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30 dicembre, 2015

Equidistanze- Libro di Paolo Toso


Un magistrato, uno scrittore un graisan.
Questo è Paolo Toso autore di un libro presentato ieri sera in Casa della Musica davanti ad un pubblico attento e divertito dalla lettura del volume:

"Equidistanze"


Presentatrice Alessandra Zigaina.

La sorpresa è nella composizione del pubblico; "Sold Out". 
70 persone presenti e stipati in sala  nella Casa della Musica con una Grado avvolta da una coperta caliginosa di nebbia.

70 persone per lo più giovani, non le solite vecchie cariatidi che ti aspetti in occasioni del genere, e allora ti si apre il cuore, non tutto è perduto tra le nostre spiagge.

Poi Paolo Toso che descrive il libro con spigliatezza e ti fa venir la voglia di leggerlo, di acquistarlo (l'ho fatto) un libro che lui stesso definisce uno sguardo umano in un ambiente, quello giudiziario, dove la realtà delle carte (La Verità di Carta altro suo libro precedente) prevale sulla realtà della gente, dove per perseguire la verità giudiziaria si può cozzare contro la verità reale.
Il difficile ruolo del magistrato che deve essere equidistante tra accusa e accusato, dove l' equilibrio è fondamentale perchè in ballo c'è la pelle della gente.

I personaggi del libro, che parte da Torino facendo un giro per la Laguna di Grado con la presenza fugace di Pasolini, Marin e Zigaina, sono in completa antitesi: un Giudice chiuso nel suo mondo di carte giudiziarie e un Ufficiale Giudiziario poeta che soffre il fatto che per il suo mestiere la gente lo respinga.

Insomma una bella serata, rapida e gradevole con il pensiero che un figlio di Grado si distingue nel suo lavoro e nella difficile arte dello scrittore.
Complimenti e andatelo ad acquistare.

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29 dicembre, 2015

Picolo Nio-Covo de Corcai


Il mio paese è piccolo. Ci si conosce un po’ tutti.

Con qualcuno si hanno rapporti veri, con altri ci si sente ogni tanto, altri li si incontra per caso, altri ancora sono semplici conoscenti.

Più o meno siamo tutti vicini, viviamo gli stessi luoghi, parliamo delle stesse cose e questo ci accomuna. 
Se ti chiedono “conosci Tizio?”, finisce che rispondi sempre “sì sì, è un mio amico”. 
Anche se non è vero. 
Ma in certe realtà o sei amico, o sei nemico, e quindi tanto vale identificarsi come amici finché qualcosa non giustifichi il contrario.
Nel mio paese siamo in pochi, tutto sommato, e la cerchia è comunque piccola. 
Le strade e i punti di riferimento sono gli stessi, i fatti sono sempre i medesimi, e questo ci offre un codice condiviso con cui scambiare le nostre opinioni. Ci si incrocia sovente. 

A volte si vedono gli altri solo da lontano, o magari solo in qualche occasione pubblica, ma il contatto rimane comunque vivo non appena uno muove un piede per strada e mostra così la propria presenza agli altri.

Nel mio paese ogni tanto spunta il personaggio del momento.
Quelli più bizzarri arrivano sulla bocca di tutti, e basta qualsiasi loro minima capacità, leggenda o pettegolezzo per portarli nelle piazze e nei bar in cui ci troviamo a discutere. 
E le storie si gonfiano, si plasmano, passano di bocca in bocca un po’ copiate e un po’ esagerate, fino a diventare una storia nuova e differente, ma sempre incredibile. Sempre pazzesca.

Nel mio paese i giornali non servono anche perchè quelli che ci sono raccontano una verità accomodata. 
C’è chi raccoglie le notizie nelle piazze e poi le porta in giro di negozio in negozio, di bar in bar, di strada in strada. 
“t'ha savuo che che ha fato Tizio? Me l' ha dito Caio”.
 Nel mio paese le notizie passano così. Non serve altro, perchè è piccolo e siamo in pochi. 

E quando tutto è così piccolo, ogni piccola notizia o ogni possibile fatto diventa materiale buono per il chiacchiericcio. 
Perchè tutto sommato è proprio il chiacchiericcio a tenerci uniti, assieme.

