Prendendo il canaletto interno si giunge al bivio tra il canale che porta a Morgo e quello che prosegue verso Marina de Macia.
L’Isola di Morgo è una delle più estese della Laguna e una delle poche adatte anche all’agricoltura. L’Isola era proprietà della famiglia Auchentaller, molto nota a Grado ai tempi dell’Impero Austroungarico anche per la proprietà della Pension Fortino. L’isola era coltivata da molti pescatori che abitavano nella vicina Isola Marina de Macia.
Dopo l’eventuale visita dell’Isola, si ritorna, per lo stesso percorso, sul Canale di S.Pietro.
Ritornati sul canale, si prosegue tenendo la destra e allacciandosi al Canale de le Mee. Sulla destra si intravvede l’Isola dei Orbi.
Proseguendo per un bel tratto sul canale de le Mee, si giunge al bivio con il Canale de la Taiada, che porta alla Natissa e quindi Aquileia.
Si prende a sinistra ove il canale si restringe fino a diventare piuttosto stretto tra le mote.
A destra sorge uno dei più frequentati casoni gradesi, grazie alla cortesia e alla disponibilità del proprietario Vitige Gaddi, conosciutissimo casonaro. L’isola è pavesata a festa e grande si offre al vento il gonfalone giallonero dell’Imperatore austriaco. Il casone è meta di molti importanti personaggi, quasi tutti immortalati e fotografati nel libro delle firme che Vitige conserva con orgoglio.
Si prosegue per un lungo tratto costeggiando mote e argini con un variopinto susseguirsi di casoni.
Il panorama, soprattutto nelle giornate fresche e limpide, spazia su Aquileia fin verso le Prealpi e le Alpi Giulie.
Il percorso è ben segnalato, ma si deve fare particolare attenzione durante le basse maree poiché la profondità è minima e si rischia di toccare il fondo.
Continuando la navigazione lungo il Taglio Nuovo si può osservare un fenomeno naturale che normalmente sfugge ai più: si incrocia infatti lo spartiacque.
Per effetto della curvatura della terra l’acqua si ferma, esaurisce la spinta di corrente e dopo poche decine di metri inverte il senso di marcia.
Si oltrepassa l’imbocco del canale di Morgo, che resta a sinistra.
Il corso antico della Natissa sboccava esattamente in questo punto.
Girando lo sguardo a nord verso Aquileia si intravvede il suo campanile e si può notare una casa rossa: é la località Panigai che segna l’imbocco attuale del Fiume.
I pescatori l’hanno denominato in epoche successive Fiume Seco ( o Canal Secco), ricordandone l’antico ruolo. Anticamente il fiume costituiva una via d’acqua fondamentale poichè portava direttamente ad Aquileia e costituiva l’unica possibilità per il passaggio delle chiatte e delle piccole imbarcazioni da trasporto merci.
Il Natissa si colmò di sabbia dopo la grande alluvione del 589 d.c.
Seconda deviazione verso Morgo
Prendendo a sinistra il canale di Morgo, sul lato destro scorre l’argine della valle Noghera, la più grande delle valli lagunari con una moderna vallicoltura in estensione (circa 130 ettari).
Deviazione verso S. Giuliano
Subito dopo il Cason del Taglio Nuovo c’è una Carega denominata La Croce (indica gli incroci con canali diversi ed é a tre pali) che indica il bivio con il Canale di S.Giuliano.
Bisogna tenersi il più possibile sottoriva della valletta (attenzione a sinistra c’é una secca infida, con l’alta marea non si vede) e quindi si imbocca questo antico canale.
Costeggiando valli sia a destra che a sinistra del canale, si giunge alla Valle S.Giuliano. Si possono osservare tra i tamerici la casa colonica e la stradina d’accesso.
