldonazzo, questo il linkaggiungo la storia della Società Ausonia di Grado che ha sempre prodotto atleti di grande levatura in tutta la sua lunga storia confermandosi sempre tra le prime società dello sport del remo d' Italia. 
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La Società Canottieri "AUSONIA" di Grado nasce negli ultimi anni di occupazione Austriaca delle nostre terre, il 1909.
Nasce su iniziativa di 10 persone, con lo scopo principale di dedicarsi alla cura del corpo e dello spirito dei giovani ma con un segreto intento irredentista per l'unione di ideali di italianità.
Su incarico del comitato promotore, il Poeta Biagio Marin scelse il nome AUSONIA contando sulla difficoltà, per le autorità austriache, di accostare il suo significato reale al nome Italia ed il colore sociale verde che andava ad aggiungersi ai colori obbligatori dell'Austria bianco e rosso, formando così a tutti gli effetti i colori della nostra bandiera.

I soci fondatori, è bene ricordarli perché fanno tutti parte della storia del nostro paese, furono: Biagio Marin - Giovanni Marocco - Nicolò Olivotto - Luigi Degrassi - Romano Marocco - Ugo Grignaschi - Bartolomeo Grigolon - Augusto Marchesini – Alessandro Tarlao – Antonio Marchesini Piemontese­.

Il primo Presidente fu Antonio Marchesini - Piemontese.

Il Presidente attuale è il sig. Aldo Olivotto.
La Società ha più di  100 anni ed é sempre stata un fiore all'occhiello della nostra comunità sia per longevità sportiva che per la costanza di risultati sportivi di assoluto livello nazionale e in qualche caso mondiale.
Autentico vivaio di giovani, che in molteplici circostanze hanno dimostrato capacità tecnica nelle discipline nautiche e successivamente, a riprova della bontà dell'esercizio sportivo, operosità e successi nella vita professionale.

Due guerre mondiali, sconvolgimenti politici e sociali, vissuti da una piccola realtà come quella gradese non hanno impedito alla Società di sopravvivere ne è mai venuto meno lo spirito e l'orgoglio di quattro generazioni nel tenere alto il nome dell'AUSONIA e in concerto quello di GRADO in ogni competizione a cui hanno partecipato.

Va ricordato che la barca ed il remo sono per i gradesi strumenti di vita.
Ma sono anche strumenti di libertà, di libera formazione del carattere, di intelligente contatto con il mare e con la sua forza e bellezza, sono dunque espressione di alto grado di civiltà.
 "B.Marin"

La cultura non deve essere soltanto intellettuale, la cultura fisica la completa, completa la formazione e la dignità dell’uomo.




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18 settembre, 2016

La Valle- Vallum



Uno dei presidi lagunari più importanti è sicuramente "La Valle"!

Il nome deriva dal latino “vallum” che significa argine o protezione. 
La valle da pesca è un’area lagunare separata dalla laguna aperta da una recinzione fissa costituita da pali o argini nella quale si pratica la vallicoltura, una pratica di   itticoltura estensiva. 
Tale sistema richiede grandi specchi d’acqua in modo che la produzione sia sufficiente a coprire le spese di gestione, nonostante la resa per unità di superficie sia bassa.
All’interno della valle viene praticato l’allevamento del pesce e la caccia, ed entrambe queste attività costituiscono una grande riserva di cibo.

Il fatto di essere separate dalla laguna da recinzioni fisse le esclude dal flusso e riflusso della marea: l’introduzione delle chiusure fisse nelle valli è stata dettata dall’esigenza di sottrarre l’ambiente vallivo dalla variabilità dell’ambiente lagunare.

La valle da pesca è un’area artificializzata, creata a scopi produttivi, ma che mantiene elevati livelli di naturalità, contribuendo alla protezione dell’ambiente lagunare.
 Inoltre costituisce un luogo importante per la nidificazione di molti uccelli.

