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31 gennaio, 2017

Al Rito del "Toco"



Torno  al tempo del   "Quando le regole erano una cosa seria e non occorreva scriverle perché venissero rispettate".
Per me è importante fissare il ricordo di un tipo di pesca che tutte le famiglie lagunari praticavano ed era determinante per la povera economia dei Casoneri,


La Seragia.

In Laguna le zone di pesca dedicate alle Seragie erano moltissime visto, però, che la produttività dei luoghi  adatti era molto diversa,  ogni anno tali luoghi venivano assegnati con un sistema semplice ma ferreo al contempo perché le zone per le seragie erano di tutti e di nessuno. 

La tradizione vuole che ogni anno venissero assegnate col rito del toco. 
Una curiosità potevano partecipare solo i maschi alla gara del "toco" anche se non adulti.
Il palo di riconoscimento era detto "cana ingrissolagia" e indicava il capofamiglia vincente per il primo turno di calo della "seragia", diritto che durava un solo giorno poi via via a turno potevano calare gli altri secondo una scaletta stabilita il giorno del "toco".


I pescatori si riunivano in un casone, solitamente quel dei Biviacqua in mezzo al Fondao perché era centrale e le distanze erano più o meno pari per tutti (per capire meglio è  la mota occupata attualmente da Vitige Gaddiil sabato al levar del sole, il gioco lo dirigeva il più anziano. 

Tutti insieme, come nel gioco de la morra, esprimono con la mano i punti de la conta

Si cominciava a contare dal più vecchio, il fortunato prescelto sceglieva la seragia che riteneva nel punto migliore e così via sino ad assegnarle tutte. 

Per eventuali contrasti sulla pesca, molto rari, i pescatori nominavano un giudice di pace i cui giudizi erano inappellabili. 

Son fantastici i nomi antichi e dimenticati dai più dei luoghi deputati alla Seragia sembrano poesia o un rosario:


fratarin, la montà. la mantela, le spisse, la culassa de canal, la spiasa de l'albero, la velma, canaleto, la palona, l'oro del canaleto, l'isola longa, la ponta del tratagno, al sibaro, la tragio, le cree, al dosso, al balo de le ostreghe, la caseta, la velma de fora, al balo dei corcali, le pierisele, l'oro longo, le oche, i sibuli, l'oro de le vache, la bacia, la sabionera, al balo del campanil, al siego, la granchiusa, la velma dei cani, al tron, la ponta de la silisa, la chiusa mata, al batocio, i bareli.... 


Ovviamente tutto questo non c'è più, la pesca in laguna non si pratica più in maniera intensiva e tutto scade a ricordo del passato con un velo di malinconia che si stende. 
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30 gennaio, 2017

In Mare, a far la rivoluzione




Oggi si parla spesso di grandi cambiamenti e dell' insofferenza della gente verso le Istituzioni, fortemente degradate dal cattivo esempio dei politici, non si parla di rivoluzioni ma, anche se sottotraccia, grandi stravolgimenti si profilano.

Quando ero molto giovane e vi parlo del 1964 io studiavo in collegio e già comiciavano a girare idee di rivoluzione studentesca non proprio in Italia ma in Francia.

Durante  l' estate qualche volta mi piaceva far compagnia al mio papà a pesca e parlavo con lui di queste nuove idee.

Mi ricordo di una serata in mezzo al Golfo di Trieste, avrò avuto si e no 16 anni, ed ero in caiccio con mio padre a saccaleva.

Le lampade a gas ( i ferali ) illuminavano a giorno la superficie del mare ed io con la pustia pescavo calamari soto al feral e contemporaneamente controllavo i banchi di pesce che si avvicinavano alla barca attirati dalla luce, dando così un po di tregua al mio papà che poteva riposare.

Ad un certo punto, erano anni di discorsi rivoluzionari ed io ero uno studente ad Udine, ho chiesto al mio papà, che si era svegliato, come mai non avesse scelto una carriera da impiegato, con i timbri, le matite, le penne biro le impiegate da guardare sotto la scrivania, lui serio serio, me lo ricordo bene, mi fa:

in uficio va solo i democristiani, noltri 'ndemo in mar, se t'ha de fa la rivolussion du devi 'vè i cali grossi su le mane.

Io non dissi nulla ma da quella volta sta storia della rivoluzione mi è andata un po di traverso, il fatto di doverla aspettare e di farsi venire i calli sulle mani mi rompeva un po le palle.

