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30 novembre, 2008

Genealogia del nome Grado e Gradesi


Interessante lo studio di Bruno Scaramuzza, pubblicato con il volume "I Graisani" edito dalle Ediz. della Laguna che parte per l'origine del toponimo dall'età prelatina e ipotizza il lemmo Grad (borgo o città) di origine indoeuropea giunto a noi tramite i veneti o gli illiri confortato dall'esistenza di tre città preromane Trieste, Aqujleia e Oderzo e l'importante flusso di traffici e contatti che ciò comportava.

D'altronde è certo che gli studiosi propendano per l'ipotesi di origine latina del nome Gradus (scalo, porto).

Di seguito aggiungo le varianti del nome della città e dei suoi cittadini nei vari linguaggi e dialetti limitrofi anche per fugare polemiche passate e future sull'origine del nome:

prelatino... GRAD (con il significato di città o borgo e non di castello)
(venetico? celtico? illirico?)
latino... GRADUS Gradenses, Gradisiani
greco .. KOGRADON
italiano GRADO
gradese ... GRAVO Gravisi, Gra(v)isani Gravisani
istroveneto ... GRAO Graesani nel Dogado, Graisani, a Grado e Pirano,
Graùssoli ad Umago e Cpodistria

Friulano.. GRAU Graules, Gradesan, Gardisans, Grades

italiano antico Gradiggiani, Gradisani
italiano colto (1800) Gradensi
italiano moderno Gradesi
rovignese Gardesan, Gardisan
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27 novembre, 2008

Ad Sonum Campanae


Il richiamo "ad Sonum campanae" mi spinge a dare una spiegazione di questo sistema di gestione della cosa pubblica a Grado, praticamente in Corte e davanti a tutti, dove il popolo ha diritto di esprimersi, di protestare di denunciare, insomma partecipare a tutte le decisioni che lo riguardano.

"La Comunità di Grado chiamata a raccolta dalla campana e dal banditore del Consiglio si raccoglieva nella sala del Palazzo del Conte.
L'aula dove si svolgeva la vita pubblica e si trattavano gli interessi di tutti era vasta e poteva accogliere chi volesse partecipare.

La riunione de tota uiversitate Gradi avveniva seguendo un preciso protocollo, entrava in sala prima il Conte e subito dopo il Consiglio e successivamente il popolo..

Le adunanze generali non erano infrequenti e l'Assemblea era ben conscia del diritto-dovere di governarsi perchè la vita era condizionata dal mare, lontano da ogni comunicazione.
Le riunioni, si sa, erano agitate ma il rispetto per il cerimoniale, il mantenere la forma, assicurare l'aura aristocratica dei governanti, li si poneva in posizione elevata rispetto al popolino, dava senso all'Autorità costituita garantendo la certezza che qualcuno si occupasse del diritto di tutti.

La Campana suonava per chiamare la "publicazion delli editti e delle grida".
Al Comandaor monta su la piera del bando e dopo uno squillo di tromba che avverte di stare attenti:

Nel nome de Christo amen. A chiara e manifesta intelligenza de ogniuno si fanno, stridano et pubblicano li infrascritti Proclami da essere inviolabilmente oservati, soto le pene infrascritte....

ecc. ecc......

Da notare che profittatori e corrotti erano presenti anche ai tempi che fu, ma non mancava il coraggio di denunciare e pretendere l'intervento pubblico contro la sopraffazione.

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25 novembre, 2008

I Bragossi Desmentegai


Bella immagine prodotta in coppia da Luca Decorte e Stefano Dovier.

Fa piacere partecipare a queste collaborazioni tra graisani sparsi in giro per il mondo e fare da sponda per le loro iniziative.


cliccare sull'immagine per ingrandirla.
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24 novembre, 2008

Il polo termale



Ricevo e pubblico volentieri:

È apparso ieri sul Piccolo di Grado l’ennesimo articolo in cui si mette in grande rilievo il piano che tende a realizzare il cosiddetto “Polo Termale”. Il piano dovrebbe infatti rivestirsi preventivamente e ufficialmente di una certa tangibilità pubblica per poter fornire elementi di chiarezza agli investitori privati sul mercato. Leggendo l’articolo notiamo che il contenuto di questi elementi di chiarezza è presto detto. Si tratterebbe di impegnarsi a mettere a disposizione dello stesso piano tutti, proprio tutti, i beni del retrospiaggia, compresi le aree commerciali, il Parco delle Rose, la palazzina Medici e gli altri edifici, le Sabbiature, il Tennis Club, la Piscina Italia, le Terme Marine e le piscine termali, il nuovo Parco Acquatico e così via, compreso il Palazzo dei Congressi!.

