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30 giugno, 2023

I NUMERI GRADESI


 La vita dei casoneri di un tempo è stata sempre strettamente connessa alla vita del pesce, ed in parte a quella della selvaggina, a cui era legata la loro sopravvivenza.


Si trattava di una vita condotta per la maggior parte all'interno della famiglia, i contatti con il mondo esterno erano molto limitati e soltanto le grandi occasioni religiose, o faccende personali serie, richiamavano i pescatori di laguna a Grado


L' antropologia delle usanze lagunari ha portato agli studiosi  su di piatto d'argento una tradizione intatta da centinaia d'anni perché  poco contaminata dai rari contatti esterni.

In Laguna si parlava un dialetto gradese diverso, scarno, limitato a pochissime parole, quelle necessarie alla povera e spartana vita cui erano abituati i suoi abitanti.


Una testimonianza di ciò la si ha vedendo la scrittura dei numeri, che sono di derivazione romana, della nostra gente.  


Questo modo di scrivere  i numeri era in uso sino al secolo scorso  fra i pescatori lagunari. 


Tale numerazione era scritta a punta di coltello su tavole di legno che potevano essere gli scalmi o i remi delle batele.


La bella tavola di comparazione (in foto)  tra la nostra e la scrittura dei numeri dei chioggiotti e degli etruschi tratta da Lagune di Grado di G. Caprin mostra che l'uso dei numeri gradesi derivi direttamente dai numeri romani che non prevedevano l' uso dello zero, introdotto in Europa nel medioevo con i numeri arabi. 


Ovviamente, pur non avendo conoscenze che spaziassero oltre l' orizzonte lagunare, la necessità di quantificare gli scambi portava all'uso frequente dei numeri, la tradizione orale veniva in soccorso trasferendo da padre in figlio conoscenze minime ma utili per la sopravvivenza.  

Nel parlato tra Casoneri era in uso anche l' utilizzo di più numeri per dire qualcosa sul tipo:

"dame do tre paniti" oppure "me he bevuo tre o quatro spritz son 'ndao in aseo" o anche " he visto sete oto batele in tel fondao"  molto usato un non numero come "massa"  "compare he bevuo massa, 'ndemo a casa"


Sapevatelo!


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RILIEVO DEL MONDO GRAISAN E LAGUNARE


La Laguna separava Aquileja dal Mare Adriatico. Il paesaggio era molto diverso da come lo vediamo oggi. Allora le terre emerse erano molto più estese rispetto alla grande superficie d’acqua che oggi possiamo ammirare; le acque seguivano le anse di stretti canali e pochi rigagnoli solcavano sabbie e terre.

Grado costituiva uno scalo (gradus), il primo scalo che le navi incontravano provenendo dall’Adriatico meridionale. Per raggiungere il porto di Aquileja (spesso trasbordando la merce su imbarcazioni più piccole) dovevano navigare sul fiume Natissa fino al porto romano.

Gli insediamenti, di cui si hanno tracce certe, sono pavimenti di ville padronali, torri di guardia, costruzioni di origine militare o attinenti al commercio. Moltissimi sono stati i ritrovamenti di oggetti appartenenti a quell’epoca.

La fascia costiera era disseminata da grandi depositi di anfore e le milizie romane si occupavano di riscuotere i pedaggi a carico delle navi in arrivo con le merci per Aquileia.

Una strada collegava l’entroterra al piccolo Castrum gradese e la vita scorreva piana nella sicurezza che l’impero romano garantiva. Tutto indica che il mare non avesse ancora apprezzabilmente invaso il retroterra. 

Nel sesto secolo (589 d.c.) una grande alluvione provocò un cambiamento epocale alla situazione idrografica e fluviale della zona: il Natisone emigrò da Morgo (oggi denominato fiume Seco) verso l’attuale Canal de le Mee, che prosegue verso il mare con il Canal de San Piero, cambiando così non solo la morfologia e la topografia dei luoghi, ma anche l’importanza strategica, commerciale e militare delle zone palustri.

L’arrivo delle invasioni barbariche, di Attila prima e dei Longobardi dopo, spinsero le popolazioni della pianura friulana verso Grado (e Venezia) e la relativa sicurezza che le isole offrivano. 

