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21 novembre, 2007
Il Lavoro: che palle
Per rassicurare i dipendenti Git nel mirino di una ventilata possibilità di fallimento della loro Azienda suggerisco questa possibile soluzione:
problema del lavoro: da parte mia continuo a pensare che sia un problema sopravvalutato, dà sin troppe preoccupazioni a noi contemporanei, e al punto cui si è risulta necessario porre una soluzione radicale. Cioè: abolirlo. Abolire il lavoro. Proibirlo per legge. Stai lavorando? Arriva la polizia e - zac – ti arresta. Già me li vedo, le pattuglie per le strade: “Ehi, tu, starai mica lavorando, vero?” E giù improperi.
Sì, amici, è l’ora di raccogliere le firme per una legge che vieti il lavoro; è l'ora della tolleranza zero contro chi lavora, in questo modo non avremo più seccanti preoccupazioni come il precariato, i licenziamenti, lo stipendio troppo basso, i conti a fine mese, le rate del mutuo.
“Pazzo, senza lavoro si ferma tutto, crolla l'economia!!”. Embè? E a noi che ce ne frega, scusa? Il denaro perderà significato e cesserà di avere un valore, perché non vi saranno più neppure i luoghi ove spenderlo. Le persone, allontanate con la forza dalle ansie della professione, verranno costrette ad affacendarsi in altre attività quali: andare a passeggio, riposare, stare sedute in riva ai fiumi, fare all’amore, guardare il tramonto, cogliere le margherite nei prati.
E se qualcuno vorrà a tutti i costi proseguire il proprio lavoro perché – semplicemente – gli piace: buon per lui, previa richiesta scritta potrà continuare a farlo. Ma gratis, come fosse un hobby. Gliene saremo tutti molto riconoscenti.
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2 commenti:
grande.....ma senza lavoro non possiamo implementare il vocabolario graisàn de i Mestieri...(splendido angolino culturale) e se passa questo concetto siamo fregati. Lavorare stanca, parlare dilavoro stanca perchè costringe la messa in funzione del cervello. Quindi per lavorare e parlare di lavoro bisogna possederne uno...di cervello. Grattacasa sei grande...qualcuno, almeno a Grado, può fare a meno del lavoro..e di parlarne....
ne nasce uno ogni secolo.
Ciao
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