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08 novembre, 2009

L' Acqua



Ci mancava questa, stanno privatizzando l'acqua, il Senato ha approvato una legge che pur con un compromesso ha dato la gestione di una delle risorse fondamentali della società ai privati.

A chi appartiene l’acqua?

È una proprietà privata o un bene pubblico?

Quali diritti hanno, o dovrebbero avere, le persone?

Quali sono i diritti dello Stato?

Quali quelli delle imprese e degli interessi commerciali?

Nel corso della storia tutte le società si sono poste questi interrogativi fondamentali.

Oggi con una crisi planetaria dell’acqua, che minaccia di aggravarsi nei prossimi decenni, invece di fare fronte comune e sistemare le mancanze delle società pubbliche di gestione che provocano una perdita di risorsa a livelli inimmaginabili, si provoca il peggioramento della crisi con nuove iniziative per ridefinire i diritti sull’acqua, accettando così la sconfitta del sistema pubblico, i nostri rappresentanti politici si dichiarano sconfitti per conto di tutti noi.

L’economia globalizzata sta cambiando la definizione di acqua da bene pubblico a proprietà privata, una merce che si può estrarre e commerciare liberamente.
Le grandi multinazionali chiedono la rimozione di tutti i vincoli e delle normative sull’uso dell’acqua e l’istituzione di un mercato di questo bene.

Con la globalizzazione e la privatizzazione delle risorse idriche, si rafforza il tentativo di erodere completamente i diritti dei popoli e rimpiazzare la proprietà collettiva con il controllo delle grandi aziende.

Il fatto che al di là dello stato e del mercato esistano comunità di persone in carne e ossa con bisogni concreti è qualcosa che, nella corsa, alla privatizzazione, viene spesso dimenticata.

I diritti all’acqua come diritto di tutti non nascono con lo stato: sono diritti naturali, quelli dell’acqua sono diritti di usufrutto; l’acqua può essere utilizzata ma non posseduta.

Chi lo va a raccontare ai nostri vecchi, a spese loro-del Comune di Grado- hanno scavato un pozzo artesiano nel 1900 avendo finalmente in questa nostra sballottata Isola l'acqua pubblica con grande gioia e festa di tutto il paese, che i loro sacrifici sono andati perduti e che per protestare per i disservizi non ti rivolgi più al Sindaco ma a un call-center (probabilmente indiano, costano di meno).

Nella foto il lavatoio nel 1920
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1 commento:

Anonimo ha detto...

L'acqua e' un bene commune, essenziale, che non può essere ridotta ad una merce. Questo senza se e senza ma.

ciao thor