S. Giuliano é sicuramente valle atipica, é più vocata alla agricoltura che all’allevamento del pesce.Vi sono stati ritrovati resti romani in quantità, le cronache riportano che il Patriarca Fortunato nel IX secolo vi costruì un monastero. I Proprietari attuali dopo aver ristrutturato la casa Padronale e la casa colonica hanno destinato l’utilizzo della superficie come agriturismo.
Il Canale di S. Giuliano a questo punto si alza e, con attenzione ai bassi fondali che in questo tratto sono sempre in agguato, si giunge alle Isole della Gran Chiusa e alla Valle Sian.
Subito dopo il canale muore, poco prima di arrivare in località Mandragole. Questa zona di Laguna é conosciuta come Palù dei Pasti, dal nome di un’antica famiglia gradese.
Si ritorna indietro lungo lo stesso percorso.
Si giunge nuovamente alla Croce per compiere l’ultimo tratto della Litoranea Veneta denominato Canale d’Anfora.
Sulla destra, improvvisamente la Laguna si apre senza limiti fina alla costa friulana: é il Palù de la Silisia ovvero Laguna della Rondine, così poeticamente denominata dai nostri vecchi perché lo sguardo può spaziare libero come il volo di un’uccello.
Il Canale di Anfora ormai é molto largo e sulla sinistra si può ammirare l’ultima Valle da pesca.
Portobuso è di fronte e si scorgono facilmente le case della località Anfora (oggi famosa trattoria, ma un tempo adoperate quali casermette e ricoveri per la guardia di finanza).
Un piccolo molo che d’estate è molto trafficato (si può ancorare la barca anche in terza o quarta fila!) segna il punto di arrivo di questo percorso e finalmente la sospirata sosta...
Ancora un po’ di storia.
Deviazione verso S. Giuliano
Subito dopo il Cason del Taglio Nuovo c’è una Carega denominata La Croce (indica gli incroci con canali diversi ed é a tre pali) che indica il bivio con il Canale di S.Giuliano.
Bisogna tenersi il più possibile sottoriva della valletta (attenzione a sinistra c’é una secca infida, con l’alta marea non si vede) e quindi si imbocca questo antico canale.
Costeggiando valli sia a destra che a sinistra del canale, si giunge alla Valle S.Giuliano. Si possono osservare tra i tamerici la casa colonica e la stradina d’accesso.
S. Giuliano é sicuramente valle atipica, é più vocata alla agricoltura che all’allevamento del pesce.Vi sono stati ritrovati resti romani in quantità, le cronache riportano che il Patriarca Fortunato nel IX secolo vi costruì un monastero. I Proprietari attuali dopo aver ristrutturato la casa Padronale e la casa colonica hanno destinato l’utilizzo della superficie come agriturismo.
Il Canale di S. Giuliano a questo punto si alza e, con attenzione ai bassi fondali che in questo tratto sono sempre in agguato, si giunge alle Isole della Gran Chiusa e alla Valle Sian.
Subito dopo il canale muore, poco prima di arrivare in località Mandragole. Questa zona di Laguna é conosciuta come Palù dei Pasti, dal nome di un’antica famiglia gradese.
Si ritorna indietro lungo lo stesso percorso.
Si giunge nuovamente alla Croce per compiere l’ultimo tratto della Litoranea Veneta denominato Canale d’Anfora.
Sulla destra, improvvisamente la Laguna si apre senza limiti fina alla costa friulana: é il Palù de la Silisia ovvero Laguna della Rondine, così poeticamente denominata dai nostri vecchi perché lo sguardo può spaziare libero come il volo di un’uccello.
Il Canale di Anfora ormai é molto largo e sulla sinistra si può ammirare l’ultima Valle da pesca.
Portobuso è di fronte e si scorgono facilmente le case della località Anfora (oggi famosa trattoria, ma un tempo adoperate quali casermette e ricoveri per la guardia di finanza).
Un piccolo molo che d’estate è molto trafficato (si può ancorare la barca anche in terza o quarta fila!) segna il punto di arrivo di questo percorso e finalmente la sospirata sosta...
Ancora un po’ di storia.
