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21 settembre, 2016

La Spiaggia Smobilita



Grado, interno spiaggia e viale (sic!)

I turisti nordici, sulla battigia, con il loro improbabile abbigliamento (calzoncini corti, sandali e calzini, oppure pantaloni di tela lunghi ma arrotolati per mettere i piedi in acqua), guardano perplessi un mare che sentono più vicino al loro: perché è ancora caldo, sì, ma ingrigito, con una punta di broncio: meno Adriatico e più simile a quello che conoscono, insomma quasi familiare. 

Le ragazze, stese sui lettini, rabbrividiscono un poco alla brezza, si raggomitolano nell’asciugamano, decise però a resistere fino all’ultimo, come soldati che non si arrendono nella terribile battaglia della tintarella. 

Si spiano poi, raffrontandosi con le amiche, le more soddisfatte e tronfie, le bionde deluse che anche quest’anno non ce la faranno a superare il loro limite epidermico, perché ormai il tempo è passato e l’abbronzatura non sarà più scura di così. 

I pochi morosi adolescenti si baciano, avvinghiati sulle sdraio, ma con meno foga di quella che avevano solo poche settimane fa, perché sono giovani, la vita è lunga  e il grande amore che è lì accanto sembra già qualcosa di passato, una foto sbiadita per l’album dei ricordi. 

Comincia l' esodo degli strumenti da spiaggia.

E così, piano piano, ogni sera, le nonne e le mamme e, in rafforzo, quando tocca, i bimbi ed i papà carichi di sporte rigurgitanti giocattoli, gommoni, materassini, ceste di costumi da lavare prima di essere risposti, stoviglie di plastica e paccottiglia varia, che migra dalla spiaggia alla soffitta di casa, dove passerà l’inverno. 

E tutti passano sul viale, e i mozziconi di albero muti guardano tutto quel via vai,  lo vedono da sempre lo vedranno ancora e non se ne lasciano sfiorare, perché Grado è abituata alle onde che passano e poi tornano e poi vanno via, e siano di marea o di gente non fa differenza.


Grado aspetta, le guarda e resta là. 
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