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31 dicembre, 2018

In Nome de Dio... Avanti!- Calendario 2019




Il Perdòn è nato per ringraziare la Madonna per la fine di una epidemia di peste nel 1237. In quell'anno gli abitanti di Grado, guidati dal Patriarca Leonardo Querini, promisero che avrebbero trasportato la statua della Madonna dal Duomo all' Isola di Barbana come ringraziamento per la fine di quella terribile epidemia. Originariamente la processione si teneva il 2 luglio e prevedeva il coinvolgimento di almeno un membro per ogni famiglia gradese.
Il nome Perdòn deriva invece dalla tradizione di accostarsi, in occasione del pellegrinaggio, al sacramento della riconciliazione.
E' da 780 anni che la barca ammiraglia ogni anno trasporta la Madonna a Barbana per assolvere il voto di comunità.
Le barche usate sono state innumerevoli, ricordarle tutte è impossibile, questo breve filmato vuole solo ricordarle usando le immagini di alcune come calendario partendo da una cartolina dei primi 1900 per finire con l' ultima barca Ammiraglia di questi giorni La Stella del Mare.
Il voto continua....."In Nome de Dio, Avanti!"

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28 dicembre, 2018

Regali sbagliati


Passato il Natale, scambiati i regali, a qualcuno capita che il regalo ricevuto non piaccia e riflette se scambiarlo con altri o  accantonarlo per buttarlo via in seguito.

Tempo fa In un mio momento di abbattimento, shakerato alla mia vecchia anima sparagnina che ha fatto capolino anche nel  dolore,  ho scritto questa poesiola per cristallizzare il momento di chi il regalo sbagliato lo ha fatto:



L’ oltro Nadal te he dao al gno cuor
No tu lo varà miga ghitao via?
Se fossa, tu te ricordi ‘ndola?
No sarave ‘na maravegia.
No restaravo nianche mal.
Se tu lo vissi ‘ncora tu,
tu me lo tornaravi per piasser?
No tu savivi che fatene:
a me, al me ocorarave, sa?
Sé…sé, no se domanda indrio i regali
Ma creo de ‘vè esagerao,
gera, disemo, un regalo impegnativo.

enio pasta

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25 dicembre, 2018

Bon Nadal Al Museo del Mare


Facciamo gli auguri anche  ad un vecchio amico che sta con noi ormai da 30 anni con le parole di:
 Giovanni Marchesan "Stiata"



Co belo "il Museo del Mare"

de fora
al ze duto un specio.

- e la nave antiga?-

I la mete
cò 'l museo diventa vecio

G.Stiata

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22 dicembre, 2018

Nebbia in Laguna


Ieri mattina la nebbia è arrivata così: zac zac zac e ha avvolto tutto. 

Come una gigantesca carta da pacchi ha imballato ogni cosa: alberi, case, il paesaggio in blocco.

C’è sempre lo stupore alla prima nebbia. 

Puoi esserci abituato quanto vuoi, ma ti sorprende. 

Quell’essere circondato da cose che non riconosci più e non senti più tue perché diverse ed indefinite. 
Il senso di spiazzamento che fa perdere i contorni ed i confini.

Non so se mi piace la nebbia, non l’ho mai capito. 
Mi affascina quel suo sfilacciarsi come lo zucchero filato, appiccicarsi alle cose e deformarle, renderle sfumate; il suo costringerti ad esercitare la memoria e la fantasia per ricostruire la mappa delle tue abitudini, fatta di strade note e di angoli conosciuti. 
Mi piace il suo pervadere tutto, per cui il dentro e il fuori si confondono nell’umidore ghiacciato di un’acqua che non è acqua, è vapore. 
Mi piacciono le gocce che fanno le equilibriste sulle ragnatele, sospese nel nulla.

Ma io  amo i contorni certi, e mi faccio sempre sorprendere ed affascinare da ciò che certo non è, da ciò che non è conforme, da ciò che è imprevisto. 