Prendendo il canaletto interno si giunge al bivio tra il canale che porta a Morgo e quello che prosegue verso Marina de Macia.
L’Isola di Morgo è una delle più estese della Laguna e una delle poche adatte anche all’agricoltura. L’Isola era proprietà della famiglia Auchentaller, molto nota a Grado ai tempi dell’Impero Austroungarico anche per la proprietà della Pension Fortino. L’isola era coltivata da molti pescatori che abitavano nella vicina Isola Marina de Macia.
Dopo l’eventuale visita dell’Isola, si ritorna, per lo stesso percorso, sul Canale di S.Pietro.
Ritornati sul canale, si prosegue tenendo la destra e allacciandosi al Canale de le Mee. Sulla destra si intravvede l’Isola dei Orbi.
Proseguendo per un bel tratto sul canale de le Mee, si giunge al bivio con il Canale de la Taiada, che porta alla Natissa e quindi Aquileia.
Si prende a sinistra ove il canale si restringe fino a diventare piuttosto stretto tra le mote.
A destra sorge uno dei più frequentati casoni gradesi, grazie alla cortesia e alla disponibilità del proprietario Vitige Gaddi, conosciutissimo casonaro. L’isola è pavesata a festa e grande si offre al vento il gonfalone giallonero dell’Imperatore austriaco. Il casone è meta di molti importanti personaggi, quasi tutti immortalati e fotografati nel libro delle firme che Vitige conserva con orgoglio.
Si prosegue per un lungo tratto costeggiando mote e argini con un variopinto susseguirsi di casoni.
Il panorama, soprattutto nelle giornate fresche e limpide, spazia su Aquileia fin verso le Prealpi e le Alpi Giulie.
Il percorso è ben segnalato, ma si deve fare particolare attenzione durante le basse maree poiché la profondità è minima e si rischia di toccare il fondo.
Continuando la navigazione lungo il Taglio Nuovo si può osservare un fenomeno naturale che normalmente sfugge ai più: si incrocia infatti lo spartiacque.
Per effetto della curvatura della terra l’acqua si ferma, esaurisce la spinta di corrente e dopo poche decine di metri inverte il senso di marcia.
Si oltrepassa l’imbocco del canale di Morgo, che resta a sinistra.
Il corso antico della Natissa sboccava esattamente in questo punto.
Girando lo sguardo a nord verso Aquileia si intravvede il suo campanile e si può notare una casa rossa: é la località Panigai che segna l’imbocco attuale del Fiume.
I pescatori l’hanno denominato in epoche successive Fiume Seco ( o Canal Secco), ricordandone l’antico ruolo. Anticamente il fiume costituiva una via d’acqua fondamentale poichè portava direttamente ad Aquileia e costituiva l’unica possibilità per il passaggio delle chiatte e delle piccole imbarcazioni da trasporto merci.
Il Natissa si colmò di sabbia dopo la grande alluvione del 589 d.c.
Seconda deviazione verso Morgo
Prendendo a sinistra il canale di Morgo, sul lato destro scorre l’argine della valle Noghera, la più grande delle valli lagunari con una moderna vallicoltura in estensione (circa 130 ettari).
Deviazione verso S. Giuliano
Subito dopo il Cason del Taglio Nuovo c’è una Carega denominata La Croce (indica gli incroci con canali diversi ed é a tre pali) che indica il bivio con il Canale di S.Giuliano.
Bisogna tenersi il più possibile sottoriva della valletta (attenzione a sinistra c’é una secca infida, con l’alta marea non si vede) e quindi si imbocca questo antico canale.
Costeggiando valli sia a destra che a sinistra del canale, si giunge alla Valle S.Giuliano. Si possono osservare tra i tamerici la casa colonica e la stradina d’accesso.
