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31 gennaio, 2010
Il Nautofono e The London Gazette
Dal 2008 il nautofono giace abbandonato in cima alla scogliera che delimita il canale d’accesso a Grado.
Abbandonato? Si !, perché mancano i fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria ed essendo di proprietà dello Stato, neppure i soldi delle associazioni private possono fare alcunché a meno che non s’inizi e si concluda positivamente la solita trafila burocratica tra Roma (!) e gli amministratori locali.
A me, comunque sia, il suono del nautofono manca come ad altri, più anziani, potrebbe mancare il suono delle campane della chiesa che si usava un tempo con la nebbia.
Un piccolo mondo che va a morire.
Il nautofono poi era una sveglia intelligente (in verità qualche volta l'ho odiato), seppur non dotata di circuiti elettronici: t’avvisava che potevi continuare a dormire solamente se c’era quella nebbia che t’avrebbe impedito d’andare a pesca.
La storia del nautofono parte da lontano e grazie al lavoro di scavo di Bruno Scaramuzza e alle traduzioni di Luciano Cicogna mi sono arrivati questi stralci della London Gazette che nel 1875 annotava che si sostituiva la campana della Mula di Muggia con un nautofono più efficace e moderno.
603 THE LONDON GAZETTE, FEBRUARY 1875
NOTICE TO MARINERS.
(No. 16.) – MEDITERRANEAN - ADRIATIC, TRIESTE BAY.
Alteration in Fog Signals, Grado Light- Vessel.
THE Austrian- Government has given notice, that the following alteration has been made in the fog signal employed in the Grado light-vessel, Trieste Bay.
The fog bell has been superseded by a steam trumpet, which in thick or foggy weather will sound a blast of five seconds duration, with alternate intervals of five seconds and forty-five seconds between the blasts. In calm weather the trumpet is said to be heard from a distance of about 6 miles.
02/1875 Il segnale antinebbia a campana e’ stato sostituito da uno a sirena che, nel caso di nebbia spessa o di tempo nebbioso, suonera’ un segnale di cinque secondi di durata con alternati intervalli di cinque e quarantacinque secondi fra i segnali. In tempo calmo la sirena sara’ udibile da una distanza di circa sei miglia.
10/06/1879 Si intendono fare le seguenti modifiche nel funzionamento delle luci del faro di Muggia: la luce rossa fissa verra’ rimossa ed al suo posto verra’ installata una luce fissa e lampeggiante, mostrando alternativamente lampi rossi per trenta secondi e bianco fisso per trenta secondi.
30 gennaio, 2010
Non grandi novità
28 gennaio, 2010
Il Rito della Quabita
Tempi moderni dove le previsioni del tempo hanno assunto un significato sproporzionato alle vere necessità di ognuno di noi, ma tant'è, siamo bombardati notte e giorno da previsioni in tutte le salse e condimenti, un tempo tutto era demandato all'esperienza e alle conoscenze dei vecchi saggi che mescolavano con grande ritualità realtà a misticismo.
Ma alle volte, nonostante la grande perizia che poggiava su conoscenze
sperimentate dal tempo, c'erano dei fenomeni atmosferici molto temuti
dai pescatori contro i quali si usavano degli espedienti che potevano
essere considerati dei veri e propri riti in cui religiosità e magia erano
fuse insieme.
Uno di questi è chiamato la Quabita e i pescatori lo usavano contro temporali minacciosi e trombe marine per la salvezza di tutti coloro che sono in mare.
Il rito veniva compiuto da un vecchio pescatore che disegnava sulla sabbia il Gropo de S.Simon in riva al mare poi, voltando il capo all'indietro, colpiva con un coltello il centro di questo disegno, nel mentre pronunciava:
S.Barbara e S.Simon deliberene de sto lampo e de sto ton e de sta saeta, S.Barbara benedeta.
Non era mai solo sulla riva, c'erano con lui altre persone che pregavano e cercavano di
rispondere alle sue preghiere, quando non ne erano capaci si limitavano
a dire: Anche questo come quelo .
E funzionava!
Il Rito della Quabita
27 gennaio, 2010
L'Uso Civico a muso duro!
Ricevo da Giovanni Mattiussi, segretario del Comitato per gli Usi Civici, copia della sua replica al PD gradese sulla gestione dell'uso civico per il progettato (?) Parco Termale:
"Comitato per l’Amministrazione Separata degli Usi Civici di Grado
“Magnifica Comunità di Grado”
Al Quotidiano “ IL PICCOLO “
Redazione di Monfalcone
Replica al comunicato stampa del 24 gennaio 2010
Il comunicato apparso in cronaca di Grado il 24 c.m. a firma del partito democratico, solleva una serie di questioni in merito agli usi civici sul Parco delle Rose, arenile e retrospiaggia.
Non manca inoltre di esultare per la sopravvenuta cancellazione di tali vincoli, dichiarata peraltro solo in via amministrativa dal Commissario agli usi civici. Un'esibizione gratuita di pessimo gusto e a dir poco autolesionista per un partito, che pure pretende di rappresentare le istanze popolari e di progresso contro la speculazione edilizia. Il doppio gioco alla fine non paga. Il PD deve finalmente dire se vuole costruire il nuovo stabilimento termale su di un terreno adiacente. Oppure se vuole avviare la lottizzazione del Parco delle Rose, travestita da “Polo Termale”.
Dichiariamo pubblicamente di non opporci alla prima soluzione: l'unica praticabile nell'interesse della città.
Se opta invece per la seconda in nome di un immaginario sviluppo turistico ed economico, dovrà attendersi il ricorso del Comitato.
E la crescente condanna da parte dell'opinione pubblica non solo locale, ma allargata ai Comuni della Bassa.
Qualche Sindaco ci ha già fatto pervenire piena solidarietà in nome di un'utenza allarmata per le sorti dell'attuale stabilimento termale.
Non va meglio con il piano regolatore tirato in ballo a sproposito per dire che garantisce la sopravvivenza degli usi civici.
