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22 maggio, 2021

barbana , diversità clericale e politica e le questue

In epoca moderna ('500-'700) al Perdon aveva anche un risvolto clerical-politico. Accadde a volte che ai gradesi fosse interdetto lo sbarco a Barbana dai custodi del santuario, supportati da sacerdoti provenienti da Udine che avevano probabilmente ricevuto ordine dai Patriarchi di Aquileia di ribadire l'appartenenza dell'isola a tale entità ecclesiastica piuttosto che al Patriarcato di Venezia, da cui dipendeva invece Grado. Il voto veniva così sciolto solo dal Connestabile, unico a cui veniva concesso lo sbarco. Barbana infatti dipendeva dall'abbazia benedettina di Sesto al Reghena, capitale di una vasta regione dell'ordine, e nominalmente sottoposta al Patriarcato di Aquileia (dopo il 1754 all'Arcidiocesi di Udine) anche se gli ordini godevano di fatto di una certa extraterritorialità ed indipendenza. Le ragioni della diatriba giurisdizionale erano da ricercare nella incerta definizione, ancora di epoca tardoantica e medievale, della territorialità ecclesiastica della parte nord di quella che sarebbe poi stata la nostra laguna. Con la soppressione dell'abbazia di Sesto la questione della giurisdizione su Barbana rimase agli ordinari udinesi ma a fine '700 il parroco Marocco cercò in tutte le maniere di farsene riconoscere il possesso per la parrocchia gradese, anche con la produzione di documentazione palesemente falsa a cui rispondevano custodi e curia udinese con documenti di pari falsità. La questione, inutile dire ruotava attorno alle ricche questue che Barbana, quale santuario, ricavava dai pellegrinaggi provenienti da tutto il Friuli. Autorità austriache, francesi e austriache ancora dimostrarono tutto il loro imbarazzo in quella che ai loro occhi altro non era che una "bega tra preti" ma che coinvolse le massime cariche ecclesiastiche e civili.


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