Gli abitanti di Aquileia, i Patriarchi e i notabili si trasferirono in massa portando con sè quanto di più prezioso possedevano. Sorsero nuovi villaggi e vennero costruiti nuovi edifici ecclesiastici (basiliche di Grado).

Cessato il commercio lungo i canali interni della laguna iniziò un lunghissimo periodo di stasi e di miseria. Della laguna nessuno si preoccupò più, se non i pescatori che per diversi secoli vissero di piccola pesca sistemandosi fra le varie isole e isolotti, costruendo ricoveri (casoni) e conducendo una vita di duro lavoro e di scambi con l’entroterra.

La nuova economia turistica ha portato a Grado, dalla fine del 1800, un diverso modo di vivere: il mondo moderno ha creato un diffuso benessere, ma nel contempo preme – con i suoi aspetti meno nobili -  sulle aree naturali più sensibili. La Laguna, un vero e delicato ecosistema, è oggi minacciata da un pericoloso degrado, da inquinamenti chimici, ma anche dalla pressione antropica. 

Questa breve guida parla di cose belle: vorremmo che tutti i turisti ne godessero consapevoli e rispettosi della fragilità di questo mondo unico, che è la Laguna.


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29 giugno, 2023

LA SCUOLA IN ANFORA


 L' Istruzione a Grado, come tante altre cose è cosa del 19° secolo. 


Con metà della popolazione sparsa per la Laguna era complicato dare un' istruzione a tutti i bambini ed in ogni caso fu solo con la riforma della scuola verso il 1870 che l' Imperatore d' Austria volle fortemente (dovette affrontare una scomunica del Papa per averla voluta)  ci si trovò a Grado a parlare di scuola obbligatoria per tutti perchè sino a quel momento la scuola era cosa da preti, che scatenarono un putiferio quando venne applicata, con continue omelie in chiesa per convincere i genitori che la scuola pubblica fosse la scuola del diavolo.


La prima vera scuola a Grado esordì con il 1909 con quattro classi elementari, (la quinta venne aggiunta dopo e denominata corso di perfezionamento) i ragazzi e ragazze che la frequentavano non erano del tutto avezzi alla disciplina scolastica abituati com'erano a nessun controllo da parte di genitori troppo impegnati con la sopravvivenza per preoccuparsi dell'istruzione dei figli. 


La laguna era ancora tabù, ma sotto la spinta del nuovo ordine fascista, che puntava all' emancipazione globale degli italiani, inaugurarono prima a Porto Buso poi a Montaron delle scuole per i figli dei "casoneri".


Tra tanti maestri bravi e pazienti, c'è stato nel secondo dopoguerra un maestro elementare che si può definire eroico.

Il Maestro Bellucci

La sua destinazione fu la scuola di Anfora-Porto Buso aperta verso la fine del 1930. 


In meso al Palù, disperso e solo si occupò dell'educazione dei bambini di quella piccola comunità (vedi foto, nel riquadro più chiaro "Filomena") dal 1948 al 1953.

 In un' unica classe mista dalla prima alla quinta con santa rassegnazione tentò di portare la ragione in"quele suche dure"



Suo figlio Filiberto mi ha  testimoniato che:

"Gno pare xe stao a scuola a Buso dal '48 al '53... e la vuo le suche più eroiche del palù!!!!!



Onore al merito e giusto ricordarne l'impegno, rivolto anche successivamente, sul sociale di Grado. 


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28 giugno, 2023

SANTA MARIA DI BARBANA


 Perdòn di Barbana degli anni Venti, Trenta e Quaranta del Novecento, in cui compare inderogabilmente la statua della Madonna velata, ma anche di altre processioni mariane con la medesima immagine, che si svolgevano in forma ordinaria o straordinaria a Grado durante l’anno liturgico. 

Per quanto riguarda i periodi delle guerre mondiali, la processione del Perdòn fu sospesa dal 1915 al 1918 per la chiusura del Santuario e del convento, ma sicuramente tale immagine fu trasportata a Barbana nel luglio del ’18 nell’immediato dopoguerra con il corteo guidato da don “Tita” Falzari, nominato parroco sostituto un mese prima, nell’attesa del rientro dall’internamento del titolare, mons. Sebastiano Tognon. Esiste inoltre una bella foto del convoglio del 1947 con la presenza a bordo dei soldati americani. 