L’Associazione “Grado Nostra”, oltre ad esprimere per evidenti motivi la propria contrarietà a un simile operazione nei termini presentati, ritiene in questa occasione di dover sottolineare un dato troppo importante e allarmante per continuare ad essere sottaciuto. La sudditanza psicologica e la ritrosia ad esprimersi liberamente, tipiche di vari settori, di varie persone e in alcuni casi perfino sulla stampa, sono le prime cause della mancanza di partecipazione alla cosa pubblica. E purtroppo a Grado si nota specialmente oggi questa mancanza di partecipazione. Il conseguente risultato è che la Comunità Gradese nel suo complesso non ha la voce in capitolo che aveva un tempo sulle maggiori decisioni che riguardano il proprio futuro. Ora la città si trova di fronte all’eventualità di scelte che possono compromettere diverse irrinunciabili qualità di Grado ammirate e conclamate negli anni e nei decenni, ragion per cui la regressione e la rinuncia insita nei proposito di non affrontare la valorizzazione di tali qualità ripristinandole ciascuna nel proprio fulgore e abbandonarle invece al loro destino in un sorta di contenitore, non fa certo parte della tradizione dei gradesi che si riunivano “ad sonum campanae” per decidere tutti insieme secondo il “bene comune”. Un mirato spirito di solidarietà, questo, che non sarà mai anacronistico pur nei mutati termini istituzionali e che per l’avvenire di Grado si spera cresca sempre di piú nelle coscienze . E certo non a caso Parrocchia e Comune hanno ideato una serie di conferenze di elevatissimo contenuto sul tema del ”bene comune” che si sono tenute proprio in questi giorni nell’idonea sede del consiglio comunale.



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23 novembre, 2008

Il Bragozzo


Se è esistita in Adriatico una barca, cui si possa assegnare il ruolo di portabandiera dei pescherecci, questa è senza dubbio il bragozzo, che in gran numero di esemplari ha battuto il nostro mare quant'è lungo e quant'è largo fino a non molto tempo fa.
E ancora non è sparito del tutto, sia pure trasformato o, meglio, adattato per la navigazione a motore.

Di oscura origine valliva, troviamo traccia del bragozzo già in certi documenti veneti del Settecento, ma la sua fortuna ha avuto inizio nel secolo seguente allorché i Chioggiotti ricorsero ad esso per motivi di economicità quando divenne troppo gravoso l'impiego della tartana da pesca, che costituiva il nerbo della flotta peschereccia di Chioggia.

Sapevano bene quello che facevano. Barca proletaria, efficiente, operosa e tenace senza tema di raffronti, capace di lottare con gli elementi della natura e fatta per marinai che sapevano il fatto loro.

Simbolo di un'epoca, il bragozzo è stato un tipo di barca che si lasciava identificare a prima vista anche da lontano: prua a slancio rientrante, fondo piatto, grande timone a calumo che serviva anche da deriva, ma soprattutto i due alberi di differente lunghezza, più corto il primo, più alto il secondo, portanti ciascuno una vela al terzo di differente grandezza.

Barca umile ma tutt'altro che rozza. Lo scafo era tenuto nero per ragioni di economia, del colore cioè della pece con la quale veniva accuratamente impermeabilizzato.

L'elemento decisamente degno di nota era dato dalla coloritura e dalla decorazione delle vele in funzione di segnalamento ottico di proprietà rispondente ad una specie di araldica folcloristica tradizionale molto ricca di simboli, accanto a particolari segni alfabetici e numerali.

Simbologia tanto diffusa da essere adottata anche sulle vele di altri tipi di barche, di là e di qua dell'Adriatico. Nella gamma dei colori hanno predominato il rosso mattone e il giallo ocra, ma non sono stati rari l'azzurro, il verde e il nero. Cromatismo e simbologia che non esitiamo a considerare unici non avendo eguali per ricchezza e fantasia in nessuna altra parte del mondo, dove si possono trovare decorati più gli scafi che le vele.

