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09 ottobre, 2011

Libero Comune


Continuando nella cronaca del Comune Libero di Grado vediamo gli aspetti più marcati dell' organizzazione amministrativa.

Inizialmente il Consiglio era formato dai membri di sette famiglie patrizie e rispecchiava la forma di governo oligarchica di Venezia; in seguito fu allargata la base del suo elettorato passivo.
Era composto da un numero variabile di membri, solitamente da 25 a 40 e forse più in alcuni mandati, e veniva convocato al suono della campana civica e dalla voce del banditore, nel Palazzo del Comune.
I suoi compiti erano fondamentali per la vita dell'Isola, perché, oltre ad eleggere tutti i magistrati comunali, deliberava sulle questioni generali ed emanava i relativi editti.
Come in tutti i liberi Comuni del periodo, l'organismo propositivo e sovrano era rappresentato dall'assemblea popolare o Arengo, che anche a Grado veniva riunito dal podestà periodicamente e in caso di necessità e urgenza o per assistere alle riunioni del Consiglio gradese, che "era la più bella e più pura incarnazione del Comune italiano" (Caprin).
Dal XIV secolo in poi le decisioni non si basavano più sulle regole consuetudinarie antiche di tradizione orale, ma sugli Statuti Gradesi, che il Consiglio emanava, soprattutto per fissare inequivocabilmente l'ordinamento del Comune stesso e le principali norme riguardanti i cittadini.
Oltre ad essi vi era il Libro dei Privilegi, che conteneva le esenzioni di cui godeva Grado per concessione della Serenissima in merito, per esempio, al diritto di pesca e al commercio con l'entroterra.
Le magistrature previste dagli ordinamenti comunali ed elette dal nobile Consiglio erano:
i due Camerlenghi, che si occupavano dell'amministrazione del denaro pubblico e della contabilità del Comune;
il Comandadôr, che svolgeva compiti esecutivi di ufficiale giudiziario e sanitario ed era responsabile della pubblicazione degli editti e delle grida;
i tre Giudici che costituivano il Tribunale, presieduto dal Conte, che pronunciava le sentenze civili per le frequenti liti tra i cittadini in ordine alle proprietà e penali per i continui lievi reati di una popolazione tormentata dalla miseria e dalle difficoltà dell'esistenza materiale (le questioni più gravi venivano demandate a Venezia);
infine vi era il Cancelliere, segretario del Conte, al quale competevano questioni di diritto amministrativo e di carattere militare.
Questo ordinamento del Comune gradese rimase in vigore fino al termine del XVIII secolo.
Al patriarca veniva riconosciuta esclusiva competenza metropolitica nel campo religioso e spirituale, ma delle questioni politiche si occupava la Serenissima Repubblica mediante interventi diretti o attraverso il suo rappresentante e i magistrati liberamente eletti, in ampia autonomia, con un ordinamento amministrativo completamente diverso dalla vicina Aquileia, la quale dal X secolo era diventata feudo ecclesiastico germanico e il suo patriarca aveva assunto una preminente funzione politico-militare, come dimostrano le imponenti e devastanti invasioni di Grado dell'XI e del XII secolo da parte dei rivali patriarchi ghibelliní Wolfang e Ulrich Von Treffen, raccontate – forse - con eccessiva enfasi dalle antiche cronache veneziane.

Continua...
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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Certamente Caprin ha fatto un lavoro eccezionale regalandoci un libro splendido, di cui, noi gradesi, andare molto orgogliosi. Ma come tutti i lavori, grazie a nuove ricerche, c'è sempre qualcosa da aggiungere o da correggere. Vediamone alcune. La leggenda delle sette pamiglie patrizie, per esempio, è nata e si è consolidata nel corso dell'ottocento. A Grado non c'erano famiglie patrizie, bensì famiglie cittadine e famiglie popolane. Le cittadine rappresentavano la nobiltà dell'isola, ma una nobiltà solamente civica. E non erano solo sette, ma una ventina e forse più. L'Arengo era aperto a tutti gli abitanti e il popolo riunito in assemblea eleggeva la "Banca" ovvero la Giunta esecutiva. Questa era formata da 7 persone, 5 elette fra le famiglie cittadine e 2 fra le famiglie popolane. A sua volta la Banca, sceglieva fra i cinque rappresentati cittadini, i tre giudici. Ricordo che quando l'assemblea cittadina doveva discutere di alcuni problemi particolarmente importanti (finanziari, nomine, ecc.), a questi lavori potevano partecipare solamente i consiglieri cittadini e i popolani dovevano allontanarsi. C'era un solo Camerlengo e questa carica annuale veniva assegnata al Capitano eletto per comandare ed organizzare il "Perdòn de Barbana" che veniva effettuato, come insegna il Caprin, per la Pentecoste (la pasqua rosada)e durava tre giorni. Poichè lo stipendio del Camerlengo era pari al 5% dell'entrate comunali, questo importo rappresentava il rimborso delle tre giornate di lavoro perse dal Capitano per il Perdòn stesso. Sommessamente ti saluto, B.

Alien ha detto...

Attualmente il numero dei componenti della "banca" e' aumentato;
e' rimasto invariato l'uso di allontanare i "popolani" quando la "banca" deve discutere di COSE IMPORTANTI;
Il Camerlengo e' stato sostituito da un triumvirato che comanda ed organizza il tutto per i cittadini, mentre rimane sconosciuto il valore della percentuale che và a loro premio...

Anonimo ha detto...

Nei tuoi Universi paralleli senz'altro avrai palesato quanto guadagnano gli attuali banconieri (o, mica penserai che rubano?).
E' sempre un piacere incontrarla nel nostro mondo virtuale.
Un saluto, B.

Ennio Pasta ha detto...

Me creo che i scrive 'ste storie per inseimpià la zente.