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16 novembre, 2009

La Mula di Muggia - La Mugia


La serie di grandi banchi di sabbia davanti alla Pineta, al largo a circa 1,5 miglia dalla costa, hanno nome "la Mula di Muggia" o in gradese "la Mugia"
Formatisi per il gioco di correnti marine che spingono le sabbie provenienti dall'Isonzo verso ovest formano una formidabile barriera che difende la pineta dallo scirocco, con l'effetto collaterale però di provocare l'impaludamento della parte terminale che finisce con la spiaggia di Pineta.

Grandi depositi di molluschi di tutti i tipi, ma soprattutto di vongole e capelunghe, sono stati per decenni il luogo di lavoro per le nostre mamme e nonne che integravano così i magri guadagni degli uomini in mare.

Ma quello che incuriosisce è l' origine del nome Mula di Muggia.

Una risposta pragmatica la da il Dott. Ferruccio Degrassi, descrivendo il dorso di mulo (mula) che forma il lato terminale del grande dosso e la direzione del dosso da Grado verso Muggia guardando dalla diga del paese.

Una risposta più romanzesca e tragica la da la tradizione orale popolare che racconta della tragedia di un padre muggesano che portava un carico di vino a Grado accompagnato dalla figlia sedicenne e naufragato per un improvviso temporale sui quei banchi esterni.

Lui si salvò ma perse la figlia che non fu mai più ritrovata, da cui la dedica del nome Mula di Muggia.

Questo giustifica le storie raccontate delle nostre nonne per metterci paura e al soffiar della bora ci dicevano che gli spiriti del mare urlavano con rabbia su la Mugia e di fare i bravi altrimenti sarebbero venuti a prenderci.
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4 commenti:

Anonimo ha detto...

DOTORE E PITITELE

Che pelassa che le veva
quele femene in batela,
le veghevo vogà de fuga
stando sora la scogera.

Le dotore e pititele,
queste quà le più famose,
le saveva vogà in coppia
e se sole a rimi in crose.

Capelonghe e peverasse,
gera quel che le ciapeva
e d'inverno 'stè famege,
co' quel poco le viveva.

Che mestier de patimento,
sacrifici no ve digo,
specialmente quando fora
dito fato,vien caligo.

No ze radar nè scandagio
de portà in t'una batela
ze soltanto col mestier
che tu rivi a tornà in tera.

Questa quà gera la vita
che faseva Giovanina,
che la bramarave 'ncora
de vogà in batelina.

Teti

Alien ha detto...

Bravo Teti ...
ciao,

Ennio Pasta ha detto...

Bellissima Teti, tu rivi sempre acostà a loghi e situasiuni una poesia.
Ciao Enio

Anonimo ha detto...

Grassie mamuli, me fa mundi piasser esse appressao de voltri.

Teti