Nel mio paese serve poco per far parlare di sé.
Basta fare qualcosa, o dire di averlo fatto. 
Non importa che sia vero: il chiacchiericcio lo porterà comunque, perché è un dialogo per buona parte fine a sé stesso. 
In questo flusso bisogna saperci entrare in modo intelligente, senza rifiutarlo, ma senza introdurre elementi nuovi: chi lo fa aggiunge rumore (e quanti sono!), ma ne esce più debole di prima. 


Chi inventa si fa la nomea di chiacchierone, e poi chi gli crede più?


Nel mio paese le persone che contano sono poche. 


Quasi mai sono quelle più in gamba, e quasi mai contano davvero. 


Ognuno ha il suo ruolo, e questo ruolo, semplicemente, rende queste persone un po’ diverse dalle altre. 
Proprio perchè hanno un ruolo, ed in quel ruolo sono identificate all’interno del nostro tessuto sociale.
Nel mio paese è l’amicizia a fare la differenza, non il prodotto. 

Il mio è un paese piccolo, ma forte. 
E’ forte perchè ci sono tanti piccoli legami che creano una trama unica. 
Per le strade ti sembra di vedere nessuno, ma tra le mura c’è un formicolio continuo di azioni e parole che uniscono tutto e tutti. 
La critica e il pettegolezzo vanno per la maggiore, ma l’opposizione è tutto sommato un modo antico e tradizionale di mettersi a confronto per affermare sé stessi, confrontarsi, fare squadra e sentirsi parte di un qualcosa.

Nel mio paese ci sto bene. 
Ho tutto quel che mi serve e mi son circondato di tutto quel che posso desiderare. 
Tutti quelli che passano nel mio paese finiscono per tornarci il prima possibile, e molti si sono subito fermati qui per viverci giorno e notte.

Il mio paese è qui a   Grado. 
Ennio Lugnan 
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28 dicembre, 2015

YouCube: Caligo



Un video tratto dalla mia raccolta YouCube:

Giorni nebbiosi, atmosfere rarefatte in Grado e attorno a Grado:

Caligo


In sta alba che fadiga a fasse strada,

ze Gravo imprigionagia da 'l caligo, 
Ze la piova che la se 'corze de esse lisiera
e la diventa fissa, scura.



Al caligo te lassa veghe sensa esse visto,

al se lassa traversà de ociade, viri e barcuni
e tu, tu lo traversi tignindo al fiao, in silensio.


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27 dicembre, 2015

S. Stefano e i Papà



Ieri S.Stefano, onomastico di mio figlio e di mio padre.  Festa in famiglia quieta e allegra il giusto.

Attimi di nostalgia e poi una cascata di ricordi del mio papà che non c'è più.
 Rilassato sul divano mi è venuta la voglia di fare un confronto con i papà di oggi, moderni.

Io ho avuto un solo papà, ai figli moderni ne possono capitare anche 2 o 3. 

I papà di adesso sono diversi da quelli di una volta, intanto quelli moderni giocano a tennis, sanno sciare, vanno in mountain bike, di mestiere fanno l’interior designer.

I papà di una volta giocavano a briscola, quasi tutti lavoravano in barca o in Azienda, dove andavano con la bicicletta  e, se per caso,  si bucava una ruota la aggiustavano loro;
di soldi non ne avevano, così non sbagliavano investimenti, la domenica si mangiavano la pasta cucinata dalla mamma e la nonna si lamentava sotto voce dicendo che la sua era più buona.

I papà moderni e quelli di una volta sono molto diversi tra di loro, ma in una cosa si assomigliano: nel non voler togliere spazio al ruolo delle madri, consapevoli che certe cose, quali sostituzione di pannolini, preparazioni di pappe, tacitare bimbi urlanti siano meglio svolte dalle mamme; loro, i papà, si mettono umilmente da parte. 
Quando nasce un figlio, in genere, per i primi anni di vita il papà non si fa molto vedere, non è molto coinvolto nel processo di crescita e di educazione dei pargoli; nei primi due anni di vita o forse anche tre, i papà si dedicano al loro lavoro dalle 7 del mattino fino alle 21-21,30. 
Quando rientrano vanno a dormire fino alle 6,58 del giorno dopo.

