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14 dicembre, 2021

italiani


un tempo. anni fa esisteva un grande capo degliUnni detto Attila che si avvicendavano verso Grado presentandosi verso la base di sototerrena contro l’ isola denominata isola dei busiari; il capo comandata da un vigile capo casoner detto “dei Paligi” ; un’isola dei figi dei   “Corbato” ovviamente il fatto che una banda fosse così forte da fermare un capo banda formidabile , ha creato una fiaba che non sempre si adatta a fatti veritieri.
la poesia di giovanni che è un amico caro rende bene la favola dell’ isola dei busiari.Dai Attila!


Attila.
Ti domandiamo aiuto!
Attila
Non essere cocciuto
qualcosa fa per noi che siam qua
Qualcosa fa per noi!
Su abbi compassione
vien deciso perso il mar
dai...passa il Fossalone
che noi ti aspettiam!
Attila
Su cerca di capire
Attila
Deciditi di venire
a liberarci da schiavitù
a liberare noi
ci stanno li Romani
d' Aquileja e di più giù
son qua da troppi anni
non se ne vanno più.
Attila
Ti domandiamo aiuto!
Attila
sarai il benvenuto
nella Palude fatti veder
e tu ci vieni a liberar!
Le ragazze, le ragazze d' Ambriabella
cantan tutte con ardore
Re degli Unni del mio cuore
or sù ci vieni a ..liberar!



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05 dicembre, 2021

S.nicolo

Sté tinti 'sta note màmuli
de no’ fâve becâ in strada,
preché xe San Nicolò
che’l gira duta la contrada.
'L vescovo de Mira
e gran santo de Bari,
‘l va senpre in conpanìa
de quatro diavuli tamanari.
‘L va a castigâ i matissi
e le cossiense vagole,
de quî che in 'sto ano
i à tirao massa le sagole.
Ma se sé stai de sesto
comò che Dio comanda,
meté un piato spanso
de sora la crensa granda.
‘Ndé púo a drumî cuntinti,
a sognâ San Nicolò in pase,
che doman col novo zorno
varé de zugàtuli piene le case.
Doman varé de ciuciâ bunbùni


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04 dicembre, 2021

un dosso di sabbia circondato dal mare

c’era una volta, un dosso di sabbia…..crcondato dal mare

d’inverno battuto dalla bora, ma all’ estate baciato da tanto sole.       soprattuttointorno a questo lido, tante conchiglie, che il mare ed il tempo avevano mischiato, integrato con lsabbia

questo dosso bello alto, i nostri avi edificarono il loro borgo:   Grado.

non c’è costruzione antica, non ‘è vecchia costruzione qua nell’ Isola he su questi muri non abbia un impasto con le nostre conchiglie…. con le nostre “Scusse”…. Perchè così si chiamano aGrado le conchiglie— “Scusse”….

piltri,Onge del Signor, Peverasse, caCaravoi.

nei muri delle nostre chiese millenarietra un mattone e l’ altro, le molte sono impregnate da “Scuse”.

e nei resti della chiesa “de Corte” c’è perfino un guscio conchiglia”umana de mar” lumaca di mareintatta nel tempo sta là, bianca, quasi un simbolo.

oi siamo n dosso di sabbia  conchiglie.  “Undosso de Sabion e Scusse”….

clave de s. Pier naridole, onde de la madonna. bisogna conoscere le “Scusse”.

giovanni “stiata”Marchesan.


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02 dicembre, 2021

nuvole

Sono questi tempi moderni dove le previsioni del tempo hanno assunto un significato sproporzionato alle vere necessità di ognuno di noi,  siamo bombardati notte e giorno da previsioni in tutte le salse e condimenti.



Un tempo tutto era demandato all'esperienza e alle conoscenze dei vecchi saggi che mescolavano, con grande maestria e  ritualità,  realtà a misticismo.

Ma, alle volte, nonostante la grande perizia che poggiava su conoscenze sperimentate dal tempo, c'erano dei fenomeni atmosferici molto temuti dai pescatori contro i quali si usavano degli espedienti che potevano essere considerati dei veri e propri riti in cui religiosità e magia erano fuse insieme. 


E' di oggi uno di questi fenomeni, "Una caligà in Busatta"  pur annunciata fa sempre paura; per questi fenomeni i nostri vecchi si affidavano ad un rito che aveva ben poco di sacro e molto di misticismo rituale.

Un rito molto poco conosciuto.

La storia della gente di Grado di scritto ha ben poco e tutto si tramandava oralmente, così in generale per rendere più efficaci racconti di fatti che dovevano fare un lungo percorso nel tempo e passare da generazione in generazione li si condiva di mistero e di complesse liturgie mistiche.


Uno di questi è chiamato la Quabita ( una traduzione possibile del termine è:  cantilena) e i pescatori lo usavano contro temporali minacciosi, trombe marine, ma soprattutto contro "le saete"  per la salvezza di tutti coloro che erano in mare.


Il rito veniva compiuto da un vecchio pescatore che disegnava sulla sabbia il Gropo de S.Simon in riva al mare poi, voltando il capo all'indietro, colpiva con un coltello il centro di questo disegno, nel mentre pronunciava:

S.Barbara e S.Simon deliberene de sto lampo e de sto ton e de sta saeta, S.Barbara benedeta.


Non era mai solo sulla riva, c'erano con lui altre persone che pregavano e cercavano di

rispondere alle sue preghiere, quando non ne erano capaci si limitavano

a dire: 

Anche questo come quelo .  (L' origine del culto di Quelo di Guzzantiana memoria)


Me par de vighili, e funzionava!  



Ora lo sapete anche voi nel caso fatelo, male non può fare.  


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