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05 maggio, 2010

La Fabrica del Giasso



Riecco Nevio Scaramuzza con le sue storie:


Nel lasciare di buon grado le discussioni, pubblicate dai quotidiani locali e fatte sui grandi temi, di svolta epocale e di appartenenza a diverse culture, con l’auspicio che si trovi, anche nella discordia, il valore della discussione, della condivisione e della sana e giusta azione politico amministrativa, racconterò una storiella.

C’era una volta… ”la zò, in pisso del porto, la favrica del giasso” dove: i pescatori, i locandieri, gli osti, le pescivendole e i privati affittacamere - a quel tempo ben 2.400 - chi a scaglie e chi in stanga acquistavano ghiaccio direttamente dal produttore e lo conservavano nelle apposite ghiacciaie.

L’evoluzione anche nella tecnica del freddo con fabbricatori di ghiaccio, dagli usi domestici agli industriali, hanno soppiantato, ovviamente in meglio, la produzione che si è svolta in detta fabbrica.
Chissà per quale motivo l’intero fabbricato è vincolato (vincolo conservativo) dalla sovraintendenza ai beni culturali e architettonici, un tempo magari di un certo pregio, oggi un rudere (vedi foto) che al turista che transita sul ponte girevole offre una cartolina di poco decoro.
Se zoomiamo e ci avviciniamo, così a far due passi, come fa il turista col neonato ripresi in foto, raccoglieremo la conferma dello stato di degrado di un fatiscente manufatto, un un magazzino a cielo aperto dove regna sovrana la sporcizia, e l’igiene.
Quali sono le cause di cotanto stato di fatto: il vincolo (Sovraintendenza), e l’imbrattamento con “roba” che non appartiene alla cultura della pesca, bisogna ritornare alla bella ed accogliente immagine di una Grado ordinata!

Permettemi di avanzare alcune riflessioni atte a far emergere un aspetto non legato alla macroeconomia di cui oggi si va cercando importanti soluzioni consensuali.
Non me ne vogliano i pescatori, ma se le reti il cordame ed altre mini attrezzature sono nell’insieme oggetti pittoreschi e pertinenti, bancali e ramponi, scusate brutti ed ingombranti non lo sono affatto, anzi, esiste un’ordinanza sindacale che regolamenta le aree, riveduta e corretta va rispettata.
La cooperativa L. Rizzo potrebbe attivarsi per reperire gli spazi utili allo stoccaggio delle attrezzature.
Tolto il degrado togliamo il vincolo della sovraintendenza proponendo una nuova destinazione d’uso.
La peculiarità dell’Isola del Sole è accogliere gli amanti della nostra isola 12 mesi all’anno, per affari (l’aeroporto a quattro passi) per storia e cultura per convenienze dell’ospite, non solamente nei mesi turistici dei grandi numeri, la congressualità di nicchia e via ragionando. Lancio un segnale agli amministratori pubblici: mentre le strisce di parcheggio il colore cambia per sovraimpressione, sostenere che il turismo alberghiero si deve sviluppare in zone urbanistiche esterne al nucleo Grado è pericoloso per tutta una serie di motivi di facile comprensione, quindi no a “scambi volumetrici” nell’abbandonare alberghi del centro per edificare in periferia, col risultato di costruire condomini in luogo del piccolo albergo.
L’incentivo dovrebbe essere doppio, facilitazioni in centro (favorevoli previsioni di Piano, saggio dosaggio delle volumetrie….) e, in dimensioni diverse fuori dal centro, dove insistono diverse proprietà comunali che potrebbero essere cedute.
Nel rispetto del piano regolatore e a prezzo di incentivo (gli introiti potrebbero finanziare gli interventi nel centro) si potrebbero insediare delle moderne attrezzature ricettive, congressuale e oltre, con una progettazione rispettosa verde bosco e non di grigio cemento.
In questa logica proietterei la visione sul manufatto ex fabbrica del ghiaccio di riva Dandolo.

Riflessione realistica: togliere il vincolo e ristrutturare con destinazione d’uso alberghiero e ristorazione, magari curare un mini museo delle attrezzature per la fabbricazione del ghiaccio(sarebbe un simpatica attrattiva), una minisala convegni, un attracco per gli ospiti via mare, le 8-12 camere, per 365 giorni all’anno……e così via dicento per quei possibili mantenimento di strutture in centro……..ecco la storia porterebbe ad un lieto fine, anzi un buon inizio di una nuova storia.

Credo sia compito dell’amministrazione pubblica favorire progetti che abbiano come scopo principale e a volte coraggioso, il benessere della collettività, fatto di accoglienza e di sorriso come ufficialmente ha sostenuto l’ Avv. Marino De Grassi presidente di Grado Impianti Turistici S.p.A. il 1° Maggio all’alzabandiera della stagione estiva 2010.

Bhe! io non ho per il momento commenti da fare; una bella storia compito di tutti farla diventare realtà.
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4 commenti:

Alien ha detto...

...ancora una volta condivido lo spirito ed il contenuto di questo tipo di proposte.
Un saluto,

Anonimo ha detto...

la proposta in sè è perfetta, peccato non tenga conto del fatto che l'immobile è una proprietà privata e il proprietario forse ritiene di aver diritto di realizzare quanto hanno realizzato gli altri.............................

Anonimo ha detto...

...ok,
allora niente cambio di destinazione d'uso e/o eventuali aumenti di cubatura
extra ...

nevio scaramuzza ha detto...

E' vero: l'immobile e di proprietà privata e credo di conoscere il proprietario e i sui diritti, compreso quello di non riconoscersi quale "custode" silenzioso di ciò che altri privati depositano. Oltre a questi fatti il proprietario è prigioniero di un vincolo conservativo,pubblico, che non permette con un sacrosanto diritto di realizzare quanto poteva e potrebbe realizzare così come hanno realizzato gli altri. Scusatemi ma ho ritenuto di chiarire il pensiero. Grazie comunque dei commenti, ci aiutano ad essere.