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23 febbraio, 2008

Sebastiano Scaramuzza


Un grande letterato, patriota e graisan Sebastiano Scaramuzza nasce a Grado nel 1828 figlio di Giacomo e Maria De Grassi, con radici friulane da parte di nonna. La famiglia imparentata strettamente con i comandauri di Grado De Grassi spinse il giovane Sebastiano allo studio e a coltivare con passione il dialetto gradese. Aveva l'abitudine in gioventù di annotare le espressioni e i modi di dire popolani più usati dai pescatori che usavano una forma arcaica del dialetto gradese e pertanto, con il consueto pragmatismo del popolo, veniva considerato una pò "matusso". "Che serve notà quel che za se sà"
Nel 1859 si trasferì a Torino da dove iniziò un'intensa attività di letterato irredentista descrivendo le situazioni politiche del momento e frequentando tutti i maggiori intellettuali.

Una sua Poesia dedicata al Friuli:

Cô de’ la Patria véghe’ i còldi amuri
bramo in le charte, che a ’sti di’ se scrive.
(– charte ’n cu’ spesso la virtue no vive –)
de tu, gnó’ Furlanìa, zérco i scrituri ;

e in ili cato i sinsi ’ncóra puri
de patria e de dové; e me par rivíve’
d’ un Ede nassional sopra a’ le rive
– de parola e d’idea ’ntrà i frischi fiuri –.

Oh cô stiète me pàssa’ in cuor quel’ hore
che stago co’ i scrituri e le scritore
de’ l gnó Friùl!.. Per ogni cossa honesta

ècu-li duti co’ la pena lesta...
e de ’le Dòne scóntro intrà le prime
Gurizzana zentil ; e a ’ste gnó’ rime

dago el honor de recordâ la ’ncùo
drio d’ òlti versi d’ ela, ch’ hè vigùo.

A’ l ’talïan che ’ntè ’l tignî de Hunberto
de’ la stanpa ha ’l polé (lo digo avèrto)

’l pinsier ’ugùro, il cuor e la parola,
che da’ l Giudri de qua e de là a mè sbóla,

de quele stanpe de’ l Paese mio
che ’l antigo penón no ha’ mai tradìo,

cuma in Italia i’ fa’ su ’st’ hora, tanti
de’ la pena ’strapèrfiti briganti,

digni de tirâ ’l pie soto el baston
e le scuriàe de forastièr paron.

Sebastiano Scaramuzza
gradensis.


Si possono notare espressioni di un dialetto gradese ormai abbandonato ma che dà l' idea del vero proto veneto intoccato
arrivato dal passato glorioso di Aquileia e Venezia.

Vero figlio di una Grado che non c'è più Sebastiano Scaramuzza morì nel 1913
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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Alcune precisazioni e correzioni: Il prof. Scaramuzza nacque nel 1829 (la lapide apposta dal Comune sulla casa natale riporta erroneamente il 1828).
La nonna friulana, di parte paterna, morì 16 anni prima della sua nascita. la mamma Maria Degrassi era figlia di Zuanne, ultimo comandaor in Grado di veneta memoria, ed era sorella di Luigi segretario comunale per più di 40 anni. Il termine con cui i concittadini burlavano il piccolo Sebastiano per le sue noiose domande sul dialetto era "maturlo".
Infine il nostro passò in Italia nel 1862 e non nel 1859 come erroneamente riportò Don Spessot nel suo studio su questo autore.
Complimenti,
Bruno

Ennio Pasta ha detto...

whow, che lusso finalmente al fiosso se fa sintì.
Grande piacere mio ospitare le tue puntuali correzioni, tratte altresì da testi ufficiali.
Ciao
Ennio

Anonimo ha detto...

Devo smentire entrambi.... :-) ...
Non erano tutti i concittadini a definirlo maturlo ma solo 6 RAGAZZINE di 13 ANNI che, nel 1844, avevano visto Sebastiano quindicenne trascrivere ciò che le Sióre Filipate gridavano ad un'altra Sióra durante una lite di strada. (v. "Il mio studio giovanile sulla parlata gradese")
Dagli altri concittadini, sia i poveri pescatori che i preti "studiai" era considerato "Poeto e Filozofo", ed era trattato con molto rispetto, nonché con grande e gioioso affetto quando, da adulto, ritornava temporaneamente nell'isola dal Regno d'Italia. (v."Italicae Res - Vol.1° e Vol.2°).
Per quanto riguarda la "nonna friulana", nata a Isola Gorgo da genitori friulani, rimasta vedova si risposò lasciando il figlio di quattro anni (Giacomo padre di Sebastiano) con la famiglia paterna e morì lontano da lui e da Grado nel 1816.
Per quanto riguarda la frase "Che serve notà quel che za se sà" (nota di chi ha scritto?) servì, servì... All'epoca, di gradese, non c'era nulla di scritto e si cominciò ad interessarsi a questo dialetto proprio grazie alle pubblicazioni del prof Scaramuzza; infatti il “Wort und Bild”, Rassegna Ufficiale di tutte le lingue e i dialetti dell’impero austroungarico,
raccolse e pubblicò i suoi versi in quanto unico esempio scritto di un dialetto
parlato nelle lagune austriache dell’Adriatico; inoltre fu solo grazie alle sue ricerche filologiche che il più grande glottologo italiano G.I.Ascoli riuscì a portare a termine i suoi studi sul dialetto gradese, come lui stesso scrisse: «Il rivelatore del dialetto gradese è Sebastiano Scaramuzza, professore emerito di filosofia, ricco di molta e varia dottrina, scrittore immaginoso, patriota ardente. Mercé sua
consegue la nostra disciplina, su questa singolare parlata, che è tale da potersi dire piena
ed intiera» (v. A.G.I).
Per quanto riguarda la poesia io metterei questa scritta da Sebastiano Scaramuzza poche ore prima di morire...

O dolce nido, stessa vita mia,
Grado gentil, antica, e Grado nova,
l’immagine materna tua si trova
dentro al cor mio, di fronte a l’agonia.
Prima che il labbro mio rimanga muto,
ti mando, o cara, l’ultimo saluto.
A te sorrida sempre Iddio,
o Grado, antica e nova, nido mio!

Ciao!
Alessandra Scaramuzza

Filosofia Veneta ha detto...

Qualcuno mi sa tradurre la poesia sopra? Grazie.

Umberto Sartori ha detto...

Grazie per le dotte e interessanti precisazioni su questa figura che sembra essere chiave nella conoscenza delle antiche dinamiche linguistiche delle Lagune quanto quella di Jan Potocki si dice sia per quelle Slave.
Bella la seconda poesia. che mostra la radice del Patriottismo nell'amore filiale verso la propria città, ovvero per il proprio "Semplice Territoriale"