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31 maggio, 2021

ilpulindron... il cimitero

A Grado anticamente si conviveva con i morti.


Il cimitero era situato accanto alla "Ciesa granda", sino alla Canonica, era di forma triangolare e in uso sino al 1906, chiamato " Pulindron". Era simile, nella forma, alla vela triangolare "Pulindron" situata sul "spontier" del trabacolo


La tavola su cui si mangiava ogni giorno poteva divenire, per necessità, cassa da morto per qualche familiare.


Si può capire così lo stato di catatonica superstizione in cui vivessero i nostri antenati e il prendere corpo nell' immaginario collettivo di esseri terrificanti con poteri soprannaturali che impaurivano con il loro apparire improvviso quando l'oscurità era più intensa o magari accompagnata da una leggera nebbiolina.


Ovviamente erano tutte mutazioni del Diavolo che con le sue arti tentava il credente per portarlo alla


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30 maggio, 2021

pericle

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.


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28 maggio, 2021

SCIROCCO










Lo scirocco uno lo sente prima di alzarsi,
a Te‚o con gli occhi chiusi: le cose si fanno più pesanti, specialmente il corpo, e ogni cosa costa fatica doppia, specialmente pensare.


Così, mentre non si pensa a niente e ci si muove pianissimo – anche il tempo funziona molto lentamente, quando è scirocco, i giorni possono durare settimane intere


Settembre, il blu del mare si stinge dall’ azzurro al grigio, perché tu‚o a settembre è più dolce e sfumato, ma in Paese l’ aria è frizzantina, parole lente e a mezzavoce circolano, c’è voglia di muoversi. I "corcali" si stanno risvegliando dal lungo sonno estivo.


I "corcali" si stanno riprendendo la spiaggia. È come se lo sentissero che la stagione sta finendo. Piano piano, planano, prima da soli, poi in gruppo, e passeggiano sempre più sicuri fra gli asciugamani in spiaggia che diventano radi. 64




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27 maggio, 2021

nuoli e scusse

Nuoli


Nuoli che fe sempre zoghi novi
de montagne, de barche
la in riva al mar
epur  i ze fati de ninte, solo vapor
che va qua o la 
a sigonda del vento.
Nuoli no savé che drento
portè al mio de fiao
e forsi quel de gno pare
che desso ze diventao 
odor de un porto o cussa che.

La Scussa

Comò un angelo cagiuo
la verto le ale,
morta sul deserto de la spiagia.
Ma drento la sò anema,
una camera rosa,
se sente 'ncora al mar
che conta de un viaso
che no finisse mai.


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26 maggio, 2021

la scuola


L' Istruzione a Grado, come tante altre cose è cosa del 19° secolo. 


Con metà della popolazione sparsa per la Laguna era complicato dare un' istruzione a tutti i bambini ed in ogni caso fu solo con la riforma della scuola verso il 1870 che l' Imperatore d' Austria volle fortemente (dovette affrontare una scomunica del Papa per averla voluta)  ci si trovò a Grado a parlare di scuola obbligatoria per tutti perchè sino a quel momento la scuola era cosa da preti, che scatenarono un putiferio quando venne applicata, con continue omelie in chiesa per convincere i genitori che la scuola pubblica fosse la scuola del diavolo.


La prima vera scuola a Grado esordì con il 1909 con quattro classi elementari, (la quinta venne aggiunta dopo e denominata corso di perfezionamento) i ragazzi e ragazze che la frequentavano non erano del tutto avezzi alla disciplina scolastica abituati com'erano a nessun controllo da parte di genitori troppo impegnati con la sopravvivenza per preoccuparsi dell'istruzione dei figli. 


La laguna era ancora tabù, ma sotto la spinta del nuovo ordine fascista, che puntava all' emancipazione globale degli italiani, inaugurarono prima a Porto Buso poi a Montaron delle scuole per i figli dei "casoneri".


Tra tanti maestri bravi e pazienti, c'è stato nel secondo dopoguerra un maestro elementare che si può definire eroico.

Il Maestro Bellucci

La sua destinazione fu la scuola di Anfora-Porto Buso aperta verso la fine del 1930. 


In meso al Palù, disperso e solo si occupò dell'educazione dei bambini di quella piccola comunità (vedi foto, nel riquadro più chiaro "Filomena") dal 1948 al 1953.

 In un' unica classe mista dalla prima alla quinta con santa rassegnazione tentò di portare la ragione in"quele suche dure"



Suo figlio Filiberto mi ha  testimoniato che:

"Gno pare xe stao a scuola a Buso dal '48 al '53... e la vuo le suche più eroiche del palù!!!!!



