Dopo una quindicina di giorni terribili c’è il sole.
Ti stupisce sempre Grado, quando c’è il sole.
Per quella luce che piove dal cielo terso, di un azzurro che pare finto e uscito da un quadro.
E’ un azzurro che abbiamo solo noi, un cielo che pare fatto d’acqua e nell' acqua si specchi, un cielo che ti fa vedere le montagne come se fossero dietro l’ angolo.
C’è un’aria densa di calore che esce dalle pietre come se fosse vogliosa di mostrarsi dopo tutto l’umido invernale.
Noi gradesi usciamo da casa tutti, tra le cube, nei nostri campielli e nelle nostre piazze, per passeggiare e chiacchierare con gli amici con un bicchiere in mano, che in questo paese è la cosa che ci riesce meglio.
Quando l' estate bussa, noi rispondiamo.
Con l’entusiasmo mediterraneo di chi. anche se gente del Nord e quindi lavoro e fatica come pane quotidiano, appena il tempo gira si ricorda di essere lì, affacciata sul mare, e i geni bizantini e levantini si risvegliano tutti assieme, e chiedono di godersi la vita.
E allora via, al tavolino del bar, in piedi, sorseggiando spritz. a parlare e sparlare di noi e del mondo che ci passa accanto ed anche un po’ sopra, ma noi gradesi siamo gente di laguna e come le canne con il vento, ci pieghiamo e lo facciamo passare.
E si sta bene, uh, se si sta bene.
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