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12 maggio, 2009

Al Senato Graisan




La diga di Grado è sempre stato un punto di ritrovo per gli anziani pescatori e marinai, un punto di aggregazione per trascorrere insieme la giornata indulgendo allo sport più praticato a Grado lo sparlare di tutti.

Lentamente, con il cambiare dei personaggi che di volta in volta componevano il gruppo, si sono trasformati nel senato Cittadino e il vecchio bunker sulla diga che fa da riferimento per il ritrovo "Montecitorio".

Ovviamente ogni decisione del consiglio comunale viene passata al vaglio, la vita cittadina ai raggi X.
Così, tra un consiglio ai turisti sulle previsioni del tempo discussioni su chi fosse più bravo a pescare o a navigare, la giornata trascorre e passa.




Aldo Tognon ha composto questa canzone "Xe un Posto"

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cantata da Monica Maran dedicata a loro, ai Senatori.
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26 febbraio, 2009

Piero "Canaro" Marchesan


Pietro Marchesan, detto popolarmente “Piero Canaro” è uno dei tanti personaggi della nostra Isola che ha lasciato traccia di se attraverso le parole delle sue canzoni.
Le componeva scegliendo musiche e tracce musicali già note plasmandoci sopra i testi, che rappresentano tuttora uno spaccato straordinario della Grado degli anni trenta.
Sin da piccolo mostrò la sua passione per le cose belle, raffinate ed umoristiche e coltivò ben presto le sue doti canore e poetiche, componendo le più svariate canzoni per tutti i momenti della giornata, dalla dura vita lavorativa di molte donne nella fabbrica di sardine, agli innamoramenti serali lungo la diga della spiaggia.

Questa è significativa.

MINIGHINA e COLO’

Sul reparo xe dò: “Minighina e Colò”
Ciapai strinti a brassacolo, duti dò in confusion.
Elo dise: amor, tu m’ha tolto ‘l gno cuor.
Ela sbassa la testa, brontolando cussì:
Va là, va là balòlo tu son capòn,
Dame de intende a me no xe rezòn,
T’è visto l’oltra sera co’ ‘na furlana
E tu ne ganbi sete a la setemana,
E tu t’ha ‘l cuor tagiào in mile fete
Sarave megio che tu ‘ndissi prete,
No’ tu saravi tanto delinguente:
Te volarave ben duta la zente.

Ganbiaravo ‘sto vissio e faravo giudissio
Se catesso una mamola che la fossa cussì:
Bela comò ‘na stela del paradiso,
Do oci pitosto scuri ma bianca in viso,
* che no’ la vaga tanto a torsiolando,
* che no’ la vaga tanto a remengando,
Che l’ebia almeno do busi del sovo
E la pignata che boge là sul fogo.
Che no’ la sia tanto ignorante,
Che sia un bel tipo snelo e ‘legante.



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23 febbraio, 2009

La Regione nel cuore


Wow! dopo anni di "nianchepelc..l" la Regione torna a volerci bene e da mamma amorosa si occupa di Grado e dei suoi problemi.
Speriamo continui.

Dal sito dell'Assessore Vanni Lenna:

L'Assessore regionale alla protezione civile, Vanni Lenna, ha disposto un intervento urgente ( 220.000 Euri) per la messa in sicurezza di un tratto della diga Nazario Sauro, a Grado.
Il cantiere sarà aperto nei prossimi giorni e si concluderà a fine primavera.
«I lavori si sono resi necessari a seguito delle violente mareggiate che si sono abbattute sulla zona costiera lo scorso mese di dicembre, ha spiegato l'assessore, provocando diffusi cedimenti della diga a mare che protegge il centro abitato di Grado».

Risultano infatti staccati alcuni massi di pietra arenaria che costituiscono il paramento esterno della diga ed è stata riscontrata l'insufficienza della scogliera in massi presente a protezione della diga stessa.
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23 aprile, 2008

Grado e i Francesi


La storia di Grado si intreccia con i Francesi nel 1807. Con il trattato di Fontainebleau viene stabilito il confine tra Francia e Austria - l'Isonzo con le sue rive sino alla foce all'epoca stabilita alla Sdobba.
Entrarono quindi a Grado i nuovi padroni di Venezia e vi lasciarono un manipolo di soldati.

Sin dall'inizio le cose non andarono bene perchè la nostra gente abituata all' obbedienza, più che alle leggi, delle costumanze e della fede, mal sopportava quella ventata di emancipazione sociale che il pensiero rivoluzionario francese portava con sè e irrideva della loro fede.

Nonostante ciò i Francesi lasciarono dietro di sé due cose importanti per l'epoca:
una scogliera a protezione dell'abitato (visibile ancora oggi dalla diga, per i tempi realizzata velocemente),
il forte costruito dopo l'incursione inglese del 1810. A tale proposito bisogna ricordare che con quella incursione gli Inglesi, delusi dallo scarso bottino, per rappresaglia dettero fuoco tutto l'archivio storico di Grado lasciando senza memoria il nostro paese.
El xe Atila flagelum dei
e i inglesi sò fradei


Il manipolo francese lasciò Grado il 18/1/1814.
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