Mi lascio affascinare, con il naso attaccato alla finestra, dalla nebbia  che è questo mare di possibilità sospeso nel nulla, e spesso, come le possibilità, svanisce subito nel niente.

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19 dicembre, 2018

Un Bambino occidentale scrive a Babbo Natale


Caro Babbo Natale, ho pensato molto alla lettera che ti voglio spedire, in particolare alla lista dei regali che vorrei ricevere, e insomma, quando gliel'ho mostrata anche mia sorella me l’ha detto, può essere che abbia esagerato, con tutta quella roba che vorrei, sul serio, forse mi sono fatto prendere la mano, come si dice.

Allora facciamo così:  tolgo qualcosa dalla lista, se per te va bene. 

È anche più giusto verso gli altri bambini, può darsi. 

In cambio vorrei che Tu togliessi  anche la fame nel mondo, che poi dovrebbe essere tutta in Africa - così dicono - se riesci tutta l’Africa bene, sennò niente, perché se la togli solo in certe zone poi secondo me litigano e si fanno la guerra ed è peggio. 

E poi, quei bambini, anche molto piccoli, costretti a lavorare, sfruttati come schiavi, quelli aiutali tutti, se ce la fai,  a parte quelli che devono farmi l’ iPhone che ti ho chiesto. 

Quelli li lasciamo per l’anno prossimo magari.

Grazie.

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16 dicembre, 2018

I camini del Castrum




Nella foto  camini disegnati dal Prof. Aldo Marocco tratto dalla sua pubblicazione-      I Camini Veneti del 1991

Conoscere il mio paese, per me è sempre stata una necessità, la mia curiosità mi ha sempre spinto ad approfondire scegliendo un punto di vista dal basso, a livello della gente, perchè ho notato che tutto quello che è stato scritto sul nostro paese (non è molto) è stato più o meno calato dall' alto di un livello culturale fuori portata della gente comune ( e quasi sempre fatto pesarementre la parte storica vissuta e quindi più vera ed interessante è quella popolana.

E' li che si trovano le storie i miti le consuetudini, ed è là che io mi oriento nel ricercare piccole gemme della storia graisana.

Mi è capitato in mano  il  libro del Prof. Aldo Marocco  "Camini Veneti" e leggendolo, assieme al gran dolore e senso di perdita profondo dovuto alla sua scomparsa, mi è venuta voglia di "caminà per le Cube" con il naso all' insù - una cosa che consiglio, fa bene alla cervicale oltrechè all' anima - ad osservare quel che è rimasto di quei camini che Aldo ha disegnato con grande maestria ed amore.
Il risultato è stato piuttosto deludente, dei grandi e complessi camini di un tempo non c'è più traccia, sostituiti da anonimi e banali (ma più funzionali e sicuri) camini in cemento, il che mi fa riflettere sul grande cambiamento avvenuto nel nostro Castrum; le case rifatte, tutta un'aria di nuovo, di trucchi e belletti, muri dipinti, "barcuni" senza le "gelosie", insomma spersonalizzato - senza anima.

E si!
Tutto questo riflette il cambiamento avvenuto sul concetto di casa, per noi "moderni" solo un luogo da abitare, un tempo centro sociale, di lavoro, dove si concentravano affetti e proprietà della famiglia.

Il punto è proprio la Famiglia, è fondamentale nella nostra cultura, ma è un' istituzione che si sta indebolendo. 

Il Focolare - "fogoler" - nella civiltà dei pescatori e contadina è sempre stato il simbolo dell'aggregazione familiare, del calore umano, delle storie raccontate ai bimbi, l'antico luogo di riunione per le strategie di lavoro e di famiglia.

La sua presenza all'esterno dell'abitazione era espressa dai camini che spesso erano il biglietto da visita delle abitazioni.

