Cerca nel blog

27 febbraio, 2018

I Progeti



Ieri il Consiglio Comunale ha approvato l' inizio del percorso amministrativo da fare per mettere ordine ai progetti futuri per Grado, definendo le aree d' intervento e sviluppo, mettendo i paletti necessari per far si che nello sviluppo siano compresi anche i cittadini gradesi.
Bella cosa ed era ora.

Tullio Svettini a tale proposito interpreta nel 1987 - I Progeti - di Pietro Marchesan "Canaro" 
Tullio ha il grande talento  di essere attore ed interprete del piccolo mondo gradese. 
Interessante notare tra il pubblico i notabili del tempo (son passati 30 anni) che avevano i loro Progetti naturalmente.
Share/Bookmark

25 febbraio, 2018

Storie di Mare. L' Abreorante.



L' immagine è una tavola del Maestro Dino Facchinetti

In tempi in cui per parlare e conoscere bisognava frequentarsi e leggere , funzionavano le storie, le leggende.
Il passaparola del popolo.

Nell' immaginario gradese un tempo c'era spazio anche per fate e faduni, per strighe e strighissi.

Elemento demonico, l'acqua è propizia agli spiriti malefici; sui dossi gradesi si temeva in particolare  l'Ebreo Errante. 

Nei miti nostrani L'Abreorante vaga soprattutto in mare aperto e compare uscendo da una fitta nebbia.

Ci sono varie testimonianze di anziani pescatori che spergiurano di averlo incontrato nel loro girovagare per la Laguna, vi racconto la storia di Giovanni Boemo "Bacan" :

Noltri steveno a cason sul Canal S.Piero per 'ndà a tò acqua ne voleva vinti minuti de batela, 'ndevomo in Vale de Memo Marchesan "dotor".
Gnò nona per fane paura co fevemo confusion la ne minaceva de Slongà i passi.
La ne conteva 'lora che cò al Signor al se porteva la crose, a un certo punto stanco al s'ha fermao e pusao la crose sul marciapie, un ebreo che steva propio là i siga:
Propio quà tu te fermi a riposà, va via de un oltra parte.
E Gesù, - ma me son stanco
E l' Ebreo - no me interessa. Va via de quà
E al Signor 'lora i dise:
Slonga i passi.
A questo al ze stao condanao l' Ebreo che ciamemo "Erante", a slongà i sovi passi senza mai fermasse, in giro per duto al mondo cò una sede fulminagia..
Me me par de velo visto garghe volta sul Canal de le Mee, invultissao de caligo co al mantelo nero e una sidela in man per domandà acqua.

In Mare, dove la leggenda si modifica ancora, la sua presenza, pare, sia annunciata quando stormi di uccelli svaniscono.

Avvolto nel suo mantello nero si accosta alle barche con una ciotola mendicando un pò d'acqua.

Una tipica espressione gradese di un tempo:
Al ze comò l’ abreo erante! 
Vale a dire: è una persona senza pace e non la trova in nessun luogo!

I bambini cattivi sono avvertiti, potrebbero vagare eternamente con lui.

Share/Bookmark

23 febbraio, 2018

NOltri



Io amo la poesia, arte considerata minore e in parte trascurata, ma per me incisiva, precisa, saettante e alle volte visionaria, a volte rievocatoria.
Mi piace ancora di più accostarla ad un' immagine per completare il quadro.

Noltri...

A Gravo
al mar no ze mai desmentegao
se lo scondemo quà, ne le nostre man
tra i sulchi de la pele

Al sabion, portao dal vento,
 al va pusasse su le case 
coverte  de visi  carolai, 
usai dal tempo

Qua de noltri core tra le piere
 al ricordo de zoghi de fantulini
'ndola la barca, l' ancora e 'l pesse
i se dà al gambio perpetuo

Noltri semo sempre in atesa
che la marea la vaga zo
lassando drio una sutila 
strica de  ossi sul sabion.

Share/Bookmark

21 febbraio, 2018

POesia e teatro: Felisse Moro

L' estro artistico ha i suoi percorsi e sono molteplici, il video sottostante accomuna tre sensibilità diverse: l' arte poetica, l' arte teatrale e l' arte narrativa per immagini.

