Leggo dell' anniversario dei quasi 1000 anni della nascita del Friuli con la nomina del Patriarca di Aquileia a Duca del Friuli nel 1077, vale la pena sottolineare che i Patriarchi all' epoca erano due uno a Grado ( l' originale) e l' altro, il suddetto Duca tedesco, ad Aquileia (in effetti la sede era Cividale).
Ecco è più o meno da quel tempo che noi non andiamo esattamente d'accordo con i nostri vicini e ormai fratelli friulani ai quali auguro buon compleanno con questa breve storia delle origini:
È stato troppo spesso detto che il friulano odierno sia il diretto continuatore del latino regionale parlato ad Aquileia.
La cosa potrebbe, in effetti, darsi per scontata senza l'esistenza di Grado con il suo dialetto, sbocciato come un fiore di laguna, mantenutosi incontaminato sino al recente avvento del turismo di massa e che manifesta ancor oggi, integri ed eternati dal suo ormai mitico vate Biagio Marin, ì caratteri di un arcaismo ignoto altrove.
Grazie alla sua periferìcità ma soprattutto alla secolare decadenza, l'apporto di Venezia è del tutto trascurabile, il gradese è uno dei più tipici dialetti veneti.
Nette, all'incontro, sono le divergenze con il friulano, al punto da essere ben superiori che non tra friulano e altri dialetti veneti confinanti.
All'epoca del suo splendore, Aquileia fu indubbiamente la mediatrice della latinità non solo nell'odierno Friuli e nell'Istria, ma in buona parte dell'intera Gallia cisalpina.
L'attrazione culturale da lei esercitata era enorme e valicava i confini delle Alpi raggiungendo il Norico e la Pannonia.
Se vi è però un dialetto che possa più degli altri vantarsi diretto erede della latinità aquileiese, questo non può essere che il gradese e ciò per fin troppo ovvie ragioni storiche ed etniche.
Ma nell'Aquileia di oggi si parla friulano.
Come si spiega tale situazione anomala nel contesto generale dello sviluppo dei dialetti italiani?
Anche qui è la storia a chiarire l'apparente contrasto.
Anzitutto il confine linguistico corrisponde al confine politico che per tanti secoli tenne separata la laguna dal suo retroterra.
Di qua Bisanzio e di là i Longobardi ì quali non vogliono dipendere da un Patriarca suddito dì Bisanzio e insistono perché si ripristini quello di Aquileia.
Il papato, nell'intento di accontentare tutti, lascia al suo posto il patriarca di Grado per i territori soggetti a Bisanzio (da Venezia all'lstria) e crea un doppione per il territorio longobardo.
Ma Aquileia non è che un cumulo di rovine.
1 Longobardi hanno una nuova capitale, Cividale, ed è lì che, dopo una breve dimora a Cormons, risiede il novello patriarca che pur si fregia del titolo di Aquileia.
Più tardi una nuova realtà economica farà ruotare il polo geopolitico a favore di Udine; e sarà da quest'ultima località che specie dopo il Mille si irradierà la friulanilà che nel volgere dì più secoli si espande nella pianura devastata fino all'agro di Concordia amalgamando le rade popolazioni latine residue e quelle alloglotte insediatesi.
Non va dimenticato infatti che la toponomastica ci rivela la presenza di insediamenti slavi disseminati fino alle porte di Pordenone (Sclavons).
L'odierna friulanità di Aquileia ha la sua matrice quindi in una latinità non prettamente autoctona aquileiese ma di rimando.
Per lo meno tre erano infatti gli altri centri romani circonvicini: la medesima Cividale in primo luogo, continuatrice diretta di quel Forum Julii che dette il nome all'intero Friuli, poi a nord Julium Carnicum (l'odierna Zulio) e a occidente Concordia Sagittaria.
Se al friulano è riconosciuto un legame al sostrato carnico, ecco che la divergenza con il gradese, derivato a sua volta dall'aquileiese vero e proprio, appare non solo comprensibile ma addirittura ovvia in quanto pienamente conforme alla norma, considerato che Aquileia, colonia di alleati italici, nacque proprio in funzione di baluardo anticarnico.
Tratto da:
Giuseppe Brancale & Lauro Decarli - Istria, Dialetti e preistoria-
Sapevatelo!
1 commento:
Molto da rivedere sulle origini del "dialetto" gradese...
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