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30 giugno, 2013

Commemorazione Storica

Al solito Lorenzo Boemo non ha mancato di filmare e fotografare l' evento di ieri:
 la rievocazione storica dell' avvicendamento delle truppe francesi con i nuovi occupanti di Grado gli austriaci.
La vicenda si svolse nel gennaio 1814 gli ausburgici innalzarono la bandiera che per oltre un secolo sventolò su Grado.


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29 giugno, 2013

Inno alla vita

Una coppia di magnifici Tursiopi mi ha accompagnato stamattina all' alba al ritorno dal lavoro.


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27 giugno, 2013

Insostenibile leggerezza dell' essere povero!



Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. 
Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa si che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. 
Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza?


-- Milan Kundera

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26 giugno, 2013

Un de piassa- Cuore di poeta

Capita alle volte che qualcuno mi scriva a sostegno e io pubblico volentieri anche perchè sta storia della fine della Zampa City sembra che il nostro quotidiano non riesca a buttarla giù, pubblicando pareri anche da perfetti sconosciuti che centrano come il cavolo a merenda purchè favorevoli al loro modo di vedere le cose, dimenticando e trascurando che l' unico punto di vista che conta è quello dei cittadini di Grado, con grandi sospiri affannosi con in sottofondo... che peccato.
Bhè peccato stè ba..e!

Questa poesia è firmata "un de piassa", ma io conoscendo lo stile sono sicuro si tratti di Giovanni Marchesan "Stiata" che con il suo cuore di poeta è sempre con noi graisani.


"Conferenze,Giornali Tavole Rotonde"
Ma i vol spiegane o i ne vol confonde..
• • • • •
I vol fa "GRADO TRE"!
- Ma no sarave megio
Mete a posto quel che ''vemo
AL GRAVO CHE XE! .
Magari co' un poco de bon gusto
Per noltri e pe' i foresti
- me pararave giusto:
Da 'l Taroto a la Stiusa
e sta'i drio anche a GRAVOVECIO!
E puo xe de veghe ben LA COLMATA
questa si!
"SAREBBE UNA BELLA PENSATA!"
e ..... ne sarave robe de fa"
- dise la zente
" e tante anche de rifa
tu Sa quante! 
I Comandauri. •.
I 've pensao?
Volemo·passà dal "Digo al FASSO"
prima che l'Aquagranda
rivi fin sora de'l Palasso!? 
'Conferenze, Giornali Tavole Rotonde"
- Ma i vol Spiegane o i ne vol confonde.
Insoma 
"GRADO TRE" pol spetà!
E un doman, perche no ••.
magari duto s'un colpo
" GRADO TRE" ••.
i pol falo a Codroipo!

Giugno 2013

•••. un de "Piassa"·

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25 giugno, 2013

Ieri...sposi

Parliamo di tradizioni che scompaiono, una di queste è lo sposarsi.

Sposarsi è ormai considerato un lusso e un incaglio nella vita di ognuno.

Sposarsi in chiesa, poi, è ormai roba da ricchi o da eccentrici.

Ma una volta...



Una volta, sembra quasi di raccontare una fiaba ed è la realtà, sposasse era un traguardo, uno scopo di tutte le famiglie che facevano di tutto, qualsiasi sacrificio pur di accasare una figlia.

Una delle componenti essenziali di una brava giovane era la "Dota", il corredo che si portava in dote per l'inizio della nuova vita in comune, per la nuova famiglia costituita;
vediamo allora l'elenco che ad inizio secolo era considerato minimo:

6 pera de nissioi grandi
6 pera de piculi (col monograma rosso)
12 sugamani
6 canevasse
4 tovagie (una granda per 12 no deve mancà, le oltre quadrate e picole per 8) tovagioi e portatovagioi col monograma rosso a punto crose
6 pera de mudande felpae
6 pera de mudande coi corduni, de tela, ricamae a fiuri
12 pera de mudande co la gamba longa col monograma
6 magie sensa maneghe
6 busti de lana o coton
6 cotoluni lavorai col gazo
coverturi e sfelsade
terlisie de i cussini e intimele
colse e scarpe
e un matiné...