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LA PAROLACCIA


  La  Parolaccia e l' Informalità


L' uso e l'abuso del turpiloquio è ormai generalizzato e sempre più utilizzato dai media televisivi, per far crescere il livello di attenzione, e dai giovani  la cui espressività è ridotta ai minimi termini e viene completata dalle parolacce.


Un' altra cosa molto fastidiosa è la predominante informalità:

ci si dà del tu, ci si veste a prescindere dalle situazioni, ci abbracciamo e ci baciamo anche se la conoscenza reciproca è fresca di qualche ora, e naturalmente parliamo anche come ci pare.


Ogni mutamento di costumi andrebbe giudicato non per la sua (presunta) immoralità, o perché differisce da precedenti ortodossie, ma per quanto aggiunge (o toglie) alla comunità, per quanto la arricchisce o la impoverisce.


La Parolaccia dilagante mi preoccupa non perché sia oscena, ma perché è banale e rivela una paurosa involuzione della lingua.


Se le parolacce si aggiungessero a un lessico ricco e fantasioso, non mi darebbero eccessivo fastidio.


Il problema è che ogni parolaccia dà la netta impressione di prendere il posto di concetti, ragionamenti, frasi che comporterebbero sapienza e fatica. 


Le parolacce sono comode, segno di pigrizia più che di maleducazione, di ignoranza più che di trasgressione.


Credo che l’ informalità contemporanea sia una reazione quasi fisiologica al formalismo pre 68.


Seppure fastidiosa e spesso fuori luogo, l’ informalità dei modi è un passaggio quasi obbligatorio da una società formalista ed escludente ad una società democratica e inclusiva quale vuole essere la nostra. 


La vivo come una faticosa fase di passaggio: un nuovo ordine (e una nuova educazione, e nuove buone maniere) è auspicabile, e tutti o quasi lo stiamo aspettando.


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26 giugno, 2023

LADY GRADO


  “LADY” GRAVO




Quando tu te desmissi a la matina

o “lady” Gravo, el sielo se fa rosa;

lisiero ‘l vento basa la marina

e l’aria se fa duta vaporosa.


La vita la scuminsia in quel momento,

cô ‘l sol distua, là suso, ‘l firmamento.


O “lady” Gravo

del mar nuvissa,

de oro tu te vesti a la matina,

d’arzento dopo l’ora vespertina,

e cô ‘l profumo che tu spandi intorno, 

o “lady” Gravo,

cô ‘l sol tu dà ‘l bongiorno.


Fonda la note de veludo ‘l sielo;

le stele a miera in alto le scantina

e nel silensio l’eco d’un stornelo

se va perdendo, sempre più in sordina.


L’amor più belo nasse in  quel momento,

quando la luna inpigia ‘l firmamento.


O “lady” Gravo

del mar nuvissa,

de oro tu te vesti a la matina,

d’arzento dopo l’ora vespertina

e cô ‘l profumo d’una primavera,

o “lady” Gravo,

tu dà la bona sera!



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SCOREZO LIBERAMENTE


 Oggi si parla spesso di grandi cambiamenti e dell' insofferenza della gente verso le Istituzioni, fortemente degradate dal cattivo esempio dei politici, non si parla di rivoluzioni ma, anche se sottotraccia, grandi stravolgimenti si profilano.



Quando ero molto giovane e vi parlo del 1964 io studiavo in collegio e già comiciavano a girare idee di rivoluzione studentesca non proprio in Italia ma in Francia.


Durante  l' estate qualche volta mi piaceva far compagnia al mio papà a pesca e parlavo con lui di queste nuove idee.


Mi ricordo di una serata in mezzo al Golfo di Trieste, avrò avuto si e no 16 anni, ed ero in caiccio con mio padre a saccaleva.