Mentre è vero il contrario visto che il piano non riporta tali vincoli e nemmeno quelli ambientali.
L'annunciata trionfale presentazione, benchè fuori tempo massimo, del progetto di fattibilità del cosiddetto “Polo Termale”, non ci impressiona poi più di tanto.
Costituirà anzi un valido argomento di impugnativa per il ricorso in sede giurisdizionale. Questo inammissibile ritardo non è intanto addebitabile al vincolo di uso civico, come è stato detto, bensì rientra, a nostro avviso, nella logica di un doppio gioco tutto da vedere.
Per il resto, il P.D. non è andato al di là del solito populismo che trasforma la democrazia in una farsa.
L'eco sta rimbalzando impietosamente sulle cronache locali ad iniziare dal deficit di 28 milioni di euro sull'ex Ospizio Marino.
Rimpallato tra centrodestra e centrosinistra mentre la gente, presa giro, attende quantomeno di sapere dove sono finiti i soldi.
Dica piuttosto il P.D. quando è cominciata la decadenza di Grado ? E' cominciata con la rivendicazione degli usi civici da parte della Magnifica Comunità di Grado ? O è invece cominciata con il saccheggio del territorio e le colate di cemento sul tessuto urbano ?
Comincia ora perchè stiamo tentando di salvare il Parco delle Rose ? Oppure, non è mai cominciata ? Forse gli improvvisati esponenti del P.D. non riescono a vedere la realtà: vedono solo condomini, lottizzazioni ed interessi incompatibili con quelli della gente che li ha votati, fidando in “ un nuovo modo di governare “. Non vedono neppure che la Magnifica Comunità di Grado, è ormai entrata nel patrimonio culturale della città .
Liquidarla come un fatto negativo di mia invenzione, rientra nella logica della caccia alle streghe nella versione stalinista di cui il PD locale, non si è a quanto pare del tutto affrancato.
Il segretario
(Giovanni Mattiussi)
Grado, 25 gennaio 2010
L'Uso Civico a muso duro!
26 gennaio, 2010
Marano Lagunare e le vongole veraci
A Marano Lagunare finalmente al via le concessioni lagunari per attività di allevamento dei molluschi.
Svolta storica per la pesca delle vongole veraci a Marano; mercoledì 27 gennaio sarà infatti sottoscritto l’atto di concessione delle aree demaniali nella laguna di Marano, tra l’amministrazione comunale e l’associazione temporanea di imprese costituita dalle società Almar Acquacoltura Lagunare Marinetta, dalla Molluschicoltura Maranese e dalla Cooperativa Pescatori San Vito.
La concessione è uno specchio acqueo delle dimensioni di 700 ettari circa da destinare all’attività di allevamento di molluschi bivalvi e trae origine, nel rispetto della legge regionale, dal bando indetto dal Comune nel gennaio del 2008.
Si chiude così una vicenda che ha sfiorato la tragedia e con la denuncia di una quarantina di persone tra cui il Sindaco, condannato perchè ha trasgredito le norme autorizzando la pesca con il rampone delle vongole (proibito in Laguna) in un momento storico di grande difficoltà per la sua gente.
Marano, volta pagina e il futuro della pesca è nelle concessioni e nell'allevamento, ovvero nell’affidamento ai pescatori degli specchi d’acqua lagunari, all’interno dei quali potranno “seminare” le vongole e quindi raccoglierle (ci vogliono tre anni per avere la produzione).
Più che da noi l’economia di Marano Lagunare è fondata sulla pesca e sulle attività ad essa correlate e la proibizione della pesca delle vongole ha creato non pochi problemi occupazionali ed economici alla comunità.
Marano Lagunare e le vongole veraci
25 gennaio, 2010
24 gennaio, 2010
La Laguna e i suoi termini-glossario
L'annuncio dell'avvio a breve, anche se parziale, dell'albergo diffuso in Laguna da un pò di speranza per un cambiamento dell'offerta turistica di Grado.
Per dare una mano ai futuri fruitori del servizio, pubblico un piccolo glossario che raggruppa qualche termine usato nell'ambiente lagunare e magari poco noto al non esperto.
Ampiezza di marea:
Differenza tra i livelli dell'alta e bassa marea. L'ampiezza "normale" della marea, in Adriatico, è di circa 60 cm.
Alghe:
organismi vegetali acquatici, uni o pluricellulari; nelle alghe pluricellulari non sono riconoscibili radici, fusto e foglie. Con il termine di “macroalghe” si intendono le alghe macroscopiche, ovvero quelle visibili ad occhio nudo. Con il termine microalghe si intendono le alghe non visibili ad occhio nudo.
Alghe azzurre: dette anche Cianobatteri, rappresentano un gruppo di batteri autotrofi fotosintetici.
Alofila:
specie che vive in ambienti salini o salmastri.
Anossia:
assenza di ossigeno. Può essere riferita all’assenza di un determinato ambiente o al mancato apporto ad un tessuto biologico.
Barena:
Terreno lagunare di natura consistente che, quasi sempre emerso, solo talvolta viene sommerso dalle acque (alte maree). Ambienti di natura "anfibia", in bilico tra la terra e l'acqua, ospitano una vegetazione caratteristica delle zone salmastre e costituiscono un habitat primario e insostituibile per fauna e avifauna lagunari.
Le barene svolgono diversificate funzioni: regolano l'idrodinamica perché creano dei percorsi obbligati che facilitano la propagazione della marea e quindi contribuiscono a favorire il ricambio idrico; moderano l'azione del moto ondoso; limitano la dispersione a mare e in laguna dei sedimenti.
Bassofondo:
Area di laguna caratterizzata da profondità di solo alcune decine di centimetri; tra i bassifondi sono comprese anche le velme, che emergono in occasione delle basse maree di sizigie.
Briccola:
termine veneto che indica i pali piantati sul fondo della laguna e usati per delimitare i canali navigabili e talora per l’ormeggio di grandi natanti.