Si può notare il pragmatismo della tradizione popolare mescolato ad arte con la civetteria del monogramma delle mutande ricamate a fiori e ... il matinè, che fa pensare ad una vita tutta in rosa:


e invesse... dalongo dopo sposae le se vistiva de nero e le feva comò le vedove... 
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24 giugno, 2013

Al Faro

Mi è capitato domenica di aiutare un navigante in laguna attraverso twitter collegato per puro caso, non aveva prenotato per la notte e gli ho consigliato una selezione di alberghi fronte porto a sua scelta.

Visto che stava navigando alla cazzo gli ho inviato (sempre via twitter) una mappa lagunare dettagliata dei canali, grandi feste e ringraziamenti.
Grande cosa la tecnologia condivisa a fin di bene, ma quanti sanno cos' è davvero la Laguna, come si articola, i canali navigabili, quelli nascosti.

La Laguna ( vedi glossario ) è caratterizzata nei suoi percorsi dalla presenza di pali, in rovere o castagno, che aiutano la navigazione nei difficili e tortuosi canali lagunari.

Le Bricole a palo singolo per la navigazione, le Carieghe a tre pali per segnalare biforcazioni del canale, le Mede a segnare l'accesso a una foce. 
In comune hanno che marciscono nella stessa maniera e più o meno negli stessi tempi, siano essi semplici o complessi.

Vermi, conchiglie, parassiti vari. 
Il sole e le acque salmastre li decompongono, alghe ed erbe li soffocano in abbracci mortali.

Disegnando con le parole un quadro incredibile il nostro poeta Biagio Marin così descrive la vita di un faro, dando vita all' inanimato e scrivendo una vera e propria poesia d'amore .

El Faro

Gera una volta, in meso del palù,
un faro vecio duto carolao;
la dosana lo veva colegao,
ma ben o mal el steva incora su.


Ma che bei timpi quili in zoventù
cò i lo veva piantao la sul canal,
vestio de rosso comò un gardenal
col sielo vasto e alto a tu per tu.



Che festa alora cussì drito e novo
per sfida messo a ninbi e fortunali;
duto 'l mondo riflesso in t'i fondali,
duto quel mondo belo 'l gera sovo.



Vigniva a gara i ciapi de corcali
su la so testa a coronalo in bianco;
elo, da re, el steva drito e franco
in meso al svolo dei bei vassali.



E 'l sol, che festa! e l'aqua, quanti basi!
che notade cò l'aqua verdulina!
basi la sera, basi la mantina:
e quela---.



Po, co la gera stanca, 'l palo rosso
specieva drento de ela la so fiama
e comosso al penseva: si la me ama...
e gera sogni in quel so cavo grosso.



Cussi sognando 'l se desmentegheva
dei nuoli colorai e de le stele
e no 'l vegheva più passà le vele,
perso in t'el baucà de la so freva.



E 'na vogia i vigniva tormentosa
de colegasse su quel' aqua queta;
ma l'aqua la diseva: speta, speta,
colorandosse duta de un bel rosa.



Colegasse su ela e puo 'ndà via
lontan, per sempre, fra i so brassi moli,
comò che 'ndeva via pel sielo i nuoli,
cò la luse festosa in conpania!



Senpre più zoso, senpre più sbandao,
senpre più stanco, senpre più sbiadio,
el vecio faro un dì ze 'ndao con Dio,
perchè l'amor lo veva consumao.
Secondo me la più bella del Poeta, quella dedicata alla sua storia a sua moglie, alla vita.

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23 giugno, 2013

Fiabe



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22 giugno, 2013

I Camini del Castrum

Conoscere il mio paese, per me è sempre stata una necessità, la mia curiosità mi ha sempre spinto ad approfondire scegliendo un punto di vista dal basso, a livello della gente, perchè ho notato che tutto quello che è stato scritto sul nostro paese (non è molto) è stato più o meno calato dall' alto di un livello culturale fuori portata della gente comune ( e quasi sempre fatto pesare) , mentre la parte storica vissuta e quindi più vera ed interessante è quella popolana.

E' li che si trovano le storie i miti le consuetudini, ed è là che io mi oriento nel ricercare piccole gemme della storia graisana.