I pesci nell’alto Adriatico si riproducono in mare, nella zona delle tignue, dove i numerosi anfratti delle rocce li proteggono dalle correnti e dai possibili predatori. 
Durante la fase giovanile invece si spostano all’interno della laguna, perché qui trovano cibo e non ci sono predatori.
E’ proprio questa abitudine dei pesci di spostarsi verso l’interno che viene sfruttata dai vallicoltori, che raccolgono il pesce durante la fase di montata e ne impediscono l’uscita dalla valle sbarrandone l’ingresso.
L’unico pesce che viene allevato in valle e che non si riproduce in Adriatico è l’anguilla, la cui area di riproduzione è localizzata nel Golfo del Messico.
Quando le arginature vallive erano mobili e costituite da graticci di canna (grisiolequesta tecnica costruttiva permetteva di catturare il novellame, mentre attualmente, a causa della presenza delle arginature fisse introdotte dopo la caduta della Serenissima, e della variabilità nella quantità del pesce che rimonta naturalmente, l’immissione del novellame deve essere fatta artificialmente.

(la Repubblica ha sempre impedito la costruzione di arginature fisse perché uno dei suoi principi idrogeologici era quello di eliminare qualsiasi impedimento all’espansione libera dell’onda di marea) 


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17 settembre, 2016

La Vacanza? Un' eccezione



Un   rito è un vero e proprio rito, la fine stagione è una specie di spartiacque di vita.

Sul viale, fra le vecchiette che prendono il gelato al nipotino e per sé ordinano uno spritz, si segna il rito di passaggio, il momento di svolta in cui la spiaggia viene abbandonata dalle torme di famigliole e di ragazzini patiti di abbronzatura. 

Intanto, comincia l’esodo dalle capanne, che è cosa lunga ed intricata, un vero trasloco, perché in tre mesi la quantità di cianfrusaglie che si sono ammonticchiate è impressionante, non ha fine, pare che si riproducano per clonazione.

Le cose che riportano indietro dalla spiaggia hanno un’aria spaesata. 
Entrano in casa come se non fosse loro, una dimensione avversa in cui non hanno un posto proprio, un senso. 
Assieme ai granelli di sabbia, si portano addosso la tristezza di chi sa che, dopo un frettoloso passaggio in lavatrice, le attendono mesi nel fondo di un armadio buio, nell’angolo di un cassetto dimenticato.

Non li vogliono vedere più fino a fine maggio, quei costumi colorati, quegli asciugamani su cui si sono stesi fino al giorno prima:  fan venire il magone. 
Rappresentano la vacanza che non c’è più, i giorni di sole, il mare, il tempo senza impegni, i libri letti mentre le onde ti carezzano i piedi, i bagni improvvisi per stemperare il calore, e non ci sarà ancora per un intero grigio inverno fatto di lavoro, di impegni, di routine.

Le cose che portano a casa dal mare le odiano per il resto del tempo che non è estate, perché con il loro esistere sbattono in faccia questa suprema ingiustizia, incomprensibile alla logica: 
che la vacanza, nella nostra vita, è solo l’eccezione.

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16 settembre, 2016

Epilogo de la storia de Mariute de Monaster



  La  storia de Mariute e so figio la termina qua ma in Paese…in Paese:
In Paese le ciacole le se concentreva sul pare misterioso del fantulin e l' improviso benessere de la famegia:  gera duto un so pare qua, so pare là..

Intanto al mamolo cresseva e ‘desso un per de volte la setemana al ‘ndeva in canonega a ‘Quilea perchè al doveva preparasse per la Prima Comunion.

Un zorno che la nostra Mariutte de Monaster la gera ‘ndagia in Ciesa per portà a casa so’ figio, Don Saverio, un prete cò l’ ocio furbo e lengua svelta, che prepareva i zuvini a le funssion,  i dise a la nostra Mariute:

senta signora Maria…suo figlio è molto bravo, diligente e sveglio a parla anche molto bene, peccato…peccato però che abbia quella erre moscia alla francese e poi..non capisco, perchè quando si prega suo figlio spesso invece di mettere le mani giunte, lui ne metta una di traverso dentro il giubbotto all’ altezza del petto,  non capisco proprio non capisco.

E Maria Bartolomea dita Mariute de Monaster i rispondeva:

Padre cosa vuole che le dica è sicuro un difetto congenito di famiglia!

E via ela a casa a Monastero insieme al figio… figio sovo se intende!

Nota dell’ Autore:
Nessun documento comprova la presenza di una Mariute accanto a Napoleone ed in ogni caso  ogni  documentazione compresa quella che testimoniava la presenza di Napoleone a Grado nel 1797 è andata distrutta non dai perfidi Inglesi ma dalle fiamme liberatorie per tanti di loro del nuovo Palazzo Municipale del 1963.
L’ Autore informa anche che tutto questo non è storia certa.

