La Laguna separava Aquileja dal Mare Adriatico. Il paesaggio era molto diverso da come lo vediamo oggi. Allora le terre emerse erano molto più estese rispetto alla grande superficie d’acqua che oggi possiamo ammirare; le acque seguivano le anse di stretti canali e pochi rigagnoli solcavano sabbie e terre.
Grado costituiva uno scalo (gradus), il primo scalo che le navi incontravano provenendo dall’Adriatico meridionale. Per raggiungere il porto di Aquileja (spesso trasbordando la merce su imbarcazioni più piccole) dovevano navigare sul fiume Natissa fino al porto romano.
Gli insediamenti, di cui si hanno tracce certe, sono pavimenti di ville padronali, torri di guardia, costruzioni di origine militare o attinenti al commercio. Moltissimi sono stati i ritrovamenti di oggetti appartenenti a quell’epoca.
La fascia costiera era disseminata da grandi depositi di anfore e le milizie romane si occupavano di riscuotere i pedaggi a carico delle navi in arrivo con le merci per Aquileia.
Una strada collegava l’entroterra al piccolo Castrum gradese e la vita scorreva piana nella sicurezza che l’impero romano garantiva. Tutto indica che il mare non avesse ancora apprezzabilmente invaso il retroterra.
Nel sesto secolo (589 d.c.) una grande alluvione provocò un cambiamento epocale alla situazione idrografica e fluviale della zona: il Natisone emigrò da Morgo (oggi denominato fiume Seco) verso l’attuale Canal de le Mee, che prosegue verso il mare con il Canal de San Piero, cambiando così non solo la morfologia e la topografia dei luoghi, ma anche l’importanza strategica, commerciale e militare delle zone palustri.
L’arrivo delle invasioni barbariche, di Attila prima e dei Longobardi dopo, spinsero le popolazioni della pianura friulana verso Grado (e Venezia) e la relativa sicurezza che le isole offrivano.
Gli abitanti di Aquileia, i Patriarchi e i notabili si trasferirono in massa portando con sè quanto di più prezioso possedevano. Sorsero nuovi villaggi e vennero costruiti nuovi edifici ecclesiastici (basiliche di Grado).
Cessato il commercio lungo i canali interni della laguna iniziò un lunghissimo periodo di stasi e di miseria. Della laguna nessuno si preoccupò più, se non i pescatori che per diversi secoli vissero di piccola pesca sistemandosi fra le varie isole e isolotti, costruendo ricoveri (casoni) e conducendo una vita di duro lavoro e di scambi con l’entroterra.
La nuova economia turistica ha portato a Grado, dalla fine del 1800, un diverso modo di vivere: il mondo moderno ha creato un diffuso benessere, ma nel contempo preme – con i suoi aspetti meno nobili - sulle aree naturali più sensibili. La Laguna, un vero e delicato ecosistema, è oggi minacciata da un pericoloso degrado, da inquinamenti chimici, ma anche dalla pressione antropica.
Questa breve guida parla di cose belle: vorremmo che tutti i turisti ne godessero consapevoli e rispettosi della fragilità di questo mondo unico, che è la Laguna.
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