Cavana:
Ricovero coperto o scoperto per le piccole barche da pesca, da trasporto e per motoscafi.
Chiavica:
apertura praticata attraverso gli argini delle valli e munita di porta a saracinesca, per porre le valli stesse in comunicazione con i canali esterni e permettere la circolazione dell’acqua, la risalita dei pesci dall’esterno, e la pesca.
Conterminazione lagunare:
è una delimitazione del territorio lagunare entro la quale valgono le disposizioni e i regolamenti per la salvaguardia ambientale della laguna.Viene delimitata da cippi indicanti il confine.
Diatomea:
tipo di alga unicellulare.
Dosana:
Riflusso di marea crescente.
Ecosistema:
è l’insieme della comunità biologica e dell’ambiente a cui essa è associata nonché dei processi e delle realazioni che intercorrono tra le sue componenti .
Eustatismo:
Processo di variazione del livello del mare, legato alle modifiche climatiche del globo terrestre, che ha fatto registrare, nell'ultimo secolo, un aumento del livello del mare di circa 11 cm.
A causa dell'effetto congiunto di eustatismo e subsidenza, il livello relativo del suolo nell'area lagunare ha subito, sempre nell'ultimo secolo, una perdita altimetrica complessiva di oltre 23 cm. Questa perdita altimetrica è una delle cause dell'intensificarsi della frequenza e dell'intensità delle acque alte.
Eutrofizzazione:
arricchimento di nutrienti dell’acqua, che aumenta la Produttività primaria. Può causare lo sviluppo eccessivo delle piante acquatiche, la cui decomposizione innesca una forte attività dei microrganismi decompositori, dapprima aerobici, che a sua volta si riflette in una diminuzione dei livelli dell’ossigeno nell’acqua, e poi anaerobici, con rilascio di sostanze tossiche. Questo processo può andare avanti sino a causare la morte degli organismi aerobici per anossia ed avvelenamento.
Fanerogame:
Piante acquatiche che, grazie alle lunghe e ramificate radici, contribuiscono a trattenere la sabbia e a consolidare i fondali.
Fele d'acqua:
Periodo in cui la marea, risentendo della cosiddetta "quadratura", ha minor ampiezza.
Ghebo:
Piccolo, tortuoso canale naturale che solca le barene e nel quale, salvo il caso di basse maree eccezionali c'è sempre un livello d'acqua, non sufficiente però alla navigazione.
Grisiole:
Prendono tale nome le stuoie realizzate con canna, cioè gli steli di cannuccia palustre, utilizzate in vario modo nella vallicoltura.
Gronda lagunare:
porzione di bacino scolante nel quale le acque piovane scorrono verso la laguna stessa.
Laguna:
Ambiente umido costiero che comunica con il mare attraverso varchi, o bocche di porto.
Una laguna è cratterizzata, otre che dagli scambi con il mare, anche da una serie di elementi morfologici e ambientali caratteristici: un sistema di canali principali che, a partire dalle bocche di porto, attraverso una rete di canali minori, penetrano sino nelle aree più interne; un composito tessuto di isole, velme e barene; una successione di fondali relativamente profondi (la profondità media in laguna è di 120 cm); una "zona di transizione" tra terraferma e laguna, fatta di laghi, paludi e canneti. Questa varietà e complessità ambientale e morfologica è l'elemento proprio dell'ecosistema lagunare. L'impoverimento e la "semplificazione" di questa complessità determinerebbe la fine della laguna stessa: con il venir meno di questi elementi non solo scompaiono immensi patrimoni ambientali, ma si cancellano anche funzioni idrodinamiche, biologiche, produttive essenziali per il mantenimento della vitalità e della ricchezza di uno degli ambienti più produttivi del mondo.
Litorale:
Striscia di terra che separa la laguna dal mare. Elementi sempre instabili, i litorali sono soggetti a processi evolutivi che ne modificano aspetto e struttura fisica a seconda del prevalere delle forze distruttive (cioè dei fenomeni erosivi dovuti all'azione disgregatrice di correnti e moto ondoso) o quelle costruttive (l'apporto di nuova sabbia).
Marea:
Livello dell'acqua in mare o in laguna e le sue variazioni. Se la marea è normale, cioè non perturbata dal maltempo, segue l'attrazione della luna e del sole e ha un ritmo complesso ma regolare, con circa sei ore di crescita seguite da altrettante di abbassamento. In condizioni di luna piena o luna nuova (marea di sizigie) si ha una escursione notevole tra l'alta e la bassa marea e l'acqua della laguna viene cambiata efficacemente. Il contrario avviene in condizioni di quarti di luna (marea di quadratura), con l'acqua quasi ristagnante.
L'ampiezza "normale" della marea, ovvero la differenza tra i livelli dell'alta e bassa marea, nell'Adriatico è di circa 60 cm. I valori medi delle maree possono però subire sbalzi, anche molto rilevanti, a causa della componente meteorologica, dovuta all'azione dei venti e alle differenze di pressione atmosferica sull'Adriatico.
Meda:
Meda o palo infisso isolato a segnalazione del canale navigabile.
Pennello:
Struttura in roccia di protezione della costa (generalmente perpendicolare alla linea di costa) realizzata per trattenere il sedimento costiero e rallentare l'erosione del litorale.
Plancton:
insieme di organismi acquatici trasportati dalla corrente.
Ponto de acqua:
ordine della monta della marea dopo la fele de aqua, per cui ad ogni fase si ha un punto
Rio:
Piccolo canale della laguna.
Salinità:
è la quantità di sali disciolti in un certo volume di acqua. La salinità media dell’Adriatico è di circa il 37 per mille (37 grammi di sale per un litro d’acqua), per il mare in genere si parla di 35 per mille.
Sessa:
Significativa oscillazione di un bacino simile a quella del braccio di una bilancia che, innescata da condizioni metereologiche particolari (differenze di pressione atmosferica o intensità dei venti), può provocare un sensibile innalzamento del livello del mare.
