Riguardando vecchie cose in soffitta per fare posto ad altre cose che diventeranno altrettanto vecchie, mi è capitato tra le mani il mio vecchissimo Mac SE/30.
Io sono un Macheader, appassionato della prima ora della tecnologia Apple e suoi derivati e il Mac SE 30 è stato il mio primo computer, datato 1989 appena uscito in sostituzione dell' SE e del Mac plus, i primi computer friendly al mondo.
Era una scheggia per il tempo e per pura curiosità ho provato ad accenderlo.
Incredibile la faccina del caricamento del Sistem 7.0 (anche quello ce l'ho in originale in floppy-disk) con un sorriso dopo appena qualche minuto si è mostrata e ha caricato il sistema.
Un cubo indistruttibile, trentanni anni di età, (per i computers preistoria) con quello gestivo la mia attività, contabilità compresa, avevo Photoshop 1.0 Exel e Word un hard disk di 80 Mb. (proprio Mb non giga).
Ha un valore solo affettivo, commercialmente vale come una sveglia usata, ma fa girare ancora Excel e Word, ma io mi rivedo con mio figlio piccolo che mi girava attorno quando ci giocavo, ed ora lo vuole come totem da mettere in studio.
Ho deciso di riesumarlo, pulirlo e metterlo in bella vista, è storia ragazzi, la mia storia.
Una curiosità e cosa che non tutti sanno è che Umberto Eco era una fanatico della prima ora del Mac al punto da scrivere una famosa "bustina di Minerva" rubrica con “pensieri in liberà”, oppure più coltamente “riflessioni sulla società liquida”in cui osannava la differenza fra il Mac e DOS- il linguaggio pre Window:
"il Macintosh è cattolico controriformista, e risente della “ratio studiorum” dei gesuiti.
È festoso, amichevole, conciliante, dice al fedele come deve procedere passo per passo per raggiungere – se non il regno dei cieli – il momento della stampa finale del documento.
È catechistico, l’essenza della rivelazione è risolta in formule comprensibili e in icone sontuose. Tutti hanno diritto alla salvezza».
Umberto Eco un vero MacHeads!
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