Vivere la Laguna significa mettersi in viaggio.
E' un'avventura, un'intera vita vissuta in breve, perché il tempo a disposizione è limitato e le cose da fare, vedere, sperimentare e vivere sono innumerevoli, tutte racchiuse in quell'unico viaggio, ricco di emozioni nuove e ricordi che rimarranno per sempre.
E' un accenno di vita che inizia nel momento della partenza, piena di ansia ma anche curiosità e aspettativa.
Il Percorso è caratterizzato dalla presenza di pali, in rovere o castagno, che aiutano la navigazione nei difficili e tortuosi canali lagunari.
Le Bricole a palo singolo per la navigazione, le Carieghe a tre pali per segnalare biforcazioni del canale, le Mede a segnare l'accesso a una foce.
In comune hanno che marciscono nella stessa maniera e più o meno negli stessi tempi, siano essi semplici o complessi.
Vermi, conchiglie, parassiti vari.
Il sole e le acque salmastre li decompongono, alghe ed erbe li soffocano in abbracci mortali.
Disegnando con le parole un quadro incredibile il nostro poeta Biagio Marin così descrive la vita di un faro, dando vita all' inanimato e scrivendo una vera e propria poesia d'amore, una metafora della vita.
El FaroGera una volta, in meso del palù,un faro vecio duto carolao;la dosana lo veva colegao,ma ben o mal el steva incora su.
Ma che bei timpi quili in zoventùcò i lo veva piantao la sul canal,vestio de rosso comò un gardenalcol sielo vasto e alto a tu per tu.
Che festa alora cussì drito e novoper sfida messo a ninbi e fortunali;duto 'l mondo riflesso in t'i fondali,duto quel mondo belo 'l gera sovo.
Vigniva a gara i ciapi de corcalisu la so testa a coronalo in bianco;elo, da re, el steva drito e francoin meso al svolo dei bei vassali.
E 'l sol, che festa! e l'aqua, quanti basi!che notade cò l'aqua verdulina!basi la sera, basi la mantina:e quela---.
Po, co la gera stanca, 'l palo rossospecieva drento de ela la so fiamae comosso al penseva: si la me ama...e gera sogni in quel so cavo grosso.
Cussi sognando 'l se desmenteghevadei nuoli colorai e de le stelee no 'l vegheva più passà le vele,perso in t'el baucà de la so freva.
E 'na vogia i vigniva tormentosade colegasse su quel' aqua queta;ma l'aqua la diseva: speta, speta,colorandosse duta de un bel rosa.
Colegasse su ela e puo 'ndà vialontan, per sempre, fra i so brassi moli,comò che 'ndeva via pel sielo i nuoli,cò la luse festosa in conpania!
Senpre più zoso, senpre più sbandao,senpre più stanco, senpre più sbiadio,el vecio faro un dì ze 'ndao con Dio,perchè l'amor lo veva consumao.
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