Onore al merito e giusto ricordarne l'impegno, rivolto anche successivamente, sul sociale di


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25 maggio, 2021

due Mondi

 la linguistica non è sempre che sia rapportabile con la distanza.

a pensarci bene i chilometri che separano grado da Aquileia sono solo undici, ma è stata che così divergenti profonde e secolari diversità hanno diviso un confine politico militare, culturale linguistico.

una separazione tra due mondi.

strana sorte, due comuni che si incontrano, tuttora confini della laguna, avendo ciascuna un passato ugualmente carico di valori storici significativi, pur nelle profonda diversità delle nostre rispettive vicende storiche.

datazione dei tempi del “vecciao" vi si legge nei “versi dell’ttualità de gravo” se ne parla dal 1900 iniziando così le storiche storie dei benefici dell’ acqua dolce per case ed edifici alberghieri.


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24 maggio, 2021

al gno paese belo


FOTOGRAFIE,RICORDI..RICETTE E CHIACCHIERE TRA DI NOI...I FAN DEI GRAISANI è UNA PANORAMICA DELLA CITTA DI GRADO..MA ANCHE UN APERTURA A CHI NON … Altro...

Un viaggio volando verso lidi migliori, due ali o una barca con cui affrontarlo, un pontile dove approdare e riposarsi quando si è stanchi, un cielo infinito e bellissimo che invoglia alla speranza ed alla solarità!!!


Il vento ha un potere straordinario... può sollevarti verso l'alto o abbatterti a terra, con impeto, rabbia, ma anche leggerezza e dolcezza...dipende dallo stato d'animo suo e nostro...in ogni caso è il motore che fa muovere le onde del mare, le foglie… Altro...

Continuando a rappresentare il dialetto gradese antico, degli inizi secolo 1900, quello che ci è pervenuto in forma scritta  prima di Biagio Marin; letto nel post precedente il Marchesini con le sue  forme dialettali popolane di "Grado Antigo", vediamo  il modo  diverso di presentare Grado, quello del Professor Sebastiano Scaramuzza.

Il dialetto che usa per scrivere è più rotondo meno brusco, la cultura del professore trasuda dalle sue parole, ma la passione per il proprio Paese è simile e fortissima è la nostalgia dell' emigrante suo malgrado, perchè il Professore è stato costretto ad emigrare ma il suo Paese è rimasto profondamente nel suo cuore:

Gravo Mio


Quel che vevo intè 'l cuor mè no he possuo,

Su le tò rive povere, otigni;

Mischin, senza conforti,me ha scugnuo

Da le are tove, da i to rii partì.

Ramingando pel mondo,me he veguo

Maravege che un oltro no el pol dì

De 've, intra Buso e Sdoba, cognossùo,

Se co tu l'ha passao duti i so di.

E pur,e pur! o dolze Gravo mio,

Te porto in mezzo a l'anema co Mè

E sempre, Gravo mio, te portarè.

In brazo a tu son nato; e'l desiderio

De la sò cuna (cussi el vol Idio)

No se distùa che drento el zimisterio! 



biagio marin


al xe uno paese belo:

 tra cielo e mar pare un castelo in aria;

torno a d’ elo  solo stele, i fa la luminaria.


noi siamo stati, ricorda ricorda marin per secoli e secoli…. un pivello nido di pescatori sperduti su un lido di spiaggia, in mezzo ad un vasto estuario. per arrivarci bisognava avere una lunga esperienza dei corsi dell’ acqua, del ritmo del mare, conoscere l’insidia delle velme e dei fondali.


laggiù, tra cielo e mare, viveva una razza di gente diversa, che parlava altro linguaggio, e viveva del mare, sul mare, di arti estranea quelle dei contadini. là non vi erano campi, non si aprivano solchi, non si seminava, non si mieteva il grano

neanche alberi si scorgevano intorno a quelle case arse dai secoli. 