Comunque, non contento, a casa ho chiesto anche a mio nonno come mai non avesse scelto di fare l'impiegato, la reazione fu sorprendente.

Tu son mato - mi disse - noi pescatori siamo le persone più fortunate del mondo, si è vero prendiamo freddo e ci bagnamo continuamente con dolori in tutto il corpo, ma tu vol mete, possiamo scorezà quando ci pare e piace, tanto in mar cu tu vol che te senta.

Avrei dovuto farmi subito la tessera della Democrazia Cristiana, invece eccomi qua.
 "in mar e scorezo liberamente" 
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29 gennaio, 2017

Too old to rock ‘n’ roll…



Ormai  sono anzianotto, è un dato di fatto, anche se avviene a mia insaputa.

Nonostante mi ostini a indossare felpe consunte al posto di folgoranti golfini col collo a V sopra improbabili camice a righe, ci sono diversi, inconfutabili segni che mi ricordano con solenne severità che ormai sono entrato a far parte degli anziani.

Qualche segnale, sparso:

Sempre più spesso, dopo qualche abbuffata, neanche tanto clamorosa, passo nottate sudate e insonni a ruttare e a malvolere la madonna, che non ha saputo trattenermi dall’indugiare nei piaceri della gola.

Verso primavera  le prime canottiere femminili e le prime minigonne non provocano più  gli  effetti delle abbuffate di cui sopra.

 La musica ad alto volume mi dà fastidio, soprattutto se musica del cazzo… non come quella che sentivamo noi, ai nostri tempi.

 Col risultato che ascolto da anni sempre gli stessi gruppi, a rotazione.

 Sono diventato insofferente e intransigente. 

Se una cosa non mi piace, deve andare in culo. 

Ho concesso abbastanza tempo, energie ed attenzione a stupidaggini inutili.

 Ora che il tempo, le energie e l’attenzione cominciano a scarseggiare, pretendo di sfruttarle al meglio.

 Sono cinicamente disilluso. 

Questo non vuol dire che non credo più a niente, vuol dire che mal sopporto tante di quelle cose che solo qualche anno fa, al contrario, apprezzavo o comunque tolleravo.

Too old to rock ‘n’ roll…  però lo so!

Se tu che leggi sei stato un giovane, alternativo e ribelle, insomma un figone, ma ora non lo sei più  clicca “mi piace”  ad un post come questo e così ti rimetti a posto  con la coscienza e fai piacere ad un vecchietto.


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28 gennaio, 2017

Magnifica Comunità - Accatastamento Casoni



Mi  mancava, era da un po che   non scriveva  lettere aperte.
Si può essere d'accordo o meno, io su certe parti non lo sono, ma Mattiussi e la sua Magnifica Comunità di Grado esiste, protesta, rappresenta problemi, magari a modo suo, efficace o meno, condiviso o meno, ma esiste.

Il problema dell' accatastamento dei casoni esiste, è avvertito con fastidio dalla gente coinvolta ed è bene conoscerlo sentendo tutte le campane.
Il processo democratico è fatto anche di queste cose.
Leggete con attenzione.


  “MAGNIFICA  COMUNITA’ di  GRADO”
Comitato  per  l’Amministrazione  Separata  degli  Usi  Civici
       

