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29 agosto, 2019

Mamuli


Capita alle volte al bar di trovarti in compagnia occasionale con  "un ciapo de mamuli"  ragazzi che ti conoscono e si parla.

Si parla di passato ed è il mio campo, si parla di futuri ed è il loro campo, si parla di presente ed è terreno comune.

Parlare con loro è stato per me come bere acqua fresca e mi ha spinto a fare delle considerazioni sulla nostra gioventù, così maltrattata e con sulle spalle gli errori di almeno due generazioni.

Si tende a ridurre la questione giovanile a un problema di eccellenze non riconosciute, di cervelli in fuga, di meriti sottostimati. 

Si dimentica la fatica e la frustrazione dei non eccellenti, la grande massa di ragazzi che magari non ha ambizioni professionali particolari, ma vorrebbe lavorare e campare con uguale dignità, e vivere con costrutto una vita autonoma.

È un segno dei tempi

Si crede e si fa credere che le società funzionino solo per l’ abbrivio del talentoper la forza dei migliori, dimenticando che il benessere della società è frutto di un processo corale, collettivo, e la serenità degli individui, anche degli «eccellenti», non è concessa al di fuori di un miglioramento della vita, se non di tutti, di molti. 

 È vero che la selezione dei meritevoli è, nel nostro Paese, inceppata, spesso umiliata dal clientelismo, dalle baronie, dalla mafiosità. 

Ma non è umiliando o dimenticando i secondi, e i terzi, e i quarti, che i primi avranno soddisfazione. 

Il successo professionale, tra l’altro, non è la sola misura del valore umano. 

Ce ne sono infiniti altri. 

Ho conosciuto qualche «eccellente» odioso, e umanamente minimo, e molte persone umili di grande spessore, capaci di dare agli altri qualcosa che non è quantificabile in uno stipendio o in un titolo di studio. 

Credo, o spero, che i ragazzi  sappiano che la posta in palio non è solo spianare la strada ai più bravi, ma restituire la percezione di un futuro possibile a tutti. 

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23 agosto, 2019

Mostra Fotografica

La foto è di Roberto Camuffo ma non fa parte della mostra
Roberto Camuffo è un camaleonte artistico, passa con indifferenza dai fornelli, alla macchina fotografica alla "batela" facendo tutto bene, anzi benissimo.
La sua mostra colpisce sia per l' intensità delle fotografie sia per il significato profondo del messaggio che vogliono veicolare.

Il soggetto della mostra "Elda Lugnan Pasta" è una donna forte una "casonera" che ancor oggi a 91 anni suonati preferisce l' ambiente lagunare a quello cittadino.
Abituata a una vita dura (le foto lo mostrano con evidenza) ma con poche regole chiare, il mondo cittadino con le sue complicazioni la fa sentire a disagio, ma la sua naturale ritrosia e timidezza scompare quando può prendere i remi e vogare nel suo "Palù" e tornare se stessa.

Roberto è stato bravo perchè con le sue immagini mostra nonna "Elda" nel suo ambiente naturale in piena attività sprizzante, nonostante l' età, energia e consapevolezza.

Una delle ultime se non ultima delle nostre donne di un tempo che si son fatte carico di disgrazie e malanni senza mollare mai con l' unico obbiettivo la difesa dei figli.

Grazie Roberto ho fatto un tuffo nel mio passato visto che i miei vecchi erano vicini di casone a "Sototerena" nel Palù dei Pasti- Laguna de Soto.




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18 agosto, 2019

Al Vial de le Cube -Stralonga


A Grado un tempo la via più trafficata era Stralonga la Cuba centrale che attraversa il Castrum da Nord a Sud partendo da Cul de Muro (Campiello della Scala) per arrivare a Piazza della Corte (poi della Vittoria, poi B.Marin "il decumano dei romani  gera 'l vial de i nostri veci...100 ani fa"
  le donne vecchie e giovani del tempo, sedute sugli scagni, fuori della porta di casa, rigorosamente in nero, tagliavano a fette il prossimo con le ciacole.

 Massi "Tachelo" Cicogna nel suo libretto "Le gno do Scale" ne fa una descrizione  poetica ed appassionata:

STRALONGA

Tu scuminsivi in Cul de Muro (Campiello della Scala) e tu finivi davanti ala Ciesa dele Grassie; a minsonàte, pareva che no tu finissi mai.

In quela volta tu gerì la più Ionga ma, vardando desso le autostrade che xe per mondo via, tu me par un gogogio che duti vol ghitàlo. 

Quii che sa la tova storia desso i sta siti, invesse i podarave sigà ai quatro vinti: «no stè dispressà sta roba, che per vèghela i vien de duto ‘l mondo».
Ma la sova zente i la dispressa, no i capisse de che roba che i xe paruni, de un tesoro che al mondo no l'ha paraguni.

El Signor t'ha fato aposta vissin ala sova ciesa, persìo che duti se incolona a fài festa. 
Ogni canton de casa gera un fior, co’ la sova zente che faveleva co’ i oci, gera duto un ino al Signor.
Ma desso i tinpi i xe passai, la zente no la se cognòsse più e duti driti i passa via.
I omini veci no i pol desmentegàsse quanta storia che ha la sova contrada, co’ atimi de contentessa o avilimento, ma contro duto i gera temperai: veci pescauri, sempre col Signor in peto, e co la Madona de Barbana i' veva fato un punto de riferimento.