Per Grado è importante la sessa dell'intero mare Adriatico, intorno a un asse che si trova circa all'altezza di Otranto.
Tale fenomeno può provocare inondazioni anche nei giorni che seguono il maltempo.
Spartiacque:
Linea o meglio area della laguna dove si incontrano, si mescolano e si dipartono le acque entranti dal mare attraverso due bocche di lagunari contigue. Nella laguna di Grado gli spartiacque sono due: uno a Barbana e il secondo Sul Taglio Nuovo.
Specie psammofila:
specie di pianta o animale che predilige suoli sabbiosi.
Squero:
Cantiere per riparazione e costruzione di barche.
Stanca:
Istante tra il flusso e il riflusso, durante il quale l’acqua non ha moto; praticamente intervallo di tempo in cui l’acqua non ha un sensibile movimento nell’uno o l’altro senso.
Subsidenza:
progressivo abbassamento locale del suolo o, più a grande scala, della piattaforma continentale o del fondo marino che tende a cedere a causa del peso dei sedimenti che vi si accumulano e del continuo movimento della crosta terrestre. Può essere dovuto a cause naturali quali il compattamento dei suoli alluvionali e la deformazione tettonica degli strati più profondi della crosta terrestre, la compattazione dei sedimenti geologicamente più recenti, il collasso di cavità sotterranee, gli assestamenti per eventi sismici. Può essere dovuto anche a cause antropiche quali l’estrazione di fluidi dal sottosuolo, in generale agli emungimenti di acqua dalle falde acquifere sotterranee e di idrocarburi.
Valle da pesca:
Area lagunare separata dalla laguna aperta mediante arginature che ne determinano l'esclusione dai flussi e riflussi di marea. Le valli da pesca sono bacini poco profondi di acque salate e salmastre e costituiscono ambienti molto particolari che, fin da tempi antichissimi, sono stati attrezzati per l'itticoltura e talvolta per la caccia. Oggi al loro interno viene praticato l'allevamento del pesce anche a livello industriale.
Velma:
Zona lagunare caratterizzata da terreni molli, priva di vegetazione e normalmente sommersa, che si estende lungo le sponde dei canali e dei ghebi ed emerge solo in particolari condizioni di marea (basse maree).
La Laguna e i suoi termini-glossario
23 gennaio, 2010
La Tressa Granda e Piccola
Sul fondo del mare, grossomodo fra Punta Sdobba e Punta Tagliamento, davanti al limite occidentale della Laguna di Grado, esiste una vera e propria barriera di rocce calcaree ricca di vita. La Tressa Piccola a Est, La Tressa Granda a Ovest.
Interessante il progetto proposto da tre partner scientifici: Ogs, Arpa e Area Marina di Miramare.
Gli obiettivi sono, ottenere una classificazione delle trezze del Golfo di Trieste per genesi e caratterizzazione geologica, e un monitoraggio della fauna ittica di tali ambienti unici e preziosi per l’ecosistema, e studiarne le evoluzioni naturali.
Un diffuso e inatteso paradiso sommerso, una serie di affioramenti rocciosi che costituiscono la base delle "tresse (tignue) e che spuntano dal fondo del mare non si sa bene perché.
Si trovano a una distanza compresa fra 1 e 10 miglia dalla linea di costa, a una profondità variabile fra gli 8 e il 22 metri e la loro origine è ancora avvolta dal mistero.
Nell’insieme costituiscono una specie di grande acquario, che sorprende quanti pensano all’Alto Adriatico come un mare dai fondali fangosi, una pozza poco profonda dalle scarse attrattive.
L’esistenza delle trezze è nota sin dai tempi più antichi, croce e delizia dei pescatori che da un lato hanno sempre trovato aree dove fare un ricco bottino, dall’altro hanno perso quintali di reti impigliate in questa barriera sommersa.
Le trezze sono rocce in carbonio-organico, vale a dire costruite dagli organismi marini cresciuti su strati duri precedenti formati dal consolidamento di sabbie.
Sono micro-ambienti eccezionali, capaci di favorire la presenza e la varietà della popolazione ittica, promuovendo in questo modo la biodiversità del Golfo.
Creando ricchezza per l'ambiente marino e gioia per quanti, pescatori dilettanti, si divertono a passare una giornata di mare arricchita da una discreta pescata.
Aspettiamo la presentazione del lavoro prevista per primavera che ha coinvolto diversi operatori di Grado, un biologo marino Emiliano Gordini, il Prof. Ruggero Marocco per i sedimenti e il subacqueo Stefano Caressa per la parte tecnica.
La Tressa Granda e Piccola
21 gennaio, 2010
Villa del Castelletto-prima e dopo
La Villa Gaides (prima ancora Villa Chiozza) più conosciuta oggi come Villa del Castelletto per la dependance costruita nel 1927 da Vigilio de Grassi, bella e romantica in posizione spendida sulla diga, fu frequentata da artisti (Luigi Pirandello e Marta Abba i più famosi)e da bella gente, oggi è frequentata dalle pantegane.
Prima e dopo la cura del tempo.
La prima foto è del 1930 la seconda di oggi.
Villa del Castelletto-prima e dopo
20 gennaio, 2010
19 gennaio, 2010
Domenica a S. Zulian
Bella giornata domenica in Palù, freddo intenso ma la giornata s'ha refao e come da tradizione ormai ventennale e grazie all'ospitalità degli attuali proprietari signori De Colle sono andato a S.Zulian.
Bella Festa, la messa celebrata dal nostro Parroco Monsignor Armando Zorzin è stata bella, in un ambiente unico con la chiesetta medievale tirata a lucido a cui è seguita la festa tra i partecipanti.
Fare queste cose ogni tanto ti rimette in pace con il mondo.
Bravi tutti gli organizzatori.