Alcuni padri vedono il loro figlio per la prima volta quando lo portano a scuola il primo giorno delle elementari.

Io ho avuto un papà di una volta, di quelli antichi.

Il mio papà la vacanza,  la faceva quando il tempo era cattivo, la usava per "bianchisà" la casa, riparare le "gelosie" e giocare a carte in Ausonia; la nonna diceva che il nonno era più bravo del papà a giocare a briscola.

Quando i papà moderni accompagnano i figli alla partita di calcio del sabato pomeriggio, riescono a litigare con l’arbitro, con l’allenatore e con i papà della squadra avversaria; i sabati che il figlio perde litigano anche con il magazziniere, con il posteggiatore, con il figlio stesso e con la moglie e la nonna poi a casa.

Il mio papà sapeva che giocavo a qualcosa "drio de casa sull' erba" e basta.

I papà moderni quando un figlio torna da scuola con un 4, denunciano il professore per mobbing.

I papà di una volta, se tornavi a casa con una nota da firmare, "tu te ciapivi do stiafe vissin".

I papà di una volta ti raccomandavano di non dire mai bugie e che  bisogna sempre dire la verità;

I papà moderni rispondono: dipende...

Dalla prima elementare alle terza media si fa di tutto per assomigliare e imitare il papà, dai 15 anni ai 22 non lo puoi vedere, fino ai 36 ti è abbastanza indifferente, verso i 40 ti fa incazzare da morire perché nel frattempo lui ha superato i settanta e se in gioventù aveva il suo bel carattere adesso è ostinato come tutti gli anziani, dai 42 in avanti riesci a capire quanto sforzo abbia fatto a mandare avanti la famiglia e ne provi una tenerezza struggente.

Ho cercato tutta la vita di non assomigliare a mio papà e ora invece mi accorgo di essere uguale a lui.

A lui dedico questa mia:

 Stefano Pasta

E si, ze  gno pare.
Che omo,
che spirto libero
dedicao al sò lavor,
colona de la sò famegia.

               Lo vardevo 'ndà via al dopopranso a sacaleva
savevo che l' feva la note sul feral. 
Che   fadiga, e pò  che oci lustri.
Doman, sarà doman la pescada.

Gno pare,
pur impantanao ne la sò vita
ne la feva sumigià a duti
un campo de fiuri.

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25 dicembre, 2015

A Tutti Buon Natale

A Tutti
Proprio a Tutti

BUON NATALE

















Una mia letterina


L’ oltro Nadal te he dao al gno cuor
No tu lo varà miga ghitao via?
Se fossa, tu te ricordi ‘ndola?
No sarave ‘na maravegia.
No restaravo nianche mal.
Se tu lo vissi ‘ncora tu,
tu me lo tornaravi per piasser?
No tu savivi che fatene:
a me, al me ocorarave, sa?
Sé…sé, no se domanda indrio i regali
Ma creo de ‘vè esagerao,
gera, disemo, un regalo impegnativo.

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24 dicembre, 2015

Caro Natale

Caro Natale, 
tu che campi di lavoro stagionale, 
ascolta i nostri aneliti precari 
che in fondo è come fossimo tuoi pari.

Caro Babbo Natale, ho ripensato un po’ alla lettera che ti ho spedito, in particolare alla lista dei regali che vorrei ricevere, e insomma, anche mia sorella me l’ha detto, che può essere che ho esagerato, con tutta quella roba, sul serio, forse mi sono fatto prendere la mano, come si dice.

Allora facciamo così: se non hai già fatto tutto e sono ancora in tempo, vorrei togliere qualcosa dalla lista, se per te va bene. 

È anche più giusto verso gli altri bambini, può darsi. 

Togli anche la fame nel mondo, che poi dovrebbe essere tutta in Africa - così dicono - se riesci tutta l’Africa bene, sennò niente, perché se la togli solo in certe zone poi secondo me litigano e si fanno la guerra ed è peggio. 