Saluti graisani da
Giovanni “Stiata” Marchesan



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15 settembre, 2016

Il settembre dei "Corcali"



Settembre
il blu del mare si stinge in azzurro, perché tutto a settembre è più dolce e sfumato, ma in Paese  l' aria diventa frizzantina, parole lente e a mezzavoce circolano, c'è voglia di muoversi.

"corcali" si stanno risvegliando dal lungo sonno estivo.

I "corcali" si stanno riprendendo la spiaggia. È come se lo sentissero. 

A partire dal 15 di settembre, piano piano, planano, prima da soli, poi in gruppo, e passeggiano sempre più sicuri fra gli asciugamani che diventano radi. 

Camminano lenti come se fossero un comitato di valutazione, alle volte mandano grida acute per richiamare qualcuno. 

Sono lì a sorvegliare che gli umani invasori se ne vadano presto, senza lasciare tracce, perché il loro tempo è finito, e la sabbia deve tornare al mare ed a loro, che sono i legittimi proprietari.

In sottofondo l’eco di onde leggere che arrivano sempre più vicine, sulla battigia.

E i "corcali" guardano, e controllano, con negli occhi una velata disapprovazione per tutto questo affannarsi di noi stupidi umani.   

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14 settembre, 2016

L' eredità misteriosa di Mariute e il bambino, frutto del peccato?



La storia di Mariute de Monaster continua con la nascita di un bambino, cresciuto tra gli agi della eredità misteriosa di cui nessuno doveva sapere nulla, la gente in Paese mormora sull' identità del pare sconosciuto, ma sottovoce, mormorando e niente più.

In poche setemane la casa gera a posto e anche l' orto adesso gera pièn de saIate, de piante..de sevole...de patate.. e 'desso al gera anche un posso per l'aqua, che meravegie..che meravegie diseva la mare e cussì passeva le stag iòn..i cunigi  feva cunigi..le galine feva i ovi e la nova capra feva  late..tanto late - no xe quel de manza, sa al late de capra xe megio..più  sostansioso - diseva Mariute - anche perchè adesso aI late serviva pèrchè intanto gera nato un bel mamolo..e anche la vecia Marta gera duta contenta de esse nona e Mariute de Monaster  la veva i vogi piini  de amor per sta cratura sova.

 E  passeva le stagiòn. .lnverni, primavere. . istài ' e là, a casa, no mancheva ninte de ninte e la vecia Marta gera contenta comò una pasqua e frà de ela la se diseva - Benedeta questa ereditàe, l'ereditàe segreta - e Ia se feva al segno de la crose.
Un zorno metendo in òrdene al sovo leto, Marta la se pensa de mete a posto  anche  al leto de Mariute che quela matina la gera 'ndagia in paese col picinìn, e la se inacorse  che soto al pagiòn de Mariute gera gargossa'.. gera comò un borseto..comò un sacheto  poco più grando de una man...al gera serao da un cordòn colorao, un borseto che de quà e de là al veva ricamao in filo de oro  una granda    N..
 Ma che  che volarà di 'sta granda ene- pensa Marta  la vedova -  che intanto verzeva sto borseto e vardeva drento.     Al gera duto pièn de palanche!'

Si..de palanche de oro e anche de arzento'
''Mariasantissima!  la feva la vedova e col tremasso per la vita, svelta svelta 'la meteva quela  roba soto 'l pagiòn de so'  figia e de la ereditàe  de quel zorno in quela casa no se ne ha ciacolao più.

 - E passeva le stagiòn. . anche i ani e la vecia mare Marta  vedova senpre  più vecia,  Mariute invesse senpre più  alegra..e  'l mamolo cresseva che gera un piassèr..la zente in paese mormoreva che quel figio no sumigeva a nissùn de quela famegia , in paese gargun diseva " aI 'ndarà drio de  so pare, ma so pare indola xe?" a so pare.. so pare  e là finiva le ciacole.

continua...