Domenica a S. Zulian
18 gennaio, 2010
Finaliste del Festival della Canzone Gradese
“Sono dodici le finaliste che si contenderanno il titolo di canzone regina alla quarantaquattresima edizione del festival delle canzone gradese rispetto alle indicazioni del bando di concorso che prevede dieci finaliste,
In sede di votazione, durante la serata finale, il pubblico in sala potrà esprimere fino a due preferenze.”
Impegnativo il compito della commissione che ha selezionato le finaliste, molti gli autori che confermano la loro affezione al festival isolano prediligendo un unico autore di parole e musica, ci sono degli esordienti , piacevoli novità e per il secondo anno un elaborato è giunto da oltreoceano, a conferma dell’amore, della passione, della forza dell’identità , oggi si direbbe della “graisanitae” della valenza della manifestazione punto importante della tradizione e della cultura isolana.
Il tradizionale festival della canzone gradese a fine marzo celebrerà la festa della parlata gradese grazie al Circolo Jazz Grado , promotore ed organizzatore della manifestazione che in questo clima di tagli al mondo della cultura ha inteso mantener fede alla tradizione al vero impegno socio culturale confidando nel sostegno e nella sensibilità del Comune di Grado, della Provincia e della regione Friuli Venezia Giulia, della Rai che certo non mancheranno nel supportare l’evento.
La manifestazione nasce nel lontano 1946 ( seconda per popolarità e tradizione gradese solo al Perdòn de Barbana) e oggi a oltre sessanta anni di distanza celebrerà la XLIV edizione-
Come noto il circolo Jazz Grado ha avviato da alcuni anni una impegnativa attività legata la diffusione della parlata , attraverso la canzone gradese ( editando alcuni libri e diversi cd musicali e Video ) al fine di mantener viva la cultura e tradizione isolana attraverso la parlata.
Non è certo azzardato affermare che la cultura popolare di Grado risiede (soprattutto) nelle canzoni in dialetto. É altrettanto vero che nel corso delle serate del Festival - diretto discente del Veliòn del pescaòr voluto dalla Cooperativa Pescatori nel lontano 1946 - ogni figlio dell’Isola non si sente solo spettatore, ma tutti vivono la serata con capacità magistrali, da protagonisti.
Un vero fenomeno di identificazione legato da un rapporto di discendenza, appartenenza e di crescente spontaneità caratteriale. Un evento che affiora anche tra gli ospiti non gradesi solidali a questo sentimento che gradirebbero non solo poter affermare ma avvalersi per essere di diritto gradesi. Ecco racchiuso (magicamente) l’incanto che il tramonto infiamma, mentre la laguna sa essere “l’opera” che accoglie il Barco, pronto a salpare.
In rigoroso ordine alfabetico le canzoni finaliste : del XLIV FESTIVAL della Canzone Gradese 2010
“Questa etae” parole e musica Riccardo Gordini,
“‘L colessionista” parole e musica Andrea Marchesan
“Dal mar bianco” parole Gian Nicola Corbatto, musica Abses
“Gravo xè ganbiao” parole e musica Gianni Camuffo
“La gno cansòn” parole e musica Aldo Tognon,
“Legno dolse” parole di Andrea e Luciano Cicogna, musica di Paolo Cicogna
“Parole” musica di Andrea Barzellato, parole di Andrea Felluga
“Primavera” parole di Paolo Lauto e Seba, musica di Seba,
“40 i xè passai” parole emusica Niky Grigolon
“Te penso amor te penso” parole e musica Antonio Pastoricchio
“Tiremose un poco su” parole Dario e Domenico Lauto, musica Domenico Lauto
“Un più un fa tre” parole Alessio Fudo Gratton –musica Marzio Corbatto
Leonardo tognon
Finaliste del Festival della Canzone Gradese
17 gennaio, 2010
I Presepi 2009
Per motivi tecnici ho dovuto spostare la raccolta di fotografie qui cliccate sopra.
E' finita oggi a Grado la rassegna dei Presepi 2009.
Per tutti quelli che per un motivo o per l'altro non hanno potuto vederli ho pensato di realizzare questa carrellata fotografica di una quarantina di creazioni e spero di essere riuscito a cogliere la creatività, l'impegno e la gioia dei partecipanti a questo che è diventato un gusto collettivo per il bello del Presepio, la famiglia.
Mi scuso con chi non è presente in questa rassegna fotografica, ma assicuro tutti che sono in generale bellissimi e meritevoli di attenzione, io non ho semplicemente avuto modo di fotografarli tutti.
I Presepi 2009
16 gennaio, 2010
Usi civici e Parco Temale
E' di questi giorni il Decreto n°862 / 1.449 (8721) dd. 30.12.2009 del Commissario degli Usi Civici relativo alla richiesta del Comune di Grado per la liquidazione dei gravami attinenti all'area destinata al "Parco Termale"
Il Decreto certifica che non graverebbero gli usi civici sull'area in questione, anzi, il commissario liquidatore Oliviero Drigani, citando la convenzione dd. 30.11.1905, stipulata fra il Comune di Grado ed il Governo Austriaco (rappresentato dalla “Imperial Regia Procura di Finanza”), che al punto 6 aveva stabilito la cessione gratuita al Comune di una zona di spiaggia lunga 1454 mt (fino all'ultimo ingresso)" “…per favorire lo sviluppo quale luogo di cura balneare di un’area allo scopo di erigervi pubblici stabilimenti di bagni ed altri stabili enti ed impianti pubblici correlati a tale destinazione...", area corrispondente in larga parte a quella che necessaria alla realizzazione del Nuovo Polo Termale; tali gravami non sarebbero mai esistiti in quanto riferibili alla sola laguna e non al lato mare.
Una piccola ricerca su reperti fotografici testimonia che il Commissario ha ragione:
l'Argine dei Moreri separava la Laguna dalla linea costiera e la zona del Parco delle Rose ai primi '900 (prima foto) era la zona conosciuta dai gradesi dell'epoca come "Dossi", mentre nella seconda foto del 1925 si vede chiaramente che la nuova strada dell' Argine dei Moreri separava, dalla Laguna, il costruendo Parco delle Rose.