S. Giuliano é sicuramente valle atipica, é più vocata alla agricoltura che all’allevamento del pesce.Vi sono stati ritrovati resti romani in quantità, le cronache riportano che il Patriarca Fortunato nel IX secolo vi costruì un monastero. I Proprietari attuali dopo aver ristrutturato la casa Padronale e la casa colonica hanno destinato l’utilizzo della superficie come agriturismo.
Il Canale di S. Giuliano a questo punto si alza e, con attenzione ai bassi fondali che in questo tratto sono sempre in agguato, si giunge alle Isole della Gran Chiusa e alla Valle Sian.
Subito dopo il canale muore, poco prima di arrivare in località Mandragole. Questa zona di Laguna é conosciuta come Palù dei Pasti, dal nome di un’antica famiglia gradese.
Si ritorna indietro lungo lo stesso percorso.
Si giunge nuovamente alla Croce per compiere l’ultimo tratto della Litoranea Veneta denominato Canale d’Anfora.
Sulla destra, improvvisamente la Laguna si apre senza limiti fina alla costa friulana: é il Palù de la Silisia ovvero Laguna della Rondine, così poeticamente denominata dai nostri vecchi perché lo sguardo può spaziare libero come il volo di un’uccello.
Il Canale di Anfora ormai é molto largo e sulla sinistra si può ammirare l’ultima Valle da pesca.
Portobuso è di fronte e si scorgono facilmente le case della località Anfora (oggi famosa trattoria, ma un tempo adoperate quali casermette e ricoveri per la guardia di finanza).
Un piccolo molo che d’estate è molto trafficato (si può ancorare la barca anche in terza o quarta fila!) segna il punto di arrivo di questo percorso e finalmente la sospirata sosta...
Ancora un po’ di storia.
Deviazione verso S. Giuliano
Subito dopo il Cason del Taglio Nuovo c’è una Carega denominata La Croce (indica gli incroci con canali diversi ed é a tre pali) che indica il bivio con il Canale di S.Giuliano.
Bisogna tenersi il più possibile sottoriva della valletta (attenzione a sinistra c’é una secca infida, con l’alta marea non si vede) e quindi si imbocca questo antico canale.
Costeggiando valli sia a destra che a sinistra del canale, si giunge alla Valle S.Giuliano. Si possono osservare tra i tamerici la casa colonica e la stradina d’accesso.
S. Giuliano é sicuramente valle atipica, é più vocata alla agricoltura che all’allevamento del pesce.Vi sono stati ritrovati resti romani in quantità, le cronache riportano che il Patriarca Fortunato nel IX secolo vi costruì un monastero. I Proprietari attuali dopo aver ristrutturato la casa Padronale e la casa colonica hanno destinato l’utilizzo della superficie come agriturismo.
Il Canale di S. Giuliano a questo punto si alza e, con attenzione ai bassi fondali che in questo tratto sono sempre in agguato, si giunge alle Isole della Gran Chiusa e alla Valle Sian.
Subito dopo il canale muore, poco prima di arrivare in località Mandragole. Questa zona di Laguna é conosciuta come Palù dei Pasti, dal nome di un’antica famiglia gradese.
Si ritorna indietro lungo lo stesso percorso.
Si giunge nuovamente alla Croce per compiere l’ultimo tratto della Litoranea Veneta denominato Canale d’Anfora.
Sulla destra, improvvisamente la Laguna si apre senza limiti fina alla costa friulana: é il Palù de la Silisia ovvero Laguna della Rondine, così poeticamente denominata dai nostri vecchi perché lo sguardo può spaziare libero come il volo di un’uccello.
Il Canale di Anfora ormai é molto largo e sulla sinistra si può ammirare l’ultima Valle da pesca.
Portobuso è di fronte e si scorgono facilmente le case della località Anfora (oggi famosa trattoria, ma un tempo adoperate quali casermette e ricoveri per la guardia di finanza).
Un piccolo molo che d’estate è molto trafficato (si può ancorare la barca anche in terza o quarta fila!) segna il punto di arrivo di questo percorso e finalmente la sospirata sosta...
