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10 dicembre, 2023

le sardelle


 Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! Giusto per capire cos'era Grado, rivediamone il percorso storico dall' inizio 1800 con l' arrivo degli Austriaci.


GLI ANNI DELLO SVILUPPO

  

Alla fine dell'Ottocento Grado, che con il Congresso di Vienna era entrata a far parte dell'Impero asburgico che ne assunse formale possesso nel 1816, esce dall'isolamento e dalla precarietà e si avvia ad un rapido sviluppo economico e ad un ruolo turistico che garantirà il rilancio dell'isola.


"Paiono inselvatichiti dall'isolamento che li toglie ogni contatto civile", scriveva il Caprin in quegli anni. 

(i foresti za quela volta i ciacoleva mal de noltri)


In effetti la popolazione era formata per lo più da pescatori analfabeti che passavano gran parte della giornata in mare e nelle osterie, come testimoniano le liriche di B. Marin, egli stesso appartenente ad una famiglia di marittimi e di osti: 

"Cô la noia li copa i va 'nbriagâsse;/

dopo zornade a bordo sití e calmi,/

dopo notade in mar fra rimi e scalmi,/

i se riduse a strasse".

(anche un dovarave esse de i nostri nol scherseva in quanto a ciacolà mal)


La città dipendeva totalmente dal mare e i rapporti con l'entroterra erano quasi inesistenti e limitati al baratto del poco pesce con generi di prima necessità prodotti nella Bassa friulana. 

I suoi abitanti vivevano in condizioni di estrema indigenza, colpiti frequentemente dalle epidemie anche per la mancanza dell'acqua potabile ed elevato era il tasso di mortalità infantile; le case del piccolo nucleo urbano primitivo erano malandate e malsane; le uniche attività economiche erano la pesca in mare e in laguna e la caccia, che garantivano la sussistenza, ma non vi erano prospettive di sviluppo per l'insufficienza dei mezzi di comunicazione e la mancanza di industrie e di spazi agricoli, inghiottiti lentamente nei secoli dall'azione invasiva del mare: 


"Per l'incostanza del mare, che a passi veloci a' nostri giorni va rovinando questo littorale, l'estensione di quest'isola è ridotta ad una lagrimevole situazione […] talmentechè allorquando si gonfia il mare, si unisce ed incorpora con l'acque delle paludi" (G. Gregori).

In queste condizioni la città sembrava destinata ad una lenta ed inesorabile agonia; ma stavano avvicinandosi gli anni della svolta, della rinascita. 


Nel 1873 viene fondato l'Ospizio Marino (proprio quello che hanno provato ad affondare), che ospita nello stesso anno i primi 13 fanciulli, che saranno 150 venti anni dopo. 


Nel 1872 sorge la prima fabbrica per la lavorazione e conservazione delle sardine e delle alici: è il primo timido passo verso lo sviluppo dell'industria conserviera, con il relativo assorbimento di manodopera femminile. 

Negli anni successivi nasceranno, con diverse e alterne vicende, altre quattro fabbriche, oltre a quella del ghiaccio, che era stata impiantata soprattutto in funzione delle richieste delle primissime strutture ricettive. 

L'impulso, anche finanziario, dell'industria locale è un rilevante stimolo economico all'investimento e allo sviluppo nonché alla diversificazione dello sfruttamento e dell'utilizzo delle potenziali risorse del luogo. 

E nelle medesime date fu creato il Corpo di Guardia e per la città cominciò a girare uno spazzino. 

Ricordo ancora che nel 1875 nel Campo del Duomo fu costruita la grande cisterna per l'acqua potabile, un'acqua che ogni settimana veniva controllata da un tecnico governativo (di Graz).

Anche l'andamento demografico di quegli anni è sintomatico del progresso e del miglioramento delle condizioni generali di vita della popolazione: dai 1.854 abitanti del primo ventennio dell’ ‘800 si passa infatti ai quasi 4.000 dei primi anni del secolo successivo; il fenomeno è senza dubbio influenzato dalla crescita dei rapporti con il mondo esterno, facilitata dall'incremento delle vie e dei mezzi di comunicazione.


Questo succinto compendio di un secolo della storia di Grado è ovviamente una sintesi di un periodo storico complesso, ma testimonia la voglia di progresso di una comunità piegata dalla povertà e dalle difficoltà ma che appena ha un' opportunità la coglie e comincia ad intravedere un futuro.


Sapevatelo! 


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