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24 agosto, 2009
Piccola storia dell' Ostricoltura a Grado
A Grado, un primo allevamento razionale delle ostriche fu tentato tra il 1862
ed il 1863 da Riccardo d’Erco.
In seguito a delle ricerche e grazie ai finanziamenti concessi dall’i.r. Governo e dalla Camera di Commercio di Trieste, D’Erco fondò in località Barena Campagnola, uno stabilimento sul modello di quelli francesi di Regneville, chiudendolo tutt’attorno con un argine di due metri.
Lo stabilimento occupava una superficie di sei iugeri, cioè di circa 15.000 metri quadrati: due chiaviche davano acqua ad un canale principale, dal quale partivano dei canali secondari al servizio di 57 bacini chiamati “claires”, della profondità di circa 60 centimetri.
Come collettori D’Erco usò delle tavelle bagnate di calce mista sabbia, disposte a gradinata.
Il sodalizio ottenne il divieto di dragaggio nella laguna, a tutela della pesca in generale, e che fosse sorvegliato l’asporto di sabbia dai banchi antistanti l'allevamento, affinché non si danneggiassero gli argini di difesa.
Per disposizione delle autorità governative venne, inoltre, proibita ai pescatori gradesi la raccolta delle ostriche.
L’unico neo era costituito dal dazio sulla corda vegetale, necessaria per gli impianti e importata dall’Italia Meridionale: la cifra ammontava infatti a quasi il doppio del prezzo di costo dell’articolo!
La Società Austriaca di Pesca e Piscicoltura fece collocare 5000 tegole spalma-
te di calce per la raccolta di piccole ostriche che, in seguito, sarebbero state distribuite a svariati ostricoltori per l’allevamento. Circa undici mesi dopo la posa si passò alla raccolta. Erano attecchite ben 82.000 ostrichine che con cura furono staccate, con apposite tenaglie in acciaio temperato, da sei volonterose donne.
Queste riuscivano a raschiare in un giorno circa 650 tegole con un prodotto
approssimativo di 8000 pezzi.
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