E poi, quei bambini, anche molto piccoli, costretti a lavorare, sfruttati come schiavi, quelli aiutali tutti, se ce la fai, 
a parte quelli che devono farmi l’ iPhone che ti ho chiesto. 

Quelli li lasciamo per l’anno prossimo magari.
Grazie.

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23 dicembre, 2015

Ricordi con il magone: una casetta in mezzo alla Piassa Granda:


Ricordi con il magone, correva l' anno  2012:

A forza di destagionalizzare hanno alla fine decentrato anche i Presepi al punto che non si sa come e dove andarli a vedere.

Ma tutto questo albaradan per destagionalizzare Grado attorno a presepi e casette natalizie alla fine produce, senza volerlo, un effetto di rassodamento, di conglomerazione amicale attorno ad un nucleo nato per caso e alla determinazione di un gruppo di amici associati.

 "Sbrissa al Bisato" associazione  nata per per proporre punti di vista alternativi a quelli ufficiali  e porre il dito sulle piaghe delle bugie cosiddette istituzionali per  informare senza veli, che produce dei filmati esplicativi sui futuri possibili, insomma cerca di spingere l'apatia graisana verso un punto di risveglio, spinta dal suo pigmalione Sandro "Buba" Maricchio e family ha creato l' ideale punto d'appoggio di questo loffio fine anno, un centro di aggregazione dove la gente si ritrova con allegria dove la festa nasce sul momento senza programmazione dove senti la necessità di scambiare opinioni e cortesie uno con l' altro, dove puoi portare i bambini perchè sai che ne troverai degli altri che faranno gruppo insieme  e si ride.

Si ride in questi momenti dove la tv fa di tutto per terrorizzare tutto e tutti, dove lo stare in casa ti viene rimproverato, esci e spendi è l' ordine, siamo in recessione continuano a dirci.

Ho trovato così il posto giusto dove il mio Paese ridiventa umano a portata, dove puoi parlare senza gridare, dove non occorrono piani regolatori per costruire castelli in aria,
 
una casetta in mezzo alla Piassa Granda:

La casetta di "Sbrissa al Bisato" che in mancanza di programmazione ufficiale per questa sera di fine anno ha organizzato una festa familiare proprio in "Piassa" comò una volta.


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22 dicembre, 2015

Saggio musicale di 1° media



I saggi dei figli o dei nipotini nel mio caso, sono un momento di coinvolgimento intimo con il mondo dell' insegnamento, questo poi che riguarda la musica ti emoziona ancor più.
Ti pare impossibile che un bambino/a impari, in un paio di mesi, ad usare un qualsivoglia strumento musicale, eppure, con l' apporto degli insegnanti che li conducono per mano, per loro tutto è possibile.
Vederli concentrati nei loro gesti ti fa capire che grande strumento sia la scuola.
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21 dicembre, 2015

Quatro stichi per Presepio




Per attenuare la tensione e distogliere l' attenzione, che nel paese è palpabile, tra incontri pubblici  con massiccio schieramento di maggiorenti locali organizzati per la propria promozione, ponti da costruire si ma no i soldi li avevi tu  che cosa ne hai fatto, ospizi che un giorno si e un giorno no riaprono e richiudono, tantissimi lei non sa chi sono io, Terme Marine facciamole si ma no, Grado 2 e 3 cominciate e poi interrotte, alberghi da 48 piani che per evitare di superare in altezza il campanile svilupperanno gli ultimi piani in orizzontale e finalmente un nuovo giro di valzer per invertire il senso di marcia delle automobili in Colmata.

E' iniziata la rassegna dei Presepi Gradesi.

La rassegna,  che ha lo scopo ufficiale di ampliare l' offerta turistica del bel paese (pensate che si sarà - forse - anche la neve artificiale), ha un retro significato (underground) di pacificare la popolazione, dalle tensioni accumulate durante questo duro anno che sta finendo, con un sottofondo musicale per tutte le cube in modo da sovrastare i sussurri che continuamente le percorrono.

Io mi son fatto il presepe che vedete in foto, modello - Vago e vegno  a sigonda de la marea -


Presepio minimalista dedicato a tutti quelli che non hanno mezzi ne voglia di costruirne uno dispendioso.

