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25 aprile, 2016
Grado, tappeto virtuale
se abbiamo ancora bisogno dei poeti
è perché non siamo liberi
Ha qualche senso tutto questo parlottio, 'sto diluvio di fotografie 'ste citazioni dotte se poi sui temi spinosi e ce ne sono - oh! se ce ne sono , son pochi gli storni che la fanno fuori "del bucal" e sembra che tutto sia quieto, le situazioni risolte e i pochi che commentano son sempre gli stessi
Chi siamo noi, indifferenti, indignati o semplicemente curiosi quando si commenta nel social?
Io penso che la maggior parte coltivi la dimensione eroica, anche se la praticano poco.
Un amore platonico dunque, come si diceva una volta. Mica siamo stupidi.
La quotidianità è fatica, delusione.
Pensare in grande e passare oltre è la cosa migliore.
Non costa niente e ti riempie la vita.
Alle piccole miserie quotidiane ci pensino gli altri, quelli che si espongono, quelli che non capiscono niente di come si dovrebbe vivere.
Meglio fare come le trottole, girare ciascuno intorno al proprio asse.
Possibilmente davanti a uno specchio: girare, girare e girare, fino a che non finisce la carica.
Poi buonanotte ai suonatori, sarà per la prossima vita.
Ci frena il solito discorso: cominci prima lui!
Ecco 'sto "scuminssia tu che a me me vie da rie" è la chiave di volta di queste frequentazioni così interessanti per chi le sente e le fa sue davvero e invece semplice gossip (con speranza neanche tanto sottintesa di vero e proprio sputtanamento) per la maggior parte del pubblico che mai proverà ad esporsi.
Eppure se non abitiamo ancora"a cason" non è per il compiacimento di guardarsi vivere che sicuramente animava, come noi, anche i nostri vecchi; ma perché, per amore o per forza, hanno costruito qualcosa che è andato oltre la loro vita, arrivando fino a oggi.
Fate attenzione, stanno tentando di portarci via Grado!
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