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05 aprile, 2016

La Comun



Un bell' impegno oggi fare il Sindaco.
 " Sindaco ", che dovrebbe essere campione di equità , deriva dal greco  syn (insieme) e dike (giustizia.


Non hanno mai avuto vita facile i Sindaci del nostro Comune, la vivacità (sic) della nostra gente, l' insofferenza alla prepotenza  di certuni, la piaggeria e la noncuranza della cosa pubblica di tantissimi altri (sempre pronti a salire sul carro del vincitore ma allo stesso tempo prontissimi a scendere)  porta a formare uno strano mix quasi sempre esplosivo che rende la vita difficile se non impossibile a chi governa.

Un tempo poi potevi nascondere le cose profittando della mancanza di mezzi d' informazione, oggigiorno non è così tutto deve essere in trasparenza  con un' opposizione ferrata e pronta, tutto viene visto e giudicato in diretta e non ci si fa pregare per dissentire anche pesantemente, ma vediamo un poco con gli occhi del passato cos'era per il popolo graisan "La Comun"

"La Comun" così è detto il Palazzo Comunale, nelle cui sale la vita cittadina viene amministrata con fortune alterne da secoli.

La storia popolana fa iniziare la sua costruzione al Doge Pietro Orseolo all'inizio del 1100 ma sembra che sia datato in epoca posteriore e conta varie ricostruzioni.

L'Aula del Consiglio ove si svolgeva la vita pubblica del paese era vasta e poteva contenere tutti i convenuti alle adunanze, dette "le concioni de tota universitate Gradi".
L'aula pubblica era rivestita in legno con il soffitto in travi curvi come il fasciame di un'imbarcazione.
Tutto intorno, lungo i muri stavano i banchi dei consiglieri.
Una parte del palazzo serviva da abitazione al Conte di Grado.

Erano frequenti le grandi riunioni "delli huomini del luoco" con la folla al centro dell'aula vociante e indisciplinata e i consiglieri e il Conte seduti severi e silenziosi attorno (più o meno come oggi no?), ma le proposte venivano ascoltate, discusse e poi decise collettivamente(uguale, uguale ad oggi) .
Quel Consiglio in quel Palazzo rispettava i sentimenti locali, riproponendo sempre la ragion di Stato Veneta, accompagnata da un forte senso religioso e si considerava figlio del Patriarcato.

La legge del governare era considerata una vicenda seria, rapportata ovviamente alle necessità di ben governare poca gente, ma esigeva il rispetto delle Istituzioni da parte del popolo dandosi un cerimoniale aristocratico, in cambio restituiva rispettabilità e attendibilità nelle decisioni comuni. 







 i nostri vecchi saggiamete dicevano:
"robe de la Comun, robe de nissun" 





Come al solito, mi fa piacere che Bruno Scaramuzza integri con le sue notizie le storie che io inizio, il commento, che rimane, lo pubblico come :

UPDATE!...una zonta pre conpletà, rende un atimo più ciara la situassion...alora, 'l timon 'l gera in man a 'l Conte vignùo da Venessia giutao intè 'l sovo lavor da sete òmini, la Banca, sinque eleti fra le famege citadine (la Nobiltae graizana) e do fra le famege popolane...però, però, a le adunanse, verte a duta la popolassion (zùvini e veci, basteva 'vè più de vintisinque ani), duti 'veva dirito a la parola e a 'l voto (una sola ecession, i popolani no' i podeva votà i afari "finansiari"). Se un foresto voleva diventà "citadin" de Gravo, 'l feva la sova bela domanda alegando la soma de 80 ducati d''arzento (la paga de un ano de 'l Piovan). Se la domanda no' la passeva 'l valio de la comissionn, i soldi i gera persi. Viniva promossi, de norma, solo duturi, spessieri e ceruseghi (i chirurghi) e garghe botegher o oste, mai gnissun che 'l vessa de fa co' 'l pesse e afini (soraduto se 'l gera mundi sior). La pesca,de mar o de palù, motor de la nostra economia, la gera solo e senpre in man graizane. Poi venne il progresso ed oggi, a Grado, ci sono meno gradesi (viri) di cento anni fa e al posto de comando zè i furlani (nel senso che chi viene da fuori o zè un furlàn o zè un taljan o un....metè voltri, cu che volè). Ciao Enio, Bruno te saluda


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1 commento:

Anonimo ha detto...

...una zonta pre conpletà, rende un atimo più ciara la situassion...alora, 'l timon 'l gera in man a 'l Conte vignùo da Venessia giutao intè 'l sovo lavor da sete òmini, la Banca, sinque eleti fra le famege citadine (la Nobiltae graizana) e do fra le famege popolane...però, però, a le adunanse, verte a duta la popolassion (zùvini e veci, basteva 'vè più de vintisinque ani), duti 'veva dirito a la parola e a 'l voto (una sola ecession, i popolani no' i podeva votà i afari "finansiari"). Se un foresto voleva diventà "citadin" de Gravo, 'l feva la sova bela domanda alegando la soma de 80 ducati d''arzento (la paga de un ano de 'l Piovan). Se la domanda no' la passeva 'l valio de la comissionn, i soldi i gera persi. Viniva promossi, de norma, solo duturi, spessieri e ceruseghi (i chirurghi) e garghe botegher o oste, mai gnissun che 'l vessa de fa co' 'l pesse e afini (soraduto se 'l gera mundi sior). La pesca,de mar o de palù, motor de la nostra economia, la gera solo e senpre in man graizane. Poi venne il progresso ed oggi, a Grado, ci sono meno gradesi (viri) di cento anni fa e al posto de comando zè i furlani (nel senso che chi viene da fuori o zè un furlàn o zè un taljan o un....metè voltri, cu che volè). Ciao Enio, Bruno te saluda