Così rileggendo un libro del Prof. Aldo Marocco  "Camini Veneti", mi è venuta voglia di passeggiare per le Cube con il naso all' insù ad osservare quel che è rimasto di quei camini che Aldo ha disegnato con grande maestria ed amore, il risultato è stato piuttosto deludente, dei grandi e complessi camini di un tempo non c'è più traccia sostituiti da anonimi e banali (ma più funzionali e sicuri) camini in cemento, il che mi fa riflettere sul grande cambiamento avvenuto nel nostro Castrum; le case rifatte tutta un'aria di nuovo, di trucchi e belletti, muri dipinti,"barcuni" senza le"gelosie", insomma spersonalizzato senza anima.

E si!
Tutto questo riflette il cambiamento avvenuto sul concetto di casa, per noi "moderni" solo un luogo da abitare, un tempo, centro sociale, di lavoro dove si concentravano affetti e proprietà della famiglia.

Il punto è proprio la Famiglia.

La casa era il punto d'incontro della famiglia, dove si nasceva si moriva, dove ci si trovava tutti insieme rispettando formule di comportamento severe, e il luogo principe d'incontro era la cucina.

Doveva essere grande, col fogoler, che era segno di solidità, di calore dove si riassumeva, dopo il lavoro, la giornata, attorno al fogoler gli anziani raccontavano le storie ai bimbi, cose semplici con sempre una morale e quindi educative.

Il fuoco diventava punto focale dell'attività familiare e rappresentava la sua compattezza, e la sua presenza richiedeva il camino.

Il camino quasi sempre rappresentava il biglietto da visita della casa e quindi della famiglia.

Questo punto focale, come tante cose ormai, non c'è più. 


Nelle foto due dei camini disegnati dal prof Morocco e un trittico fotograto da me nelle peregrinazioni tra le cube. 





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21 giugno, 2013

Pericle a Grado

In una situazione di scollamento totale tra Istituzione Comune e i cittadini  avremmo bisogno, secondo me, che un tipetto come Pericle venisse un salto a Grado (spese pagate eh!) per rileggerci a tutti proprio a tutti il suo discorso agli Ateniesi del 461 a.c.  così tanto per raccontarci quale dovrebbe essere l'esercizio democratico, potremmo risparmiare un sacco di soldi in consulenze:

Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
         Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’ Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui a Grado noi non facciamo così.

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20 giugno, 2013

Sbrissa 'l Bisato si ferma

GradoSpia pubblica oggi in ESCLUSIVA la dichiarazione di Sandro Maricchio "made man" del celeberrimo e seguitissimo Sbrissa ‘l Bisato.

"Grazie alla stima reciproca del lavoro informativo prodotto dalle due libere e indipendenti testate, il Bisato ci ha preferiti come divulgatori dei motivi che rendono immediata la decisione di sospendere i commenti di Sbrissa ‘l Bisato...."

E così  Al Bisato si ferma, Gradospia giura che riprenderà le trasmissioni magari con un altro account, può essere di si ma io credo di no, sembrerebbe un' offerta di quelle sul tipo liquido tutto per chiusura totale.

C' è una stanchezza di fondo nel guidare la mandria verso un obiettivo che non si avvicina mai.

Alla millesima volta che ti ritrovi davanti la stessa idiozia espressa in forma appena appena diversa da quanto accaduto il mese prima, e da quanto accadrà il mese successivo, dici no, basta, ma chi me lo fa fare, adesso prendo e vado a fare un giro per conto mio, vado in un bar a farmi uno spritz, mi dedico alle mie figlie, alla mia famiglia.

Qualsiasi cosa, pur di evitarmi questo immenso strazio, questa noia infinita.

Ma la stanchezza nasce proprio dall’impossibilità di trovare od immaginare temi originali in una società che di originale non sembra avere più niente, assomiglia sempre più ad una palude popolata di fantasmi che si sbracciano nell’illusione di essere ancora vivi. 

Una società fatta ormai di copie di riassunti in cui persino i mascalzoni e le loro mascalzonate non hanno alcuna intrinseca grandezza, ma solo il tanfo di stantio che si portano dietro i meschini nelle epoche di penosa decadenza. 

Siamo in tempi in cui neppure i Barbari sono più ai confini, o, se ci sono, sono troppo decaduti per saper fare bene il loro mestiere, e noi qui, ad aspettarli inutilmente, ci si rende conto che persino tenere una rubrica su Facebook diventa quasi inutile. 


A me dispiace molto ma capisco e so di aver trovato attraverso il Web, poi conosciuto di persona, un uomo coraggioso pulito e sincero che ha combattuto per tutti noi, per una Grado diversa più umana e meno piegata a 90 gradi.