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23 maggio, 2021

pOmpieri

 Diverse sono le famiglie De Grassi e Degrassi di Grado, per storia e provenienza, una però si distingue con il soprannome di Comandaùri. Infatti, l’ultimo Comandaòr, di nomina veneta, è Giovanni de Grassi (1768-1836) antenato di quelli la cui storia narriamo oggi. Per prima cosa spieghiamo che il Comandador o Comandaòr era colui che nei paesi della Serenissima notificava gli ordini e i proclami delle varie magistrature cittadine alla popolazione. A Grado questo avveniva sotto la campana dell’Arengo, in Piazza Grande, oggi via Duca d’Aosta. Ma torniamo alle origini di questi de Grassi, che possiedono, fra l’altro, il più antico albero genealogico dell’Isola del Sole, databile intorno al 1789. Un disegno acquerellato che in alto riproduce anche il loro stemma. I de Grassi provengono dalla Carnia e dal Friuli, arrivando numerosi a Grado nel XVI secolo per colmare i vuoti lasciati dalle pestilenze del tempo. Capostipite è un tale Horazio fu Francesco che nel 1620 risulta padrino al battesimo di un Marchesan. Suo figlio Francesco nel 1641 sposa Marovenza della Torre, nativa di Caorle, che alla morte della suocera Pasqua Marin le subentrerà nell’importante incarico di levatrice comunale. Francesco era detto Forner, quindi era probabilmente un fornaio, professione che ritroveremo in alcuni dei suoi discendenti. Molti altri saranno, invece, sacerdoti ed organisti sia a Grado che in altre località del Friuli. Ricordiamo don Leonardo (1727-1790), organista del Duomo di Grado e per un periodo anche di Rovigno. Probabilmente è il primo insegnante di musica dei nipoti don Luigi (1766-1831) e don Leonardo de Grassi (1776-1856). Il primo è uno studente molto brillante, tanto da terminare in anticipo gli studi teologici, e viene ordinato sacerdote con dispensa papale, poiché era ancora minorenne. Diventerà l’organista emerito del Duomo di Cividale per quasi mezzo secolo e comporrà parecchie musiche sacre, di recente oggetto di studi e pubblicazioni nonché di bellissime esecuzioni. Il fratellastro Leonardo è pure lui un bravo organista, ma un prete indisciplinato, tanto da provocare severe reazioni da parte della Curia goriziana. Entrambi sono figli di Stefano (1736-1793), della prima moglie Maria Toso e della seconda Anzoletta Zardi. Nel 1772 il suddetto Stefano risulta membro del Patrio Consiglio come Deputato popolare ed è il padre di quell’ultimo Comandaòr citato in apertura, Giovanni detto Zuanne che di professione fa il fornaio, ma che sotto l’amministrazione austriaca diventerà anche Scriba comunale, come il fratello Michiel (1783-1840). Una delle figlie di Giovanni, Maria (1801-1875), sposa Giacomo Scaramuzza detto Mòdole, che sarà podestà dell’isola dal 1852 al 1860, ed è quindi la madre del patriota e letterato Sebastiano e del farmacista Antonio, che sarà pure lui podestà di Grado, nonché nonna dei vari Marchesini. Sono i germogli di quel legame fra i De Grassi, gli Scaramuzza e i Marchesini che permetterà loro di dominare la cittadina balneare per quasi un secolo. Luigi de Grassi (1809-1890), seguendo le orme del padre Giovanni e dello zio Michiel, diventa Segretario comunale, mantenendo l’incarico per più di quarant’anni e meritandosi l’appellativo di Penna del diavolo. Anche il suo secondogenito Francesco (1853-1935) occuperà lo stesso posto del padre, per altri quaranta anni e si occuperà attivamente di politica nel Partito liberale, fondato a Grado nel 1896. Francesco si sposa con Matilde Marchesini, sorella dei tre podestà dell’isola, e in quei decenni che vanno dalla fine dell’800 al primo dopoguerra le decisioni politiche e amministrative si prendono a Villa Matilde, di sua proprietà, che perciò i gradesi chiamano scherzosamente “il Vaticano”. Francesco e Matilde hanno ben nove fra figli e figlie, due dei quali – Ugo e Giuseppe (padre di Aquilio) – saranno anch’essi Segretari del Comune di Grado. Una figlia, Aquilina, sposerà il chirurgo Smareglia ed altri due figli lasceranno il segno nella storia di Grado e non solo: Vigilio e Placido. Vigilio nasce nel 1889 e fin da ragazzo dimostra un grande interesse per la storia 