Resta il fatto dello strano rapporto dell'Amministrazione Comunale con i propri amministrati, non spiega e non dice nulla di un futuro importante e che riguarda tutti.
Usi civici e Parco Temale
14 gennaio, 2010
Antiche strade
Esiste nelle carte degli archeologi (vedi cartina a fianco, è segnata in rosso) la strada che anticamente portava da Aquileia a Grado attraversando la Laguna, presumibilmente era rinforzata da pali conficcati nel terreno e alla fine ci doveva essere un ponte in legno che la collegava con il "Castrum Gradense".
A testimonianza di ciò le parole scritte da Paolo Diacono nel suo Historiae Longobardorum libro Quinto, capitolo 17:
17, A Cividale, dopo Grasulfo, regge il ducato Agone, e, dopo di questo, viene nominato duca Lupo.
Dal momento che - come avevamo già anticipato - il duca Grasulfo del Friuli era defunto, a succedergli nel ducato fu posto Agone, dal quale ancor oggi prende il nome di "casa di Agone" un edificio che si trova in Cividale. Quando costui morì, venne fatto duca del Friuli Lupo. Questi, per una strada che anticamente attraversava il mare, entrò con un esercito di cavalieri nell'isola di Grado, che si trova non lontano da Aquileia. Poi, depredando quella comunità, prese i tesori della Chiesa di Aquileia, e li portò via. Era a Lupo che Grimoaldo aveva affidato il suo palazzo, quando si diresse a Benevento.
Correva l'anno del Signore 662, un brutto tipo questo Duca Lupo ma durò poco perchè l'anno dopo fu ucciso dagli Avari.
La testimonianza resta però, quindi quando passate per la strada lagunare immaginate i traffici dell'era d'oro di Grado transitare attraverso le mote lagunari.
Antiche strade
13 gennaio, 2010
Gossip in "Stralonga"
Oggi va di gran moda il "gossip", il pettegolezzo fatto e strafatto con tutti i mezzi di comunicazione di massa odierni, ma un tempo?
A Grado la via più praticata per il gossip era Stralonga la Cuba centrale che attraversa il Castrum da Nord a Sud partendo da Cul de Muro per arrivare a Piazza della Corte (poi della Vittoria, poi B.Marin) le nostre donne vecchie e giovani del tempo, sedute sugli scagni, fuori della porta di casa, rigorosamente in nero, tagliavano a fette il prossimo con le chiacchere.
Il tutto avveniva in modo fulmineo si cominciava con una chicca di novità a sud, trenta secondi dopo con il passaparola (più veloce di internet e dei socialnetwork) la notizia era giunta a nord, commentata e stravolta.
Io, per un periodo, ero convinto che avessero la radio per comunicare tanto era veloce il fenomeno.
Ma a dire il vero le maldicenze fanno ormai parte del nostro modo di essere, le dai per scontate, e poi alla fine la fonte non è mai certa, il pensiero è diffuso, insomma ti costruisce una reputazione nel bene o nel male diventando un'arma pacifica e socializzante.
Insomma "si dice...si dice che..." in fondo sono solo parole.
Gossip in "Stralonga"
12 gennaio, 2010
11 gennaio, 2010
La Pala D' Oro
E' allo scoperto, sotto gli occhi di tutti, il tesoro, per ragioni affettive e storiche, più prezioso della Basilica S. Eufemia di Grado: La Pala d'Oro.
D'oro non è fatta, è costruita in lamine d'argento dorate, ma vale per la fantasia popolare più dell'oro perchè riassume e testimonia il passato glorioso della città, la celebrazione e il riconoscimento di Grado, Figlia di Aquileia e Madre di Venezia.
Il manufatto di notevoli dimensioni 2,25 mt x 1,38 mt fu donato dal Doge Andrea Contarini nel 1372 ed è diviso in tre scomparti che simboleggiano la missione salvifica della chiesa e del Cristianesimo.
La chiave di lettura della pala si concentra nelle figure centrali:
la prima in alto il Cristo Patiens (Ecce Homo) come allegoria dell'Annunciazione,
la seconda, centrale, il Cristo in Trono (io sono la luce del mondo, chi crede in me non morirà in eterno)
nella terza parte finale della pala, la figura è S.Marco celebrante a testimonianza del ruolo primario di Venezia nel sostegno alla Chiesa.
Importante e preziosa è la tessera in argento smaltato fissata sotto la figura di S.Marco con l'iscrizione in volgare veneto:
"MCCCLXXII DE SETEMBRIO IN LO TEMPO DEL NOBELE MISSIER ANDREA CONTARINI DOXE DE VENIESIA E MISSIER FRANCESCIN CONTARINI CONTE DE GRADO FO FATA QUESTA PALA E DONADO MACALORSA DE VEVIESIA ME FEXEE"
Sotto ci sono quattro piccoli stemmi smaltati che rappresentano Grado, I Contarini , Venezia e la Famiglia Macalorsa.
La Pala D' Oro
10 gennaio, 2010
Sghiribissi (Scarabocchi)
Avevo promesso a Teti (Stefano Dovier) di dargli un parere sulla sua pubblicazione di poesie "Sghiribissi" e doveva essere un fatto privato, ma visto che qualche copia è rimasta invenduta, rivolgersi alla Sogit oppure al negozio Flash da Augusto per l'acquisto, e lo scopo dell'iniziativa è doppiamente benefico (aiutare la famiglia a cui i fondi sono destinati e dare una spinta al termometro culturale di ciascuno di noi) lo pubblico sul blog cercando di utilizzare tutti gli strumenti disponibili per far conoscere quest'opera che getta un raggio di luce, dopo tanto tempo, sul grigiore dell'orizzonte culturale della nostra Isola.
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Gli argomenti che Teti elabora nei suoi testi poetici sono tratti dalla vita quotidiana, dai comportamenti e dai linguaggi.