A me basta questo, è una gioia trovare gente simile, il lavoro fatto sinora non andrà sprecato, quando e se vorrà saremo qui ad aspettarlo.

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19 giugno, 2013

Vigilio DeGrassi

Qualche personaggio importante Grado lo ha avuto e come al solito "Nemo propheta in patria" prontamente dimenticato è destino.
Vigilio Degrassi nasce nel 1889 e fin da ragazzo dimostra un grande interesse per la storia locale, si laurea in architettura ed in ingegneria, lavorando poi con il fratello Placido, ingegnere.

Ma è importante, per capire chi fosse Vigilio, sapere del legame fra i De Grassi, gli Scaramuzza e i Marchesini che permetterà loro di dominare la nostra cittadina per quasi un secolo. 

Il padre-Luigi de Grassi (1809-1890), seguendo le orme del padre Giovanni e dello zio Michiel, diventa Segretario comunale, mantenendo l’incarico per più di quarant’anni e meritandosi l’appellativo di Penna del diavolo. 
Anche il suo secondogenito Francesco (1853-1935) occuperà lo stesso posto del padre, per altri quaranta anni e si occuperà attivamente di politica nel Partito liberale, fondato a Grado nel 1896. 
Francesco si sposa con Matilde Marchesini, sorella dei tre podestà dell’isola, e in quei decenni che vanno dalla fine dell’800 al primo dopoguerra le decisioni politiche e amministrative si prendono a Villa Matilde, di sua proprietà, che perciò i gradesi chiamano scherzosamente “il Vaticano”. 
Francesco e Matilde hanno ben nove fra figli e figlie, due dei quali – Ugo e Giuseppe (padre di Aquilio) – saranno anch’essi Segretari del Comune di Grado.
Una figlia, Aquilina, sposerà il chirurgo Smareglia ed altri due figli lasceranno il segno nella storia di Grado: Vigilio e Placido.
Una famiglia di "comandauri", tutte le grandi decisioni passano per le loro teste, ma Vigilio è un sognatore un progettista di futuro e per lui il futuro era solo Grado.

Architetto, ingegnere, archeologo, geologo, urbanista, pittore e umanista. 

Vigilio De Grassi è stato tutto questo e forse anche di più, con il suo lavoro ha lasciato un segno decisivo nel tessuto urbano del nostro paese.La poliedricità è stata senz’altro la caratteristica saliente di Vigilio De Grassi, accompagnata da una formidabile intuizione, intesa come attitudine a capire prima e meglio di altri ciò che serviva a Grado in una fase importante del suo sviluppo urbano. 
Si può dire non ci sia stato un campo in cui non si sia cimentato, dando prova di una conoscenza a tutto tondo. 
Egli fu, ad esempio, il primo ad aver redatto una carta archeologica lagunare, impegnandosi meticolosamente in una ricerca in ambiente difficile per i mezzi dell'epoca. 
Si sa poco di questo suo lavoro, in quanto Vigilio era molto restio a fare sfoggio del suo sapere. 
Ciò che invece è molto chiaro è l’impronta che ha lasciato su ogni suo progetto, riassumibile nell’intenzione di rispettare il volto di Grado, che spesso era stata «deturpata da sovrastrutture barocche» --al dovarave veghe 'desso-.
Come ispettore archeologico onorario, supervisionò i lavori di ristrutturazione delle tre chiese cittadine, la Basilica di Sant’Eufemia, il Battistero romano e la Basilica di Santa Maria delle Grazie, riportandole alla loro antica nobiltà.
Vigilio De Grassi fu spesso impegnato nella progettazione di alberghi, simbolo di un centro che stava cominciando a puntare molto sullo sviluppo turistico, ad esempio l’hotel Metropole (1924) e l’hotel Adria. 
Progettò lo stabilimento idroterapico (1930), all’epoca fiore all’occhiello non solo in ambito regionale. 
Ciò che colpisce maggiormente di tutta la sua produzione è il filo logico che unisce tutti i suoi lavori e la sua unica capacità di realizzarli sulla carta addirittura prima che gli venissero commissionati. 
Ne sono un esempio i progetti dell’autorimessa Savoia (1934), del ponte Littorio (1936) e della linea ferroviaria fino a Belvedere (mai realizzata), tutti accomunati dall’idea di consentire ai turisti di recarsi a Grado sempre più numerosi. 
Fatto salvo però il volto originario della città che egli aveva a cuore e che si impegnò a salvaguardare. 
Non puntò allo sviluppo turistico ad ogni costo e fu molto attento a tutelare l’estetica della città e le esigenze dei suoi abitanti, volontà presenti nel piano regolatore, che De Grassi progettò dal 1920 al 1956.