locale, si laurea in architettura ed in ingegneria, lavorando poi con il fratello Placido, ingegnere. All’inizio degli Anni Venti esegue le prime ricerche archeologiche, la sua grande passione, e i primi rilievi del centro storico della cittadina natale. Sua anche l’operazione Iulia Felix, cioè lo scavo subacqueo della nave romana rinvenuta al largo di Grado. Viene nominato ispettore onorario dei monumenti e su alcune di queste numerose ricerche Vigilio De Grassi dà alle stampe articoli e pubblicazioni che citiamo: “Le subacquee di S. Gottardo a Grado” (1952), “Il mausoleo di Aquileia” (1956), “Memoria sulle variazioni morfologiche dei litorali marini della laguna di Grado”, assieme al fratello Placido nel 1957, e molto altro. Grazie ai rilevamenti effettuati negli anni ’30 compilerà una mappa archeologica della laguna. Ma altrettanto importante è il suo apporto alla trasformazione del tessuto urbano gradese che investe importanti opere pubbliche e private. Un’attività che continueranno Franco, Mario e Paolo De Grassi – figli di Placido – tutti ingegneri, che vivono a Roma. L’archivio di Vigilio passerà, invece, al nipote Mario Smareglia che tuttora lo custodisce, mentre la passione per la storia sarà ereditata dai cugini del ramo di Villa Ercole. Giovanni (1849-1930), figlio di Luigi e fratello maggiore di Francesco, costruisce, infatti, la suddetta Villa Ercole che è ancora intatta, all’incrocio dei due rami del viale. La sua discendenza (caratterizzata da generazioni lunghe, con quasi un secolo di distacco fra lui e i nipoti) è assicurata da quattro maschi e due femmine, nati dal matrimonio con Giovanna Marchesan. Fra questi ricordiamo Luigi che diventerà insegnante e musicista, Giovanni che è padre di quel Ferruccio medico ortopedico e autore di alcuni libri (fra cui “Grado. All’ombra di S. Michele”) e infine Giusto, padre di Marino, nonché nonno sia di Chiara, sostituto procuratore presso il Tribunale dei minori, che di Massimo, attuale professore di storia dell’arte contemporanea all’Ateneo triestino. Soffermandoci su questi ultimi sarebbe impossibile citare tutte le loro opere, ma è bene ricordare che Marino (classe 1945), dopo aver svolto la professione di avvocato ed aver insegnato storia del libro all’Università di Udine, si è dedicato completamente alla sua casa editrice, Edizioni della Laguna, senza mai trascurare l’attività politica, che lo ha visto consigliere comunale di Grado, consigliere e assessore provinciale alla cultura e, da pochi mesi, presidente della Grado Impianti Turistici. Il nipote Massimo è autore di svariati libri e curatore di mostre d'arte e dei rispettivi cataloghi.


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22 maggio, 2021

barbana , diversità clericale e politica e le questue

In epoca moderna ('500-'700) al Perdon aveva anche un risvolto clerical-politico. Accadde a volte che ai gradesi fosse interdetto lo sbarco a Barbana dai custodi del santuario, supportati da sacerdoti provenienti da Udine che avevano probabilmente ricevuto ordine dai Patriarchi di Aquileia di ribadire l'appartenenza dell'isola a tale entità ecclesiastica piuttosto che al Patriarcato di Venezia, da cui dipendeva invece Grado. Il voto veniva così sciolto solo dal Connestabile, unico a cui veniva concesso lo sbarco. Barbana infatti dipendeva dall'abbazia benedettina di Sesto al Reghena, capitale di una vasta regione dell'ordine, e nominalmente sottoposta al Patriarcato di Aquileia (dopo il 1754 all'Arcidiocesi di Udine) anche se gli ordini godevano di fatto di una certa extraterritorialità ed indipendenza. Le ragioni della diatriba giurisdizionale erano da ricercare nella incerta definizione, ancora di epoca tardoantica e medievale, della territorialità ecclesiastica della parte nord di quella che sarebbe poi stata la nostra laguna. Con la soppressione dell'abbazia di Sesto la questione della giurisdizione su Barbana rimase agli ordinari udinesi ma a fine '700 il parroco Marocco cercò in tutte le maniere di farsene riconoscere il possesso per la parrocchia gradese, anche con la produzione di documentazione palesemente falsa a cui rispondevano custodi e curia udinese con documenti di pari falsità. La questione, inutile dire ruotava attorno alle ricche questue che Barbana, quale santuario, ricavava dai pellegrinaggi provenienti da tutto il Friuli. Autorità austriache, francesi e austriache ancora dimostrarono tutto il loro imbarazzo in quella che ai loro occhi altro non era che una "bega tra preti" ma che coinvolse le massime cariche ecclesiastiche e civili.