Aneme semplici e genuine, zè là, missi in casa de ricovero, che speta la sova fine. 
Me passo per de là e me par de vègheve che consé le arte. 
Me ciapa una strenta al cuor e vien zo do lagreme colde colde.


Massi Tachelo

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16 agosto, 2019

Mio Dio è passato Ferragosto



"Mare, profumo di mare
e di questo mi voglio saziare,

è colpa del vento e del mare

se a Grado voglio tornare"

Nonostante i tanti gufi Il Ferragosto è arrivato, passato e digerito anche a Grado.
Fuochi bassi o alti tanta gente sicuramente in diga.

Dovete sapere che:
Qui A Grado si è così ospitali che pur di mettere a tavola un DioTurista, l'albergatore o il ristoratore se lo tiene sulle ginocchia ed è tutto un sorriso, poi, dopo che ha pagato e svoltato l' angolo, alle volte capita che tira un metro di cristi e di madonne che ti sgonfiano le ruote delle macchine nel parcheggio e rintocca la campana della chiesa. 

Qui la stagione da sempre va male e tutti tutti gli esercenti piangono miseria, poi  comprano un "caien" a testa a tutta la famiglia, compresa la nonna, che tanto guida la badante, e partono per mete esotiche tutti assieme a ottobre. 

Qui il DioTurista s'incarna spesso sotto forma di sessantenne semiobesa vestita come un' abat-jour cui han fatto un gavettone di lustrini, vinavil e coriandoli. 

Oppure s'incarna in urlatori molesti che alle 4 di notte sono ubriachi e questionano in dialetti dalle vocali chiuse come le loro menti. 

Qui da ragazzi tenevamo i punteggi di quelle che c' eravamo trombate durante l'estate (che trombarsi la turista era cosa buona, giusta e, con tutta probabilità, raccomandata fortemente dall'Azienda di Soggiorno), tramite un sistema articolato: perchè se provenivano da certe città o nazioni c'eran più punti in palio. 
C'erano un paio di città e nazioni di provenienza che davano punteggio negativo perchè era troppo facile, ma non mi pare elegante dire quali. 

Insomma crisi o non crisi anche a Grado c'è stato  ferragosto. 

Oh Mio Dio! 
 
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12 agosto, 2019

I Monti della Pineta


Venerdì ho passato una bellissima giornata con i bambini dell' Associazione "Radise de Mar" in colonia estiva in Pineta.
Mi è venuto così in mente la storia della nascita e devi veri motivi per cui è nata la Pineta:

Qualche volta la storia ci apre gli occhi, se si ha voglia di vedere, sul futuro.

La storia di Grado Pineta è interessante e poco conosciuta e in questo post  non  voglio approfondire quello che è successo dopo ma tracciare  i veri motivi per cui è nata:

 la Piantumazione delle dune sabbiose aveva ed ha lo scopo di protezione dell' abitato di Grado.

Per tutti noi "graisani" di una certa età la Pineta non è nientaltro che  "Al Taroto" e questo dovrebbe evocare in tanti di noi ricordi giovanili di giochi e piccoli amori consumati e non  tra le dune e i rovi del bosco (ne riparlerò), ma  la traccia del post mi porta alle origini e soprattutto sul perchè e sul come la Pineta è nata.

Tutto inizia nel 1900 quando, su ordine del Capitanato di Gorizia, vennero piantati 35.000 pini in località "Le Dune", quella serie di dossi sabbiosi a terra del Banco della Mula di Muggia, la piantumazione ebbe successo e l'anno successivo si procedette all'imboschimento vero e proprio mettendo a dimora 200.000 piantine nella zona di Punta Barbacale.


Alfiere di questo imboschimento fu il goriziano Corrado Rubbia che suggerì all'Amministrazione austriaca la messa a dimora delle piante per consolidare la riva e proteggere, in modo naturale e a costi ridotti, Grado tenendo conto della prevalenza del movimento, sia dell'acqua che del vento, da est-ovest.

Si cominciò dai Monti della Rotta (monti per modo di dire erano dune più alte delle altre -Al Monte Confin-) nei punti più critici per il vento e le maree.

Non tutto ovviamente funzionò alla perfezione, per qualche anno la moria delle piante sfiorò il 70%, ma la tenacia degli uomini alla fine la ebbe vinta sugli elementi naturali e nel 1921 il Comitato delle Dune di Grado che sovraintendeva al progetto fu sciolto per raggiungimento dello scopo sociale.

La Dichiarazione finale del Comune nel 1921:
Quest'azione di rimboschimento iniziatasi una ventina d'anni fa, ha conseguito pieno successo, una landa sterile, viene convertita in un bosco rigoglioso di latifoglie e conifere.
Ora il municipio vorrà certamente dedicarle tutte le sue cure, perchè non venga menomata e dimenticata.  ( gli unici  nel prosieguo della storia di Grado che hanno fatto proprio questo solenne impegno sono Irina e Sandro con la loro Associazione Radise de Mar)


Questa dichiarazione dell' Amministrazione del tempo mi ha fatto venir in mente che le successive Amministrazioni non  hanno dimenticata la landa desolata, ci hanno fatto una stupenda speculazione edilizia! 