La parte storica di Grado presenta una miriade di forme di camini tutte diverse, perché i capomastri, pur rispettanto una tradizione antica, si sbizzarrivano nella loro costruzione e le personalizzavano, ora piano piano sostituite da forme più moderne ma anonime. 


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14 dicembre, 2018

Che Anni Mamuli, che anni


No! non è stato un anno granchè buono, anzi, ci sta lasciando a tasche vuote come il pescatore della foto (scattata nel 1911).


In queste condizioni il potere costituito è sempre  nel mirino della gente che ha bisogno di trovare un colpevole dei guai che sta passando e ho riscontri che nel  passato le cose erano simili.

Lo chiarisce questa poesia di Domenico Marchesini (Menego Picolo) che nasce a Grado nel 1850 e vi muore nel 1924, figlio della Grado storica poco conosciuto perchè purista del dialetto antico, attraverso i suoi scritti riusciamo a conoscere l'arcaismo dialettale del vero proto veneto graisan che evita con grande attenzione le contaminazioni del giuliano triestino, proponendo con forza la vigoria del dialetto autentico graisan.

Più che "rappresentarlo" Domenico Marchesini ci "presenta" il microcosmo gradese: un nucleo la cui struttura sociale si esaurisce in pochi elementi: i pescatori di mare e di laguna, gli artigiani e i renaioli. 

Gli artigiani allora si chiamavano "artisti", ed erano artisti che per poter vivere in quella società costruita su un'economia basata sul castrum, del tipo più primitivo dunque, erano spesso costretti a esercitare più "arti" contemporaneamente.
Oltre a ciò, Menego era molto caustico con il potere costituito e non risparmiava nulla e nessuno, non avendo un grande opinione dei cosiddetti:

"Omini insigni"


Che issah val le case
 E i so fundi se sa. 
E ze una vergogna
 De i comandauri 
Che 'i sente e no 'i bada 
Cunsilgi e clamuri, 

Qua, colpa ste suche 
Ze aval monarchia 
Che ‘l pie in Muniçipio
 Va per denastia; 
Scrivan, podestae,
 Deputai ze un'union

E quisti ogni totolo 
Gode a so bon. 
Sti doti riginti, 
De sienza, ben digo, 
Sti 'nsiti adorai 
Fra tanto caligo, 

Cu sa afah la soma, 
Cu afah ‘l calegher, 
Cu 'ntaca butuni,
Cu fa ‘l campaner. 

Si queste sapienze 
De laura e çitae 
Che al zuogo de stropa
 'Le ze 'ndotorae 
'Le sta in sta baraca 

De Ufissio che ‘l val 
Per regehne a causa 
E pro de ‘l pivial. 

Un minimo di glossario perchè il dialetto usato dal Marchesini è veramente ostico

ze aval monarchia: sembra una monarchia; 
va per denastia: La tradizione  ricorda le famegie de la bala de oro (la bala con cui si esprimeva il voto nel Consiglio), "le quali per antico privilegio si tramandavano il diritto di occupare le cariche supreme"
ogni tòtolo: diminutivo di toto 'chicco', 'grano' (es. i toti del Rosario); la stessa parola indica però anche quell'insetto grigio scuro di forma ovoidale che a Grado era frequente abitatore dei pianterreni umidi e bui: oniscus murarius 'anisca'. 
Il 'nsiti: insetti. 
caliga: nebbia, fumo; qui 'incensamenti' e sim.; è il latino caliga 'caligine'. la soma: la somma. 
'ntaca butuni: attacca bottoni, cioè fa il sarto.
de laura e çitae: laureati e cittadini. 
zuogo de stropa: un gioco di carte. 
'ndotorae: gioco di parole tra il significato concreto 'laureate' e l'allusione a una modalità del gioco di carte, per cui chi perde e vuoI continuare a giocare deve pagare di nuova la posta. 
che 'l val: buono solo a .. 
de 'l pivial: della chiesa e dei clericali. 