In fatto di decorazione merita un cenno, ancora, la banderuola segnavento detta «penel», alzata su entrambi gli alberi, ma particolarmente elaborata quella dell'albero maggiore.

Il bragozzo era barca specializzata nella pesca con la rete a strascico, oggetto di polemiche, di limitazioni e di divieti, ragione di liti rivierasche a non finire, motivo di baruffe tra i pescatori delle due sponde dell'Adriatico, movente di lagnanze e oggetto di ricorsi dei quali sono piene le cronache del passato.
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21 novembre, 2008

L' Organo di Teti (Stefano Dovier)


Ricevo a commento del post Organi questa poesia di Stefano Dovier ( Teti) che condivido in pieno:

ORGHENO

Gero in confusion
co 'ndevo in cesa,
la musica de l'orgheno
de zogia me inpigeva.

Restevo a boca verta
vardando quele cane,
un son che 'ndeva a lai
co' quel de le campane.

Strumento fato 'posta
pe' compagnà i fedeli,
pe' dai 'nà vose in più
intel coro...comò freli.

Ma quando garghedun,
verso levante al 'ndeva,
le note che'l faseva
al cuor te devoreva.

'Nà cesa sensa orgheno,
zè comò 'nà batela,
che speta la bava grassa
sensa la sova vela.

Teti
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20 novembre, 2008

Al Balon



Quando la televisione non imponeva lo sport fatto in divano, la passione graisana per il calcio giocato proponeva sfide di ogni genere e si formavano le squadre de balon con qualsiasi motivazione e occasione.

Questa è una delle tante formazioni occasionali di tantissimi anni fa con personaggi della storia graisana perfettamente riconoscibili.
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18 novembre, 2008

Organi della Basilica di S. Eufemia in Grado



Un post ricco di storia, complicato da mettere insieme, ricerche fatte a più mani da Luciano Cicogna, don Michele Tommasin, Bruno Scaramuzza, il tutto assemblato da me.

Un post che partito da una semplice domanda, che fine ha fatto l'organo precedente a questo ultimo della basilica, ci ha portato lontano a percorrere storie di strumenti musicali unici al mondo, ma anche storie di organisti unici perchè da solo lo strumento non ha funzioni e poi ancora intrecci della grande politica medievale addirittura lo sfioramento di Carlo Magno con il Patriarcato.

Insomma, Grado riserva come al solito grandi sorprese e si è tentato di dare risposta a tutti i quesiti, consiglio di leggere con attenzione il pdf pubblicato perchè davvero merita.
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16 novembre, 2008

Cronoistoria di un Contributo Regionale


Molto Don Chisciottesca la storia del contributo regionale per il completamento della pedonalizzazione del centro storico di Grado.

Vediamo come parte (tutto è tratto da titoli del Piccolo):

31/07/2007 - Trovati i soldi, viene allargato il centro pedonale di Grado.

03/08/2008 - Un milione di Euro per il centro pedonale di Grado:

Un contributo pluriennale per un totale di un milione di euro per i lavori di pedonalizzazione di Grado da inserire nella prossima finanziaria.

15/11/2008 - Grado senza finanziamento del piano di pedonalizzazione del centro storico:

La Giunta Regionale non ha inserito a bilancio il milione di euro necessario a completare la pedonalizzazione del centro storico

Certo che fare il sindaco, in queste condizioni, è complicato.
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15 novembre, 2008

La Lampada de Palù


La lampada eco-compatibile che si alimenta con il… fango


Questa lampada creata da Marieke Staps supera ogni fantasia per il risparmio energetico.

La lampada è alimentata dagli organismi contenuti nel fango che generano elettricità.

Il fango è contenuto in celle con rame e zinco che conducono l’elettricità fino al LED. Oltre a fare miracoli per la vostra bolletta della luce, Staps dichiara che l’unica cosa di cui la lampada ha bisogno è “un goccio d’acqua” di tanto in tanto.

Tuttavia non staremmo molto vicini alla lampada quando si aggiunge questo goccio d’acqua, questi strani aggeggi hanno l'abitudine di vivere di vita propria proprio quando gli sei vicino.

Tratto da Gizmodo.com
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