Le piere del reparo de sfondo, quatro stichi in crose e tre statuine, comò pagia le aleghe.




Scambiamoci un gesto di pace, e Buon Natale Graisan. 
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20 dicembre, 2015

Fogoler e camini


Nella foto una camino disegnato dal Prof. Aldo Marocco tratto dalla sua pubblicazione-I Camini Veneti del 1991

Conoscere il mio paese, per me è sempre stata una necessità, la mia curiosità mi ha sempre spinto ad approfondire scegliendo un punto di vista dal basso, a livello della gente, perchè ho notato che tutto quello che è stato scritto sul nostro paese (non è molto) è stato più o meno calato dall' alto di un livello culturale fuori portata della gente comune ( e quasi sempre fatto pesare) , mentre la parte storica vissuta e quindi più vera ed interessante è quella popolana.

E' li che si trovano le storie i miti le consuetudini, ed è là che io mi oriento nel ricercare piccole gemme della storia graisana.

Così rileggendo un libro del Prof. Aldo Marocco  "Camini Veneti", mi è venuta voglia di passeggiare per le Cube con il naso all' insù ad osservare quel che è rimasto di quei camini che Aldo ha disegnato con grande maestria ed amore, il risultato è stato piuttosto deludente, dei grandi e complessi camini di un tempo non c'è più traccia, sostituiti da anonimi e banali (ma più funzionali e sicuri) camini in cemento, il che mi fa riflettere sul grande cambiamento avvenuto nel nostro Castrum; le case rifatte, tutta un'aria di nuovo, di trucchi e belletti, muri dipinti, "barcuni" senza le "gelosie", insomma spersonalizzato - senza anima.

E si!
Tutto questo riflette il cambiamento avvenuto sul concetto di casa, per noi "moderni" solo un luogo da abitare, un tempo centro sociale, di lavoro dove si concentravano affetti e proprietà della famiglia.

Il punto è proprio la Famiglia.

Il Focolare "fogoler" nella civiltà dei pescatori e contadina è sempre stato il simbolo dell'aggregazione familiare, del calore umano, delle storie raccontate ai bimbi, l'antico luogo di riunione per le strategie di lavoro e di famiglia.

La sua presenza all'esterno dell'abitazione era espressa dai camini che spesso erano il biglietto da visita delle abitazioni.

La parte storica di Grado presenta una miriade di forme di camini tutte diverse, perché i capomastri si sbizzarrivano nella loro costruzione pur mantenendo le forme alla veneta.
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19 dicembre, 2015