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21 maggio, 2021

la gradese










GRADO Ricordare la

Gradese attraverso uno

dei personaggi più importanti

della storia della società

per la valenza didattica

dei suoi insegnamenti

di gioco e di vita verso

i più piccoli. È quanto ha

deciso la dirigenza lagunare

presieduta da Angelo

Marin incentrando la

rievocazione dei 60 anni

di vita della gloriosa

squadra rossoscudata (è

nata nel 1950 a seguito

della fusione di due squadre

amatoriali) nel ricordare

“Massi Tachèlo” ossia

Massimiliano Cicogna.

Sarà, infatti, un quadrangolare

tra i pulcini

delle migliori squadre

della regione e la formazione

locale a dar vita al

“Memorial Massi Tachèlo”.

Sono pure previsti

una mostra fotografica

e la proiezione di video

storici.

Il torneo e i semplici

ma significati festeggiamenti

sono previsti domenica

prossima. Quest’anno

la Gradese gioca in seconda

categoria. È da sola

al comando del girone

ma a seguirla da vicino

vi sono alcune quotate

formazioni. Fra queste il

Moraro che proprio domenica

giocherà alla

Schiusa.

Sarà una giornata di festa

per ricordare le grandi

avventure, gli incredibili

successi che hanno

portato la Gradese a giocare

addirittura in Serie

D. Per far capire quanto

la formazione lagunare

sia nei cuori della gente

del luogo basta vedere la

foto del campionato

1973-1974 con la tribuna

della Schiusa gremita.

Quell’anno i rossoscudati

non solo si aggiudicarono

il proprio girone di

Prima categoria ma conquistarono

anche, battendo

il Maniago, il titolo regionale

di categoria. Nella

storia della società vi

sono racconti, leggende,

ricordi e avvenimenti, diciamo

così, poco esaltanti.

Un tempo al seguito

della Gradese c’erano

sempre centinaia se non

migliaia di persone. Basta

forse ricordare lo spareggio

promozione con la

Gemonese, anche questo

vinto dai gradesi, disputato

a Palmanova dinnanzi

a 2mila spettatori. Per

certe trasferte al seguito

dei lagunari c’erano fino

a sei corriere di tifosi. Allora

c’erano i derby, quelli

veri, sentiti pieni di

sfottò e di “azioni sceniche”.

Con l’Aquileia in

particolar modo ma anche

con Cervignano, Terzo,

Fiumicello, Gonars,

San Giorgio. Poi sono arrivati

quelli col Pieris e

altre località bisiache.

La Gradese compie sessant’anni

ma ben prima

l’Isola ha avuto delle

squadre come la Pro Grado,

la Libertas Grado con

presidente Gerolamo Rodenigo,

l’Unione sportiva

Gradese, la Gradese Calcio

e oggi l’Associazione

sportiva Gradese calcio.

Senza contare in tempi

più recenti il Grado calcio

e il Centro giovanile

operaio Gradese. E quanti

calciatori lagunari hanno

calcato le scene nazionali

e anche internazionali.

Ricordare Mario David

che ha persino disputato

con la maglia della nazionale

italiana il campionato

del mondo in Cile significa

partire dall’apice

ma non si possono non

menzionare Andrea Tessarin

che giocò nel Genoa

e fece anche un provino

con la Juventus. E

poi Aredio Gimona, i Raise,

Nino Marin, Nico Mazzolini

per arrivare a Marzio

Lugnan che ha giocato

con l’Atalanta.

Domenica, dunque, i festeggiamenti.

Alle 9 ci sarà

il via al “Memorial

Massi Tachèlo”. Prima

della partita fra Gradese

e Moraro all’interno del

chiosco-bar si potrà visitare

la mostra storica e

assistere alla proiezione

di un filmato storico,

quindi verso le 17 commenti

e moviola sulla gara,

premiazioni dei pulcini


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20 maggio, 2021

Alessandro Felluga


fermiamoci il Paese addosso

Un ricordo per un uomo che ha amato e rappresentato Grado.


Così come le immagini, le parole possono essere oniriche, riferite dall' immaginario al sogno.Con queste parole nel 1993  Alessandro Felluga iniziava il discorso di apertura dell' Azienda di Promozione Turistica di cui era Presidente.

Emozioni più che parole, un profondo amore per casa propria.

Grado


"Parlare del proprio Paese vuol dire parlare un po di se e dunque ci si attarda incerti se riproporre i soliti luoghi comuni o inoltrarsi ad esaminare le virtù, ma anche i difetti le contraddizioni.