Sapevatelo! 
 
 

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03 agosto, 2019

Storie e sogni graisani


I Merlato sono stati una famiglia importante nella storia gradese, tra le pochissime ricche, ma capita che si interrompa qualcosa nella trasmissione dei propri geni alle generazioni successive e ci si estingua.
Sior Antonio Merlato era uno degli ultimi rappresentanti della famiglia, l' essere molto solo lo portava ad esagerare nel bere e spesso parlava e sognava a voce alta "là De Tanori"
Da tener presente che viste le condizioni di sovraffollamento delle abitazioni graisane l' unico luogo in cui poteva sognare un povero cristo era il bar da ubriaco e in luoghi abbastanza scuri da poter pensare alla notte.

La scena:
Sior Antonio Merlato  conversa con se stesso nascosto nel buio della sala la "De Tanori"portato sempre più lontano dalla mente man mano che il livello di alcool nel sangue cresce:

...E ciacolemo de sogni  -Illusione dolce chimera sei tu!- 
No me resta che le ilusion...i sogni...in 'stà  Isola Isolagia.

I sogni sono importanti aiutano a vivere, costano poco, anzi niente...
Allora facciamoli 'stì sogni, si possono avere "ad occhi chiusi o aperti, in piedi o stravaccati, in bianco e nero, in tecnicolor."
Ricordatevi nessun sogno è proibito...tutto è permesso in sogno! Tutto!.

Quando ero bambino sognavo di avere un paio di scarpe di cuoio, come quelle dei figli dei signori, quando le ho finalmente avute mi facevano un male cane e così son tornato a camminare scalzo, come d' abitudine, con le scarpe in mano, per mostrarle agli altri.
Questi sono sogni da povero. 

Ho letto da qualche parte che "Il sogno di oggi può essere la realtà di domani".
L' altra notte ho sognato che noltri graisani 'ndeveno duti d'acordo per "al ben del Paese"... si si! - Campa cavalo che l' erba cresse e l' acqua la cala! -
Come si può negare ai Comandauri dell' Azienda di sognare una stagione di caldo e che duri da Pasqua ai Santi e magari con meno personale da pagare per aggiustare così tutti i conti, e senza dover risolvere problemi di:
Nuove Terme, Arenile che scompare con sciroccali, fango incipiente, il pontile che sprofonda, locali che non rendono.

Come si può negare ai Signori Ristoratori di sognare clientele che spendano e spandano, non capiscano un tubo e paghino senza rompere le scatole con la tiritera " il pesce è fresco o congelato".


Un sogno poi non si nega a nessuno, non vogliamo mica negarlo a coloro che progettano di costruire un grattacielo in "Savial" o un Palazzo di Vetro vicino alle Chiese o addirittura al posto delle Chiese:

No! il sogno non nega nulla a nessuno e così continueremo a sognare.

Ma un' oltra volta!


-ricordo che questi sogni sono tratti e adattati da me da :
"storie di Giovanni Marchesan (Stiata)" 
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29 luglio, 2019

Storie graisane- Vol Fede



La storia piccola di Grado, quella tramandata per tradizione orale, è costellata di fatti semi miracolosi, raccontati però con la classica ironia di popolani che si, si, ci credono, ma però....
Tutto aveva una sua logica, l' arguzia dei pescatori nel cavarsela da situazioni difficili e l' ineluttabilità della fede che comunque trionfava; vere e proprie lezioni di vita.
P.S. : Io queste storie le leggo e posso condividerle grazie al grande lavoro di raccolta e cernita fatto da uno dei numi tutelari della nostra tradizione:  
Maria "Stiata" in Lauto

Fede, no legno de barca...

Sto fato lo ha contao Flora Verginella (nata nel 1909), ciamàgia Fiorina.
La famégia de so mare gera quela dei "Russi", quela de so pare dei "Grili" che i veva i so casuni sul "palú de la Fossa", in "Sentenera" vissín a le "Domíne" in tel palú de levante. 
Comò duti i pescaúri oltra i casuni i veva casa anche a Gravo.
 Fiorina gera la prima de sete sorele, l’unico fradèl ’l gera morto che ’l gera incora mundi pícolo. 
Protagonista de sto fato sarave stao so nono da parte de mare, Giovani Marchesan "Rosso" che mundi volte ’i lo conteva ai sovi de famégia; el sarave sucesso a la fin de l’oltro sècolo. 
Gravo la veva quatromila àneme; de queste, una metà – diseva Fiorina – la steva in tei casuni del palú per le stagión de pesca. 
Giovani "Rosso" el gera batelante; elo e un oltro i feva ogni giorno in batela el giro dei casuni del palú a racolze gransi che púo i ’ndeva a vênde a Ciosa. 
I ciosoti, dopo vîli ben mastrussai, li useva per pescâ.
A sò tenpo a Barbana un tremendo tenporàl el veva stiantao l’àlboro vecio più de mile ani sul qual, segondo la tradissión, se varave fermao la statua de la Madona veneràgia púo in te la prima ciesa fata costruì su l’isoleta dal patriarca Elia. L’àlboro stiantao de la burasca el gera stao lassao a disposissión dei fedeli che i ’ndeva a Barbana persío che i se tolessa un toco de legno del tronco o un rameto per portâsseli devotamente a casa comò pressiose relique. 