Lorenzo Boemo (Pastor) oltre alla vena artistica che lo contraddistingue ha una passione: fare filmati, e li ha fatti quando era complicato, le telecamere più rozze e le riprese su pellicola.

I filmati che ha prodotto sono tutti del nostro passato recente e sono un archivio straordinario per Grado,  questo qua sotto è uno spezzone di uno di quelli.

Giglio Boemo è stato uno dei personaggi popolari più amati della nostra storia recente, personaggio eclettico di grande umanità e attore di grandissimo talento naturale, un comico nato, con battute fulminanti, ma che si sapeva calare con immediatezza nel ruolo drammatico di lettore di poesie.
Quella che legge è una delle più Belle del nostro Grande poeta Biagio Marin:

Felisse Moro


Share/Bookmark

19 febbraio, 2018

No se nasse a Gravo



Sior Antonio Merlato rappresentante de nobile famegia graisana, dopo una giornata di "bevue", ormai quasi accasciato sul tavolo dell' Osteria "De Tanori" in Piassa Granda, e quasi borbottando esordisce così:

"Duto ze, duto no ze  qua su l' Isola d' Oro, ma al vero problema ze un oltro, più serio, più tragico, più ...problema...

Al problema vero ze che qua semo sempre de meno, sempre più pochi, pian pian se destuemo, scomparimo.
Al vero drama nostro ze che no nasse più nissun in stò paese.
Desso la lege dise che se tu ha de strucate un brusco tu devi 'ndà a Monfalcon, figuremosse cò nasse un mamolo 'ndola i te manda.

Murì, solo murì per al momento i te permete a qua.
Importante ze 'ndola che tu nassi no 'ndola che tu mori!

Proprio 'desso che i mamuli i ze duti studiai e che, prima o poi, varemo un garghe genio de ricordà, de imortalà.
Cussì comò che incuo su i libri tu cati scrito:
Biagio Marin, poeta, nato a Grado
tu catarà :

Giovanni Marchesan, scienziato atomico, nato a...Palmanova (furlan)
o pezo:
Matteo Troian, campione olimpico, nato a Monfalcone (bisiaco).
No ciacolemo de qui che magari i va nasse a Nuova Goriza che costa de meno
Kako jè...dobro...dobro!"

Borbottando rabbioso barba Antonio Merlato si appisola sul banco.
E continua a sognà...


Sogno o realtà, questa è la vita!
Ma dove comincia il sogno, la fantasia e dove comincia la realtà, qual' è il giusto confine?
Un vero dilemma, tutto è possibile e nel contempo tutto è impossibile.
Share/Bookmark

17 febbraio, 2018

Campiello Tonegazzo


Grado riserva sempre sorprese se le sai cercare, sei con la mente aperta e l' occhio vigile

Camminando per le cube come al solito con il naso all'insù, mi sono fermato in Campiello Tonegazzo, per capire, presso la sede dei Portatori della Madonna, a guardare e far una foto della Madonna Mora, un' icona venerata da tutta la contrada fin dai tempi antichi.

Per capirne meglio l'origine ho fatto un pò di ricerca e mi sono imbattuto nello schizzo, che vedete in foto, dell' Ing Vigilio De Grassi che mostra una piazzetta che non ha riscontro con la realtà attuale in quanto una casetta occupa attualmente metà di quella che era il campiello di un tempo.

Oltre a questo ho trovato, e ciò ha destato ancor più il mio interesse, tracce di un'icona che non c'è più dipinta sul muro di una casa di Calle Degrassi al n°4  alla fine del Campiello, tale icona rappresentava pare quattro sacre vergini che trovano riscontro nella tradizione clericale aquileiese.

L'affresco scompare , i ha dao una man de bianco, sembra intorno al 1914 su decisione delle autorità austriache che vollero eliminare il "feral" che serviva per l'illuminazione dell' icona per timore di segnali segreti per l'irredentismo dilagante.

Pare che le Vergini fossero state dipinte come ex-voto da una famiglia Marchesan (Doturi) per lo scampato pericolo in un ritorno burrascoso da Aquileia dove si erano recati per caricare acqua potabile.
Durante la tempesta ai vogatori del "batelon" apparvero le Vergini e improvvisamente "la caligà" si fermò consentendo il rientro a Grado senza pericoli.

