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22 maggio, 2018

Il piacere dell' assenza


Io ne so qualcosa dell' assenza.
Sono sempre stato amante della fotografia e per definizione il fotografo è assente dall' immagine.

Anche nel quotidiano essere attenti e presenti alle cose è un casino.
Devi dedicare una parte del tuo prezioso tempo libero a denunciare cose che  ti disturbano, devi star li a mettere la tua faccia per commentare cose che non vanno bene, devi intervenire di persona correndo rischi personali, per che cosa poi?
Per al Ben del Paese!

Ma dai! chi ci crede, e allora:

Sia lode agli assenti, le persone più cortesi dell'universo, la più discrete e riservate. 
Gli assenti, al contrario dei presenti, non risultano mai molesti. 
I presenti - a una discussione, a un convito, a una riunione - rischiano sempre di disturbare o di dire solenni sciocchezze.
 Gli assenti no, loro tacciono, con gran garbo. 
Inoltre, se si parla male di loro (ed è davvero molto ma molto frequente che in un ritrovo tra quei vigliacchi dei presenti si parli male degli assenti) gli assenti, evitano di rispondere. 
Ignorano la critica. Sorvolano sulle malignità con muta eleganza. Con classe. 
Gli assenti hanno poi altre caratteristiche positive di cui i presenti sembrano del tutto sprovvisti. 
Gli assenti non sono mai importuni: si astengono dal telefonare, non si fanno mai vivi in un momento sconveniente o meno. 
Con estremo senso dell’educazione, rifiutano perfino di occupare lo spazio fisico. 
Il sentimento che si può sperimentare nei confronti degli assenti è duplice: da un lato, si chiama indifferenza. 
L’assente non c’è ma a noi non ce ne frega un tubo. Non ce ne accorgiamo neppure.
L’altro sentimento che l’assente può incutere è quello opposto: l’assente non c’è e noi ne proviamo nostalgia. 
Ma la nostalgia rimane un sentimento buono, poetico. 
Quasi un regalo, di cui l’assente, se si potesse, andrebbe ringraziato.

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