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07 luglio, 2017

Grado e la sua Storia - NObiltae



Grado ha una storia che merita di essere conosciuta perchè ricchissima di esperimenti sociali impensabili in una così piccola comunità, l' esercizio di democrazia, la vivacità dei nostri amministratori e dei nostri concittadini del passato ci rende preziosi e unici dal punto di vista storico.   (secondo me anche per  l' attualità, ma sono opinioni)


Il primo Conte di Grado è stato Gabriele Barbarigo nel 1266. 

( da altre cronache risulta che  un Conte di Grado era già presente nel 1233 (Johannes Corino) e ricordano che nel 1240 tutti i podestà del Dogado (da Grado a Cavarzere) furono convocati a Rialto per giurare sui capitolari del Maggior Consiglio)

Il titolo di Conte al rettore della Comunità gradese era dovuta al fatto che lui reggeva non solo la piccola nostra città, ma pure l'intera contea di Grado, in latino "Comitatus Gradi", ovvero il territorio della grande e ampia laguna.


Egli rappresentava la massima magistratura locale e riassumeva in sé una pluralità di funzioni, fatto abbastanza eccezionale rispetto a tanti altri liberi Comuni del Nord: non solo era podestà, ma giudice, amministratore ed esattore. 



La durata del suo incarico risultava dapprima di 16, poi di 12 mesi, secondo il principio romano dell'annualità delle cariche pubbliche
(da consigliare anche ai giorni nostri)


Presiedeva il Tribunale, intratteneva stretti rapporti con la Serenissima, indiceva e presiedeva le riunioni del nobile Consiglio, che deteneva il potere decisionale sulle più importanti proposte che riguardavano l'intera comunità, perché:
“L’isola dipendeva bensì da Venezia nelle cose d'interesse generale, ma conservava propria autonomia" (Caprin). 


Vediamo gli aspetti più marcati dell' organizzazione amministrativa.

Inizialmente il Consiglio era formato dai membri di sette famiglie patrizie e rispecchiava la forma di governo oligarchica di Venezia; in seguito fu allargata la base del suo elettorato passivo.
Era composto da un numero variabile di membri, solitamente da 25 a 40 e forse più in alcuni mandati, e veniva convocato al suono della campana civica e dalla voce del banditore, nel Palazzo del Comune.


I suoi compiti erano fondamentali per la vita dell'Isola, perché, oltre ad eleggere tutti i magistrati comunali, deliberava sulle questioni generali ed emanava i relativi editti.
Come in tutti i liberi Comuni del periodo, l'organismo propositivo e sovrano era rappresentato dall'assemblea popolare o Arengo, che anche a Grado veniva riunito dal podestà periodicamente e in caso di necessità e urgenza o per assistere alle riunioni del Consiglio gradese, che "era la più bella e più pura incarnazione del Comune italiano" (Caprin).


Dal XIV secolo in poi le decisioni non si basavano più sulle regole consuetudinarie antiche di tradizione orale, ma sugli Statuti Gradesi, che il Consiglio emanava, soprattutto per fissare inequivocabilmente l'ordinamento del Comune stesso e le principali norme riguardanti i cittadini.


Oltre ad essi vi era il Libro dei Privilegi, che conteneva le esenzioni di cui godeva Grado per concessione della Serenissima in merito, per esempio, al diritto di pesca e al commercio con l'entroterra.


Le magistrature previste dagli ordinamenti comunali ed elette dal nobile Consiglio erano:
i due Camerlenghi, che si occupavano dell'amministrazione del denaro pubblico e della contabilità del Comune;


il Comandadôr, che svolgeva compiti esecutivi di ufficiale giudiziario e sanitario ed era responsabile della pubblicazione degli editti e delle grida;
i tre Giudici che costituivano il Tribunale, presieduto dal Conte, che pronunciava le sentenze civili per le frequenti liti tra i cittadini in ordine alle proprietà e penali per i continui lievi reati di una popolazione tormentata dalla miseria e dalle difficoltà dell'esistenza materiale (le questioni più gravi venivano demandate a Venezia);
infine vi era il Cancelliere, segretario del Conte, al quale competevano questioni di diritto amministrativo e di carattere militare.


Questo ordinamento del Comune gradese rimase in vigore fino al termine del XVIII secolo.


Al Patriarca veniva riconosciuta esclusiva competenza metropolitica nel campo religioso e spirituale, ma delle questioni politiche si occupava la Serenissima Repubblica mediante interventi diretti o attraverso il suo rappresentante e i magistrati liberamente eletti, in ampia autonomia, con un ordinamento amministrativo completamente diverso dalla vicina Aquileia, la quale dal X secolo era diventata feudo ecclesiastico germanico e il suo patriarca aveva assunto una preminente funzione politico-militare, come dimostrano le imponenti e devastanti invasioni di Grado dell'XI e del XII secolo da parte dei rivali patriarchi ghibelliní Wolfang e Ulrich Von Treffen, raccontate – forse - con eccessiva enfasi dalle antiche cronache veneziane.
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