"Le Vergene gera belitissime zovene, vissue al tenpo de i Romani. Ma in quii ani i gera mundi cativi, massime co i cristiani che se no i feva comò che voleva ili, i li meteva in person, li copeva e i feva strasse. Poviriti"

Questo il commento della Vecia Pasta incaricata della conservazione delle icone del circondario.

Ciò conferma la spiccata propensione gradese per il culto della Vergine a cui ci si rivolge sempre in caso di pericolo. 
Share/Bookmark

15 febbraio, 2018

Magica pubblicità



Capita di notte di svegliarsi e non aver più sonno, per rilassarmi e ritrovarlo ho  un metodo infallibile. 

Mi alzo accendo la TV e vado su uno di quei canali che fanno televendite. Sono meravigliosi quei canali lì, una mano santa. 

Meglio di un seminario in una comune New Age, di anni di psicoterapia, di gite a Lourdes o in India per ritrovare se stessi. 
Ti aprono mondi, anzi universi perfetti e paralleli in cui con pochi euro, massimo una ventina, cinquanta a farla grande, puoi risolvere qualsiasi tuo problema.

 Ci sono creme miracolose che stirano le rughe e ti ridanno una pelle da neonato, impacchi di alghe che sciolgono la cellulite al primo tocco, magici aggeggi da palestra che polverizzano i chili di troppo con solo mezzo minuto al giorno d'uso, pastiglie che inghiottite ti ridanno la silhouette di un ballerino e trasformano il culo grosso in un ben bilanciato mandolino. 

E non è mica finita, no. 

Ci sono pentole magiche che non si sporcano anche se cucinano per battaglioni, e senza consumare un filo di gas, coltelli in grado di affettare persino le lattine e non perdono mai il filo, yogurt che si fanno da soli e con una scatolina di fermenti producono quintalate di roba, attrezzi da giardino che trasformano in una selva tropicale un barattolo di terra appoggiata malamente sul terrazzo. 

 E poi gioielli, bijoux e chi più ne ha più ne metta, diamanti che vengono via al prezzo della bigiotteria della nonna, anelli come se grandinasse, braccialetti da diva hollywoodiana che costano meno di bottoni, oro, gemme, platino e smeraldi come se lo schermo fosse la caverna di Alì Babà, e poi case ed appartamenti in luoghi da sogno, in via ancora di costruzione ma proprio di fronte al mare, che costano meno di un metro quadro di suolo calpestabile  nella più sconquassata delle periferie. (suggerisce qualcosa?)

Non compro niente ovviamente, ma solo il sapere che la soluzione ad ogni mio possibile problema di praticità e di salute c'è già e costa così poco basta a darmi serenità e se proprio non riprendo sonno mi  mettono di buon umore.


Share/Bookmark

13 febbraio, 2018

Femene coraggiose


La data della commemorazione della nascita dell' Italia (17 marzo 1861- proclamazione del Regno d' Italia) come nazione non coincide con la  piccola storia di Grado ma la voglia era tanta, ne abbiamo avuti molti di irredentisti, e la nostra appartenenza nei secoli con il mondo veneto e la  lingua ci ha accumunato con facilità ai "liberatori italiani".

A tale proposito il nostro Sebastiano Scaramuzza "irredentista" ed esule nel Regno in quel di Vicenza scriveva:
che i futuri 'nparerà da mé,
su la lengua de'i morti, quel che ze
la rajze del vivo graisan..,
che rajze?.. el istesse d'el roman


Mi piace sottolineare come data importante da ricordare per iniziare la nostra storia italiana il 26 maggio 1915.
Un giorno fatidico  per Grado  quando un gruppo di ragazze gradesi, spinte dall'entusiasmo per l'arrivo improvviso di un gruppo di bersaglieri ciclisti giunti a Grado da Aquileia, si fece regalare da loro una bandiera italiana e la issarono sul nostro campanile accanto a San Michele.
Il primo segno in assoluto di appartenenza alla nazione italiana.

Questo gesto coraggioso lo compirono le ragazze perchè tutti gli uomini validi erano arruolati con l'imperial-regio esercito austriaco, circa 1200, e la nostra città era popolata solo da vecchi, ragazze e ragazzi.