Però è anche una buona occasione per mettersi nei panni di un ospite e domandarsi quali ragioni possono spingerlo a Grado.


Prima di tutto verrei a Grado perchè, curioso e irrequieto come sono, alla mia vacanza mare e sole non possono bastare, anche se con un arenile di tre chilometri posto esattamente a mezzogiorno che gode dunque del sole da levante a ponente e con una sabbia fine ed eccellente sono ottime ragioni.


Verrei a Grado per gli odori della Laguna, per sentire il fruscio di una barca a vela per l' incanto di quella passeggiata che gli austriaci chiamano "promenade" e noi liquidiamo frettolosamente con "Diga" o Reparo".

Il senso è evidente per gli ospiti è una passeggiata amorosa, per noi l' elemento che ci protegge dalle mareggiate, comunque lo si dica ha un profondo fascino.


Verrei a Grado per camminare al mattino lungo il Porto per osservare e parlare se possibile con i pescatori, quelli col volto scuro smaniato dalla salsedine che camminano ondulando un poco come se stessero sopra una barca.


Grado è questo, atmosfere umori incanti suggestioni."


Altra qualità, altra cultura dell' accoglienza e della promozione turistica, altro cuore.


In questi momenti difficili queste parole scaldano il cuore e Alessandro ci manca. 

Sapevatelo!


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19 maggio, 2021

le varvuole significati

Le Varvuole sono streghe o fate maligne che la sera dell'Epifania penetrano nelle case e portano via i bambini cattivi. Nel grande "Dizionario veneziano" di Manlio Cortellazzo troviamo "varòla, veròla" con il significato di "strega, befana", termine che probabilmente deriva da una malattia infettiva contagiosa che si manifesta con vesciche e pustole cutanee, detta " varòla, variòla, varuòla". Nota anche il testo cinquecentesco del Caravia: " E dalla Piffania / Co se l'Ave Maria / Le verole co i spei si me sbuela" ( "E durante l'Epifania / all'ora dell'Ave Maria / le streghe con gli spiedi mi sbudellano").


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18 maggio, 2021

vento fuga, bonassa presto







Per mettere a fuoco l’ immagine del quadro fumino del nostro carattere, quel "vento fuga e bonassa presto" che ha caraterizzato l’ esistenza della "gens Graisana" da sempre, vediamo le tracce raccolte da Giuseppe Caprin in "Lagune di Grado"


L’ animosità graisana ha origini antiche e da questa traccia storica tra‚a dal Caprin si capisce che era una dote che i governanti Veneziani utilizzavano e coltivavano con astuzia.


I Gradesi medioevali erano considerati dai Veneziani ottimi armigeri e, per tener in esercizio i giovani e predisporre alla lotta e all’ esercizio delle armi la gioventù locale, Venezia consigliava e promuoveva giochi di guerra raccomandando :

I Gradensi, confinanti gli Arciducali, di tratto in tratto ricevevano delle animosità onde il Civico Consiglio nell’ anno 1423 comanda:


che ognuno di Grado abbia la sua Balestra essendo cosa utile che si usa a tirar per i bisogni della Ci‚à, e si compra dalla Comunità un Palio del valore di lire 18 e vi deve tirare in quello nella Pasqua e sia il Palio di panno del color che piacerà alla Comunità, e niuno possa tirar se non sia Cittadino o Abitante.


L’ Esercizio alla guerra nei bambini veniva coltivato prevedendo gare di battaglie con armi di legno:


i bambini venivano divisi in due squadre una de‚a di Porta Granda e una di Porta Piccola e limitati in un grande steccato posto al di fuori delle due Porte, nell’ odierna Piazza, alla presenza di tu‚o il popolo si sfidavano con spade e coltelli di legno.


Spinti dalle grida dei parenti, i ragazzi si lanciavano in sfide che si protraevano nel tempo e, da organizzate inizialmente quasi militarmente, diventavano mano a mano vere e proprie zue che alla fine costringevano gli adulti ad intervenire per evitare ferite più o meno gravi.


Questa consuetudine ( si è sopita un duecento anni fa, ma cova so‚o le ceneri sempre) era abituale i sabato dei mesi di giugno, luglio e settembre e si accendeva in modo particolare quando durante l’ estate le famiglie dei pescatori lagunari rientravano in paese e le vecchie questioni familiari si accendevano.


I ricordi miei di bambino vanno alle "guere per le cube" all’ obbligo di partecipare alla bande dei rioni, al controllo feroce del territorio, ora si sa da cosa derivano le tensioni della graesanità-.


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