A proposito e completamento del post di ieri sulla gondola bianca restaurata e riportata agli antichi fasti dall' associazione Grado Voga ho ricevuto tempo fa da un appassionato veneziano di voga alla veneta una precisazione per quanto riguarda l' interpretazione delle parole in graisan "premando e stagando" a dimostrazione che il linguaggio è frutto di tradizioni storiche confermate.
PRECISAZIONE:
con questo commento vorrei riportare all'autore del post quanto la mia esperienza nel campo della voga veneta e della passione per le tradizioni veneziane mi ha dato sapere.
Le informazioni che seguono sono frutto di racconti di "veci pope" e "squerarioli".
Quelle che seguono non vogliono assolutamente parole di polemica ma solo la mia personale verità.
Il fatto che "premando" o "staindo-stagando" tradotte vogliano dire rispettivamente "premendo" e "restando", è solo una incredibile casualità.
I due termini derivano da indicazioni di manovra che il prodiere delle antiche "peate" che trasportavano il fieno alle prigioni della Repubblica Veneta dov'erano ubicate le stalle, dava al timoniere.
Entrando in Rio de la Paja, sulla destra c'erano le stalle.
Il prodiere gridava al timoniere "và alle stalle", "staissi".
Nel caso in cui volesse dirgli di andare a sinistra gli gridava "và ai premi", il podio che si erigeva in mezzo alle colonne di Marco e Todaro dove avvenivano appunto effettuate le premiazioni per i motivi più disparati...oltre che tagliare la testa ai malviventi che si erano guadagnati la condanna alla ghiglliottina.
A proposito di questo podio, una curiosità. Il modo di dire "te fasso veder mi che ora che ze" per minacciare di morte qualcuno, deriva dalla posizione che il ghigliottinando assumeva rispetto a Piazzetta San Marco. Inginocchiato con la testa costretta nel giogo dell'infernale macchina, l'unica cosa che poteva vedere era la Torre dell'orologio...
Grazie comunque per le preziose informazioni del suo post.
massimo veronese
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