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29 marzo, 2019

A Gravo Mio-Sebastiano Scaramuzza


Continuando a rappresentare il dialetto gradese antico, degli inizi secolo 1900, quello che ci è pervenuto in forma scritta  prima di Biagio Marin; letto nel post precedente il Marchesini con le sue  forme dialettali popolane di "Grado Antigo", vediamo  il modo  diverso di presentare Grado, quello del Professor Sebastiano Scaramuzza.
Il dialetto che usa per scrivere è più rotondo meno brusco, la cultura del professore trasuda dalle sue parole, ma la passione per il proprio Paese è simile e fortissima è la nostalgia dell' emigrante suo malgrado, perchè il Professore è stato costretto ad emigrare ma il suo Paese è rimasto profondamente nel suo cuore:


A Gravo Mio

Quel che vevo intè 'l cuor mè no he possuo,
Su le tò rive povere, otigni;
Mischin, senza conforti,me ha scugnuo
Da le are tove, da i to rii partì.
Ramingando pel mondo,me he veguo
Maravege che un oltro no el pol dì
De 've, intra Buso e Sdoba, cognossùo,
Se co tu l'ha passao duti i so di.
E pur,e pur! o dolze Gravo mio,
Te porto in mezzo a l'anema co Mè
E sempre, Gravo mio, te portarè.
In brazo a tu son nato; e'l desiderio
De la sò cuna (cussi el vol Idio)
No se distùa che drento el zimisterio! 

Sebastiano Scaramuzza


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