La situazione di occupazione italiana (ufficialmente eravamo nemici) è stata vissuta con un'altalena di preoccupazioni, paure e speranze di ideali entusiastici e profonda rassegnazione per cose più grandi di quelle che si potevano sopportare ed affrontare, ma ciò non toglie che era vivo l'entusiasmo per il ricongiungimento con la nuova Nazione.

Che l' anniversario sia o no matematicamente esatto non toglie valore ai sentimenti di italianità che hanno animato i cuori gradesi del tempo.

Viva l' Itaglia, (in graisan) era la voce che sussurravano per le cube.!
Share/Bookmark

12 febbraio, 2018

La Pesca de "La Sacaleva"

" Xe un posto "

"... Le vele e le batele 
su'l prao de verde mar 
o stele in mezo a stele, 
la note, drento ‘l blù..."      di Aldo Tognon



Un mondo, quello della pesca, in grande evoluzione.
Le barche più grandi, I motori più potenti, le nuove reti in nailon, l' attrezzatura elettronica di bordo, tutto è cambiato.

Tipi di pesca tradizionali sono stati abbandonati per altri più redditizi, ma che nostalgia di un tempo.

Vera pietra angolare e motore economico della pesca di un tempo a Grado erano le imbarcazioni dedicate alla pesca delle sardelle:

Le Sacaleve 

Ortensia dei BisateliGardenia dei SpaguniRosamary dei Bonaldo,Val Paier dei BorsattiSempre Avanti di CuriolaAttendolo dei Pagiuni, Tiziano dei Degrassi, Rapido dei Degrassi, Usodimare e Impavido dei Demitri, Verbena dei Peloti, Maria Cristina dei Sabini, Eufemia dei Malusà, Dionea di Brunetti e tanti altri.

Al pomeriggio, verso l'imbrunire, uscivano dal porto in fila indiana e a sera le loro lampare illuminavano il mare a giorno dando l'impressione, a chi passeggiava sulla diga, di vedere un vero e proprio paese galleggiante in mezzo al mare.

All' alba il rientro con il Mercato Ittico sempre aperto, alle 5 iniziava l'asta.

A essere servite per prime sempre e in ogni caso le pessere che, chi con la corriera, chi con il triciclo cominciavano la loro giornata di vendita.

Mariana, Bernardina, Stefania Trotola, Nina Ciate, Ristea, Tosca, Maria Pastoricia questi i nomi di alcune di loro che vivevano in simbiosi con i pescatori e il loro prodotto. 
Share/Bookmark

10 febbraio, 2018

Ciclabilista e l' immanenza dell' errore




La luce che cambia. Uno sguardo che si perde nel vuoto. 
Il senso immanente di qualcosa che, dentro e nel fuoricampo dell'inquadratura, sta per accadere.

Cazzo,cazzo!!!  Al ponte ze serao.  
Me l' he desmentegao.

Share/Bookmark

09 febbraio, 2018

I Pescatori- La Cooperativa


La storia è una rassegna di rivoluzioni.

Dopo secoli di stanca rassegnazione e sottomissione, a Grado una luce.


Uno dei passi in avanti (step) che la  Comunità dei pescatori gradesi ha compiuto nel passato recente si può definire rivoluzionario perchè rompeva un archetipo storico di sudditanza.


C'è una data che segna una svolta storica tra la Grado peschereccia atavica e quella moderna.

2 aprile 1930.

E' la data di costituzione della Società Anonima Pescatori Lagunari di Grado.

In un colpo i pescatori si scuotono e riunendosi in 39, tanti sono stati i primi aderenti alla nuova società, si pongono obiettivi comuni, si sottraggono allo sfruttamento dei commercianti e puntano a migliorare, oltre che sotto il profilo economico, anche in quello culturale ponendosi, altresì, anche l'obiettivo della mutualità e dell'assistenza ai meno fortunati.

Nel 1932 la Società era attiva nel locale Mercato Ittico vincendo resistenze e boicottaggi dei commercianti.

Intando le adesioni crescevano e nel 1940 la Società concludeva con il Comune il contratto di affitto della "Valle Artalina" tuttora in corso e finalmente si dotava di una sede sociale di proprietà in Riva Dandolo.

Veniva così sfatata così in pochi anni la diceria dei compaesani "scartossiti"  e foresti "sensai" che consideravano la categoria dei pescatori "poveri e ignoranti" e creando una diceria nuova:

 "i ze carghi de soldi e i li mete soto al stramasso" .

