Ed ecco, c’è quella pioggia lì.
Quella cattiva, stizzosa come la tosse, che come la tosse non finisce mai.
Ecco, c’è quella pioggia lì, che non ha niente di invernale, cade e basta, grigia, testarda, pesante come una maledizione.
Ecco, c’è quella pioggia lì, quella che ti bagna l’animo e te lo rende intristito e pesante, proprio come una coperta intrisa d’acqua.
Quando piove nel nostro Paese di mare, è acqua più acqua che nelle altre parti del mondo: è un’apoteosi dell’ umido.
Non viene giù dal cielo, ma da qualunque parte: da sotto, da sopra, da destra e da sinistra.
Cade dall’alto, da cieli di nuvole spesse che diventano grigie come il metallo e poi nere, e impietriscono in un attimo l’aria, ingoiandosi i raggi di luce.
Risale dalle griglie dei tombini, che trasudano fanghiglia sporca fra un interstizio e l’altro.
Gorgoglia nel canale del porto con il "plaff plaff" delle gocce che piombano giù sferzanti, e poi sudano acqua gli intonaci e i muri delle case, e il loro sudore scivola via per le calli e nelle strade trasformate in pozzanghere.
Non è pioggia, è un assedio.
Dicono che l’estate tornerà, ma è impossibile da dire.
Impossibile da dire.
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