Steva a Ciosa un zóvene ’ndemoniao che tante volte ’l piovàn de là ’l veva tentao de liberâ del maligno, ma senpre sensa ’vê nissún risultato. Quel prete, ’vendo sintío favelâ dei grandi miràculi fati per l’intercessión de la beata Vèrgine de Barbana, el veva diverse volte pregao i do graesani – che  i ’ndeva a Ciosa col so cargo de gransi – de portâ-’i un framento de quel legno: el penseva de usâlo per dâ-’i più forsa al sconzuro contro ’l demonio, dato che le sove sole preghiere no le gera bastae . 
Ma i do batelanti, ciapai conpletamente dei pinsieri e de le fadighe del so duro lavór, rivai a Gravo, ogni volta i se desmentegheva de procurâsse la reliqua. Solo cô i torneva a Ciosa i se ricordeva de quel che ’l prete ’i veva domandao, e i diceva fra de ili: – Conpare, gnanche sta volta se vemo recordao de portâ ’l legno de l’àlboro de Barbana. Che podemo fâ? – Naturalmente l’indemoniao, cô ’l vegheva a largo conparî la sova barca, el coreva sul molo a spetâ inquieto che rivessa quî che varave dovúo portâ-’i el stromento de la so liberassión; ma senpre ’i ’ndeva sbusa. Un bel zorno el prete, stufo de le continue desmenteganse dei do graesani, el s’ha presentao a ili e ’i ha dito: – Sintí, co rivè vignarè me qua a spetâve sul molo, e drio de me sarà la prossessión de duti i gno parochiani. Cussí ste ben atinti de no desmentegâve de portâne qua finalmente ’l legno benedeto de la Madona de Barbana. 
E ’lora i do ’i ha promesso che sensa oltro i varave fato quel che ’i vigniva domandao. Ma cussà comò, tornai a Gravo strachi morti, incora una volta i s’ha del duto desmentegao e del piovàn e de l’indemoniao e de la sova promessa.
 L’indomàn matina, fato bonora ’l giro dei casuni per la racolta dei gransi, i xe partî comò ’l solito verso de Ciosa co’ la so batela. 
Solo cô i xe stai in vista de quela sità i s’ha acorto de la so sbadatàgine. 
Intanto un gran ciapo de zente se veva radunao sul molo. El piovàn, conpagnao dei so capelani e zaghi, ’l gera za vestío coi paraminti sacri e pronto per fâ el sconzuro. 
Davanti de duti l’indemoniao el speteva co’ granda ansia. – Conpare – fa un dei batelanti – se se presentemo adesso sensa ’l legno benedeto, quî i se rabia.– 
E ’lora a l’oltro ’i vien un’idea: – Tolemo dalongo un toco del legno che tignimo soto prova: i credarà duti che sia ’l legno de Barbana! – 
E anche se ’l conpare ’l continuava a protestâ e a dubitâ, cussí a la fin xe stao fato.
 ’Pena rivai sul molo la schègia de legno ’i xe stàgia consegnàgia al piovàn che, convinto che fossa la reliquia de l’àlboro benedeto de Barbana, ’i l’ha messa in te le mane de l’indemoniao, lo ha ’nbenedío e l’ha pronunsiao le parole che se deve dî pel sconzuro. 
S’ha sintío ’lora una vose bestiàl urlâ:  Fede me scassa, no legno de barca! – In te l’istesso momento el zóvene l’ha perso i sinsi e i ha scognúo portâlo drento de casa sova. 
Cô ’l xe tornao in sè, duti i ha possúo vêghe che finalmente ’l gera stao liberao del possesso del maligno. 

E cussí, incora una volta la fede, pur co garghe artifizio, la veva vinto.


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22 luglio, 2019

Castelli in ...spiaggia


La spiaggia di una calda domenica di luglio mette insieme le famiglie che si raccolgono attorno ai loro piccoli virgulti in letizia.
Non sempre però le cose vanno bene e le nevrosi, gli stress hanno il sopravvento.
Mi è capitato di assistere attonito, dalla diga a questa scena:


Il bimbo è un puttino al massimo duenne, paffutello e tranquillo. Ha il suo secchiello, è seduto in riva al mare e gioca allegro con la sabbia bagnata, impastandola con le manine senza altro fine che divertirsi. Infatti si diverte un mondo e non dà fastidio a nessuno.
 Finché non arrivano nonno e padre, fino a quel momento fortunosamente impegnati a farsi i cavoli propri e ahimè invece improvvisamente decisi a farsi quelli del piccolo.
«No, ma non si fa così! Così non riesci a costruire un castello!» dice il genitore competente, che subito comincia a smanacciare con il secchiello del figlio per costruire una torre.
Il piccolo lo guarda perplesso, anche perché di costruire una torre non gliene frega assolutamente nulla, essendo peraltro in un’età in cui il concetto di “torre” e “castello” è di là da venire, e c’è solo una enorme distesa di sabbia in cui affondare le manine e divertirsi. Quindi prima guarda con la faccina triste il padre che capovolge il secchiello, poi, una volta che il padre ha costruito la torre e la fissa sentendosi un Renzo Piano, si alza, trottola di fianco alla costruzione e con un ben assestato colpo di piedino la butta giù e poi ci si siede sopra, ridendo a più non posso.
«No! –  sbotta il padre – non si fa!» e inizia a sgridarlo manco avesse distrutto la casa di famiglia.
Il piccolo ovviamente non capisce cosa ha fatto di male, e quindi, lui che fino a quel momento era stato tranquillissimo, scoppia in un pianto disperato, urlando come un matto.
A questo punto il nonno, con trovata geniale, interviene e propone: «Adesso giochiamo a pallone!»
E inizia a tirare calci ad un pallone come se fosse Maradona con la sciatica.
Il piccolo è piccolo. Nessuno pare rendersene conto. Non è in grado di afferrare il concetto di “regola del gioco”: per cui prima guarda il pallone perplesso, poi gli corre dietro trottolando e invece di calciarlo cerca di afferrarlo con le mani, di rotolarcisi assieme. Il nonno continua a dirgli: «No! No! Col piede! Così!» prima paziente, poi insofferente, infine proprio incazzato che il nipotino non riesca ad afferrare il concetto per lui evidente ed elementare che il pallone si debba solo calciare. Siccome intanto però il nipotino capisce dal tono che sta facendo qualcosa di male, ma non capisce cosa, alla fine dopo un po’ di tentativi si impianta a seduto a terra e scoppia di nuovo in un pianto disperato, chiamando fra i singulti la mamma.
La mamma, che fino ad allora è stata distesa sul lettino a prende il sole, sbuffa un: «Madonna, come sei noioso oggi!» Lo prende in braccio, senza nemmeno cercare di capire cosa sia successo, e fa per portarlo via. Il piccolo si arrampica a quel punto sulle spalle della genitrice, perché lì, per terra, ci sono la sua paletta e il suo secchiello e tutta quella sabbia con cui lui adora giocare e con cui  stava per altro divertendosi prima che questa pletora di adulti deficienti si mettesse in mezzo.
Siccome si divincola e cerca di sgattaiolare, la madre si arrabbia: «Fermo, che così ti fai male! Ma insomma, sei impossibile! Basta, adesso vieni con me e fermo!»
Il piccolo viene piazzato sotto l’ombrellone, piangente e disperato, creando  un inferno per tutta la famiglia e anche per i poveri disgraziati che hanno l’ombrellone lì nei pressi, mentre madre e padre si lagnano ad alta voce con i loro amici di quanto sia impossibile avere una vita normale quando si hanno figli.
Il piccolo, intanto, non potendo più giocare con la sabbia bagnata, inizia a giocare con quella asciutta, prendendola nei pugnetti e tirandola addosso a chiunque passi. Quando qualcuno alla fine si lamenta, la madre inizia un litigio accusando tutti di essere razzisti nei confronti dei bambini. Seguono venti minuti di insulti incrociati, bofonchiati a voce più o meno alta, un tutti contro tutti in cui ci si rinfacciano presunte colpe che risalgono ai tempi di Adamo ed Eva, e forse un po’ più su.
Il piccolo ha smesso di piangere, nel frattempo. Guarda gli adulti.
Negli occhi gli leggi il terrore di diventare così.


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19 luglio, 2019

Andiamo avanti piano quasi fermi. Fa caldo



Le previsioni mostrano l' arrivo del caldo, il prodotto estivo per eccellenza, che ha conseguenze sul nostro ciclo circadiano e sulla nostra vita.
Così ti fai prendere dal dolce soffoco dell’estate, perché il bello del caldo è quel suo essere un grande alibi per le nostre immutabili pigrizie: tutte quelle cose che in altre stagioni devi fare, in estate no, si perdono o si dilatano, perché fa caldo.
E’ questo scivolamento nel nulla, l’estate: non gli impegni che si diradano, ma il loro sfaldarsi pian piano, evaporare come il sudore, l’avere il respiro lungo, comprendere che nulla è così necessario o così impellente e doveroso. 
E’ il tempo in cui il tempo rientra nella dimensione giusta, più lenta ed umana, e tu puoi perderlo a guardare il sole, il mare, le nuvole all’orizzonte, fermarti a non fare nulla con il giusto ritmo per farlo.
Poi passa, eh!


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16 luglio, 2019

Catechismo al tempo del computer


Perdon...Santi Patroni.. Liturgie complesse, cerimonie serie e partecipate, poi l' indomani tutto torna alla normalità del quotidiano.
Tutto torna all' uso quotidiano di luoghi in cui noi vediamo il passato, la nostra storia.
Ma che se ne fanno i bambini del nostro passato loro che sono il nostro futuro?
La risposta è in quest' immagine che ho colto al volo.
Un' immagine di bimbi sul sagrato della Basilica, tutti intenti a consultare il tablet, distesi con la naturale libertà e spensieratezza dei bambini sulle pietre pregne di storia.

E' evidente che il passato per ora non li tocca
Che stiano studiando il nuovo Catechismo?

Catechismo 2.0 nell'era dei computers. 