      USI  C I V I C I : lettera aperta

Per voltare pagina non serve un immaginario “Patto d’Acciaio”, tra i Comuni di Grado e Marano Lagunare, annunciato trionfalmente dai rispettivi Sindaci nel Convegno sugli Usi Civici all’Auditorium Biagio Marin del 7 dicembre u.s. Basta tenere i piedi per terra. 
Ed avviare l’elezione del Comitato per l’Amministrazione Separata dal Comune delle immemorabili proprietà collettive dei cittadini. 
Invece di sostituirsi ad essi nella gestione diversa e separata dal Comune, appositamente istituita dalla legge 278 del 1957. Gestita con personalità giuridica e forte senso di appartenenza al territorio, da Bolzano a Palermo, dai Comitati liberamente eletti. Non proprio gli ultimi degli imbecilli. 
Avendo garantito condizioni di equità in forma di democrazia diretta ed essendosi felicemente sostituiti, in fatto e diritto, nella gestione economica e patrimoniale di detti Beni comunque denominati. 
Sebbene catastalmente imputati ai Comuni dalla legge fondamentale sugli Usi Civici 1766 del 1927, peraltro al solo fine di non caricare tale onere sulle Comunità locali. L’immaginario “Patto d’acciaio” dunque non serve. 
Anzi è ridicolo. In quanto il ruolo ed i compiti istituzionali dei Comuni sono incompatibili con quelli dei Comitati cittadini.
 Il che favorirebbe i tentativi della Regione FVG di varare una legge per affossare definitivamente gli Usi Civici. Lasciando disco verde alla Direttiva europea Bolkestein, che prevede l’asta internazionale per la concessione di spiagge, aree, “mote” e specchi d’acqua di proprietà collettiva dei cittadini di Grado e Marano per immemorabile diritto di Uso Civico.
E’ il caso dell’antichissima Comunità dei Graisanidalla fragilissima memoria in costante calo demografico avendo espulso i propri concittadini per far posto alle Terze Case. 
Per di più in bilico tra l’inganno di improvvisati Amministratori e l’autoinganno di quella parte della Comunità indifferente all’Uso Civico, benchè l’ultimo legame con il proprio territorio. 
Oggetto, tra un commissariamento e l’altro del Comune, del voto di scambio per la cementificazione del residuo tessuto urbano ed ambientale. Comprese le immemorabili proprietà collettive di Uso Civico in quanto muovono interessi enormi. A partire dalla lottizzazione immobiliare della Spiaggia principale e Parco delle Rose senza nemmeno la preventiva affrancazione dell’Uso Civico. Camuffata a tal fine da “Polo Termale”, ma stoppata dalla “Magnifica Comunità di Grado” dopo 5 anni di battaglie giudiziarie pur perdendo, a proprie spese, due successivi gradi di giudizio. 
Mentre i sedicenti partiti calavano le braghe o stavano con il cemento. Il tutto ovviamente censurato dalla stampa locale, fermo restando il penultimo posto in Europa del nostro Paese sulla percezione della corruzione.

In tale quadro, brilla l’accatastamento dei casoni
Imposto ai “Casoneri” di Grado da un’onnipotente geometra del “Servizio Patrimonio” tramite un bombardamento di Raccomandate A/R. Viziate, a giudizio non solo nostro, da nullità assoluta ed uso improprio dell’art 1 comma 336 legge 311/2004. Cioè la Finanziaria 2005. 
Secondo la nostra sommessa opinione, una dei tanti Dinosauri della precedente Amministrazione. Riciclato dall’Amministrazione in carica con tanto di carta bianca all’onnipotente geometra. Piazzata in cattedra nel Convegno del 7 dicembre ad illustrare, a nostro avviso, cavoli a merenda. 
Mentre i Beni collettivi di Uso Civico sono ovviamente già accatastati al Comune di Grado in nome e per conto dei “Graisani”. 
Siamo dunque alle comiche finali. 
Ovvero al doppio accatastamento da moltiplicare a rotazione per gli attuali 135 concessionari con acrobatica trasformazione dei Casoni in compendii  immobiliari” e la legge fondamentale sugli Usi Civici nella legge finanziaria 2005. 
Ovvero un mostro giuridico tra mostri di cemento. 
Intimato, stando a sommarie testimonianze da approfondire, dalla geometra tramite uno stillicidio di diffide verbali. 
Pena il mancato rinnovo delle concessioni delle mote, che ha intanto indotto un certo numero di “Casoneri” a sborsare centinaia di €uro per iscrivere i propri Casoni al Catasto Fabbricati 
Il tutto nel quadro di un Regolamento semmai idoneo, a nostro insindacabile giudizio, a pettinare le bambole. 
Con l’imposizione, in caso di controversie, del Foro di Gorizia anziché del Commissario agli Usi Civici del FVG. 
Senza contare, come si ribadisce, il bidone delle indebite Tasse di Bollo e di Registro rifilate, “contra legem”, ai Casoneri sui contratti di affittanza delle “mote”. E l’ulteriore bidone del 4% in tasca al Segretario sotto forma di rogito.