L'azione poetica è volta a disarticolare gli slogan e le definizioni delle fogge per iscriverle in uno spartito di note trascritte dal cuore del contesto ambientale.
Queste poesie possono anche provocare un rigetto se il lettore si aspetta un'intellegibilità razionale.
Teti compone testi che passano attraverso i nuovi idiomi mediatici.
Dopo i primi versi declaratori, ogni poesia volge verso una visione inedita, talvolta anche spaesante, ma sempre efficace sul piano della sorpresa e della denuncia.
Poesie queste che contribuiscono a irrobustire il mito moderno degli oggetti della vita quotidiana, ma nello stesso tempo a condurre tale mito verso una sua possibile "redenzione",
L'atteggiamento è demistificatorio, ma anche testimoniale di un'epoca malata, tutto sommato in decadenza, in cui le lingue si degradano.
Quindi il "Tetismo", inteso come il tentativo di Teti di cercare nuove frontiere poetiche, è un fenomeno che riguarda sia l'economia sia il costume.
La domanda che bisogna porsi è se la sua ricerca porta a risultati poetici di rilievo.
La risposta, dal mio punto di vista, è sì.
Mi rendo conto però che, trattandosi di un lavoro sperimentale, spesso il significato si perde nei meandri della visionarietà o del dettaglio tecnico, per cui il lettore può perdere il filo della passione che dovrebbe avvilupparlo dentro la poesia.
I passaggi misterici e le riflessioni etiche (non moralistiche) comunque non appesantiscono l'epos di questo nuovo territorio di scavo, anche perché, come detto, la continua via d'uscita è l'ironia o il gioco."
Ho scritto il mio pensiero su "Sghiribissi" di Teti usando un'italiano involuto e volutamente oscuro in modo che sia la poesia stessa, sempre chiara e semplice, protagonista reale del libro.
Bravo Teti, per il tuo talento e per la tua bontà è l'unico commento possibile.
Ciao Ennio.
Sghiribissi (Scarabocchi)
08 gennaio, 2010
06 gennaio, 2010
Modi di dire e Passato
Grado, come in tutte le comunità circoscritte, ha molti modi di dire o detti popolari che sono goccie di saggezza condensate.
Fotografavano situazioni e davano soluzioni per gente che considerava la scrittura e la lettura un lusso de "siuri".
---"stevo megio co stevo pezo"
"una volta geremo vivi, per le case se canteva,se volevemo duti ben, gera duta una 'legria; desso invesse semo del gato!"
"volesse ben no costa soldi"
"varda, anche i cupi i se da de beve un co l'oltro"---
Ricordarli per me è un tuffo nel passato, un ritorno alle origini con mia nonna che alternando le sgrida per farti star fermo declamava continuamente gemme di saggezza popolare.
Comportamenti, costumi, pensieri facevano parte di un patrimonio comune, consolidato e acquisito in maniera naturale da quella pozza d'esperienze che era l'ambito familiare.
Era naturale trasmettere esperienza con i motti popolari che compendiavano in quattro parole l'esistenza.
"quando vien la festa se lassa ogni secada, e a bordo de la Radeski se fa la ciacolada"
"se no ze barufa no ze gnanche festa".
Insomma nel passato, pur con le sue contraddizioni e difficoltà, si offriva l'occasione per riflettere e affrontare le difficoltà della vita con ricchezza di spirito e per rendere le persone più "persone".
Piero "Canaro" Marchesan scriveva in una sua canzone:
"Ma qui ze ani ormai passai
timpi alegri e spensierai
che mai più ritornarà,
che pecà, che pecà.
Me recordo co gero in sigonda,
la maestra me diseva che la tera ze tonda,
e studiando l'astronomia,
che ze la roba più bela che sia".
Modi di dire e Passato
04 gennaio, 2010
Alici o "Sardoni"
E' capitato a Trieste, ma può succedere dappertutto qui in regione, una multa salata elevata ad un pescivendolo per aver indicato sul cartellino del prezzo i sardoni come "sardoni".
Nel pieno rispetto della legge che obbliga il commerciante ad indicare il nome del pesce e la sua provenienza e stato contestato al pescivendolo l'indicazione locale del nome"sardoni" e non alici come indicato in lingua.
E' giusto che ci siano controlli a tutela di noi consumatori ma in questo caso si sfiora il ridicolo, probabilmente a Trieste come a Grado pochi conoscono che il nome dei "sardoni" sia alici e quindi si fa una tutela all'incontrario.
Proviamo ad immaginare: seppiole per zotuli; ghiozzi per gui; merlano per molo; acquadelle per anguele, pagelli per ribon; mitili per pedoci; arselle per peverasse;
In una Regione dove si parlano 4 dialetti diversi uno dall'altro e 3 lingue, con indicazioni di edifici pubblici trilingui, cartelli stradali strani e bilingui, come si fa a non essere tolleranti se si usa il termine popolare di una specie ittica, è l'unico che la gente conosce bene e quindi semmai è quel termine che va difeso.
È da qualche tempo che si sentono battute scherzose sul pesce il cui nome, nelle pescherie, sarebbe stato «purificato», o «italianizzato», come si brontola.
In poche parole, non appaiono più le scritte locali, ma denominazioni diverse, per lo più dal significato oscuro per le persone di una certa età.
L’esposizione di queste nuove denominazioni è stata imposta d’autorità, diceva un vecchio pescatore, confuso dal dover usare espressioni di cui deve rincorrere il significato.
Alla faccia di coloro che vorrebbero rivalutare i dialetti e dar loro maggiore diffusione e dignità.
Alici o "Sardoni"
03 gennaio, 2010
Massimiliano Cicogna (Massi Tachelo)
La nostra piccola comunità ha iniziato il 2010 con una grave perdita il popolare Massi Tachelo è venuto a mancare improvvisamente.
Lui che è stato sempre circondato da stuoli di ragazzini cui voleva un mondo di bene è morto da solo.
Dispiace e sento un senso di vuoto per l'ingiustizia di chi ha tanto dato nulla riceve, ma vivrà comunque nel nostro ricordo.
