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29 luglio, 2018

In Laguna si sono numeri e numeri


La vita dei casoneri di un tempo era sempre strettamente connessa alla vita del pesce, ed in parte a quella della selvaggina, 
a cui era legata la loro sopravvivenza.

Si trattava di una vita condotta per la maggior parte all'interno della famiglia, i contatti con il mondo esterno erano molto limitati e soltanto le grandi occasioni religiose, o faccende personali serie, richiamavano i pescatori di laguna a Grado

Queste usanze lagunari così radicate e quasi immutate nel tempo hanno portato, agli studiosi di antropologia, su di piatto d'argento una tradizione intatta da centinaia d'anni perché  poco contaminata dai rari contatti esterni.
In Laguna si parlava un dialetto gradese diverso, scarno più antico, limitato a pochissime parole, quelle necessarie alla povera e spartana vita cui erano abituati i suoi abitanti.

Una testimonianza di ciò la si ha vedendo la scrittura dei numeri, che sono di derivazione romana, della nostra gente.  

Questo modo di scrivere  i numeri era in uso sino al secolo scorso  fra i pescatori lagunari. 

Tale numerazione era scritta a punta di coltello su tavole di legno che potevano essere gli scalmi o i remi delle batele o i "baitan" di segnalazione.

La bella tavola di comparazione (in foto)  tra la nostra e la scrittura dei numeri dei chioggiotti e degli etruschi tratta da Lagune di Grado di G. Caprin mostra che l'uso dei numeri gradesi derivi direttamente dai numeri romani che non prevedevano l' uso dello zero, introdotto in Europa nel medioevo con i numeri arabi. 

Ovviamente, pur non avendo conoscenze che spaziassero oltre l' orizzonte lagunare, la necessità di quantificare gli scambi portava all'uso frequente dei numeri, la tradizione orale veniva in soccorso trasferendo da padre in figlio conoscenze minime ma utili per la sopravvivenza. 

Questa l' antica filastrocca dei numeri cantati ai bambini:
Onse, donse, trense, quari, quarense, mile, milense, rinfe, ranfe, diese:

Sapevatelo!


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