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30 dicembre, 2022

LA SABBIA E GRADO


 Per quella luce che piove dal cielo terso, di un azzurro che pare finto e uscito da un quadro. 


E’ un azzurro che abbiamo solo noi, un cielo che pare fatto d’acqua e nell' acqua si specchi, un cielo che ti fa vedere le montagne come se fossero dietro l’ angolo.


C’è un’aria di primavera e di calore che esce dalle pietre come se fosse voglioso di mostrarsi dopo tutto l’umido invernale.

Noi gradesi usciamo da casa tutti, nei nostri campielli e nelle nostre piazze, per passeggiare  e chiacchierare con gli amici con un bicchiere in mano, che in questo paese  è la cosa che ci riesce meglio.


Quando la primavera bussa, noi rispondiamo. 


La primavera è come un colpo di fulmine: arriva.


 Il giorno prima sei intabarrato nel tuo piumino e giuri  che mai mai mai lo toglierai, e il giorno dopo molli le sciarpe, lanci i maglioni, sogni di togliere le scarpe e correre a piedi nudi in spiaggia.

 Il tepore ti coccola e ti seduce, ti spinge piano piano ad abbandonarti per una mezz’ora su un muretto assolato, a sederti pigro sui gradini di una chiesa, a fermarti a chiacchierare su una panchina o prendere un caffè seduto per goderti uno sprazzo di luce.


Con l’entusiasmo mediterraneo di chi, anche se gente del Nord e quindi lavoro e fatica come pane quotidiano, appena il tempo gira si ricorda di essere lì, affacciata sul mare, e i geni bizantini e levantini si risvegliano tutti assieme, e chiedono di godersi la vita.


E allora via, al tavolino del bar, in piedi, sorseggiando spritz. a parlare e sparlare di noi e del mondo che ci passa accanto ed anche un po’ sopra, ma noi gradesi siamo gente di laguna e come le canne con il vento, ci pieghiamo e lo facciamo passare.


 E la primavera dilaga, là dove meno te la aspetti, non c’è cemento o fretta che la possa fermare. 

C’è e basta, puoi solo seguire il flusso, godere il suo meraviglioso imprevisto, lasciarti travolgere e portare dove vuole lei.


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