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11 luglio, 2019

Al Perdon - Lato B



“Al Perdon” di Barbana è un voto di popolo, un impegno da assolvere in perpetuo dalla nostra comunità ed è composto: uno dal viaggio da compiere accompagnando la statua della Madonna abitualmente presente in Basilica di S.Eufemia e due da un sacramento “Al Perdon” appunto da espletare accostandosi alla riconciliazione tra credenti.

Dando per scontato che ai tempi nostri  ci si accosta ai Sacramenti senza saper bene cosa si faccia - intendendo che, per riconciliarsi con il prossimo, basti la partecipazione al corteo per essere a posto ed ottenere il famoso “Perdon” - esaminiamo un lato poco commentato, anzi quasi mai, di quella che è la componente più faticosa del Voto, il Viaggio.

Organizzare Il Viaggio costa due mesi di fatiche, riunioni tra Enti, riunioni con i partecipanti, riunioni con le Associazioni di volontariato, stesure di liste dei pescherecci, di liste di quelli che per un qualche loro motivo credono di aver diritto ad essere  in processione. 
Insomma un potpourri di piccoli interessi, guai a dire che lo fanno solo per la visibilità che per 15 secondi assicura la Processione quando sfila lentamente uscendo dal porto tra ali di gente (sempre meno) che saluta dalla riva.

Il viaggio però ha un lato B ed inizia esattamente 10 minuti dopo che la S.Messa a Barbana finisce ed il Vescovo da il liberi tutti.

Un osservatore esterno può cominciare a pensare che il vero scopo di tutto il pandemonio messo in moto dal voto sia la merenda che scatta immediatamente dopo.

Orde di pellegrini vestiti a festa, come Eta-Beta ,fanno comparire dal nulla  pignatte di boreto (alle 11 di mattina) garuse in umido, torte salate, frittate alla biondo dio, salami come piovesse, formaggi di ogni tipo e soprattutto, come in una lista della spesa di un peschereccio di altri tempi: la mesa.
Vino, vino, vino, vino e …birra ad ettolitri.

Così dopo un’  oretta di libagioni che non escludono nessuno dei pellegrini dal più alto in grado al barcaiolo, finisce la vera riconciliazione ed il voto è finalmente espletato.

Tutti perdonati e un po brilli, con un corteo di ritorno meno ordinato di quello iniziale frutto di innumerevoli compromessi, (me sono più grando te tu  e stago davanti) ma certamente meno compassato e più allegro sotto gli occhi benevoli della nostra Madonnina si torna a Grado certi di aver fatto il proprio dovere ancora una volta.
In nome de Dio …Avanti!!


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08 luglio, 2019

In Nome de Dio: Avanti!!!


Tra le tante cose che succedono e variano ogni anno attorno al voto di una popolazione ormai diventato vetrina multimediale, esiste un punto fermo: 
la barca ammiraglia che porta la Madonna verso Barbana perchè il voto sia sciolto. (cliccate sulle frecce per proseguire con le immagini)

Il Perdòn è nato per ringraziare la Madonna per la fine di una epidemia di peste nel 1237. In quell'anno gli abitanti di Grado, guidati dal Patriarca Leonardo Querini, promisero che avrebbero trasportato la statua della Madonna dal Duomo all' Isola di Barbana come ringraziamento per la fine di quella terribile epidemia. Originariamente la processione si teneva il 2 luglio e prevedeva il coinvolgimento di almeno un membro per ogni famiglia gradese.
Il nome Perdòn deriva invece dalla tradizione di accostarsi, in occasione del pellegrinaggio, al sacramento della riconciliazione.
E' da 780 anni che la barca ammiraglia ogni anno trasporta la Madonna a Barbana per assolvere il voto di comunità.
Le barche usate sono state innumerevoli, ricordarle tutte è impossibile, questo breve filmato vuole solo ricordarle usando le immagini di alcune come calendario partendo da una cartolina dei primi 1900 per finire con l' ultima barca Ammiraglia di questi giorni La Stella del Mare.
Il voto continua....."In Nome de Dio, Avanti!"


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04 luglio, 2019

Non solo Jazz



All' interno della manifestazione Grado Jazz che avrà luogo al Parco delle Rose dal 7 al 11 luglio oltre alla componente musicale è stata abbinata una componente enogastronomica.

GRADO JAZZ PER LA PARTE ENOGASTRONOMICA DIVENTA UN “PERCORSO COMPETENZE  TRASVERSALI E ORIENTAMENTO (ALTERNANZA SCUOLA LAVORO)”

Dal 6 maggio al 1 giugno 2019, otto alunni dell’istituto enogastronomia e ospitalità alberghiera Pertini di Grado, hanno svolto il percorso PTCO, aderendo al progetto della Lotus Flowers s.r.l, Anpal Servizi, il patrocinio del Comune di Grado, la collaborazione dell’Associazione Euritmica organizzatore di Grado Jazz festival e l’Associazione Sapori United.

Gli studenti, Bajraj Egzona, Corbatto Luca, Fiasconara Stefano, Ghenda Federpressico, Ghin Emil, Latteo Jessica, Savian Asia e Scarel Sharon, con la guida del tutor aziendale Stefano Buian di Lotus Flowers s.r.l. e del tutor scolastico prof. ssa Lucia Indelicato, hanno progettato e pianificato l’organizzazione dell’evento. 