Beh! un uomo simile nessuno lo ricorda, se non con modeste iniziative, quasi sempre "de foresti" 
bello ed esauriente il sito www.vigiliodegrassi.it  fatta da una  ragazza oramai graisana a tutti gli effetti  Paola Purga 
e la città non ha saputo dededicargli nulla se non questa modesta targhetta (vedi foto) sul fianco della Chiesa nel giardino del Battistero con le tombe romane da lui recuperate in mare che la circondano.

Update:  Un incontro mi ha chiarito il fatto che la targa in foto non è stata donata ad memoriam dalla nostra città ma bensì è stata posta, anche con qualche polemica, dal pittore Dino Facchinetti di sua iniziativa, un tanto è dovuto per giustizia, ma fa sprofondare ancor più agli inferi il livello di gratitudine dimostrato da noi gradesi nei confronti di Vigilio Degrassi.
Ci si augura che almeno il costruendo (ah,ah,ah!) Museo del Mare gli sia dedicato per l' impegno e l'amore dimostrato verso suo paese.
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17 giugno, 2013

Le Reclame a Grado

Si è inaugurata venerdì 14 giugno nella sala GIT, presso l’ingresso principale della spiaggia in viale Dante a Grado, la mostra :

Réclame per Grado. 1892 - 1960.

Opuscoli, guide turistiche, depliants, cartoline pubblicitarie e manifesti; materiali rari e a volte rarissimi raccolti con pazienza esclusivamente presso fondi pubblici e collezionisti privati.

Grado, una località che ha nel mare la sua naturale vocazione. 
Bagni di aria e di sole come terapia, poi di mare come villeggiatura. Poi come turismo di massa.

Le prime réclame presentavano Grado nella sua sottile silhouette: case che si stringevano intorno ad un campanile: paesaggio irreale, circonfuso di luce per chi arrivava dalla laguna. 
Su questo dosso di sabbia bambini  guarirono e il loro corpo risanato decretò la fama dell’Isola. 
Arrivarono persone a godere dei benefici del suo mare, della sua aria, della sua sabbia: in pochi decenni Grado diventò la più bella spiaggia di sabbia della Monarchia. 

La sua notorietà travalicò anche i confini dell’Impero: i manifesti, le brochure, le immagini la rappresentavano luogo di cura con lo stabilimento, con i suoi viali, villini residenziali, strutture di servizio e commerciali. 
Si costruirono alberghi e, qualche fantasmagorico Grand Hotel.
Fu il momento dello stile Secession che caratterizzò l’ architettura, i riti e gli arredi  determinandone la sua funzione, identità e immagine. 

Seebad:Grado, il raffinato manifesto di Josef Maria Auchentaller identificò Grado in una stazione balneare di primo rango.

L’entusiasmo  fin de siècle fu interrotto bruscamente dalla guerra che restituì all’Italia Grado. 

Anche l’italiano medio scopriva i vantaggi della vacanza, premio alle fatiche di un anno, chi non poteva permettersi di avere una salubre abbronzatura mandava il figlio in colonia. 
La propaganda della Azienda autonoma di cura di Grado, che si realizzava attraverso campagne inserzionistiche, promozionali in Italia e all’estero finanziate e sostenute dall’ENIT, brochure sottoposte al controllo del Regime, riuscì a far ritornare ospiti dai Paesi che già conoscevano Grado, ma soprattutto italiani. 

Bellissime bagnanti erano le protagoniste dei manifesti che trasmettevano in chi le guardava il desiderio di adagiarsi sulla sabbia dorata di Grado, di immergersi nel suo mare, di correre con il proprio bambino, di inebriarsi del sapore del mare prima di un tuffo.
Poi il turismo di massa prese d’assalto la spiaggia di Grado, riducendo anche la vacanza ad una banalità, ad un mero divertimento, ma quei manifesti continuarono a trasmettere il loro messaggio: 



Grado luogo a più dimensioni dove c’è spazio per altre “visioni” oltre al mare.