Evidentemente i Casoneri, alla stregua delle proprietà collettive di Uso Civico, sono occasioni da mungere. 
Brilla nuovamente al riguardo l’arcinota svendita per 5,3 milioni di una primaria area per la nautica da diporto del valore di 5 miliardi delle vecchie Lire, accertato dalla Corte dei Conti su esposto della “Magnifica Comunità di Grado”. Oggi pari a €uro 2.582.285. Perfettamente in linea con la classifica internazionale del nostro Paese in fatto di corruzione pubblica. Difatti in privato nessuno è così cretino da svendere per 5 milioni qualcosa che vale 5 miliardi. 
Nella conduzione comunale degli Usi Civici, pare invece normale con tanto di delibera di Giunta. Reintegrazione per equivalente a parte, l’ultimissima delibera di Giunta n° 2/2017 in merito alla VAS (Valutazione ambientale strategica) della Variante Spiagge n° 24 del PRGC, è un’altra marcia indietro. 
Rispetto alla salvaguardia del tessuto ambientale e quindi di Uso Civico, sbandierata ai quattro venti nel corso della campagna elettorale. 
Da cambiare, unitamente al “Castelletto”, prima che il vento in poppa a codesta Amministrazione inizi a soffiare contro.

Il  Segretario
                                (Giovanni  Mattiussi)

Grado, 28 gennaio 2017



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27 gennaio, 2017

Da che parte stai?


                                                

                                                          Piccola storia con morale.

Per tutta la vita  hai evitato di prendere impegni, di assumerti responsabilità. 
Non hai mai voluto nulla che fosse «per sempre»: né tatuaggi sulla pelle, né grandi amicizie nè legami personali. 
Ti sei limitato a galleggiare in un' esistenza  soporifera.

Poi arriva un giorno strano e ti trovi messo in mezzo tra conoscenti che discutono di cose controverse, anche animatamente, e  capita che ti rivolgano con durezza la domanda: 
 tu da che  parte stai?

Per la risposta finale ho trovato questa piccola storia di uno scrittore bulgaro che mi trova perfettamente d' accordo.



Un tizio di un posto dove la gente si divide in:
noltri e voltri,
non sapeva da che parte stare.
Un giorno però gli chiesero:
tu da che parte stai? 
e lui capì di non stare dalla parte
di quelli che chiedono:

tu da che parte stai?   

Kulekov


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26 gennaio, 2017

Mamola



Avvicinandosi  il tempo del Festival, delle sue emozioni, sonorità e buoni sentimenti alla "GRAISANA" voglio ricordare la canzone che più ci rappresenta nel mondo:
Mamola

A Grado a cura dell'  Associazione “GRADO NOSTRA”
sono stati ufficialmente apposti dei cippi marmorei a forma di pergamena sulle tombe degli autori della canzone Màmola (1947) cliccare sul nome per sentirla, a ricordo della loro creazione canora adottata dal popolo gradese come un vero e proprio Inno di Grado da tutti riconosciuto. 

La famosa canzone, diffusa anche fuori del territorio isolano e all’estero dagli ospiti dell’Isola d’Oro, venne scritta da Giacomo Zuberti per la musica di Attilio Gordini.

Ricordiamo anche la prima cantante che la propose al pubblico del tempo Elena Tognon.
Qualche anno fa è stata consacrata “canzone regina” del Festival con un voto plebiscitario da parte della gente. 

Non va dimenticato che è stata questa canzone a dare il via al festival della canzone gradese, una tradizione molto sentita anche oggi e che, con la festa religiosa del Perdón di Barbana, rappresenta uno dei due massimi appuntamenti annuali dalla Comunità isolana nello spirito di paese. 

La canzone Màmola è con Madonnina del Mare la beniamina anche degli isontini e friulani della Bassa che sono legati all'Isola d'Oro non solo per frequentazione turistica, ma anche per interesse culturale e passionale. 

 Anche Biagio Marin  scrisse una poesia toccante sulle mamole graisane descrivendole in maniera sublime:

la dedico a tutte le mamole di questo e di ogni altro mondo:
Tu son solo una mamola

Tu son solo una mamola graisana
che sa de sangue novo e marinasso,
ma t'ha un andà de vela in mar e un passo 
d'onda, che porta l'anema lontana.


E una boca tu ha che brusa i cuori

-un stiopeton in meso d'un campielo-
un rie che vien in cuor comò un cortelo,
fra i lampi e i sguissi dei to vogi mori.



Melongranao co' tanto sangue alegro,

da beve a sorsi soto 'l sol d'istae
fin che 'l sielo nel cuor no se fa negro
e se sprofonda ne l'imensitae.