Gli studenti hanno potuto utilizzare diverse conoscenze acquisite a scuola nella realizzazione di un compito di realtà, spaziando dall’economia aziendale, alla scienza dell’alimentazione, passando per i laboratori di sala e vendita e enogastronomia e potenziando la conoscenza delle lingue straniere. 

Hanno contemporaneamente appreso nuove conoscenze e tecniche di promozione aziendale con lezioni specifiche di fotografia, grafica e utilizzo dei social per la campagna pubblicitaria tenute da professionisti del settore. Fra gli interventi: il fotografo Luca D’Agostino, il blogger Gabriele Gobbo, il biologo Aurelio Zentilin, la chefmobile Natascha Noia e inoltre gli storici pescatori Ennio Lugnan (Grado) e Giuseppe Milocco (Marano Lagunare) e la barman esperta nella preparazione di cocktail Catia Gobbo.

Gli allievi hanno, così, scoperto che il “mondo della cucina” è più ampio di quanto potessero immaginare ed hanno potuto esprimere abilità che non sapevano di possedere ampliando e potenziando le proprie competenze in ottica interdisciplinare. 

Creatività, pianificazione, team working e coworking sono state alla base del percorso e del lavoro realizzato che si concluderà con la gestione del servizio “food & drink” al parco delle rose di Grado all’interno di Grado Jazz festival dal 7 all’11 luglio 2019.

Fra gli eventi speciali organizzati dagli studenti è previsto per domenica 7 luglio alle ore 12:00 uno showcooking a cura degli stessi studenti dal titolo “Sfida all’ultimo chicco” con al termine una esibizione del Kaleidos Dance Show presso il Punto Antiche Terme in prossimità del parco delle Rose. Inoltre nelle serate dei concerti per Grado Jazz sono previsti lunedì 8 luglio “ScottaDay” serata dedicata alle cozze e mercoledì 10 luglio “Fasolari Day” con assaggi di ribolla gialla e birre artigianali.
in foto gli allievi dell' Istituto Pertini



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01 luglio, 2019

Sui dossi del Paradiso


"Nel ciel che più de la sua luce prende 
fu’ io, e vidi cose che ridire 
né sa né può chi di là sù discende"  - Dante - Paradiso



A volte l' immagine del paradiso esiste nelle piccole cose e dura attimi ma se riesci a coglierli e a  descrivere le meraviglie del tuo paradiso così come le vede il tuo cervello, magari non vivrai la loro realtà miracolosa, ma la loro forza, quella si.

E così penso, dopo una biciclettata trasognata in riva al mare con il sole che perde forza via via che tramonta:


e' questo il Paradiso che voglio, il Paradiso di un Dio che mi hanno trasmesso e in cui ho imparato a credere.

E' un Dio che ama e sa farsi amare, il Dio delle piccole e grandi cose, il Dio di tutti. 
 




Questo pensiero lo dedico in ricordo  dell' amico scomparso Fili Bellucci e spero che anche lui vada in bicicletta sui dossi a rincorrere tramonti infiniti in Paradiso. 
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23 giugno, 2019

Voce per Biagio Marin-La Bavisela


In foto le assistenti dell' Ospizio Marino

Ah.."La Bavisela", intesa come Associazione di volontariato culturale, stavolta mi ha trascinato a fare visita ai degenti ed ospiti dell' Ospizio Marino.
Una mattinata cupa con nuvoloni tutt'intorno e rapidi ma intensi scrosci di pioggia,  all' interno della struttura ci aspettavano ordinati e quieti tantissimi ospiti che ci guardavano con curiosità.
Maria "Stiata" Marchesan fa tutto dell' Associazione, è il solito ciclone e in quattro e quattr'otto prepara una scenografia minima per la recita di poesie e testi di Biagio Marin.
Inizia Albano con la presentazione, poi tocca a me e racconto più che recitare quello che secondo me è stato l' imput iniziale per Biagio Marin e la sua poesia-
La nonna, anzi "la gnagna" Tonia Maran, una donna forte che ha allevato e "tirato su" il nipote diventato orfano di madre raccontandogli le storie della sua infanzia da "casonera" descrivendo con un fare pratico  tutte quelle immagini di un mondo piccolissimo ma vitale ed autosufficiente come quello Lagunare.

Sappiamo come il Poeta abbia poi fatto tesoro dei racconti della nonna che lo chiamava, per la sua irrequietezza " Cavo de Nembo".
Ecco con sottolineare l' importanza degli anziani nell' educazione dei bambini mi è sembrato di fare un complimento a tutti i nostri vecchi.
La mattinata è passata in un lampo con Maria che ad un certo punto faceva ripetere in coro agli ospiti i versi delle poesie recitate, spero, anzi ne son sicuro, che l' intervento della "Bavisela" sia stato gradito dagli ospiti e dalla Direzione dell' Ospizio Marino che ci ha accolti con calore.
Son cose piccole che scaldano il cuore, consigliabili per ammorbidire l' astio di vivere dei nostri giorni.