Le lampade a gas ( i ferali ) illuminavano a giorno la superficie del mare ed io con la pustia pescavo calamari soto al feral e contemporaneamente controllavo i banchi di pesce che si avvicinavano alla barca attirati dalla luce, dando così un po di tregua al mio papà che poteva riposare.


Ad un certo punto, erano anni di discorsi rivoluzionari ed io ero uno studente ad Udine, ho chiesto al mio papà, che si era svegliato, come mai non avesse scelto una carriera da impiegato, con i timbri, le matite, le penne biro le impiegate da guardare sotto la scrivania, lui serio serio, me lo ricordo bene, mi fa:


in uficio va solo i democristiani, noltri 'ndemo in mar, se t'ha de fa la rivolussion du devi 'vè i cali grossi su le mane.


Io non dissi nulla ma da quella volta sta storia della rivoluzione mi è andata un po di traverso, il fatto di doverla aspettare e di farsi venire i calli sulle mani mi rompeva un po le palle.


Comunque, non contento, a casa ho chiesto anche a mio nonno come mai non avesse scelto di fare l'impiegato, la reazione fu sorprendente.


Tu son mato - mi disse - noi pescatori siamo le persone più fortunate del mondo, si è vero prendiamo freddo e ci bagnamo continuamente con dolori in tutto il corpo, ma tu vol mete, possiamo scorezà quando ci pare e piace, tanto in mar cu tu vol che te senta.


Avrei dovuto farmi subito la tessera della Democrazia Cristiana, invece eccomi qua.

 "in mar e scorezo liberamente" 


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25 giugno, 2023

LE VERACIDI MARANO


Mi    era capitato già di parlare di vongole veraci, ci torno sopra perchè la Regione sembra si stia muovendo vagliando con attenzione le attività di pesca ed allevamento lagunari e perchè   sono convinto che l'allevamento della verace  in Laguna consentirebbe una valida alternativa ad una pesca sempre più moscia e meno attraente come fonte di reddito per i giovani





Questo piccolo vademecum per il colto e l'inclita può servire a capire qualche cosa di più.


La Venericoltura. Importata in Europa dall'Asia nel 1970, in Laguna di Grado e Marano la coltivazione della vongola verace della specie Tapes Philippinarum inizia nel 1986.



L' allevamento della verace è un'acquacoltura di tipo estensivo ove la fase di accrescimento, dalla semina al raggiungimento della taglia commerciale, avviene su fondali naturali e utilizza esclusivamente l'alimento presente nell'ambiente, il fitoplancton.


Nelle lagune dell'Alto Adriatico, aree dove è radicata la produzione della vongola verace, i flussi di marea generano continui scambi attivi con il vicino mare mentre dai fiumi arrivano gli elementi necessari per lo sviluppo delle microalghe che costituiscono il loro nutrimento.


Gli allevamenti occupano porzioni di laguna dati in concessione e controllati dall'Autorità sanitaria che vigila sulla qualità e salubrità dell'acqua.


Le fasi d'allevamento sono ben distinte:


Riproduzione in schiuditoio (avannotteria) dove viene effettuata la fecondazione, con l'induzione dell' emissione dei gameti (le uova) l' allevamento della larve e l'accrescimento del seme in vasche specializzate chiamate nursery.


Il Preingrasso nel quale il seme da 1,5 mm a 3,0 mm raggiunge la taglia di semina di circa 15 mm. anche questo si svolge in vasche che devono proteggere il seme da influenze esterne (vedi foto).


La fase di Ingrasso: passata la taglia di 15 mm i molluschi vengono seminati direttamente sul fondale fino al raggiungimento della taglia commerciale (30/40 mm).


La raccolta, a fine di un ciclo che è triennale, avviene seguendo i ritmi naturali delle maree utilizzando attrezzature approvate dalla Regione e a basso impatto ambientale. 


Nelle foto la sede e il prodotto dell' unico impianto esistente in Regione l' Almar di Marano Lagunare nell' Isola della Marinetta. 

Un impianto pilota era stato avviato anche in Laguna di Grado dall' Azienda Tirelli ma  il discorso purtroppo si è arenato tempo fa.  Ma mai dire mai.