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11 dicembre, 2018

Lorenzo Boemo e i suoi Presepi


Il Nostro artista preferito Lorenzo Boemo espone i suoi presepi a Massa Martana (Umbria) e a Villa Manin presente in una selezione dei migliori del Friuli Venezia Giulia.
Questa la presentazione critica del suo presepio a Villa Manin:

Il Maestro Lorenzo Boemo stupisce nuovamente per l’effetto spettacolare del suo presepe, di ispirazione bizantina nei tratti e francescana nei contenuti. 
Nei diversi piani scenici, nelle tavole di legno sapientemente dipinte dall’autore, riprende vita la rievocazione della nascita di Gesù che San Francesco, il Poverello d’Assisi, nella famosa notte di Natale del 1223, commemorò nel corso di una rappresentazione vivente a Greccio. Secondo le agiografie, durante la Santa Messa, il putto raffigurante il Bambinello avrebbe preso vita più volte tra le braccia di Francesco.
 Da questo episodio ebbe origine la tradizione del presepe.
Presepi in Friuli Venezia Giulia
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09 dicembre, 2018

Arriva il regalo di Natale- Un Povero Cristo


Si   avvicina il Natale, e via tutti a parlare di Presepi, della nascita del Cristo, eppure eppure non è tempo di letizia.

Si invocano le radici cattoliche ma oggi, quando si parla di radici, non è per unire, ma per separare. 

Le radici cristiane tanto invocate da tutti a tutela della nostra tradizione impediscono di vedere in altri il volto di quel (povero) Cristo davanti alle cui immagini piamente ci s' inchina. 

Poveri cristi sono i licenziati cui nessuno bada, derisi con la corona di spine dell'indifferenza e, addirittura, dell'inesistenza; di loro non si parla, anzi, la crisi sarebbe addirittura finita: la loro vita, quindi, non è una croce.

Gente che aspetta gli stipendi da mesi... come se fossero fatti d'aria". 
"Fatti d'aria", un'immagine forte proprio per il suo evocare l'inconsistenza; eppure l'aria è presente, l'aria fluttua, cova, scalcia, strepita, grida. 
L'aria può esplodere e, realmente, distruggere tutto.

Poveri cristi sono i precari della scuola che, giunti stracciati alla soglia dei cinquant'anni, sono ancora là a  sperare in un posto fisso.

Poveri cristi sono i giovani e i senza diritti.
La nostra società esalta astrattamente la gioventù  ma annichilisce i giovani; spezzandone i sogni, decurtando loro le future (Sic) pensioni, costringendoli a navigare a vista nel mare fangoso d'una quotidianità avvilente, consci che nulla potrà cambiare, che la parola futuro è loro preclusa.

Povera Crista è questa democrazia in agonia.

Poveri cristi sono i milioni di poveri, un record negativo mai toccato da settant'anni a questa parte. 

Qualcuno sostiene che la speranza può arrivare dalle donne. 

Ma le donne sono le povere criste per eccellenza.
Tartassate, picchiate, uccise.
Preparandoci al Natale e ricordiamoci che  la croce del Cristo la si porta o la si aiuta a portare.  
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07 dicembre, 2018

L' ego volante





C'era una volta in un Paese di fiaba un uomo che aveva un' enorme opinione di se.

