Mila Tarlao Kiefer, gran donna, profonda cultura e, come sempre accade a chi vive fuori Grado ma è profondamente gradese, innamorata persa del suo paese e delle sue tradizioni, se ne è andata in silenzio, lascia dietro se una scia di malinconia per questo nostro povero paese, così ricco di storia e storie, così orgoglioso a tal punto da essere autolesionista, così profondamente maltrattato dai suoi stessi figli.
Maria Tarlao figlia di una delle famiglie più in vista di Grado, studi a Gorizia e a Graz, ha profuso energie enormi nel tentativo di diffondere in Grado la cultura dei vecchi, la saggezza di un dialetto intoccato nei secoli, ha dato tutto se stessa ai bambini assieme a quell'altro monumento di donna Maria Marchesan Stiata prodigandosi e dividendosi tra bimbi e anziani con l'Associazione Bavisela.
Io ne ho fatto diverse volte un faro per le mie ricerche sulla storia del nostro dialetto e i suoi scritti continueranno ad illuminare una via percorsa da pochi.
La ricorderò con affetto.
Il suo amore per il suo paese che sapeva descrivere come pochi si sente da queste sue parole:
Grado geograficamente fa parte del Friuli. Fra quella che usiamo chiamare terraferma e l’isola nostra si stende uno specchio lagunare che conta circa sei chilometri.
La laguna è di per se un paesaggio molto particolare, ma trovare un altro luogo dove il configurarsi di una laguna sia giunto a rappresentare un confine tra due mondi diversi, due storie, due lingue, è impossibile.
Volendo riflettere e riguardare alla singolarità del nostro passato
– e scoprire così le radici del nostro presente – resteremo ancora
una volta sorpresi. Infatti, mentre i nostri fratelli di terraferma
possono seguire il loro cammino nel tempo alla luce di abbondanti
testimonianze storiche e letterarie e di cultura, dietro le nostre
spalle sta un buio di quattordici secoli, «praticamente dal tempo
delle epigrafi romane fino al secolo scorso»