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23 giugno, 2023

LA LAGUNA


 

Laguna




...Tu dovaravi veghe la laguna

in una sera setembrina  

sensa vento.....


la vita se ferma 

per fà posto ai sò coluri.




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ARCHIMEDE DI GIOVANNI MARIN


 Giovanni Marin, tu geri grando e tu tu sa, 'ndola tu sta zugando 'desso a vende buzi, quii tundi, perfeti fati a Dresda comò 'l tovo ocio de vero, che tu me manchi mundi, tu e i tovi sburtuni a tirà fora storie graizane. 




Un gruppo di esperti designers americani ha realizzato un progetto di casa galleggiante ecocompatibile, il Waterpod.


L'idea di base parte considerando il progressivo riscaldamento della terra che provocherà l'innalzamento dei mari e la necessità di non farsi sorprendere.

Ecco allora l'idea di una casa galleggiante (ricordate l'Arca di Noè) come palafitta moderna alimentata da turbine eoliche e pannelli fotovoltaici.


La progettazione ha avuto cura anche del lato estetico/artistico con un disegno particolarmente audace della struttura che diventa a tutti gli effetti un' eco-abitazione.


Per quanto riguarda Grado (la Laguna è ideale per l'utilizzo immediato, non bisogna aspettare che l'acqua salga lo fa praticamente ogni giorno e ci sorprende sempre) e il rapporto che potrebbe avere con il Waterpod , io lo vedo inserito come casa da noleggio (un modo come un altro per combattere la cementificazione in paese), oppure come sostitutivo dei casoni che non pagherebbero così nessun canone (vecchia idea di Giovanni -Archimede- Marin), non dovrebbero scavare cavane e se utilizzati come albergo diffuso possono raggiungere i clienti in terraferma.


Giovanni, il Waterpod di tipo semplice ed arcaico, se lo era costruito davanti alla propria valle -Isola dei Orbi- partendo proprio, si era in un periodo dove si parlava di un aumento enorme dei canoni d'affitto delle mote e casoni - poi rientrato -,dall' idea di fare un casone mobile in modo da poter essere considerato un' imbarcazione e non un manufatto.


Le idee di Giovanni venivano realizzate in tempo reale e mentre ne parlava anche costruiva. Partendo da una vecchia ma solida barca vi costruì intorno il casone mobile o Waterpad, mi spiace non poter mostrare la foto che dovrei avere in archivio ma il supporto non è digitale e la ricerca sarà piuttosto lunga, vedremo.


Ma parliamo un po di Giovanni personaggio incredibile del nostro variegato mondo isolano.

Giovanni Marin detto Archimede o Giovanni delle vide, un personaggio incredibile per genialità e capacità pratica di mettere in atto tutte le idee che la sua mente vulcanica partoriva. 


Aveva anche un lato teatrale che lo portava a padroneggiare la scena ovunque si trovasse. 


Mi piace ricordare un episodio che ho vissuto con lui in occasione di una gita in Laguna dei bambini del nostro asilo. 


Arrivati in motonave nell'Isola dei Orbi, di proprietà di Giovanni, ci accolse sull'imbarcadero con un grande cappello e una benda nera sull' occhio. 


Sbarcati i bambini, tutti timorosi, Giovanni con voce tonante diede il benvenuto a tutti. 


Ci sedemmo a tavola per consumare la colazione e Giovanni raccontò la storia dell' Isola e del perchè venisse così chiamata. 

Ad un certo punto un bambino più vivace degli altri si avvicinò ad un grande timone di nave posato sulla parete del casone e chiese cosa servisse, al chè Giovanni prontamente gli impose di allontanarsi perchè quello era il timone dell' Isola e serviva per tenerla in rotta. 

Dopodichè si avvicinò al timone e con voce grossa disse a tutti "tignive duri sulla banca che devo 'ndrisà l'isola"

Tutti i bimbi si tennero sul bordo del tavolo e si piegarono dal lato che Giovanni mostrò loro per seguire la curva dell'Isola. 


Questo era Giovanni Archimede un uomo di popolo e a disposizione di tutti, spero che in Paradiso metta a posto tutte le tubazioni che perdono trovandole con il "vatecatometro" come faceva a Grado per il nostro monsignore. 



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