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21 giugno, 2019

2000 anni di Sabbione

Nel susseguirsi di iniziative di contorno della Stagione, questa proposta da Grado Teatro merita attenzione particolare.
Un potpourri di scene di cabaret ispirate alla Compagnia Teatrale dai testi di Giovanni "Stiata" Marchesan e dalle musiche di Marta Chiusso, Luciano Cicogna e Ferruccio Tognon, arricchite da un CD per memoria storica.
Una compagnia teatrale, quella di "Grado Teatro", che vanta un curriculum di assoluto rispetto.

Fondata nel 1962 da Tullio Svettini e da diversi amatori gradesi prende il nome prima di Associazione "Grande Teatro" e poi di "Grado Teatro". 
L'Associazione con la sua scuola teatrale prepara diversi giovani nell'esperienza teatrale con successo crescente tanto da portare i suoi spettacoli in giro per l'Italia e nella zona Istriana.

Attualmente Tullio Svettini, oltre che attore, ricopre gli incarichi di direttore artistico e regista, mentre la carica di presidente è affidata alla signora Sonia Zuberti.
Ricordiamo :   Sabato 22 giugno ore 21,00


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17 giugno, 2019

Il Mare di Grado rende più fertili


Il nuovo mondo ci permette di modificare la realtà con discreta facilità.
Nel mondo della pubblicità poi, la notizia si può piegare a proprio favore sfruttando fatti reali mescolandoli con cose totalmente inventate che però attirano l' attenzione.
Lo si è sempre fatto, ma oggi con la fotografia e grafica digitale si può intervenire con maggior efficacia sulle immagini piegandole oltre i confini della realtà e rendendole quasi vere.
Il Web poi e Facebook in particolare hanno reso la diffusione semplice e capillare.
Vediamo come costruire una mezza verità e una mezza bugia a favore della bontà delle acque di Grado.
Ho letto di  questa notizia sulla presunta efficacia dell' acqua di mare sulla fertilità femminile e ne faccio un banner per reclamizzare la magia delle acque di Grado:

ACQUA DI MARE: MEGANUTRIENTE CELLULARE
L’esposizione al sole e all’ acqua di mare sedute con il bacino immerso aumenterebbe del 30 per cento le possibilità di gravidanza, probabilmente perché stimola la melatonina, nota per influenzare il ciclo riproduttivo, e la sintesi di vitamina D, che agirebbe invece sulla quantità di ovociti prodotti.


Lo suggerisce uno studio dell’University Hospital di Gent in Belgio, presentato al recente congresso della Society for Reproductive Health.
Nulla rassomiglia di più all'ambiente liquido interno dell'uomo: solo nel sangue e nell'acqua di mare esistono, tra l'altro, tutti gli elementi della tavola periodica.
Stando a recenti studi effettuati da ricercatori  un litro di acqua di mare, che ha un PH alcalino di 8.4, contiene 965 cc di acqua, tutti gli acidi nucleici che servono a formare il DNA, amminoacidi essenziali per la produzione di proteine, grassi, idrati di carbonio, fitoplancton e zooplancton, 10 miliardi di virus e 9 miliardi di batteri oltre a tutti gli elementi della tavola periodica dalla A alla Z. C'è da sottolineare che i minerali contenuti nell'acqua di mare si trovano, grazie all'azione degli zoo e fitoplancton, in forma organica, e ciò li rende 10 volte più assimilabili di quelli che si trovano nelle comuni acque minerali. Infatti in queste ultime gli elementi sono da poco stati strappati alle rocce dall'azione erosiva dell'acqua, senza avere quindi il tempo di subire  trattamenti da parte dei batteri.
Secondo la medicina cinese, l’energia si accumulerebbe dentro agli organi sessuali e verrebbe sprigionata al momento dell’eiaculazione, nello sperma dunque vi sarebbe il centro dell’essenza o spirito (jing), che lì viene sviluppato e accumulato e nutrito dall’ acqua di mare      
 L’esposizione al sole e all’ acqua di mare sedute con il bacino immerso aumenterebbe del 30 per cento le possibilità di gravidanza, probabilmente perché stimola la melatonina, nota per influenzare il ciclo riproduttivo, e la sintesi di vitamina D, che agirebbe invece sulla quantità di ovociti prodotti.
Lo suggerisce uno studio dell’University Hospital di Gent in Belgio, presentato al recente congresso della Society for Reproductive Health.
il ph  (8,18) e la salinità superficiale dell’ acqua del mare di Grado che ha circa  il 20% in più della media Adriatica porta a pensare che favorisca notevolmente la desiderata gravidanza. 
Il mare ha un effetto positivo sul desiderio di diventare madre (e padre). Lo dice uno studio belga condotto su donne sottoposte a fecondazione artificiale. Ma i risultati sarebbero validi per tutte le donne.
Mettiamoci l' immagine che vedete sopra, un buon titolo che attiri l' attenzione ed il gioco è fatto.

Mah me me par che i scriva ste robe per insempià la zente.
Update:   un amico mi scrive di un detto in giro per Grado fino agli anni '90
Co gera verte le caserme a villa vicentina, i sostigniva la teoria che se una femena no la toleva la pirola no la podeva ndà a fa il bagno in spiaggia la domenega perché la resteva piena, gera massa militari in acqua.


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