Non era una persona cattiva, ma aveva un ego talmente grande che lo copriva alla vista altrui. 
La gente guardava quel gigante e credeva si trattasse di lui.
All'inizio era bello e rassicurante nascondersi dietro come fosse un'armatura. 
Ma nessuno riusciva a vederlo veramente là dietro e, cosa peggiore ancora, lui non riusciva a vedere nulla di quello che succedeva.
Ogni tanto lo sgonfiava, quell'ego, con una spillonata di acume intellettuale, per provare l'illusione di sentirsi umile.
Ma lui ricresceva nottetempo.
Sempre.
E sempre più grosso.
Era diventato talmente grosso, il suo ego, che non riusciva più nemmeno ad entrare nelle conversazioni altrui, e vi assisteva sconsolato e tronfio dall'esterno, urlando impettito il proprio parere come se importasse davvero a qualcuno di ascoltarlo.
Una mattina si destò e lo vide troneggiare sopra lui, immenso come un dirigibile e altrettanto leggero, occupava tutto il cielo. 
Si accorse che stava decollando: il suo ego se ne stava andando! 
Lo prese all'improvviso l'inesprimibile terrore di rimanere lì da solo senza difese, piccolo e nudo di fronte a tutti. 
Allora gli si attaccò con tutto il suo peso cercando di tenerlo a terra, cercò disperatamente di dire qualcosa di acuto e pungente per forarlo e farlo sgonfiare, ma non gli veniva in mente nulla, nulla di nulla.
Allora si attaccò alla prima cosa che gli capitò tra le mani, il tetto di un albergo. 
S' avvide con orrore che l' albergo si allungava, si allungava quasi staccandosi da terra e prese ad agitarsi ancora più freneticamente.
"Cosadevofarecosadevofarecosadevofare?" 
Erano alti ora, almeno una trentina di metri, e continuavano a salire. 
Esausto, rimase a fissare la gigantesca ombra che correva rapida tra la città e i dossi e i canali, mutando continuamente forma.
Per consolarsi pensò "Almeno vedrò le stelle!  L'ho sempre desiderato!" poi guardò l'immensità del firmamento e pianse un pochino mentre il sopravvenire delle vertigini gli imponeva i consueti conati.
Era quasi l'alba quando diventarono un puntolino lassù, in mezzo a molti altri e sparirono completamente alla vista.
Ora nel Paese di Fiaba stanno aspettando il prossimo!




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04 dicembre, 2018

Comunicazione e sogno


Il    modo di comunicare del nostro mondo cosiddetto moderno è profondamente cambiato, nuovi linguaggi ci fanno percepire le cose diversamente, la globalizzazione - il mondo in uno smartphone - riducono le distanze, tutto è fattibile, raggiungibile.

Il futuro poi ci permetterà di utilizzare mezzi che dieci anni fa conoscevi solo attraverso i romanzi di fantascienza, la connessione in mobilità (altro modo di descrivere l’ uso dello smartphone) farà si che si possa raggiungere tutto quello che vogliamo conoscere e le persone che vogliamo con noi, ovunque.

Questo però pone una serie di limitazioni o perlomeno cambia l’ approccio umano alla tecnologia utilizzabile.

Perché le informazioni possano girare velocemente e siano fruibili devono essere compresse, impoverite, si verifica dunque che non ti accorgi più della consistenza del terreno su cui cammini perché lo fai troppo velocemente.

Il cambio culturale è evidente - tutto è leggero, etereo, con pochi dettagli, poco sentito, qualitativamente inconsistente ma fruibile.

Vale per le immagini che girano in rete, per i video, per la musica e purtroppo vale anche per le emozioni, diluite da un eccesso di offerta che ti spinge a scartare una quantità enorme di dati per soffermarti sul particolare, in generale sul tuo particolare.

Finirà che tutto questo  poter sapere ci impedirà di pensare perché il farlo potrebbe confonderci le idee.

Ci impedirà di sognare perché se tutti parlano di sogni prima o poi ci  sveglieremo molto lontani dai sogni che avevano da ragazzi, sogni che conditi da un’ informazione troppo invadente, potrebbero diventare incubi.

Sapevatelo!

Sogno
una volta he sognao de volà.
un sburton de gambe, 
un tuffo in aria
e po nuà sospeso
a tanti metri de tera!

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01 dicembre, 2018

Bando del Festival 2019


E'  tempo di Festival, Leonardo Tognon mi ha inviato il bando per l' iscrizione al Festival della Canzone Gradese, è la 53° Edizione, leggetelo e preparatevi:


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