A tal proposito pubblico a fianco la copertina del suo libro in dialetto gradese: "Le gno do scale" e la prima pagina del suo lavoro.
Descrive un mondo ormai scomparso di sessantanni fa con parole leggere, con le ali; parole che fanno nostalgia e hanno odori, suggestioni, rumori per chi ricorda quel piccolo mondo e diverte chi legge la realtà del tempo come storia passata.
Cose insomma che emozionano e fanno sorridere a medesimo tempo.
"Ciao Massi, continua a vardane de lassù"
SAVIAL
La gno contrada gera Savial, son passao de là l' oltro geri e 'l gno pensier el xe 'ndao indrio col tempo.
Apunto, veci ricordi. Una volta 'l gera la contrada più popolagia de Gravo vecio, desso invesse la xe quasi disabitagia: co' 'sti gno racunti vogio spiegave fati reali de vita dei mamuli de Savial.
Géremo là duti co 'i mussi a picolon, sule scale del balaor de l'amia Leta.
Se gera intorno a l'ano 1940, géreno magri magri, la buora fistieva a, sento a l'ora, no veveno nianche' le scarpe in pie, le braghe dute rote, ma co véveno un toco de pan géreno duti cuntinti.
LE GNO DO SCALE
Scale del gno balaor, cò gero picolo ve calpestevo ma in cuor ve volevo ben.
Gere là malmesse, ma contente de vé tanta mularia sora. Sempre se cateveno co' la nostra contentessa, co' la nostra miseria.
Voltre pareva che stesse a sintì i nostri discursi e che ne inviteve a sentàsse, scale del balaor più caro che esiste al mondo.
No podaré mai desmentegave; quanti mamuli i xe passai per qua sora, quanti discursi vè sintio de inamorai, ma voltre saveve mantini al segreto.
Me capivo e ogni tanto vignivo a ghitave via la polvere, a lavave, aneme dela contrada, calpestae e folae: sè comò la nostra zente, che va a lavorà fora.
Xe pan duro e amaro ma resta la consolassion de torna a sentasse sule scale del balaor, sule nostre piere che no podaremo stacasse mai più.
Massimiliano Cicogna (Massi Tachelo)
02 gennaio, 2010
Acque Alte e il Dosso di Rena
L' acqua alta di questi giorni è stata fonte di allarme e preoccupazione per tutti.
Il fenomeno, per Grado ricorrente, è abbastanza frequente nei mesi di novembre-dicembre di ciascun anno dovuto alla particolarità isolana di essere al livello zero sul mare.
Per capire il fenomeno ritengo sia bene conoscere la situazione, partendo da una ricostruzione storica della configurazione del territorio, profittando di uno studio del prof. Ruggero Marocco, per arrivare alla situazione attuale della linea costiera attuale di Grado.
La configurazione lagunare del territorio gradese è essenzialmente un fatto recente, risale a circa 1200-1300 anni fa, mentre l'attuale assetto costiero è recentissimo.
Si può ritenere ragionevolmente che l'antico insediamento di Grado doveva estendersi ben oltre l'attuale linea di riva.
La presenza di numerose rovine subacquee, tra cui assume carattere emblematico una chiesetta dedicata a S.Gottardo(Santo bavarese amico del Patriarca Fon Treffen altrimenti detto Popone o Popo 1019-1045, che secondo credenze popolari aveva facoltà di controllo sulle acque) che doveva servire da scudo all'erosione marina dilagante,
(Vedi la carta a fianco) la presenza di questi manufatti religiosi, ormai a 4,5 mt di profondità, dimostra l'estendersi dell'abitato ben oltre la linea odierna che conosciamo.
Il fenomeno è provocato presumibilmente dalla somma di due fenomeni naturali: dall'innalzamento del livello del mare conosciuto come eustatismo dovuto probabilmente al riscaldamento del Pianeta (negli ultimi cento anni l'acqua del Golfo di Trieste è aumentata di 25 cm in altezza);
dagli abbassamenti del suolo detti subsidenze dovuti alla compressione dei sedimenti sotterranei nella piana alluvionale su cui è poggiata Grado;
non è detto perciò che il mare si sia alzato di 5 metri ma l'accumulo dei due fenomeni (molto lento) ha portato certamente a questo risultato per il nostro Paese.
Che il fatto sia relativamente recente lo dimostra la successione di opere di difesa a mare costruite sempre a SUD-SE di Grado (Cronologicamente: palizzata veneziana, scogliera napoleonica, diga austriaca).
Ultima nata la Diga odierna come la conosciamo noi è veramente l'ultimo baluardo verso il mare e in buona sostanza una specie di "toccarsi" contro elementi molto superiori alle nostre capacità di controllarli.
il Poeta B.Marin ha descritto Grado come:
Un dosso di rena,
un lido stretto e falcato
sul vertice di un delta,
che un fiume di una volta
ha dimenticato
Sapendo del dosso di rena armatevi di stivaloni lunghi e pazienza!
Acque Alte e il Dosso di Rena
01 gennaio, 2010
Buon 2100 - L'Anno che volaravo
2010 al mondo che volaravo.
'ndola 'ndaremo a finì, se continua cussì
'ndola ze finio i grandi ideali
in sto mondo a tinte scure
violensa, imbrogi, malani
no ze più dignità.
'na vita usa e gheta via
Me volaravo un'oltra umanità
quii che tu incuntri per la strada e te saluda
quii che no siga
quii che no ruba per 'vè de più
ma ze contenti de quel che i ha
quii che se guadagna la vita col suà.
Volaravo 'sta umanità
che vive nel silensio
che fa i pomeli russi
che sa scusasse e sbassà i oci
'stà umanità che sa desmentegà
per un momento sto mondo de adulti
e sa diventà un fantulin
che vol afeto e calor.
Buon Anno e che sia un anno imperdibile per duti!!!
Buon 2100 - L'Anno che volaravo
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