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13 settembre, 2016

Zone ciclabili -mappa



Per chiarire la situazione delle zone ciclabili nel centro di Grado e sulla diga il Consigliere Sebastiano Marchesan "Botego" mi scrive:

Ritenendo di farvi cosa utile e gradita vi trasmetto la mappa ciclo pedonale di Grado che verrà trasmessa a tutti gli alberghi ed attività commerciali.
Vi informo inoltre che per evitare l'alta pericolosità dei due incroci di Via Conte di Grado, (come ben saprete, presso gli incroci citati sono accaduti diversi incidenti e' accaduto più volte che gli autoveicoli demoliscano i pali di delimitazione dei marciapiedi, presso il negozio di pitture di Pastoricchio, presso la gelateria posta all'angolo di via Marchesini e presso la rosticceria da Rino) abbiamo quindi pensato di proporre il senso unico di via Conte di Grado in uscita verso il porto.
 La soluzione si rivela funzionale in quanto tutti i veicoli che attualmente imboccano dall'area del porto via Conte di Grado, devono comunque girare a destra per dirigersi nei vari ambiti: municipio, capitaneria, spiaggia libera, ecc.
Ambiti raggiungibili comodamente anche imboccando via Fiume e svoltando in via L. da Vinci.
Rimango ovviamente a vostra disposizione per chiarimenti, suggerimenti e sopralluoghi in loco.
Cordiali saluti
Il consigliere delegato all'accessibilità urbana ed al benessere ambientale.
   Sebastiano Marchesan



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12 settembre, 2016

Mariute de Monaster torna a casa



La storia de Mariute la continua, dopo l' incontro nell' alcova con Napolion Gran Imperator, i benefici effetti si fanno sentire nell' ambito familiare.

De dute le persone che ha visto NapoIiòn su la nostra Isola Maria-Bartolomea dita "Mariute de Monastèr" xe stao siguro la persona a Gravo che veva visto e veva cognossuro più de vissìn al General Napoliòn ...per via de quel cussln che 'i 'veva portao in camara.
 Per questo Mariute merita un epilogo in questa storia.
 Duc a puest..duc a puest i veva dito al Atendente vinindo fora de la camara de Napoliòn co gargossa in man.. e dopo via ela!.

.Si..via ela

 Mariute la xe tornagia a 'Quilea ne la so casa de Monaster e a Gravo no la se ha fato più vèghe.-
So mare Marta co l'ha sabuo che Ia figia veva 'bandonao al lavor de Gravo a casa del Comandaòr del paese indola che oltra al magnà la vadagneva anche garghe soldo..la mare de la Mariute la xe cagiua ne la desperassiòn e I'ha tacao a pianze a pregà i santi ..a tignisse la testa..ore..ore intiere de lamentassiòn..
e che ela  la xe una povara vecia..e che Ia xe tanti ani una grama vedova..e che unico sostentemento al vigniva del lavor de la Mariute a Grao..e de comò che 'la farà a vive adesso..e che la caseta spande al colmo e vièn la piova drento e anche i muri xe malmissi..e no xe un omo in casa che possa giutàla..e anche aI orto al xe bandonao..e 'vemo solo dò galine e un cunigio..e la capra no la fà più late perchè la xe vecia..e che cussl..e che colà.. e che desperassiòn Sior, e che comò podaremo a vive adesso che gno figia ha lassao al lavor..e zò a pianze e a desperàsse.
 -
 Bartolomea Maria dita Mariute de Monastèr dopo una zornada passagia in mezo a le lamentasioni de la mare la se ha messo viso-a -viso co' la vecia vedova Marta che gera so mare e vogi sui vogi cussì i ha diìo:

"Senti mare..diman matine bonore iò voi in Paes..e quan che torni..sarà duc sistemat..astu capit?..sarà duc a puest.'e no mi manciara nuie..nuie

 - A l' indomàn verso mezodì un caro tirao da dò manzi se fermeva su la stradeta davanti a la casupola de la Mariute e de so mare..là a  Monastero de Aquileia. Gera un caro pièn de fièn, e là tra 'I fièn gera stravacagia Mariute e in parte de ela gera un sesto co' quatro cunigi e una gabia co sie galine e ligagia de parte gera anche una capra zovene co' le nene piene de late.