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16 giugno, 2013

Grado a Campanile Sera, 1961




Ultimamente i programmi televisivi fanno semplicemente pena e pur in presenza di una ricca offerta di canali i contenuti sono davvero scarsi ed inguardabili se non in rari casi, sarà il periodo estivo, certo che la fantasia, presunta dote del popolo italico, scarseggia.

Un tempo, agli albori della programmazione televisiva, con scarsità di tecnologie proponevano delle cose belle, divertenti, di grande partecipazione popolare e di grande utilità in supporto delle località turistiche italiane.

Una di queste trasmissioni era Campanile Sera che esordì nel 1959.

Il 24 agosto 1961 Grado partecipò a Campanile Sera, la prima trasmissione televisiva di grande popolarità che, facendo gareggiare tra loro località delle varie Regioni Italiane, tracciò una mappa del territorio e fece conoscere al grande pubblico italiano le bellezze della nostra penisola.

La gara era tra noi e Laveno una località del Lago Maggiore, si trattava di gare sportive, prove di nuoto e salvataggio, e prove culturali.

La parte sportiva consistente in una prova di salvataggio fu vinta con un atto di forza straordinario dai nostri bagnini che, essendo in leggero svantaggio, presero il pupazzo che faceva da obiettivo di salvamento e letteralmente lo lanciarono sulla sponda d'arrivo sopravanzando così sul filo la squadra avversaria.

Purtroppo la prova culturale (sic?) non ci fu favorevole e perdemmo, ma fu la prima volta di Grado in TV nazionale con il coinvolgimento di tutto il nostro paese, stretto intorno ai propri eroi del momento, lungo il Porto dove la gara si svolgeva.

Bei ricordi, co geremo fantulini
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15 giugno, 2013

Rieccomi




Sono tornato per il fine settimana, ripartirò lunedì.
Il paese in cui sono stato, Goro, per seguire gli interessi dell' azienda per cui lavoro è un posto incredibile.  (nella foto la laguna di Goro con centinaia di piccole imbarcazioni al lavoro)
Tutto inizia tra le 4 e le  5 di mattina, tutti, dai pescatori di vongole veraci agli allevatori di mitili a quell' ora si riversano nel porto e le attività collaterali, bar panifici botteghe sono aperti e in piena attività.
Poi, pronti via, in mare.

1500 persone vivono così le loro giornate iniziando letteralmente al levar del sole.
Si, c'è il contraltare di " ed è subito sera", finito, stanchi, si va a letto altrettanto presto.
Ma si lavora.

Ma torniamo a Grado e che ti trovo, rapido giro tra i conoscenti di web e nulla è cambiato, anzi tutto è cambiato.

E' cambiato l' atteggiamento dei media, sono diventati aggressivi, la gente interessa di meno, il parere dei residenti è un' accessorio, non deve interferire con i grandi progetti, loro avvertono un "clima di ostilità" da parte dei locali che vengono comparati a primati in gabbia e dovrebbero essere contenti dei progetti dei padroni.

Un tizio mai visto ne conosciuto, ma che sembra avere un ruolo importante, si permette di affermare pubblicamente a mezzo stampa che:
"Le norme non possono essere “contro l’individuo” e le regole si devono rispettare se ciò è possibile, e altrettanto bisogna rispettare la proprietà privata».

Hai capito? questo l' ha letta su Topolino una cosa del genere.
Le regole valgono per tutti ad iniziare proprio da chi ha più responsabilità, solo così hai la certezza anche del tuo  diritto.

Ma è bello vedere che in fondo si parla di Grado, mi ha fatto piacere leggere che il Presidente della Provincia Gherghetta ha preso le nostre difese, difendendo il diritto sacrosanto di dire la nostra su chi vuole violentare il nostro territorio, della nostra pretesa del rispetto severo delle regole ed è bello constatare che sempre più gente di Grado ne parla, ho fiducia si può cambiare.

In qualche modo è bello uscire "a riveder le stelle" ognitanto, ma il cielo di casa mia è troppo bello e qua voglio stare.
Update:
Leggo ora delle Dichiarazioni del VicePresidente Bolzonello che si dissocia dal Progetto Zamparini, le nostre prese di posizione fanno finalmente usare il cervello a qualcuno di importante.

(foto: a peverasse in bancodorio)

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