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25 gennaio, 2017

Grado è....

Viaggio onirico, tra immagini e suoni da sogno.

Immagini d'archivio per ricordare Grado qual' era. 

Grado è...:


Un  colpo di vento. 
La luce che cambia. 
Uno sguardo che si perde nel vuoto. 
Il senso immanente di qualcosa che, 
dentro e nel fuoricampo dell'inquadratura,
sta per accadere.



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24 gennaio, 2017

La vita score, al tovo posto



E'   da un po di tempo che trascuro una delle cose che a me piacciono, leggere e scrivere di poesia, questa, di seguito, è il risultato di momenti amari.

Momenti che dopo averli superati ti rafforzano e dopo voltandoti indietro scuoti la testa e non ti par vero di essere stato tu il protagonista.



 Al tovo posto

Sentate al tovo posto e,
nel score de poche ore,
sintisse in aria
co la to vita srodolagia.

ingropà, intanto che tu speti,
le parole,
sensa cantuni, sole,
roba de la to fronte

inventà un nome al posto
'ndola tu speti,
o forsi tu vol solo
fissalo nel tempo.

Al tovo tempo,
te par un arivo,
ma pena tu te volti
ze za vignuo oltro.
Ennio


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23 gennaio, 2017

SElezione Canzoni 51° Festival





Ricevo e pubblico.... 
Selezionate  le canzoni finaliste dell'edizione numero 51 oltre mezzo secolo di canzoni gradesi, ben 71 compleanni del festival della canzone gradese. In realtà il festival della parlata lagunare nasce nel febbraio del 1946 grazie alla cooperativa pescatori, oggi l'onore  e onere organizzativo è sulle spalle dell'associazione QuellidelFestival .. 
Le finaliste  prescelte per la finale esito del "mai semplice" , anzi complesso ma  importante e qualificante, ruolo  della commissione selezionatrice che , assieme all'organizzazione di Quelli del festival della canzone Gradese - associazione culturale - sottolinea ora l'importanza dei cantanti che assumeranno il ruolo di protagonisti nel raccontare con le canzoni la storia e le vicende isolane. 
Programmata per sabato 8 aprile la serata finale del festival al Palazzo dei congressi di Grado . 
I responsabili di “Quelli del... Festival della Canzone Gradese” evidenziano che la loro è un’associazione culturale promotrice e organizzatrice della manifestazione seppur «in questo clima di tagli al mondo della cultura» volendo così mantener fede alla tradizione e «al vero impegno socio-culturale». Il tutto confidando nell’aiuto e nella sensibilità del Comune, della Provincia di Gorizia e della Regione, che assieme alla Fondazione Carigo sostengono l’evento. «Tra le tradizioni canore di un’isola rimasta per secoli lontana dai diversi motivi linguistici e culturali del vicino mondo continentale – viene precisato -, Grado vanta anche quella di un festival di canzoni, tutte rigorosamente in dialetto gradese». Le canzoni, dunque, quelle che cantano tutti e sono conosciute da tanti ospiti, continuano ad essere al centro dell’attenzione. 
Dai titoli dei brani scelti, pare di capire che come ogni anno l’amore, e le vicissitudini, per e con la persona amata e per Grado e il suo ambiente naturale, saranno al centro della serata. Ma ciò che è importante per trionfare è l’insieme, compresa la musica ed il cantante. Del resto, un brano ascoltato una sola volta deve colpire immediatamente il pubblico chiamato a scegliere la miglior canzone. Oltre alla vincitrice indicata dal pubblico, verrà assegnato anche il “Premio Grado International” frutto della votazione di una giuria composta da gradesi residenti all’estero, collegati via Internet. Verranno assegnati, inoltre, il Premio Giacomo Zuberti della Cooperativa Pescatori” al miglior testo e il Premio qualità di “Quelli del... festival – Circolo Jazz Grado”.  
Passo successivo il sorteggio per l'ordine delle esecuzione con il tradionale " al balo de le graisane" e con la successiva presentazione degli esecutori : i tanto attesi cantanti.  El Barco del Festival molla gli ormeggi alla volta del festival51 con il voto popolare in sala, la giuria di qualità e l'abbraccio straordinario de i graisani  nel mondo premio che vede il voto in diretta da parte di Gradese che risiedono all'estero, oltreoceano.
Questo l'elenco delle finaliste in ordine alfabetico:

Brasseme ( parole e musica GianNicola Corbatto)
Da l'oltra  parte del vero ( parole e musica Andrea Marchesan)
Fior de eternitae  ( parole Ilario Fanò musica A. Barzy)
Insieme a tu ( parole Alessio Gratton musica Marzio Corbatto )
La fiaba del Mar ( parole Gian Marchesan musica S.E.B.A. )
La piova ( parole e musica Andrea Barzellato, Andrea Felluga, Paride Bertogna)
La sgarsa  e 'l cigno ( parole e musica Riccardo Gordini )
L'infinitá de n'atimo ( parole Mariagiovanna Tognon, Gianluca Pastoricchio - musica Nevio Lestuzzi)
Nadal ( parole Gian Marchesan musica S.E.B.A. )
Silisa de Mar ( parole Stefano Teti Dovier, Alessandro Marchesan - musica Paolo Pozzetto, Aldo Comar, Paolo Trapani, Emiliano Schiavone).


 QuellidelFestival 2017


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21 gennaio, 2017

Origini del Cognome Lugnan



Nella  foto un mio pro-progenitore  in un insediamento celtico (par Anfora)

Il  nostro dialetto, di origini paleovenete, potrebbe essere il ceppo madre di tutti i dialetti veneti della costa.
Spinto dalle recenti performance dei rappresentanti politici friulani e della presunta superiorità del friulano, ho fatto una ricerca sulle origini del dialetto gradese e mi sono imbattuto su una delle possibili origini del mio cognome che è antichissimo: Lugnan


Certa l'origine aquileiese (500 dc) con i Lugnani trasmigrati poi anche a Venezia con le prime famiglie commerciali, testimoniata l'origine gradese dei Lugnan dal 1500 negli archivi parrocchiali, ho fatto un ulteriore passo indietro ancora con una possibile origine celtica. 

Lugnan deriverebbe da Lughnasad, festa celtica del 1° agosto.

Vediamo le tracce, le origini e le similitudini con le nostre usanze di questo popolo misterioso:


I Celti, fanno la loro prima comparsa nel V secolo avanti Cristo.
Avevano costumi semplici, vivevano in povere capanne di argilla e canna lacustre  ed erano dediti all'agricoltura.(casoneri).
Quest'ultima era esercitata su terre comuni, che erano disboscate per coltivare generalmente il frumento. (socialisti)
L'attività agraria bastava per il fabbisogno del villaggio e pertanto chiariva i limiti di una società caratterizzata dal separatismo e circoscritta nel piccolo mondo delle tribù. (graisani)
I Celti erano certamente buoni soldati, ma non erano altrettanto abili nell'organizzare l'attività politica. (siamo noi)
Non riuscirono a esprimere stabili istituzioni accentrate, ma furono sempre tenacemente isolati nei particolarismi tribali. (le somiglianze sono evidenti).

La presenza in Regione è certa, importanti centri celtici furono Iulium Carnicum (Zuglio) ed Aquileia, la cui prosperità economica testimonia la collaborazione fra l’elemento romano e quello indigeno, veneto e celtico e Trieste, città dal nome forse celtico, forse veneto, 
 “Terges”  
cui si attribuisce il significato di “mercato”, era un punto d’incontro e di scambi fra gli uni e gli altri. 

L'aspetto sacro e religioso dei loro costumi era curato dai Druidi rappresentanti in terra degli dei e delle stagioni celtiche, una sapienza legata alle foreste ed alle forze della natura. 
I templi dei druidi erano all’aperto, tutto era legato alla natura, alle foreste in particolare. (metti al loro posto la Laguna e siamo noi)


Tutto questo, fatte le somme delle tracce raccolte, mi identifica perfettamente e mi riporta al presente con il sangue celtico in ebollizione e a riflessioni sull'importanza degli avi e ai loro costumi.

Druidi e ampolle. Il grande mare che rigenera. La Dea Sole. 

La reincarnazione (in cui si crede anche in India), per questo si amava la natura, perché si poteva rinascere in altre forme di vita. (gransi, canoce, capelonghe)
La rigenerazione era fondamentale ed a simboleggiarlo c’era la croce celtica.

Dovendo, prima o dopo, partecipare ad un movimento politico , non ho scelta ho ricostruito la mia storia cercando nelle sue pieghe il filo dell' identità e ho trovato la simbologia, un apparato di miti.