SElezionate le finaliste per il Festival


Comunicato  dell' Organizzazione “Quelli del... festival – Circolo Jazz Grado”.
Selezionate le canzoni finaliste dell'edizione numero 50' mezzo secolo, del festival della canzone gradese
In realtà il festival della parlata lagunare nasce nel febbraio del 1946, ma alcune pause consegnano nel 2016 il doppio compleanno: settanta anni dalla nascita e 50 le edizioni. 
Anche quest’anno saranno  12 le canzoni prescelte  per partecipare al Festival della Canzone Gradese, due in più di quanto prevede il regolamento e sono 4 le riserve.  Un numero che si ripete da tempo poiché gli elaborati portati al vaglio della commissione sono sempre numerosi e di buona qualità. Difficile , complesso ma altrettanto importante e qualificante il ruolo della commissione selezionatrice che , assieme all'organizzazione di Quelli del festival della canzone Gradese - associazione culturale - sottolinea ora l'importanza dei cantanti che assumeranno il ruolo di protagonisti nel raccontare con le canzoni la storia e le vicende isolane. fissata per il 19 marzo la serata finale del festival al palazzo dei congressi di Grado,  
A marzo il Festival taglierà il traguardo della 50a edizione i responsabili di “Quelli del... Festival della Canzone Gradese” evidenziano che la loro è un’associazione culturale promotrice e organizzatrice della manifestazione seppur «in questo clima di tagli al mondo della cultura» volendo così mantener fede alla tradizione e «al vero impegno socio-culturale». Il tutto confidando nell’aiuto e nella sensibilità del Comune, della Provincia di Gorizia e della Regione, che assieme alla Fondazione Carigo sostengono l’evento. «Tra le tradizioni canore di un’isola rimasta per secoli lontana dai diversi motivi linguistici e culturali del vicino mondo continentale – viene precisato -, Grado vanta anche quella di un festival di canzoni, tutte rigorosamente in dialetto gradese». Le canzoni, dunque, quelle che cantano tutti e sono conosciute da tanti ospiti, continuano ad essere al centro dell’attenzione.
Dai titoli dei brani scelti, pare di capire che come ogni anno l’amore, e le vicissitudini, per e con la persona amata e per Grado e il suo ambiente naturale, saranno al centro della serata. Ma ciò che è importante per trionfare è l’insieme, compresa la musica ed il cantante. Del resto, un brano ascoltato una sola volta deve colpire immediatamente il pubblico chiamato a scegliere la miglior canzone. 
Oltre alla vincitrice indicata dal pubblico, verrà assegnato anche il “Premio Grado International” frutto della votazione di una giuria composta da gradesi residenti all’estero, collegati via Internet. Verranno assegnati, inoltre, il Premio Giacomo Zuberti della Cooperativa Pescatori” al miglior testo e il Premio qualità di “Quelli del... festival – Circolo Jazz Grado”. 
Ora fra una settimana incontro per il sorteggio delle esecuzioni, "al balo de le graisane" con la presentazione degli esecutori.  Dei tanti attesi cantanti. #festival50 con il voto popolare in sala, la giuria di qualità e l'abbraccio straordinario de i graisani  nel mondo premio che vede il voto in diretta da parte di Gradese che risiedono all'estero, oltreoceano.
Questo l'elenco delle finaliste in ordine alfabetico:
A la volta del magio ( Parole Nevio Scaramuzza, musica Gianni Raugna)
Al buratin  ( parole Damiano Marchesan e A.B. -musica Andrea Barzellato )
Al xé Furlan ( parole Violetta Gratton - musica G. Giorgio Tortora)
Cameriere a 7 stelle ( parole Giovanni Stiata Marchesan - musica Andrea Cicogna)
L'oro del Levante ( parole e musica Riccardo Gordini )
La gno  Regina ( parole e musica Aldo Tognon )
La musica 'ntel peto ( parole e musica Andrea Marchesan)
Na vela ( parole Andrea Felluga - musica Andrea Barzellato)
'Noltra busia  ( parole e musica Mattia Marchesan)
Noltri do ( parole Gian Marchesan - musica S.E.B.A. )
Pe' da vita a 'na cansòn ( parole Paride Bertogna  & Toto - musica Toto )

Savata blues ( parole Arianna Salvador- musica Giada Boccalon)

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18 dicembre, 2015

Programmi



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17 dicembre, 2015

Lista No é





Primi vagiti di liste elettorali, per le elezioni di primavera mi portano a tendere le orecchie, giusto per farmi un'idea di chi saranno i prossimi Comandauri a Grado.


Oltre alle classiche: Forza Italia  PD  Lega  Libera  5 stelle e vari acronimi incomprensibili, quello che frulla tra le cube sono nomi di Liste Civiche sempre più numerose e in via di composizione e compattamento, una di queste mi ha colpito per la singolarità del nome e del simbolo:

La Lista Noè (già rinominata no he).

La Lista non ha traccia di un programma, non ha voglia di impegnarsi ferocemente per la difesa del paese, non ha moralità particolare da difendere, l'etica e il rispetto reciproco sono cose che: si va ben per ciacolà ma se ocore se fa diverso, non vorrebbe impegnarsi per tutto l'anno ma solo per la preparazione e la gestione della stagione estiva, dopo i membri eventualmente eletti sono reperibili a Santo Domingo.
Residenti e non, sono graditi, fuoriusciti e non da altri partiti, se dotati (anche a ciacole) di congruo numero di voti sicuri, sono accettati con abbracci calorosi.
Il Programma comprende cose come:
Ci curiamo dei mali del mondo - passeme quel spriss per piasser - la laguna, i fanghi il lavoro giovanile ciò coso, no sta a magnate duti i tramezini prima che ebbio finio de ciacolàle case a tutti a prezzi accessibili, la raccolta differenziata, la pescama comò te vevo dito de portà i sacchi de le scovasse- .


