Come SEMPLICE blogger mi sento ormai in declino, in vago odore di disoccupazione (un po' come il consulente), diventare un influencer è la mia aspirazione ed evoluzione naturale, il blogger in carriera che ha fatto il salto, non insegue più le mode, è lui a dettarle.
In teoria ognuno di noi può diventarlo: basta mettere assieme qualche milione di like, commenti e utenti unici sui propri social e il gioco è fatto.
(io so di uno...)
Gli Asset, i marchi, dalla multinazionale alla proloco, sono a caccia di questi nuovi guru della virtualità, a quanto pare gli unici capaci di orientare davvero gusti e consumi.
Influencer: sentite che po po di parolona (in inglese impressiona), niente a che vedere con l'italiano “influenzatore” che sa di rimedio omeopatico.
Cercherò legioni di follower pronte a condividere entusiasticamente qualunque cosa gli indichi come cool:
un paio di sandali ortopedici vintage, il weekend nel capanno ecosostenibile (a Cason a Cason), un pasticcio di erbe secondo l'antica ricetta Graisana.
Roba che se ne parli con un amico ti chiede se sei impazzito,
ma se lo posti come in f l ue n c er , scattano tutti sull’attenti.
È la rete, caro mio, la nuova frontiera:
dopo la post-verità, sta arrivando la post-marchetta.
MI ci voglio dedicare-
Nello foto un influencer fa la raccolta differenziata e dettagliata di nuovi prodotti.
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