Ancora un po’ di storia.
Prendendo il canaletto interno si giunge al bivio tra il canale che porta a Morgo e quello che prosegue verso Marina de Macia.
L’Isola di Morgo è una delle più estese della Laguna e una delle poche adatte anche all’agricoltura. L’Isola era proprietà della famiglia Auchentaller, molto nota a Grado ai tempi dell’Impero Austroungarico anche per la proprietà della Pension Fortino. L’isola era coltivata da molti pescatori che abitavano nella vicina Isola Marina de Macia.
Dopo l’eventuale visita dell’Isola, si ritorna, per lo stesso percorso, sul Canale di S.Pietro.
Ritornati sul canale, si prosegue tenendo la destra e allacciandosi al Canale de le Mee. Sulla destra si intravvede l’Isola dei Orbi.
Proseguendo per un bel tratto sul canale de le Mee, si giunge al bivio con il Canale de la Taiada, che porta alla Natissa e quindi Aquileia.
Si prende a sinistra ove il canale si restringe fino a diventare piuttosto stretto tra le mote.
A destra sorge uno dei più frequentati casoni gradesi, grazie alla cortesia e alla disponibilità del proprietario Vitige Gaddi, conosciutissimo casonaro. L’isola è pavesata a festa e grande si offre al vento il gonfalone giallonero dell’Imperatore austriaco. Il casone è meta di molti importanti personaggi, quasi tutti immortalati e fotografati nel libro delle firme che Vitige conserva con orgoglio.
Si prosegue per un lungo tratto costeggiando mote e argini con un variopinto susseguirsi di casoni.
Il panorama, soprattutto nelle giornate fresche e limpide, spazia su Aquileia fin verso le Prealpi e le Alpi Giulie.
Il percorso è ben segnalato, ma si deve fare particolare attenzione durante le basse maree poiché la profondità è minima e si rischia di toccare il fondo.
Continuando la navigazione lungo il Taglio Nuovo si può osservare un fenomeno naturale che normalmente sfugge ai più: si incrocia infatti lo spartiacque.
Per effetto della curvatura della terra l’acqua si ferma, esaurisce la spinta di corrente e dopo poche decine di metri inverte il senso di marcia.
Si oltrepassa l’imbocco del canale di Morgo, che resta a sinistra.
Il corso antico della Natissa sboccava esattamente in questo punto.
Girando lo sguardo a nord verso Aquileia si intravvede il suo campanile e si può notare una casa rossa: é la località Panigai che segna l’imbocco attuale del Fiume.
I pescatori l’hanno denominato in epoche successive Fiume Seco ( o Canal Secco), ricordandone l’antico ruolo. Anticamente il fiume costituiva una via d’acqua fondamentale poichè portava direttamente ad Aquileia e costituiva l’unica possibilità per il passaggio delle chiatte e delle piccole imbarcazioni da trasporto merci.
Il Natissa si colmò di sabbia dopo la grande alluvione del 589 d.c.
Seconda deviazione verso Morgo
Prendendo a sinistra il canale di Morgo, sul lato destro scorre l’argine della valle Noghera, la più grande delle valli lagunari con una moderna vallicoltura in estensione (circa 130 ettari).
Deviazione verso S. Giuliano
Subito dopo il Cason del Taglio Nuovo c’è una Carega denominata La Croce (indica gli incroci con canali diversi ed é a tre pali) che indica il bivio con il Canale di S.Giuliano.
Bisogna tenersi il più possibile sottoriva della valletta (attenzione a sinistra c’é una secca infida, con l’alta marea non si vede) e quindi si imbocca questo antico canale.
Costeggiando valli sia a destra che a sinistra del canale, si giunge alla Valle S.Giuliano. Si possono osservare tra i tamerici la casa colonica e la stradina d’accesso.
