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30 dicembre, 2023

alessandro Felluga, un libro:


 Ho letto il nuovo libro di Alessandro Felluga -  "Sant' Elena".


Lo devo ringraziare per avermelo fatto avere con la sua solita e schiva gentilezza di altri tempi.


Io sono un lettore accanito e onnivoro con una certa predilezione per il romanzo americano che non ti fa riflettere ne pensare più di tanto, ti racconta storie che sai lontane ed estranee al tuo mondo, non c'è modo di confrontarsi e in fondo non c'è bisogno di farlo, è lettura di evasione nasce e finisce la.


Alessandro Felluga, che ho letto in altre occasioni e di cui mi colpisce e in qualche modo frena il suo complesso modo di scrivere le storie, questa volta  ha aperto un mondo che è un mondo che io amo, quella Grado fantastica dei grandi caffè austro-ungarici dove le buone maniere facevano parte dell' offerta turistica, un mondo ovattato, denso, fatto di etichette e manierismi.


Io non credo di essere capace ne ho voglia di scrivere una recensione di un libro, posso solamente cercare di manifestare le emozioni che leggere quest' opera mi ha suscitato.


Tutto gira attorno ad un mondo  in cui  protagonisti  non sono troppi:

"Paron Faliero" e Aldo con l' apporto generoso di un professor Guido saggio padovano, con qualche spruzzata di figure femminili.


Un Mondo che in parte diventa unica ragione di vita, durante la stagione e in parte diventa ragione di avvizzimento, anche morale con grandi depressioni, durante l' inverno  che è vissuto come un periodo transitorio e depreminte tra una stagione e l' altra.


Ovviamente lo sfondo é Grado che prevale e alla fine diventa "S.Elena" come meta finale di un percorso di vita fatto più di vorrei ma non posso.


Il percorso descritto da Alessandro mi ha intrigato più volte, ha descritto benissimo una Grado splendida  durante i sei mesi di stagione con immagini dal Caffè Centrale, della vivacità, nonostante la morigeratezza dei costumi, delle persone, dei concerti pomeridiani, dei balli serali,

poi però in contro altare si arena e incupisce con la Grado invernale, quasi non la voglia, dove il protagonista sta seduto per giorni accanto allo spagher a guardare le nuvole che corrono portando via la sua giovinezza, che non sa affrontare.


Ecco questo un po', segna la sconfitta che il protagonista accetta sul finire del libro dopo un tentativo di fuggire a quella che considera la sua prigione andando all' estero per rivivere quella vita che lui considera sua, ma i vincoli ancestrali isolani sono troppo forti e lo trattengono a Grado

in quella che diventa la sua "S.Elena", malinconicamente una poltrona che da su un finestrino, per continuare a guardare le nuvole che corrono libere.


Un libro scritto bene che ti fa voglia, come ho fatto io, di sfogliare vecchie foto per capire meglio dove fossero  i luoghi di cui parla, ma malinconico e per certi tratti si intravede l' ombra dell' autore dietro al personaggio principale, ma il consiglio è leggetelo merita davvero attenzione.


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