Sono un Libero Celtico-Graisan! 
 



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20 gennaio, 2017

Barche rivoluzionarie-



La   situazione della pesca attuale è in profonda trasformazione, con leggi sempre più severe che spingono i pescatori a smettere almeno con le tecniche  più moderne, considerate troppo invasive in un sistema fragile e finito come quello marino.

Val la pena   ricercare nel passato il punto d'inizio e l'impatto avuto dall' arrivo di queste nuove tecniche di pesca su un ambiente digiuno di tecnologia come quello gradese, che pur avendo gente espertissima di mare, non era molto pronto ad accogliere novità.

Furono gli altri a portare le novità e la gente locale vi si dovette adattare.

La pesca a Grado nel dopoguerra della Seconda Guerra Mondiale ripartì dai bragozzi a vela e da qualche rara imbarcazione con motore di camion militare adattato, ma con l'attrezzatura di pesca obsoleta, qualche barca arrivò dall'Istria con tecniche e mentalità di pesca nuove (i mussoleri) ma nella sostanza l'ambiente era ancora legato alla tradizione.

Nel 1950 una famiglia di industriali lombardi i Ciocca (produttori di filati e calze) si stabilì a Grado (ci stanno tuttora la casa d' angolo sul porto è loro) e decise di investire nel settore peschereccio creando una lacerazione tra mondi la pesca lenta tradizionale e quella frenetica moderna.

Da Genova arrivarono due imbarcazioni completamente diverse per come erano strutturate, armate e per i mezzi di pesca.

L' Eleganza e Rinomanza seguite poi da un bragozzo Speranza formarono la flotta dei Ciocca, dipinte di giallo vennero chiamate le "barche zale" erano dotate di motori semilenti Ansaldo da 120 Hp (una mostruosità per l'epoca) di ghiacciaia e di gabinetto a bordo. (a quel tempo a Gravo  gera in uso ancora i sigi de la sangola)

Una rivoluzione.

Le reti erano in nailon acquistate nel Nord Europa e prime in assoluto da queste parti dove ci si tormentava con il cotone e con le cure cui necessitava.

Imbarcarono 7/8 uomini di equipaggio ciascuna e guidate con mano ferma dall'amministratore della famiglia Vasco Bosio operarono in Golfo di Trieste per oltre 15 anni.  

Dopo vemo imparao noltri e cò la fiaca ze finia la pesca.....

Sapevatelo! 
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18 gennaio, 2017

Le corriere e gli odori




Ci sono cose che nella vita sono cambiate nel tempo e non saprei se in meglio o in peggio, perchè il mutamento è stato lento, quasi per far dimenticare il pregresso, una di queste è certamente l' odore.

Un tempo i corpi delle persone emanavano un odore diverso da quelli di adesso. 

Anche l’aspetto era differente, un pescatore, un manovale, lo distinguevi dalle mani callose, dal corpo asciutto e sodo, ma già vecchio di fatica a poco più di quarant’anni. 

Anche il modo d’esprimersi e quindi quello di pensare segnavano non poche differenze dai modelli odierni.   

C’erano molti più pregiudizi, ma anche più franchezza. 
Una puttana non era una escort e i suoi clienti non se ne vantavano in pubblico.

Anche le abitazioni e i locali diffondevano odori che non si facevano dimenticare. 

C’erano delle zone in Paese che sapevano di fumo anche in piena estate e delle bettole di cui indovinavi i piatti prima ancora d’entrare. 

Che poi il menù era quello, se no dove andavi? 
La birra era scarsa e il vino forse più genuino (bianco o rosso), ma mediocre senz’altro. 

Il cesso, quando c'era aveva il suo odore, ovviamente era alla turca e quando tiravi la catena ti bagnavi le scarpe. 
E le cabine del telefono non avevano una fragranza migliore.

Indelebile l’ odore delle corriere stipate di studenti e operai, quelli che non avevano la Vespa. 

Non era solo nicotina senza filtro, era lotta di classe. 

Poi, dopo la scuola, digiuni, si tornava a casa soli, senza gli operai, e l’odore del mattino era ancora lì che aspettava, pungeva le narici e nauseava. 

C’è chi oggi ricorda in quelle cose un fascino infinito. 

Sono quelli che non prendevano la corriera!

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