Non c'è, per ora, il personaggio di riferimento ma sottovoce qualcuno dice che sia:
graisan de nome e de fato 

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16 dicembre, 2015

Restie


Il post di oggi mi fa particorlarmente piacere perché si tratta di una new entry poetica.

Paolo Bosio nelle sue camminate mattutine, quando l' atmosfera paesana è più rarefatta e condensata nel silenzio, ha raccolto e scritto le sue sensazioni condensandole in questa poesia:

Restie

Me son fermao sul reparo a 'scoltà
nel silensio più profondo
la poesia che unisse duto 'l mondo,
no importa che lengua se favela
la poesia resta sempre quela
la poesia de la restia.

Ogni restia ha la sova poesia
che la finisse sempre co un baso,
dolse e lisiero
o forte e violento,
sul dosso che incontra in quel momento.

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15 dicembre, 2015

Boscat



Grado, ha sempre avuto uno strano rapporto con le sue due frazioni: Boscat e Fossalon.

Nate nel dopoguerra per ospitare gli esuli istriani e ridare speranza ai veneti colpiti da alluvioni e carestie, sono state corpi estranei sempre. 

Nel 1927, Grado come al solito Commissariata per le solite baruffe tra "politici" locali, il Commissario ad acta decise di vendere 2000 ettari di Laguna, l'estremo lembo levante della Laguna all' Opera Nazionale Combattenti che,, all' italiana,, faceva da prestanome all' Ersa per ottenere i contributi che lo Stato concedeva agli ex combattenti,, per realizzare una grande bonifica da cui sarebbe nato il Fossalon.

La Laguna di Levante o"Palù de sora" comprendeva al Promero, La Lama, L'Averto, al Golometo e Punta Sdoba. 

Pur essendo in territorio gradese gli abitanti delle due frazioni non si sono mai integrati del tutto,  hanno continuato sulla falsariga  culturale delle loro origini  perpetuando modi di fare e di dire propri. 

Questo è un video che mostra la consegna delle case in Boscat, la messa di don Turi a Primero e l'inizio dell'anno scolastico delle elementari a Grado nel 1959. 
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13 dicembre, 2015

Il Candidato



Il nostro Paesello sta affrontando l' inizio di una campagna elettorale che si annuncia frizzante già dalle prime battute.
Ma le cattiverie, che verranno oh se verranno, per ora sono ancora in parcheggio, per ora tutto è centrato sulla figura del candidato Sindaco.

Allora vediamo le caratteristiche generali che il nostro Candidato Ideale dovrebbe avere.

Ormai un Buon Candidato dovrebbe essere simpatico e responsabile, piacere ai giovani e rassicurare gli anziani, abbassare le tasse e reperire risorse, sostenere gli ecologisti e quelli che vogliono una centrale nucleare in giardino, battersi contro la casta senza essere per l'antipolitica, sentirsi legato all'Europa ma anche alle specificità locali, avere sempre la battuta pronta senza sembrare un completo idiota, tutelare i ciclisti e gli automobilisti,  aumentare la sicurezza senza esagerare, essere sia per la guerra che per la pace, amare sia i cani che i gatti e così via. 
C'è chi dice che sarebbe già un successo se non fosse un ladro.
Ma queste sono malignità irripetibili.
Quasi come dire che se non siamo più sull'orlo del baratro è
perché qualcuno si è mangiato anche quello.
Il Buon Candidato per tutta la vita  ha evitato di prendere impegni, di assumersi responsabilità. 
Non ha mai voluto nulla che fosse «per sempre»: né tatuaggi sulla pelle, né tantomeno legami politici personali. 
Si è limitato a galleggiare in una duplice esistenza di padre/madre di famiglia e politico.

Ecco, secondo me, chi ritiene di ritrovarsi  in questa breve descrizione può avvicinare la formazione politica di preferenza e proporsi come Candidato Sindaco di Grado.


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