Tempo di novembre, cambiano le abitudini in specie nel mangiare, mi piace in questa stagione mangiare il Baccalà a la Graisana, una ricetta facile, ma come al solito seguiamo un po la storia del baccalà o stoccafisso:
Lo stoccafisso più famoso è quello delle isole Lofoten, in Norvegia.
Il nome stoccafisso deriva dal germanico stockfish, vista l’abitudine dei pescatori infilzare su una stecca di legno i merluzzi aperti e puliti (stock significa infatti “bastone”).
Tanto il baccalà quanto lo stoccafisso, per essere utilizzabili, hanno bisogno di una lunga immersione in acqua fredda, che serve a eliminare il sale per il primo e a restituire ai tessuti l’originale consistenza per il secondo.
Il Baccalà è l'omologo marino del maiale, perchè "di lui non si butta via niente!"
In Islanda addirittura, un tempo, la pelle sostituiva il pane che non era presente nelle tavole degli isolani vista l'impossibilità di coltivare i cereali e la pelle fritta o arrostita e spalmata di burro costituiva la "ghiotta" merenda dei bimbi.
Ma una volta pescato, il merluzzo cambia nome: essiccato all'aria aperta diventa per i Vichinghi lo stoccafisso.
Il Pesce di legno è stato il perfetto alimento per il popolo dei grandi viaggi per mare: leggero (di poco peso). nutriente e di lunga conservazione.
I Baschi e i Portoghesi lo scoprirono un po' più tardi seguendo le rotte delle balene.
Per conservarlo però, non potendo asciugarlo all'aria fredda nella più calda regione iberica, lo posero sotto sale.
Nasce così il baccalà che oltre ad essere un ottimo cibo, sulle navi fungeva anche da barometro.
Una volta appeso, quando iniziava a gocciolare indicava una imminente tempesta: l'arrivo dell'aria umida faceva infatti sciogliere il sale.
Oggi i barometri saranno magari più precisi, ma non si possono mangiare.
Ma come il baccalà è arrivato a noi? Ovviamente attraverso la fulgida Venezia.
Il baccalà contiene pari proteine della carne (circa 18%), meno zuccheri e la stessa quantità di grassi (0,3%) ma questi non sono gli stessi della carne bensì sono i tanto famosi omega 3:
"i grassi buoni che ripuliscono le arterie" o olio di merluzzo.
Quindi per mangiare baccalà o stoccafisso, bisogna partire da un'ottima materia prima, dell'abbondante olio extravergine di oliva, pochi altri condimenti ed una lentissima cottura.
Rimane ancora oggi piatto da salutisti anche se non economico come lo è stato nei secoli addietro.
Una curiosità tutta "graisana" per noi "che semo roversi" indichiamo con bacalao il pesce secco e con "stocafisso" il pesce salato.
Che volè semo fati cussì.
La ricetta del bacalao a la graisana è semplicissima e ricalca in parte quella vicentina.
Con acciughe, latte, formaggio "gratao" e un po di pepe ( che no manca mai), a piacere patate per asciugare il sugo.
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