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16 maggio, 2021

Vigilio e Placido De Grassi

Diverse sono le famiglie De Grassi e Degrassi di Grado, per storia e provenienza, una però si distingue con il soprannome di Comandaùri. Infatti, l’ultimo Comandaòr, di nomina veneta, è Giovanni de Grassi (1768-1836) antenato di quelli la cui storia narriamo oggi. Per prima cosa spieghiamo che il Comandador o Comandaòr era colui che nei paesi della Serenissima notificava gli ordini e i proclami delle varie magistrature cittadine alla popolazione. A Grado questo avveniva sotto la campana dell’Arengo, in Piazza Grande, oggi via Duca d’Aosta. Ma torniamo alle origini di questi de Grassi, che possiedono, fra l’altro, il più antico albero genealogico dell’Isola del Sole, databile intorno al 1789. Un disegno acquerellato che in alto riproduce anche il loro stemma. I de Grassi provengono dalla Carnia e dal Friuli, arrivando numerosi a Grado nel XVI secolo per colmare i vuoti lasciati dalle pestilenze del tempo. Capostipite è un tale Horazio fu Francesco che nel 1620 risulta padrino al battesimo di un Marchesan. Suo figlio Francesco nel 1641 sposa Marovensa della Torre, nativa di Caorle, che alla morte della suocera Pasqua Marin le subentrerà nell’importante incarico di levatrice comunale. Francesco era detto Forner, quindi era probabilmente un fornaio, professione che ritroveremo in alcuni dei suoi discendenti. Molti altri saranno, invece, sacerdoti ed organisti sia a Grado che in altre località del Friuli. Ricordiamo don Leonardo (1727-1790), organista del Duomo di Grado e per un periodo anche di Rovigno. Probabilmente è il primo insegnante di musica dei nipoti don Luigi (1766-1831) e don Leonardo de Grassi (1776-1856). Il primo è uno studente molto brillante, tanto da terminare in anticipo gli studi teologici, e viene ordinato sacerdote con dispensa papale, poiché era ancora minorenne. Diventerà l’organista emerito del Duomo di Cividale per quasi mezzo secolo e comporrà parecchie musiche sacre, di recente oggetto di studi e pubblicazioni nonché di bellissime esecuzioni. Il fratellastro Leonardo è pure lui un bravo organista, ma un prete indisciplinato, tanto da provocare severe reazioni da parte della Curia goriziana. Entrambi sono figli di Stefano (1736-1793), della prima moglie Maria Toso e della seconda Anzoletta Zardi. Nel 1772 il suddetto Stefano risulta membro del Patrio Consiglio come Deputato popolare ed è il padre di quell’ultimo Comandaòr citato in apertura, Giovanni detto Zuanne che di professione fa il fornaio, ma che sotto l’amministrazione austriaca diventerà anche Scriba comunale, come il fratello Michiel (1783-1840). Una delle figlie di Giovanni, Maria (1801-1875), sposa Giacomo Scaramuzza detto Mòdole, che sarà podestà dell’isola dal 1852 al 1860, ed è quindi la madre del patriota e letterato Sebastiano e del farmacista Antonio, che sarà pure lui podestà di Grado, nonché nonna dei vari Marchesini. Sono i germogli di quel legame fra i De Grassi, gli Scaramuzza e i Marchesini che permetterà loro di dominare la cittadina balneare per quasi un secolo. Luigi de Grassi (1809-1890), seguendo le orme del padre Giovanni e dello zio Michiel, diventa Segretario comunale, mantenendo l’incarico per più di quarant’anni e meritandosi l’appellativo di Penna del diavolo. Anche il suo secondogenito Francesco (1853-1935) occuperà lo stesso posto del padre, per altri quaranta anni e si occuperà attivamente di politica nel Partito liberale, fondato a Grado nel 1896. Francesco si sposa con Matilde Marchesini, sorella dei tre podestà dell’isola, e in quei decenni che vanno dalla fine dell’800 al primo dopoguerra le decisioni politiche e amministrative si prendono a Villa Matilde, di sua proprietà, che perciò i gradesi chiamano scherzosamente “il Vaticano”. Francesco e Matilde hanno ben nove fra figli e figlie, due dei quali – Ugo e Giuseppe (padre di Aquilio) – saranno anch’essi Segretari del Comune di Grado. Una figlia, Aquilina, sposerà il chirurgo Smareglia ed altri due figli lasceranno il segno nella storia di Grado e non solo: Vigilio e Placido. Vigilio nasce nel 1889 e fin da ragazzo dimostra un grande interesse per la storia locale, si laurea in architettura ed in ingegneria, lavorando poi con il fratello Placido, ingegnere. All’inizio degli Anni Venti esegue le prime ricerche archeologiche, la sua grande passione, e i primi rilievi del centro storico della cittadina natale. Sua anche l’operazione Iulia Felix, cioè lo scavo subacqueo della nave romana rinvenuta al largo di Grado. Viene nominato ispettore onorario dei monumenti e su alcune di queste numerose ricerche Vigilio De Grassi dà alle stampe articoli e pubblicazioni che citiamo: “Le subacquee di S. Gottardo a Grado” (1952), “Il mausoleo di Aquileia” (1956), “Memoria sulle variazioni morfologiche dei litorali marini della laguna di Grado”, assieme al fratello Placido nel 1957, e molto altro. Grazie ai rilevamenti effettuati negli anni ’30 compilerà una mappa archeologica della laguna. Ma altrettanto importante è il suo apporto alla trasformazione del tessuto urbano gradese che investe importanti opere pubbliche e private. Un’attività che continueranno Franco, Mario e Paolo De Grassi – figli di Placido – tutti ingegneri, che vivono a Roma. L’archivio di Vigilio passerà, invece, al nipote Mario Smareglia che tuttora lo custodisce, mentre la passione per la storia sarà ereditata dai cugini del ramo di Villa Ercole. Giovanni (1849-1930), figlio di Luigi e fratello maggiore di Francesco, costruisce, infatti, la suddetta Villa Ercole che è ancora intatta, all’incrocio dei due rami del viale. La sua discendenza (caratterizzata da generazioni lunghe, con quasi un secolo di distacco fra lui e i nipoti) è assicurata da quattro maschi e due femmine, nati dal matrimonio con Giovanna Marchesan. Fra questi ricordiamo Luigi che diventerà insegnante e musicista, Giovanni che è padre di quel Ferruccio medico ortopedico e autore di alcuni libri (fra cui “Grado. All’ombra di S. Michele”) e infine Giusto, padre di Marino, nonché nonno sia di Chiara, sostituto procuratore presso il Tribunale dei minori, che di Massimo, attuale professore di storia dell’arte contemporanea all’Ateneo triestino. Soffermandoci su questi ultimi sarebbe impossibile citare tutte le loro opere, ma è bene ricordare che Marino (classe 1945), dopo aver svolto la professione di avvocato ed aver insegnato storia del libro all’Università di Udine, si è dedicato completamente alla sua casa editrice, Edizioni della Laguna, senza mai trascurare l’attività politica, che lo ha visto consigliere comunale di Grado, consigliere e assessore provinciale alla cultura e, da pochi mesi, presidente della Grado Impianti Turistici. Il nipote Massimo è autore di svariati libri e curatore di mostre d'arte e dei rispettivi cataloghi.


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