A questo proposito devo dire che mio padre, che era pescatore, si è dimenticato di dirmi soto qual stramasso li ha missi. 
Nianche a cason soto al pagion li he catai !
Share/Bookmark

07 febbraio, 2018

amore sgrammaticato

Ci stiamo avvicinando rapidamente a S.Valentino e sul Web fioriscono le dediche alle persone amate.

Qualche volta la strada percorsa è piuttosto tortuosa.
L' amore è certo,  l'italiano usato  un po meno.


Share/Bookmark

05 febbraio, 2018

Il Piacere di scrivere un Blog



Una riflessione ogni tanto sul perchè si scrive un blog va fatta, non una giustificazione beninteso, ma semplice constatazione.

Oggi la funzione di testimoniare e fornire aggiornamenti in tempo reale è stata assunta dalle reti sociali e dagli sms/whatsapp. 

Dopo tutto i post di un blog, quale che sia l’urgenza con cui vengono composti, richiedono un uso esteso del linguaggio e una qualche formattazione, i blog non possono sperare di competere con i social-network  quanto a sveltezza e tempestività. 

Né possono competere con Facebook e Twitter come forum di discussione. 
Inoltre i troll di Internet hanno parecchio contribuito a fare dello “spazio commenti” un lusso che solo i siti web economicamente più forti possono affrontare e quindi va limitato con artifici automatici che rendono complicato il comunicare, per forza di cose rallentato e non immediato.

Però uno degli aspetti più divertenti del blogging è che non ha bisogno di intermediari.
Puoi renderlo disponibile per fare cassa acustica a chi ti pare in completa libertà.

È una forma di espressione che non richiede né ragione né ricompensa, né pubblico né causa e come tale è quanto di più puro e piacevole si possa immaginare.

Questa libertà a me consente di passare serenamente dagli argomenti più seri ed articolati a delle cagate galattiche con grande leggerezza, 

Ma non è solo questo: nulla nel tenere un blog è sorprendente quanto il puro piacere di farlo.

Per me è aria pura
Share/Bookmark

03 febbraio, 2018

Fiaba della presunzione


Cò gero picolo gno nona, per fame cala le ale a me che gero 'ndao in colegio a studià e ogni tanto fevo al superbo cò i mie amici de contrada, la me conteva una storia de un omo presuntuoso, che no se se la sia vera o no, ma la me feva capì che ne la vita no bisogna esagerà cò ninte.

C'era una volta in questo Paese di fiaba un uomo che aveva un' enorme opinione di se.
Non era una persona cattiva, ma aveva un ego talmente grande che lo copriva alla vista altrui. 
La gente guardava quel gigante e credeva si trattasse di lui.
All'inizio era bello e rassicurante nascondercisi dietro come fosse un'armatura. 
Ma nessuno riusciva a vederlo veramente là dietro e, cosa peggiore ancora, lui non riusciva a vedere nulla di quello che succedeva.
Ogni tanto lo sgonfiava, quell'ego, con una spillonata di acume intellettuale, per provare l'illusione di sentirsi umile.
Ma lui ricresceva nottetempo.
Sempre.
E sempre più grosso.
Era diventato talmente grosso, il suo ego, che non riusciva più nemmeno ad entrare nelle conversazioni altrui, e vi assisteva sconsolato e tronfio dall'esterno, urlando impettito i propri pareri come se importasse davvero a qualcuno di ascoltarli.
Una mattina si destò e lo vide troneggiare sopra lui, immenso come un dirigibile e altrettanto leggero, occupava tutto il cielo. 
Si accorse che stava decollando: il suo ego se ne stava andando! 
Lo prese all'improvviso l'inesprimibile terrore di rimanere lì da solo senza difese, piccolo e nudo di fronte a tutti. 
Allora gli si attaccò con tutto il suo peso cercando di tenerlo a terra, cercò disperatamente di dire qualcosa di acuto e pungente per forarlo e farlo sgonfiare, ma non gli veniva in mente nulla, nulla di nulla.
Allora si attaccò alla prima cosa che gli capitò tra le mani, la cima del campanile.
S' avvide con orrore cheil campanile si allungava  ed allargava, si allungava quasi staccandosi da terra e prese ad agitarsi ancora più freneticamente.
"Cosadevofarecosadevofarecosadevofare?" 
Erano alti ora, almeno una trentina di metri, e continuavano a salire. 
Esausto, rimase a fissare la gigantesca ombra che correva rapida tra la città e i dossi e i canali, mutando continuamente forma.
Per consolarsi pensò "Almeno vedrò le stelle!  L'ho sempre desiderato!" poi guardò l'immensità del firmamento e pianse un pochino mentre il sopravvenire delle vertigini gli imponeva i consueti conati.
Era quasi l'alba quando diventarono un puntolino lassù, in mezzo a molti altri e sparirono completamente alla vista.
Ehi!, gridarono dal paese, cò tu son rivao mola al campanil che al ne ocore!