Dopo duto quel bendedio..riveva un oltro caro cò tre de iIi sora., e muduni, cupi pel colmo..malta e travi e arnisi de lavor  e scale, gera i muraduri per mete a posto la casa de Mariute..
La mare Marta, la vedova desperagia e pianzota, la resteva comò paralisagia a vèghe 'sto robe.
La resteva senza fiào ne parole.
 "Mare diseva. Maria-Bartolomea. dita Mariute de Monaster..mare..no xe ninte de di..he buo una ereditae a Gravo ma he fato voto che  nissùn..nissùn mai deve savè,  duto questo deve restà..segreto..segreto anche pel confessionl de indola che vièn.

E Marta se feva al segno de la crose e Mariute anche..

  A Esse Buni tu ha sempre un ritorno!
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11 settembre, 2016

Fine Estate







L' immagine di una foglia sulla battigia mi evoca l' idea dell' estate che sta finendo.

Tramonta dolcemente il sole dell' estate.

Tacciono lentamente le grida di gioia, le  promesse,
 il refrigerio della spuma fresca delle onde, 
il sollievo delle notti tiepide ed odorose. 

Poi ti giri e le estati finiscono
portandosi dietro istanti, incanti ed incontri
esili fili colorati impigliati nell'ordito della memoria
che chiamano, chiamano…

Dicono che l’estate tornerà, ma è impossibile da dire.

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10 settembre, 2016

Maria Bartolomea dita Mariute de Monaster




La storia interpretata a la graisana....

Nella giornata della presenza dell' Imperatore Napoleone a Grado il 13 dicembre 1797, l' illustre personaggio scopre  i  pregi del boreto alla gradese e gli effetti del pepe abbondante che provocano  strane voglie, che rendono protagonisti della nostra storia  Mariute de Monaster  vera "fatutto" e il Letto a Baldacchino.


...Napoleon per concilià al sono, al beve un poco de anice cò l' acqua, comò che al feva de solito in quele ocasion, e duto se calmeva. 
Ma stavolta no gera ninte de fà sentao là sul leto col baldachin, al Gran General a Gravo, invesse de ciapà sono i viniva pè la testa e in oltre parte del corpo, in certe parte basse, i viniva comò istinti, caluri pitosto masculini " Che strano, che curioso" al penseva Napolion, gera tanto che no compariva quii istinti primitivi.
Ma elo voleva reposasse e per  durmì  quasi sentao al cussin drio la schena gera poco e lora al tireva un cordon drio de 'l leto e pronto l' Attendente se precipiteva in camara, a sintì che che vol al paron.
E va a riferire- Al Grand General vol ancora un cussin, mercì - incora un cussin "encore un coussin!"
De là do minuti Maria-Bartolomea dita "Mariute de Monaster" la giovanetta ben messa "fatutto" della casa, sensa bate la porta la se presenta e la dize:


Sior General, soi cà col cussin come che vù gavè comandat!"


Cussì Mariute le se vissina al leto col baldachin e i comodeva al segondo cussin drio la schena del nobile Gran General..
Dopo 'vè fato un mezo inchino la feva pè 'ndà via...


"Un moment, un moment Madamoiselle" diseva a mesa voce Napolion e cò una man i feva segno de tornà indrio, verso de elo, là sentao mezo stravacao sul leto col baldachin.

Gera una giornada piutosto freda e drento la camara de Napolion no gera tanto coldo, almeno fin a quel momento...

L' Attendente Dellemaigne camineva su e zò fora la porta de la camara e al se steva domandando se gera duto a posto, perchè i pareva che gargossa no 'ndeva sigondo i piani, al cussin in più vaben, ma Mariute de Monaster gera più de tre quarti de ora che la gera in camara, col cussin e cò Napolion.

Dopo, passagia incora una mezaoreta, Mariute l' ha spalancao la porta e la ze vignua fora de la camara, l' ha vardao l' Atandent che al gera sempre al sovo posto e i ha dito:


 " Sior Atendant a puest duc a puest, là 'nta la camara"  
e via ela che la veva gargossa 'nte le man.

Soneva le ore intanto e dopo 'vesse rilassao e forsi reposao al Grand General ben svegio e perfin suridente (roba che no i capiteva quasi mai) Napolion gagiardo e vispo, vistio de duto punto col sò capelo de traverso in testa, al ze vignuo fora de la camara e l' ha dito:


"La meer...la meer...voglio vedere il mare!"

E cussì i lo ha portao davanti al mar, cò Trieste che se vegheva là in parte e l' Istria davanti.

Continua...

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