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28 aprile, 2013

Nuovi orizzonti


Bell' articolo di Alessandro D'Amato:

Come da tradizione italiana, la nascita del governo Letta si accompagna a giudizi tranchant e rabbiosi.

 Tra grida all’inciucio e accuse di tradimento del mandato elettorale (in effetti, piuttosto fondate), quello che nasce è un esecutivo modello Letta, con tanta gioventù di facciata e molta attenzione pragmatica ai ruoli chiave e alle persone giuste.Se la Idem, la Kyenge e la Carrozza sono i tre nomi migliori schierati dal Partito Democratico, dall’altra parte il PdL si movimenta la giornata promuovendo (meritatamente) la Lorenzin a un ministero, quello della salute, dove non potrà che cacciarsi nei guai a causa delle sue posizioni sulla fecondazione assistita, una delle più grosse porcate fatte dal PdL negli anni che il ministro ha già dichiarato di non voler cambiare. Aggiungiamoci che, ad esempio, tra le donne ministro del Pd c’è chi a favore dei matrimoni gay, cosa che primo ministro e il suo vice vedono come il fumo negli occhi, e abbiamo un quadro della comicità della situazione.
La gestione dell’economia è affidata a Fabrizio Saccomanni, che così compensa la sua delusione per la nomina in Bankitalia mancata. E’ un nome di sicura affidabilità e competenza, per fortuna possiamo scordarci certi fenomeni che Silvio ci ha regalato in questi anni. Ma senza legittimazione politica, e questo peserà.
Poi c’è il fantasma di Berlusconi, ovvero quell’Angelino Alfano che come premio per non aver riformato la Giustizia in tanti anni al governo, adesso va agli Interni lasciando così per l’ennesima volta il sospetto che la vita di questo governo sia sempre a tempo, e che non dipenda in pieno dalla sua attività.
Quello di Letta è un governo di larghe intese, ci insegnano. Nasce con l’appoggio di partiti che insieme mettono insieme la stragrande maggioranza delle forze del parlamento. Ma è anche vero che nessuno degli elettori aveva votato quei partiti per fargli fare un governo con i loro avversari.
Magari sarà il miglior governo degli ultimi anni (non è che ci voglia molto, a vedere gli ultimi tre predecessori). Ma il vulnus democratico rimarrà, e a pagarne le conseguenze sarà il partito che si è prestato a guidarlo. Non è un golpe, e nemmeno un golpettino. Ma non è un bello spettacolo lo stesso.


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