Share/Bookmark

01 febbraio, 2018

Le Guere per le Cube


Il carattere dei "mamuli graisani" è notoriamente riconosciuto come "spinoso"  e rileggendo le cronache locali se ne hanno mille conferme.

  Un tempo a Grado le "guere" erano ancora un gioco, si combattevano tra "bande de mamuli", rappresentanti dei "Riuni" e abitanti di una Gravo Vecia che non c'è più, acerrimi nemici sulla carta e strenui difensori del loro territorio.
Ma pur nella loro innocenza queste "guere" avevano delle regole di comportamento, dovevano essere dichiarate formalmente e il campo di battaglia veniva scelto assieme tra bande rivali.
 Massimiliano Cicogna "Massi Tachelo" ci descrive un episodio di queste "Guere" in quella raccolta miracolosa di quotidianità graisana di un tempo che fu  nel suo Libro "Le gno do scale", una guerra rapida cruenta ed innocente.

Oggigiorno noi adulti invece regole non ne abbiamo più e colpiamo preferibilmente alle spalle.

SAVIAL in GUERA CO' STRALONGA 
A la sera stessa se catemo là de la pergola de la Pastora e 'i digo ai mamuli che bisogna preparasse le fionde e le frecce, perchè, Stralonga n'ha dichiarao guera, e quii che faremo prisionieri li portaremo soto al reparo, vè capio?
Si Massi, risponde la banda, ma Vitorio el dise: «ma me hè paura de ciapà 'na pierà in testa», ma va’ cagà, risponde Angelo la Pastora la t’ho un cain de acqua e la ne bagna duti, alora me taco a sigà:
 «’ndè via de qua, bruta vecia pissona, che ogni volta che passemo per de qua ne bagnè».
La vecia la dise: «per forsa che ve bagno, visi de ladri, fè solo confusion». 
«Che credè, che vemo l'età vostra? 
No veghè che semo mamuli», 
«ben vigni drento che ve dago un toco de pan».
La voleva fa la cativa ma in fondo la gera mundi bona, geremo ’ndai duti drento e ela la veva tolto zo dela scansia do carussi e la ne veva dao un toco paròn.
Intanto vien quii de Stralonga per ciapà acordi.
Enio el ne fa: «mamuli, vardè che no bisogna vè paura de quii strunsi, savè, bisogna dai soto!
 ’Ndemo in leto, me in quela note he stao a pensa comò che se doveva fà per vinse la guera.
In quela matina se vévemo alsao bonora, se catemo sul gno balaor e ’i digo ai mamuli: 
«alora ve capio comò che se deve fà per vinse?
Piero e Giani i se sconde in fontego, Toio sul balaor de l’amia Leta, me e Enio che semo svelti femo al giro per Piasseta e voltri stè qua per fà rifurniminti de gogugi per le fionde».—
 Sì Massi, i risponde, «mamuli, semo prunti, via!».
Intanto cu coreva de qua o de là, le piere le svoleva, me serchevo che i mie mamuli vessa meno dani che se podeva.
Gera finio, ma comò dute le guere no xe nè vinti e nò vinsituri, cussi semo 'ndai in tela gno sufita a curasse le bote che vevemo ciapao. 
Alora me ’i digo ai mamuli: «vè visto che ocio nero che ’i vemo fato a Adriano? 
E a tu Piero te fa mal el gnocolo che t'ha in testa? 

La prossima volta dovemo sta più atinti».


Share/Bookmark