S. Giuliano é sicuramente valle atipica, é più vocata alla agricoltura che all’allevamento del pesce.Vi sono stati ritrovati resti romani in quantità, le cronache riportano che il Patriarca Fortunato nel IX secolo vi costruì un monastero. I Proprietari attuali dopo aver ristrutturato la casa Padronale e la casa colonica hanno destinato l’utilizzo della superficie come agriturismo.
Il Canale di S. Giuliano a questo punto si alza e, con attenzione ai bassi fondali che in questo tratto sono sempre in agguato, si giunge alle Isole della Gran Chiusa e alla Valle Sian.
Subito dopo il canale muore, poco prima di arrivare in località Mandragole. Questa zona di Laguna é conosciuta come Palù dei Pasti, dal nome di un’antica famiglia gradese.
Si ritorna indietro lungo lo stesso percorso.
Si giunge nuovamente alla Croce per compiere l’ultimo tratto della Litoranea Veneta denominato Canale d’Anfora.
Sulla destra, improvvisamente la Laguna si apre senza limiti fina alla costa friulana: é il Palù de la Silisia ovvero Laguna della Rondine, così poeticamente denominata dai nostri vecchi perché lo sguardo può spaziare libero come il volo di un’uccello.
Il Canale di Anfora ormai é molto largo e sulla sinistra si può ammirare l’ultima Valle da pesca.
Portobuso è di fronte e si scorgono facilmente le case della località Anfora (oggi famosa trattoria, ma un tempo adoperate quali casermette e ricoveri per la guardia di finanza).
Un piccolo molo che d’estate è molto trafficato (si può ancorare la barca anche in terza o quarta fila!) segna il punto di arrivo di questo percorso e finalmente la sospirata sosta...
Ancora un po’ di storia.
Deviazione verso S. Giuliano
Subito dopo il Cason del Taglio Nuovo c’è una Carega denominata La Croce (indica gli incroci con canali diversi ed é a tre pali) che indica il bivio con il Canale di S.Giuliano.
Bisogna tenersi il più possibile sottoriva della valletta (attenzione a sinistra c’é una secca infida, con l’alta marea non si vede) e quindi si imbocca questo antico canale.
Costeggiando valli sia a destra che a sinistra del canale, si giunge alla Valle S.Giuliano. Si possono osservare tra i tamerici la casa colonica e la stradina d’accesso.
S. Giuliano é sicuramente valle atipica, é più vocata alla agricoltura che all’allevamento del pesce.Vi sono stati ritrovati resti romani in quantità, le cronache riportano che il Patriarca Fortunato nel IX secolo vi costruì un monastero. I Proprietari attuali dopo aver ristrutturato la casa Padronale e la casa colonica hanno destinato l’utilizzo della superficie come agriturismo.
Il Canale di S. Giuliano a questo punto si alza e, con attenzione ai bassi fondali che in questo tratto sono sempre in agguato, si giunge alle Isole della Gran Chiusa e alla Valle Sian.
Subito dopo il canale muore, poco prima di arrivare in località Mandragole. Questa zona di Laguna é conosciuta come Palù dei Pasti, dal nome di un’antica famiglia gradese.
Si ritorna indietro lungo lo stesso percorso.
Si giunge nuovamente alla Croce per compiere l’ultimo tratto della Litoranea Veneta denominato Canale d’Anfora.
Sulla destra, improvvisamente la Laguna si apre senza limiti fina alla costa friulana: é il Palù de la Silisia ovvero Laguna della Rondine, così poeticamente denominata dai nostri vecchi perché lo sguardo può spaziare libero come il volo di un’uccello.
Il Canale di Anfora ormai é molto largo e sulla sinistra si può ammirare l’ultima Valle da pesca.
Portobuso è di fronte e si scorgono facilmente le case della località Anfora (oggi famosa trattoria, ma un tempo adoperate quali casermette e ricoveri per la guardia di finanza).
Un piccolo molo che d’estate è molto trafficato (si può ancorare la barca anche in terza o quarta fila!) segna il punto di arrivo di questo percorso e finalmente la sospirata sosta...
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